Manuel Agnelli ha presentato nel suo locale Germi il nuovo libro “Afterhours,
Ballate per piccole iene 2025” (Rizzoli) e ha annunciato, scherzando ma non
troppo, di volersi concedere “un anno sabbatico per vivere, me lo sono
guadagnato e voglio godermi ciò che ho: viaggiare e non per un tour, leggere,
stare con mia figlia e diventare un mostro a ping pong” .
“Voglio usare le cose che ho e non essere condizionato da occasioni
irrinunciabili. – ha spiegato – Negli ultimi anni ho avuto una crescita
professionale pazzesca, sono un privilegiato, ho fatto ciò che volevo ma non
voglio diventare schiavo di me stesso o della mia figura, la rinuncia a X Factor
è stata una prova notevole, che ho fatto per godermi il teatro e il tour. Ho
detto no a una cosa molto grande, ma è stato un atto di lucidità e
determinazione“.
E ancora: “X Factor mi ha messo in mezzo alla gente ed è stato bellissimo. Il
palco mi ha permesso di essere me stesso, mi hanno pagato un sacco per essere lo
stronzo che sono, la mia identità è stata accettata anche da un pubblico
generico, sono riuscito a stare in mezzo alla gente rimanendo me stesso fin in
fondo. La musica va portata dappertutto perché per farla ci vogliono i mezzi che
sono necessari. La scena alternativa è morta perché si è ghettizzata“.
Poi il ritorno assieme degli Afterhours dopo sette anni: “Volevo fosse
l’occasione per riallacciare i rapporti, con alcuni non suonavo da 20 anni.
Quando l’ho proposto, ho visto la voglia di avere la possibilità artistica e
umana di risolvere alcune cose mai risolte completamente. Quando abbiamo provato
per la prima volta abbiamo affittato la sala nel posto che avevamo lasciato e
che ci ha visti crescere negli anni 90, è stato magico tornare al Jungle Sound.
Di lì poi l’idea di farne anche un libro fotografico: è un libro per i fan e per
chi vuole capire cos’è un concerto rock e non uno spettacolo con ballerine,
autotune e fuochi artificiali”.
A fine concerto “nessun inchino perché non abbiamo mai recitato, ma un abbraccio
come momento di grande complicità prima di ringraziare un pubblico che non è
quello degli anni Novanta, perché non c’è più solo la nostra generazione, ma tre
diverse”.
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Mi prendo un anno sabbatico per diventare un mostro a ping pong”: così Manuel
Agnelli proviene da Il Fatto Quotidiano.