“Avevo promesso a Minerva che le avrei salvato la vita e ho mantenuto la
promessa. In realtà, l’abbiamo salvata tre volte: la prima da morte certa nel
macello, la seconda dal rischio di essere abbattuta con una fucilata, la terza
dal pericolo di morire per strada“. È un racconto di ostinata tenacia e
compassione quello di Michela Vittoria Brambilla, presidente della LEIDAA (Lega
italiana difesa animali e ambiente), che ha concluso con successo la “latitanza”
della mucca Minerva, l’animale da macello fuggito in Brianza e rimasto in
libertà per settimane. Minerva è stata recuperata venerdì e trasferita al centro
di recupero “Stella del Nord” di Calolziocorte (Lecco), dove vivrà serena fino
alla fine dei suoi giorni.
La fuga di Minerva, un esemplare della razza Limousine (nota per la sua notevole
massa muscolare e la destinazione a carne), era iniziata già nella prima
settimana di settembre, e non a metà ottobre come inizialmente si pensava.
Un’evasione eccezionale, considerando che i bovini non sono noti per la loro
agilità. L’animale era riuscito a sfuggire alla macellazione, probabilmente
percependo il pericolo dai “lamenti, dalla tensione e dall’odore di sangue che
si diffonde nell’aria” nell’area di abbattimento. Per settimane, Minerva ha
vissuto in autonomia nelle zone boschive al confine tra Lecco e Monza.
Il rischio per Minerva non era solo quello di essere recuperata per il macello,
ma di soccombere agli innumerevoli pericoli che la sua libertà le presentava.
Poteva imbattersi in predatori (la presenza di lupi era stata segnalata nelle
zone limitrofe), o morire per collisione accidentale con un veicolo, dato che il
territorio, seppur verde, è attraversato da molte strade. Inoltre, la pressione
dei sindaci locali, preoccupati per l’incolumità della popolazione, aveva
portato a continue richieste di intervento per togliere l’animale dalla
circolazione. Per rintracciarla, la LEIDAA si è affidata al “pet detective”,
Said Beid, che ha utilizzato droni e fototrappole. Le stesse fototrappole hanno
immortalato più volte uomini armati di fucile attraversare le zone, aumentando
il timore che potesse essere abbattuta da un bracconiere.
Le operazioni di recupero sono state lunghe, ma Brambilla aveva dato una
direttiva precisa: non usare forme di cattura potenzialmente pericolose come la
telenarcosi (anestesia a distanza), che in alcuni casi si è rivelata letale. Si
è atteso il momento giusto per avvicinarla e prelevarla senza danni. A sorpresa,
Minerva non è arrivata al centro da sola: durante la “latitanza” aveva stretto
amicizia con un’altra giovane mucca, Miranda, incontrata in una proprietà
agricola. Vista l’intesa, Brambilla ha deciso di riscattare anche la seconda.
“Non potevo certo dividerle e così abbiamo regalato una vita meravigliosa a
tutte e due“, ha spiegato. Minerva è stata visitata e, sebbene fosse “stressata
e terrorizzata”, il veterinario l’ha trovata in discrete condizioni di salute. E
al centro di recupero ha ricevuto la prima vera carezza della sua vita.
La storia di Minerva è immediatamente diventata l’eroina degli animalisti. Per
Michela Vittoria Brambilla, la sua fuga è un simbolo potente: “Con la sua
disperata fuga per la libertà, la nostra Minerva è diventata il simbolo della
lotta che i 2,7 milioni di bovini uccisi ogni anno in Italia vorrebbero
combattere per la propria vita, contro la barbarie degli allevamenti intensivi.
La loro battaglia è la mia battaglia”, ha concluso, annunciando che Minerva
diventerà la testimonial di questa lotta.
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L'articolo “Abbiamo ritrovato la mucca Minerva, l’ha individuata il pet
detective dopo due mesi di latitanza. Per tre volte è scampata alla morte, ora è
con la sua amica Miranda”: la storia dell’animale fuggito da un macello proviene
da Il Fatto Quotidiano.