È morto a 100 anni Sergio Flamigni, partigiano, deputato e poi senatore del Pci
dal 1968 al 1987, componente delle commissioni Antimafia e delle commissioni
parlamentari di inchiesta sul caso Moro e sulla P2. Uno più attenti studiosi del
caso Moro, con i libri “La tela del ragno”, “Trame atlantiche, “Convergenze
parallele”. Nel 2005 ha fondato l’Archivio Flamigni, per mettere a disposizione
degli studiosi l’imponente documentazione raccolta in materia di terrorismo,
stragi, mafia, P2. “Una vita al servizio della democrazia, della Costituzione,
delle istituzioni, della memoria storica, della ricerca di verità, fedele agli
ideali di gioventù”, si legge nella nota.
“Se c’è una parola che ha contraddistinto la sua vita”, ha commentato la
segretaria dem Elly Schlein, “questa è forse verità. E’ stato tra i più attenti
e tenaci ricercatori delle zone d’ombra della vicenda Moro, delle responsabilità
e dei depistaggi e ha dedicato tutta la vita alla difesa della democrazia, della
Costituzione, della memoria storica. Gli siamo grati di tutto, e gliene saremo
sempre”.
IL PERCORSO POLITICO
Nato a Forlì il 22 ottobre 1925, Flamigni iniziò giovanissimo ll’attività
politica: nel 1941 entrò in un gruppo culturale antifascista clandestino,
aderendo l’anno seguente al Partito Comunista. Nel 1943 fu nominato responsabile
del movimento giovanile comunista della Federazione forlivese del Pci, e l’anno
successivo partecipò attivamente alla Resistenza come commissario politico della
29/a brigata Gap “Gastone Sozzi”. Dopo la Liberazione si distinse per
l’instancabile impegno politico e sindacale. Collaborò con Enrico Berlinguer per
impedire lo scioglimento del Fronte della Gioventù e fu tra gli organizzatori
delle Avanguardie garibaldine. Divenne segretario della Cgil di Forlì nel 1952 e
poi, nel 1956, della Federazione comunista forlivese. Membro del Comitato
centrale del Pci dal 1959, ricoprì anche ruoli di rilievo nella direzione
nazionale e nella segreteria del partito. Eletto alla Camera dei deputati nel
1968, Flamigni rimase in Parlamento per quasi vent’anni, ricoprendo incarichi di
rilievo anche al Senato (dal 1979 al 1987). Fu vice presidente della Commissione
Interni, membro della Giunta per le elezioni, e protagonista attivo nelle tre
più importanti Commissioni d’inchiesta della storia repubblicana: quella sul
terrorismo e il caso Moro, sulla loggia massonica P2 e sulla mafia.
L’IMPEGNO PER RISOLVERE I MISTERI D’ITALIA
Il nome di Sergio Flamigni è legato indissolubilmente al caso Moro. Membro della
Commissione parlamentare d’inchiesta istituita nel 1980, Flamigni dedicò gran
parte della sua vita successiva a studiare, ricostruire e denunciare le ombre
del sequestro e dell’assassinio del presidente della Democrazia Cristiana. Nei
suoi libri – “La tela del ragno. Il delitto Moro” (Edizioni Associate, 1988,
Kaos, 1993), “Il covo di Stato. Via Gradoli 96 e il delitto Moro” (Kaos, 1999),
“Dossier delitto Moro” (Kaos, 2007), solo per citarne alcuni – Flamigni ha
smontato la versione ufficiale degli eventi, individuando responsabilità più
ampie e articolate rispetto al solo gruppo terroristico delle Brigate Rosse. Ha
evidenziato in particolare il ruolo ambiguo dei servizi segreti italiani e
stranieri.
Come ricordato dall’agenzia Adnkronos, una delle sue tesi più note e
approfondite riguarda la figura di Steve Pieczenik, lo psicologo americano
inviato a Roma nel 1978 su mandato del Dipartimento di Stato. Flamigni ha
documentato come la sua presenza si inserisse in una strategia di “guerra
psicologica” volta a impedire la liberazione dell’ostaggio, ad appropriarsi dei
suoi scritti e a garantire il silenzio dei brigatisti. Dal 1988, dopo la fine
dell’attività parlamentare, Flamigni si è dedicato a un meticoloso lavoro di
ricerca e divulgazione, pubblicando oltre venti volumi su mafia, P2, terrorismo,
Gladio e strategia della tensione. Le sue opere sono divenute un punto di
riferimento per giornalisti, storici e magistrati. Tra i suoi titoli più noti:
“Trame atlantiche. Storia della loggia massonica P2” (Kaos, 1996), “La sfinge
delle Brigate Rosse. Delitti, segreti e bugie del capo terrorista Mario Moretti”
(Kaos, 2004), “Dossier Pecorelli” (Kaos, 2005), “Il sequestro di verità. I buchi
neri del delitto Moro” (Kaos, 2008) e “Dossier Gladio” (Kaos, 2012).
Nel 2005 ha fondato il Centro documentazione Archivio Flamigni a Roma, a cui ha
donato il suo archivio personale. Il centro è oggi una delle più importanti
fonti documentarie italiane su eversione, terrorismo e criminalità organizzata.
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studioso del caso Moro proviene da Il Fatto Quotidiano.