Calenda scatenato alla Sapienza, una valanga di invettive: da Fico a Conte, da Renzi a Travaglio fino a Di Battista, Landini e il campo largo

Il Fatto Quotidiano - Sunday, November 30, 2025

Alla Sapienza, facoltà di Scienze Politiche, il dibattito organizzato dall’Associazione studentesca Universitari Federalisti Europei s’intitolava “Quale futuro per l’Europa?”. La risposta di Carlo Calenda? Più che un’analisi geopolitica, un fuoco di fila: un’ora abbondante di invettive, sferzate, affondi personali e qualche “stica…” strategico, come nelle giornate buone dei commentatori più sanguigni dei talk show.
L’atmosfera, va detto, era già elettrica fin da prima dell’evento, con un gruppo di studenti che contestava il leader di Azione brandendo slogan del calibro di “Noi la guerra non la vogliamo”, “Fuori i sionisti dall’università”, “Fuori i liberali dalle università”. Un prologo che non ha smorzato minimamente la verve del politico, anzi: è sembrato imprimergli una spinta ulteriore nel dispiegare il suo repertorio.

Il primo bersaglio, in ordine di apparizione, è il neo-presidente della Regione Campania: “Ho sempre pensato che questo bi-populismo sta di fatto portando l’area liberale, repubblicana, socialista, riformista ad essere succube dei populisti. E infatti hanno eletto Fico. Non lo so… più di così, che devono fa’“.
Da qui in poi la catilinaria contro i suoi storici spauracchi: Giuseppe Conte e i 5 Stelle coi loro “no all’Ucraina”, gli slogan “uno vale uno”, il Superbonus (“hanno preso 200 miliardi e li hanno buttati dalla finestra, che erano soldi che avrebbero potuto svoltare la vita dei giovani, dei meno giovani e di tutti”). Aggiunge anche la sua decisione di non sostenere Fico in Campania: “Ho scelto di dire: sai che c’è, io Fico, non lo appoggio, perdo quattro consiglieri regionali, stica, si volta pagina e si ricomincia.”

Non manca il racconto del flop del Terzo Polo, rievocato con sarcasmo e rancore per l’ex alleato Matteo Renzi: “Ci ho creduto tanto da metterci il mio nome sul simbolo, pensa che pirla. Aveva come presupposto fondamentale il fatto di tenere una linearità. Siccome il giorno dopo mi sono trovato quello che votava per La Russa Presidente del Senato, tre giorni dopo rivendicava di essere figlio segreto di Berlusconi, questo ha determinato una rottura”.
Da quel momento, Calenda punta il dito su quelli che considera gli artefici della fine del progetto: “Dove sono quei partiti? Dove sono? Dove stanno Più Europa e Italia viva? Nel campo largo.” E, riferendosi alla trasformazione strategica di Renzi, insiste: “Non c’è più il progetto Renzi al centro, c’ha tappezzato l’autobus, c’è il progetto Renzi-Schlein, perché hanno giocato una partita di calcetto.”

Calenda allarga il tiro includendo anche gli ex alleati e la sinistra ecologista: “Il campo largo, con questo sbilanciamento, Schlein, Conte, Fratoianni, Bonelli, è una iattura per l’Italia, per il posizionamento dell’Italia, per la crescita dell’Italia.”
In questo quadro non risparmia nemmeno le platee che lo applaudono: “Io ho brutalmente cazziato i giovani di Forza Italia sul fatto che si dicono eredi di de Gasperi, ma si fanno sottomettere dai post-fascisti. E per la confusione mentale, mi hanno pure fatto una standing ovation quando gliel’ho detto.” Episodio che paragona a un altro: “Esattamente come alla Festa dell’Unità, quando vado e gli dico che il partito erede delle tradizioni socialiste, liberal-democratiche, si fa sottomettere da quattro scappati di casa come Conte e compagni, persino Togliatti si rivolterebbe nella tomba. E anche lì fanno una standing ovation. E smettessero di fare standing ovation e dessero due voti, che è meglio.”

Non manca nelle invettive calendiane il direttore del Fatto Quotidiano: “Le parole d’ordine che si usavano per dire che non ci voleva la comunità europea di difesa, o che non ci voleva l’adesione alla Nato o dell’Italia, erano parole d’ordine che sembrano il playbook di Travaglio oggi. Quando ti dice: ‘Ma no, vi pare possibile che Putin possa attaccare l’Europa?’… Ragazzi, ma Putin sta attaccando l’Europa con attacchi ibridi da quando abbiamo fatto il referendum costituzionale. Oh, ma io ho fatto una call con Putin, Renzi, che disse a Putin: ‘Ma tutti i tuoi giornali, i tuoi account, stanno facendo una battaglia per i 5 Stelle contro il referendum’. E lui gli rispose nel modo più divertente possibile, dicendo: ‘Lo sai com’è fatta la stampa, è libera a fare quello che gli pare'”.

Segue il botta e risposta con uno studente, che gli rinfaccia di aver definito gli studenti pro-Palestina “filo nazisti”.
La replica è immediata: “Non l’ho detto.”
Lo studente ribadisce la data e Calenda risponde: “Però tu non devi seguire quel Di Battista là.”
Quando il ragazzo sostiene che “il campo largo, alla fine, è l’unica alternativa rispetto al governo Meloni”, Calenda risponde secco: “A me non me ne frega niente.”

E torna a sacrosanteggiare contro il bipopulismo (rappresentanti da Lega e M5s, secondo il senatore di Azione): “Il problema dell’Italia non è che non ci sia la Meloni, è che non ci sia il bipopulismo. E l’unico modo per farlo è avere una forza abbastanza forte al centro per cui lo disarticola. E verranno i tempi, e Meloni già lo sta facendo, in cui Meloni tradirà l’Ucraina. C’è anche questa linea del Pd totalmente sottomessa a un’ideologia assurda, ma su tantissime cose, che non sono solamente la questione del pacifismo sbandierato, che è l’essere deboli alla mercè degli aggressori“.
Poi aggiunge: “Il rischio democratico è molto più grande della Meloni, perché Meloni, Urso e Lollobrigida non lo fanno neanche nel condominio loro il fascismo. Non sono in grado di fare niente. Noi dobbiamo tenere gli occhi sulla palla. Cioè, tra cinque anni è finita l’Europa. Hai capito? Gli attacchi ibridi russi aumenteranno. E io che faccio? Metto il paese in mano a Cuore di panna Di Battista, Fratoianni e Bonelli, che parla dei ciottoli del fiume portandosi quelli sbagliati?.”

Arriva poi la parte più pittoresca dedicata a Alessandro Di Battista, che Calenda ribattezza con costanza: “Cuore di panna Di Battista.” Lo definisce appartenente a quella categoria di persone che “nella vita facevano gli animatori alla Valtour”, e insiste: “Cuore di panna di Battista è uno di questi. Per una sventura della storia che si chiama Beppe Grillo e compagni, questi che in un paese normale farebbero con successo gli animatori, magari non al Valtour, ma da Zio Checchino al Lido di Ostia, purtroppo vanno in televisione e dicono delle enormi cazzate.”
Non poteva mancare tra i vituperati di Calenda il segretario della Cgil: “Landini? Ma Landini è il nemico dei giovani.”

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