
“La lieve forma di schizofrenia? Da due anni prendo medicinali con costanza. Ragazze Facili l’ho scritta grazie a Giorgia Cardinaletti”: così Cesare Cremonini
Il Fatto Quotidiano - Sunday, November 30, 2025Cesare Cremonini ha lanciato il nuovo singolo “Ragazze Facili”, nella sua versione live contenuta nell’album “Cremonini LIVE25”, che si è attestato al secondo posto della classifica album della Fimi. Poi ci saranno 4 eventi live la prossima estate con il Cremonini LIVE26. “Ragazze facili è una canzone scritta grazie a Giorgia Cardinaletti, perché mi ha chiesto una cosa che può cambiare la vita di un uomo: il coraggio di amare”, ha affermato Cremonini.
In occasione della presentazione di questi progetti, il cantautore si è raccontato alle pagine de Il Corriere della Sera: “La mia è una storia articolata e complessa, con un sottotesto di manipolazione, di costrizione a una realtà che non esisteva”.
E ancora: “È stata costruita dal mio ex manager Walter Mameli. È stato il mio scopritore, ma mi ha anche imprigionato: vivevo in un castello dorato, però mi era negata la possibilità di avere a che fare con qualunque essere umano che facesse parte del mio ambiente. Compreso Lucio Dalla. Quando me ne sono liberato cinque anni fa è stata una rottura difficile. Sto riprendendo possesso di me, con calma ma con grandi risultati. Questa nuova apertura verso il mondo mi fa sentire un esordiente. Le collaborazioni con Luca Carboni, Elisa, Lorenzo Jovanotti derivano da un enorme fallo di reazione a una costrizione gigantesca”.
Non mancano i racconti intimi e famigliari come la separazione dei genitori. “Mia madre si lamentava di un marito che le diceva che persino il cinema era di troppo per lei perché aveva dei figli da seguire. – ha ricordato – Avevo 12 anni o poco più quando una notte, vedendola piangere, andai in camera e le dissi: mamma, non è difficile, bisogna che lo lasci. Lei mi prese sul serio, il giorno dopo mio padre era in campagna insieme al cane. Mio fratello e io restammo con lei a Bologna. Credo si sia salvata da sola. In casa eravamo tre maschi, famiglia del ceto medio bolognese, padre medico con tre specializzazioni che aveva sposato una sua paziente di 22 anni quando lui ne aveva già 52. Mia madre aveva bisogno di un alleato. Io sicuramente lo sono stato e lo sono ancora oggi, per sensibilità e passione verso l’arte, la comunicazione, la libertà”.
Poi ha aggiunto: “L’ho vista soffrire tanto non solo per mio padre. In casa ha aleggiato una forma depressiva, una palla infuocata che ci siamo passati a vicenda. Ho visto una persona molto imprigionata e molto sacrificata. Lei mi ricorda il diritto alla libertà, alla creatività, all’espressione di sé”.
A Cremonini è stata diagnosticata una lieve forma di schizofrenia? “È un percorso che continua. Sono due anni che prendo medicinali con costanza e questo mi permette di accettarmi come una persona che deve essere curata, mi dà anche una forma di pacatezza. Sono felice la mattina quando vado in cucina, mi preparo il caffè e vedo quelle pillole, rappresentano l’accettazione di me stesso”.
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