Non c’è Natale senza l’ennesima visione de Il Grinch, il film con Jim Carrey.
How the Grinch Stole Christmas è il titolo originale, insomma, come ha fatto Il
Grinch a a rubare il Natale? E soprattutto, come ha fatto Jim Carrey a calarsi
in quel personaggio? Con molta fatica, a quanto pare. Lo ha raccontato lo stesso
attore in una intervista a Vulture: “Il primo giorno di trucco durò otto ore.
Tornai nel mio camerino, chiesi a Ron e Brian di entrare e dissi loro che non
sarei stato in grado di fare il film e che me ne stavo andando“, ha detto
Carrey, riferendosi al regista Ron Howard e al produttore Brian Grazer.
Carrey era cosi convinto di mollare che era arrivato anche dire di voler
“restituire il cachet”. Solo dopo una lunga opera di convincemento da parte del
regista, l’attore avrebbe accettato di farsi aiutare da un uomo che addestrava
agenti della CIA a resistere alla tortura: “Mi diede una serie di cose da fare
quando iniziavo ad andare in crisi, come cambiare lo schema della stanza o
spegnere la tv quando mi accorgevo di perdere il controllo e accendere invece la
radio. Oppure colpirmi forte una gamba o colpire sul braccio un amico di cui mi
fidassi”. Carrey ha ricordato anche quanto fosse fisicamente insopportabile il
costume: una “tuta pruriginosa, unghie lunghe dieci centimetri e lenti a
contatto che coprivano l’intero bulbo oculare”. Per il ruolo, l’attore ottenne
una candidatura ai Golden Globe.
L'articolo “Ero pronto a restituire il cachet pur di non fare quel film. Le
unghie lunghe, le lenti a contatto in tutto il bulbo oculare.. Poi mi aiutò un
esperto della CIA”: Jim Carrey parla del Grinch proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Il lato oscuro della bella favola di Natale di Meghan si chiama Thomas Markle.
Il padre americano della duchessa del Sussex, come lei ama essere chiamata ora,
sarebbe uscito dalla terapia intensiva dell’ospedale filippino nel quale era
stato ricoverato qualche settimana fa in condizioni che, il figlio, aveva
descritto “molto gravi”; ma da Montecito non sarebbe partita alcuna telefonata.
“I due non si riconcilieranno mai più”. Secondo le fonti raccolte dal Times,
Meghan avrebbe addirittura cancellato definitivamente il numero del padre e, per
avere informazioni più precise sulle sue condizioni di salute si sarebbe rivolta
direttamente al centralino del nosocomio nel quale i medici avevano ritenuto di
amputargli parte della gamba sinistra per evitare gli effetti di un brutto
coagulo e la cancrena. A chiamare in causa l’attenzione della sorella, era stato
Thomas Markle Jr che, nei giorni più bui del ricovero, aveva lanciato un appello
affinché lei si decidesse a chiamare il padre, in un momento così grave e
difficile. Ma dalla California rimbombava un totale silenzio, finchè, messa
sotto pressione dai giudizi dei media e dell’opinione pubblica, l’ex attrice
aveva affidato ai suoi PR il compito di rendere nota la sua decisione di mandare
una lettera al padre, perchè il numero di telefono la aveva cancellato nel 2018
e lui non aveva un buon rapporto con la posta elettronica. Fatale fu la
sfrontatezza con la quale il padre della sposa, in quell’anno, decise di vendere
le sue foto in vista del grande giorno nel quale la figlia avrebbe spostato un
principe inglese, Harry.
Dopo la dura condanna arrivata dalla coppia e dal rigido regolamento di
Buckingham Palace, Thomas ebbe due infarti e a questo, il palazzo decise di
attribuire la responsabilità dell’assenza dalle nozze reali celebrate a Windsor.
In realtà, Meghan aveva tagliato la testa del padre dalla lista degli invitati e
dalla sua vita per sempre. Già allora gli indirizzò una lunga lettera per
informarlo della sua decisione di non avere più rapporti e questa decisione è
stata riconfermata nella missiva consegnata in questi giorni a Thomas sul letto
d’ospedale nelle Filippine.
Onde evitare altri scandali e altre pericolose relazioni, colei che ha fatto del
racconto dei fatti privati della famiglia reale la sua principale fonte di
guadagno, dopo le nozze con Harry, ha censurato il padre per non fare la stessa
fine dei membri di casa Windsor. Secondo alcuni tabloid, a dare il colpo di
grazia ad ogni possibilità di riconciliazione, contribuirebbe anche la forte
amicizia stretta tra Thomas Markle e la giornalista del Daily Mail Caroline
Graham, la stessa che di recente avrebbe accusato il team di Meghan di averle
mandato dei messaggi “molto aggressivi”. La sua costante presenza nella vita del
padre della duchessa che oggi l’ha portata dall’America alle Filippine sarebbe
indigeribile. “Voglio che sia chiaro che io ho scritto con l’espresso consenso
di Thomas” ha detto a sua difesa la giornalista messa sotto pressione da Meghan.
“Lui mi ha chiesto di raccontare al The Mail on Sunday la storia
dell’amputazione – ha aggiunto Graham – perchè voleva avere sotto controllo la
storia”. Ad oggi, Thomas Markle non avrebbe mai impugnato carta e penna per
rispondere alla figlia, al momento molto impegnata con la promozione della sua
ultima, fallimentare, serie natalizia messa in onda su Netflix. Lei promuove una
immagine personale condita di zucchero e marmellate fatte in case da vedere on
line insieme ai suoi vini e alla granaglie per gli uccellini, mentre il padre
81enne, dal suo letto d’ospedale chiede di poter rivedere i nipoti, Archie e
Lilibet, mai incontrati finora. Ma i Sussex, conoscendo bene la materia, temono
che un contatto con il padre diventerebbe un nuovo contenuto succulento da
mettere in pasto ai tabloid e per questo tengono ampie distanze dal rischio.
L'articolo “Meghan Markle non vuole rivedere mai più il padre Thomas, lei ha
cancellato il suo numero e gli ha mandato una mail di fuoco. E’ tutta colpa di
una giornalista”: le rivelazioni del Times proviene da Il Fatto Quotidiano.
Basta baci sul set. Ha le idee chiare George Clooney per i prossimi film che
girerà. L’attore hollywoodiano e attivista ha annunciato di non voler più girare
scene di baci professionali. La decisione, ha spiegato Clooney al quotidiano
inglese Daily Mail, è influenzata dal suo rapporto con la moglie Amal e
dall’età, 64 anni.
“Cerco di seguire l’esempio di Paul Newman”, ha dichiarato Clooney riferendosi
al leggendario attore scomparso nel 2008, che aveva deciso di non girare più
scene romantiche in età avanzata: “Ok, beh, non bacerò più una ragazza”. Clooney
non ha rivelato le parole di Amal, ma ha lasciato intendere che il confronto con
la moglie abbia avuto un ruolo importante nella scelta.
Nel corso della sua carriera, Clooney ha condiviso baci sul set con alcune delle
più grandi star di Hollywood, tra cui Catherine Zeta-Jones e Julia Roberts.
Tuttavia, l’attore ha raccontato al New York Times un episodio sgradevole dei
primi tempi: un regista aveva criticato la sua tecnica, inducendolo a riflettere
sul modo in cui interpretava le scene di intimità.
Poi Clooney ha voluto sottolineare di mantenersi ancora decisamente in forma:
“Posso ancora giocare a basket e tenere il passo con giocatori molto più giovani
di me”, ha spiegato, ricordando però che il tempo passa per tutti: “Tra 25 anni
avrò 89 anni. Non importa quanti barrette di cereali si mangino, è un dato di
fatto”.
L'articolo “Non bacerò mai più un’attrice sul set. Uno dei miei primi registi mi
aveva criticato, dicendo che non lo facevo bene”: la promessa di George Clooney
proviene da Il Fatto Quotidiano.
Trump sbarella sulla morte di Rob Reiner. In un post pubblicato su Truth, il
presidente degli Stati Uniti ha come perso la bussola ed è sembrato come
vendicarsi del cadavere ancora caldo del regista di Harry ti presento Sally e
Misery non deve morire. “Una cosa molto triste è accaduta ieri sera a
Hollywood”, inizia così il post del presidente. “Rob Reiner, un regista e comico
tormentato e in difficoltà, ma un tempo di grande talento, è mancato insieme
alla moglie Michele, a quanto pare a causa della rabbia che ha causato agli
altri attraverso la sua grave, inflessibile e incurabile malattia, una malattia
che debilita la mente nota come “Trump derangement syndrome”, a volte chiamata
anche TDS”.
Trump, o chi ne segue i social, continua: “Era noto (Reiner ndr) per aver fatto
IMPAZZIRE la gente con la sua furiosa ossessione per il presidente Donald J.
Trump, con la sua evidente paranoia che ha raggiunto nuove vette mentre
l’amministrazione Trump superava ogni obiettivo e aspettativa di grandezza, e
con l’età d’oro dell’America alle porte, forse come mai prima”.
Dopo il delirio la chiosa affettuosa: “Che Rob e Michele riposino in pace!”. Nel
recente passato Reiner era stato uno dei più accesi e feroci nemici di Trump,
della sua candidatura e della sua elezione a presidente. Come riporta Newsweek,
Reiner in un’intervista rilasciata al Guardian nel 2024 aveva definito Trump un
“criminale che mente ogni minuto della sua vita”, una figura “mentalmente
inadatta a ricoprire il ruolo di presidente” e in un altro passaggio aveva
dichiarato che suo padre Carl, veterano della tv, morto nel 2020 a 98 anni, non
“avrebbe mai creduto che Trump si sarebbe ripresentato come candidato presidente
dopo il 2016 come fosse uno zombie o uno scarafaggio”.
Recentemente, intervistato da Piers Morgan a poche ore dall’omicidio di Charlie
Kirk, Reiner si era detto affranto dell’uccisione del giovane pensatore
conservatore e aveva sostenuto di trovarsi di fronte “all’orrore” di un brutale
omicidio: “Questo non dovrebbe mai accadere a nessuno. Non mi interessa quali
siano le tue convinzioni politiche, non è accettabile e non è una soluzione”.
Anche per questo il post di Trump su Truth sembra davvero qualcosa di una
delirante macabra ironia. Proprio in queste ore, del resto, anche un grande
sostenitore del presidente in carica, l’attore James Woods aveva scritto su X
parole di affetto e rispetto per il povero Reiner: “Rob ed io siamo rimasti
buoni amici fin da quando abbiamo girato I fantasmi del Mississippi. Lo studio
non pensava che fossi abbastanza adatto per la parte, ma Rob si è battuto per
me. Le divergenze politiche non hanno mai ostacolato il nostro amore e rispetto
reciproco. Sono devastato da questo terribile evento”.
Reiner e la moglie Michele Singer sono stati trovati morti sgozzati nella loro
villa di Brentwood a Los Angeles da una delle loro figlie. Nelle ultime ore è
stato arrestato uno dei quattro figli di Reiner, Nick, con l’accusa di aver
ucciso i genitori.
L'articolo Trump attacca il regista Rob Reiner dopo che è stato trovato morto:
“È mancato a causa della rabbia che ha causato agli altri con la sua ossessione
per me” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Mentre la Commissione di Vigilanza della Camera americana è impegnata a
diffondere le ultime foto inedite di Jeffrey Epstein in compagnia dei suoi amici
potenti, il gossip planetario si rinfocola sul dettaglio delle sue peculiarità
fisiche. A dare fuoco alle polveri, la giornalista americana Tina Brown, ex
direttrice di Vanity Fair e del New Yorker, che ha pubblicato le indiscrezioni
sulla serie Fresh Hell disponibile su Substack. In una conversazione con une
delle tante vittime del pedofilo di Brooklyn, la Brown prende nota di un
dettaglio molto privato e delicato. Epstein avrebbe avuto un pene molto
deformato e particolarmente piccolo, al punto da spingere la sua ex vittima a
domandarsi come potesse avere rapporti sessuali completi.
Stando alle dichiarazioni di Rina Oh, artista coreano americana, che oggi ha 46
anni ed è madre di due bambini, “alcuni lo descrivevano come a forma di uovo. Io
credo piuttosto che avesse più la forma di un limone e che era talmente piccolo
anche in fase di erezione, che raggiungeva al massimo pochi centimetri”. Una
testimonianza diretta e molto dettagliata, quella raccolta dalla Brown, che
sarebbe arrivata da una delle tante vittime adescate dall’astuzia manipolatrice
di Ghislaine Maxwell, la ricca ereditiera inglese, sodale di Epstein ed
incaricata di organizzare gli incontri con le ragazze reclutate tra le minorenni
in circolazione tra agenzie di modelle e le amiche o conoscenti di chi era già
nel giro di prostituzione. Rina racconta di come nel 2000 Ghislaine, pur di
attirare la sua attenzione, avrebbe mostrato interesse per il suo lavoro e le
opere da lei realizzate; ma la relazione tra le due divenne presto “tossica” ed
i rapporti si chiusero definitivamente nel giro di un anno. Nella testimonianza
recata, Rina avrebbe anche cercato di spiegare il tipo di rapporto esistente tra
la Maxwell ed Epstein: lei sarebbe stata innamorata di lui, ma troppo vecchia
per poter accendere le sue fantasie ed attrarlo come avrebbe voluto. Da lì, la
decisione dell’uomo di comprarle una lussuosa casa a Manhattan per sbarazzarsi
di lei che, a quel punto, si sarebbe assegnata il ruolo di “procuratrice di
giovani ragazze” per poter continuare a stare accanto all’uomo che desiderava.
Quella casa è stata venduta recentemente per 18 milioni di dollari.
Il clima nella corte di Epstein sarebbe stato anche estremamente competitivo,
lui e Ghislaine litigavano molto spesso ed in maniera accesa; lei, ha ricordato
la Oh, si burlava di lui con quell’accento inglese e “si lanciavano improperi”.
Una volta, ricorda ancora, lui la portò sul campo da tennis dove Ghislaine stava
giocando una partita e per provocarla, prese ad infilarle le mani ovunque, sotto
ai vestiti, ridendo, solo per farla arrabbiare. La conclusione dell’articolo
pubblicato dalla Brown è un aggancio alla recente pubblicazione del Drudge
Report sulle scoperte legate all’analisi del Dna di Adolf Hitler. Reperti
raccolti dal sangue ritrovato sul tessuto del divano sul quale il Fuehrer si
tolse la vita con un colpo di pistola, suggerirebbero che soffrisse di una
sindrome genetica, detta Kallmann, la cui conseguenza sul corpo umano sarebbe
quella di conferire un organo genitale molto piccolo. Tina Brown lascia al
lettore trarre le sue conclusioni e, con un rilancio puntuto, chiama in causa
quello che definisce il tentativo di Trump di “reprimere” questa storia.
L'articolo “Aveva un p**e molto molto deformato, a forma di uovo o di limone.
Era talmente piccolo da misurare al massimo pochi centimetri”: le rivelazioni di
Rina Oh su Epstein proviene da Il Fatto Quotidiano.
“La mia università è stata la povertà”. Diego Dalla Palma non gira intorno alle
parole quando ricostruisce l’inizio della sua vita adulta per poi passare in
rassegna tutta la sua vita. Lo fa in un’intervista al Mattino di Padova, in cui
riavvolge il nastro dei ricordi a partire da quando arrivò a Milano a 18 anni,
senza soldi e senza riferimenti, e finì a dormire nel pensionato Belloni di
viale Fulvio Testi. “Per vicini di letto avevo barboni ubriachi che
scorreggiavano“. La fame era costante, concreta: “Arrivai a prostituirmi in
cambio di un panino”. È da qui che Dalla Palma fa partire il discorso sulla
dignità, tema che attraversa tutta la sua riflessione: “Io mi cambio le mutande
due volte al giorno, la prego di scriverlo”. Lo dice senza ironia: “Non perché
mi pisci addosso. Ma basta una goccia, no? Voglio essere pulito e profumato, mi
sforzo di stare dritto. E quando non potrò più farlo?”.
Prima di arrivare a Milano, però, c’è stata un’infanzia difficile a Enego,
sull’altopiano dei Sette Comuni: “A scuola mi deridevano: ‘Femminuccia’”. Dopo
la meningite linfocitaria avuta a sei anni, molti avevano paura che fosse
contagioso: “Quanto male fa l’ignoranza“. Scendeva da Malga Lambara a scuola sul
camion del latte. La madre Agnese gli ripeteva: “Te devi ’ndar via! No star qua
fra le vache, come mì”. Nel 1968 gli mise in mano 25.000 lire: “Ghemo solo
questi, ma no tornar indrìo!”. Il padre Ottavio lo salutò con una frase che non
ha mai dimenticato: “Ricòrdate che sémo gente povera, no povera gente”. A Milano
arrivò lo spaesamento totale: “Non sapevo dove lavarmi, dove dormire”. Da quella
condizione estrema nasce anche la sua formazione umana e professionale. “La mia
università è stata la povertà”. Più tardi avrebbe truccato attrici e cantanti,
ma allora c’era solo l’urgenza di mangiare.
La violenza torna nella sua vita molti anni dopo, quando ormai è un
professionista affermato: “Una persona con cui intrattenevo una relazione mi
piombò in casa, mi massacrò di botte e mi tagliò la gola“. Era a Milano.
Credendolo morto, l’aggressore rubò orologi e denaro e fuggì. “Non so come,
riuscii a scendere in strada. Tutto insanguinato, chiedevo soldi ai passanti.
Straparlavo”. Fu un droghiere, Emilio Radrizzani, a dargli 500 euro. L’avvocata
Annamaria Bernardini de Pace lo portò a casa sua e lo curò. Seguì un mese di
ospedale all’estero per lesioni gravi a un polmone, a un timpano e a un
testicolo: “Mi salvarono alcuni medici cubani miei amici”. L’aggressore,
originario di Capo Verde, fu poi arrestato: aveva già scontato 14 anni di
carcere per una rapina finita con una donna ridotta in sedia a rotelle. Ancora
prima, da adolescente, Dalla Palma aveva subìto abusi quasi quotidiani per due
anni al collegio Cavanis di Venezia. Tiene a distinguere con precisione: “Non fu
un’iniziazione. Solo costrizione, umiliazione“. Racconta padre Ugo, 120 chili,
la violenza prima mentale poi fisica, la musica di Haydn come sottofondo:
“Dormivo nell’ala degli sfigati, quelli che non potevano pagare la retta”. Anni
dopo quell’uomo lo chiamò, ormai morente, chiedendogli una benedizione: “Non
conosco il rancore. Ci pensai un minuto e gli dissi che gli volevo bene. Che
cosa mi cambiava?”.
Il rapporto con la madre resta uno dei nodi più dolorosi: “Quando nacqui, a
Enego solo due donne usavano il rossetto. Una era mia madre”. L’altra, sua
amica, venne uccisa dal marito geloso il giorno dell’elezione di papa Giovanni
XXIII. “Da quel momento il mal di vita si impossessò di lei”. La madre visse tra
depressione e attacchi di panico. “Mi rifiuto di finire come lei”, dice
spiegando perché rifiuta farmaci come il Prozac. Sul sesso e sull’identità,
Dalla Palma non semplifica. Si definisce pansessuale. Racconta esperienze
precoci nei fienili, grandi amori come Anna e Mario, e oggi l’astensione:
“Osservo il mio corpo plissé e mi astengo“. Ma è netto nel separare desiderio e
abuso: “L’inclinazione c’era già, in percentuali che non capivo. Gli abusi non
c’entrano”.
L'articolo “Per vicini di letto avevo barboni ubriachi che scorreggiavano, oggi
cambio le mutande due volte al giorno, non perché me la faccio addosso: basta
una goccia, no?”: le confessioni di Diego Dalla Palma proviene da Il Fatto
Quotidiano.
“Il figlio di Rob e Michele Reiner, Nick, è in stato preso in custodia e si
trova al commissariato della contea di Los Angeles”. Così TMZ che, dopo un
un’alternanza di conferme e smentite da parte dei media statunitensi, dà notizia
del fermo del figlio del regista e della moglie Michele Singer, trovati morti
accoltellati nella loro casa di Los Angeles.
Il 32enne sarebbe trattenuto da stamani mattina, 15 dicembre. People aveva dato
per certa l’informazione del fermo ma a stretto giro è arrivata la smentita del
vice capo della polizia di Los Angeles, Alan Hamilton: “Molti i familiari che
verranno interrogati” ma “nessuno è stato arrestato e nessuno è stato
interrogato come sospettato“.
L'articolo “Il figlio 32enne di Rob Reiner e Michele Singer è stato preso in
custodia dalla polizia”: la notizia di TMZ proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Questo è decisamente l’anno peggiore della mia vita“. Filippa Lagerback sceglie
parole nette, senza filtri, per raccontare ai suoi follower uno dei momenti più
difficili che abbia mai attraversato. Lo fa rispondendo a una domanda semplice
arrivata su Instagram: “Come stai?“. “Sono tutt’ora in una tempesta di emozioni,
su e giù. Difficile spegnere il cervello e calmare il cuore”, scrive in risposta
la conduttrice, volto storico di “Che tempo che fa“, dove affianca Fabio Fazio e
Luciana Littizzetto. Parole che arrivano a pochi mesi da un evento che ha
segnato in modo irreversibile il suo 2025: la morte improvvisa della madre
Margaretha, avvenuta lo scorso gennaio.
Lagerback ne aveva parlato già subito dopo il lutto, affidando ai social un
messaggio intimo e misurato: “Mamma continua nella forma della tua essenza pura
d’amore, empatia e generosità. Nell’essere leale e rispettosa, allegra e
sorridente, nel volere il bene di tutti, nei tuoi insegnamenti e modi di fare,
con energia positiva e impegno, indipendenza e delicatezza”. Un ritratto
affettuoso, che restituisce la profondità di un legame e il vuoto lasciato dalla
perdita.
Nel dialogo aperto con i follower, Filippa Lagerback non nasconde la difficoltà
di convivere con questo dolore nel quotidiano, allo stesso tempo, però, tiene
insieme le ombre e ciò che continua a darle forza: “Succedono anche tante cose
belle, ho tanto amore attorno a me, nuove passioni e tanta bellezza”, scrive,
precisando come stia cercando di attraversare questo periodo. “Cerco di attivare
il fisico, parlare con chi mi è vicino e respirare leggerezza”. Non manca infine
il ringraziamento a chi la segue e le dimostra affetto, in televisione e sui
social, un sostegno che per lei si è rivelato importante nei momenti più
difficili.
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L'articolo “Questo è decisamente l’anno peggiore della mia vita”: la confessione
di Filippa Lagerback proviene da Il Fatto Quotidiano.
Questa settimana è segnata dal passaggio del Sole in Capricorno, che dà il via
al Solstizio d’Inverno. Ci stiamo avvicinando alla fine di un anno: un ciclo si
chiude per fare spazio a qualcosa di nuovo, si avverte già aria di novità,
qualcosa va lasciato andare e qualcos’altro va accolto. Il giorno 20 si accende
una Luna Nuova in Sagittario, un seme di visione, futuro e coraggio, che è la
chiamata a dire un “sì” più grande alla vita, a ciò che desideri e a ciò che
vuoi espandere. Poche ore dopo, il Sole entra in Capricorno, riportando ordine,
consistenza e strategia: il cielo ti chiede non solo di sognare, ma di iniziare
a costruire. È una settimana che illumina nuovi inizi, ma pretende autenticità.
L'articolo Oroscopo della settimana: “Il 20 arriva la chiamata a dire un ‘sì
‘più grande alla vita. Toro, cosa sei disposto a investire? Gemelli: meno parole
e più fatti” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Un lupo che, per non essere più “solitario” e incompreso, comincia a mangiare
funghi e verdure. La pubblicità natalizia di Intermarché, catena di supermercati
francesi, fa commuovere. Lo spot punta sul concetto di “mangiare meglio” e
racconta una favola (che come tale è difficilmente reale) con protagonista un
lupo, temuto ed evitato dagli altri animali della foresta per la sua natura
carnivora.
Così, il lupo decide di cambiare: piano piano inserisce nella sua dieta i
funghi, il minestrone, le verdure. Fino a un cenone di Natale al quale,
finalmente, il lupo viene accolto: si presenta con una torta salata e tutti gli
animali, inizialmente intimoriti, alla fine lo fanno sedere a tavola. La clip è
diventata in poco tempo virale, ricevendo milioni di visualizzazioni.
L'articolo La storia del lupo che diventa vegetariano per non essere più
incompreso: la pubblicità natalizia di Intermaché fa commuovere proviene da Il
Fatto Quotidiano.