Ricambi per carrozzine e scarpe ortopediche: un anno dopo spese ancora a carico delle famiglie. E le Regioni vanno in ordine sparso

Il Fatto Quotidiano - Wednesday, December 3, 2025

Lo Stato continua a non fornire a titolo gratuito sostituzioni e riparazioni di batterie e motori delle carrozzine elettriche oltre a non erogare gratis le scarpe ortopediche di serie agli aventi diritto. Ancora questi ausili e dispositivi restano a totale carico delle persone con disabilità e delle loro famiglie. E questo accade nonostante quest’estate ci siano state le dichiarazioni del ministro della Salute Orazio Schillaci durante un question time alla Camera, per risolvere il gravissimo disagio che colpisce migliaia di persone che vivono condizioni di estrema fragilità. Non ha sortito nessun effetto neanche l’interrogazione parlamentare M5s per sollecitare Schillaci e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti a re-introdurre nel Nomenclatore Tariffario Nazionale i codici di batterie, motori, ruote, oltre che quelli delle calzature ortopediche di serie per le persone con disabilità. Da mesi ilfattoquotidiano.it raccoglie le vostre segnalazioni a redazioneweb@ilfattoquotidiano.it: se continuate a vivere ostacoli e disagi, scriveteci.

La vicenda è partita dal Veneto con un attivista e blogger de ilfattoquotidiano.it Luca Faccio che aveva denunciato il problema. Ad oggi qualcosa si è mosso in Veneto dove i dispositivi per le carrozzine elettriche sono erogati gratis dalle Asl, ma ancora sono a completo carico delle persone con disabilità le scarpe ortopediche di serie. In Lombardia, dove l’assessore al Welfare Guido Bertolaso aveva “contestato la decisione del ministero della Salute di togliere dal tariffario ausili fondamentali”, a inizio agosto è passata una delibera regionale per fornire ausili e calzature agli utenti che ne hanno assoluto bisogno per vivere in maniera dignitosa. Regione Liguria e Regione Veneto non hanno rilasciato ulteriori dichiarazioni rispetto a quanto già detto in estate. Contattato da ilfattoquotidiano.it l’assessore alla Sanità di Regione Piemonte oltre che coordinatore vicario della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, Federico Riboldi, ammette la presenza di “importanti criticità irrisolte” a seguito del Decreto Tariffe con l’aggiornamento avvenuto a fine 2024 dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) che ha escluso i codici di riferimento per alcuni dispositivi. “Come tutte le novità c’è un periodo di assestamento e quando si parla di salute gli eventuali correttivi devono essere puntuali e tempestivi. Per questo motivo”, afferma Riboldi, “come Regioni stiamo raccogliendo le criticità che stanno emergendo e in Commissione Salute della Conferenza delle Regioni saranno tutte affrontate. Sono certo che troveremo soluzioni adeguate per andare incontro ai pazienti e alle loro famiglie”.

E’ trascorso quasi un anno dall’entrata in vigore del nuovo Tariffario (1 gennaio 2025) ma ancora tutto resta invariato, con pesantissimi danni per le persone con disabilità peraltro quasi tutte non autosufficienti e con fortissime ripercussioni economiche sulla pelle delle loro famiglie. “Da mesi sono note le gravi criticità sugli ausili legate al nuovo nomenclatore, eppure il ministero della Salute resta immobile, lasciando che ogni Regione vada per conto proprio”, denuncia Lisa Noja, consigliera regionale lombarda. “In alcuni casi, come la Lombardia, si fa ricorso a risorse extra Lea, in altri semplicemente si abbandonano i cittadini a pagare di tasca propria”, aggiunge. “Il risultato è il caos, con l’aumento delle disuguaglianze tra le persone in base a dove vivono. Una vergogna a cui il governo dovrebbe subito porre rimedio a livello nazionale, invece di scappare dalle proprie responsabilità”.

In particolare riguardo gli ausili si è svolta il 22 settembre un’audizione presso il Ministero della Salute dove è stato presentato dalla Federazione italiana per i diritti delle persone con disabilità (Fish) un documento sul tema in cui sono state esposte le criticità riscontrate finora. “La fornitura di questi strumenti rientra nei Lea, l’insieme di prestazioni che il Servizio Sanitario Nazionale ha il dovere di garantire a tutti i cittadini”, ha detto il presidente della Fish Vincenzo Falabella. Nonostante ciò, i dati esposti dalla Fish svelano “inefficienze sistemiche e oneri importanti a carico dei cittadini”. Secondo l’indagine di “Confindustria Dispositivi Medici” (ottobre 2023) il 50% dei pazienti attende in media oltre tre mesi per ricevere un ausilio e a questo si aggiunge anche un’inadeguata valutazione di adattabilità al domicilio, che viene effettuata solo nel 19 per cento dei casi. Le criticità si traducono anche in un impoverimento per le famiglie. Il 43,3% delle persone con disabilità sostiene spese aggiuntive superiori al 10% del costo del dispositivo, superando talvolta la tariffa ufficiale. L’incidenza della spesa privata raggiunge il 74,98% rispetto a quella pubblica, un chiaro indicatore dell’eccessivo carico finanziario sulle persone con disabilità e le loro famiglie. Fish ha chiesto di provvedere e ha fatto alcune proposte al dicastero di Schillaci. “Innanzitutto è fondamentale estendere gli strumenti di valutazione previsti per i Lea anche al settore degli ausili assenti e aumentare in modo strutturale gli investimenti pubblici”, afferma la Federazione. Per l’organizzazione nazionale tale impegno da parte delle istituzioni preposte deve essere accompagnato da azioni concrete per migliorare il sistema complessivo della fornitura, sostituzione o riparazione degli ausili personalizzati. “In primis, armonizzare i tariffari regionali, eliminando le disparità territoriali e snellire le procedure burocratiche (prescrizione, autorizzazione ed erogazione) per i presidi monouso (come cateteri o ausili per stomia)”. Per la Fish “è necessario, inoltre, reintrodurre i codici di standardizzazione dei prodotti (ISO) nel nomenclatore tariffario, indispensabili per la rapida sostituzione e riparazione dei diversi componenti, come batterie e ruote”. Infine, la Federazione ha sottolineato “la necessità di un supporto e coinvolgimento costante delle famiglie e delle associazioni di rappresentanza nella definizione delle politiche sanitarie, per assicurare che le decisioni rispondano alle reali esigenze delle persone con disabilità”. Un quadro devastante che impatta assai negativamente su donne e uomini che già vivono condizioni di estrema fragilità.

L’avvocato dell’associazione Luca Coscioni Alessandro Bardini ha seguito direttamente tutta la vicenda e spiega che “nel confronto tra l’Associazione Luca Coscioni e il ministero della Salute abbiamo dimostrato come, ad oggi, i nuovi LEA non abbiano prodotto i risultati attesi e come le gare di appalto per gli ausili previsti dall’art. 30-bis rappresentino un modello fallimentare”. All’incontro con il ministero della Salute di fine settembre sono stati presentati anche i dati del sondaggio effettuato dalla Coscioni, dai quali emerge una realtà pessima inequivocabile: per ottenere un presidio essenziale, le persone con disabilità devono affrontare tempi di autorizzazione molto lunghi (2-3 mesi almeno), sostenere costi diretti a proprio carico, rinunciare spesso a un’adeguata personalizzazione e non possono contare su riparazioni di qualità tempestive e garantite. “Nonostante la chiarezza delle nostre evidenze, non abbiamo ricevuto poi alcun riscontro: il ministero mantiene un silenzio ingiustificato”, denuncia Bardini, “un silenzio che ricade interamente sulle vite delle persone con disabilità, costrette ogni giorno a subirne le conseguenze. Comportandosi in questo modo il ministero dimostra nei fatti che il presidio è solo un mero oggetto e non un mezzo importante tramite il quale puoi ridurre la tua disabilità ed inserirti liberamente nella società”.

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