
Scomparso a sei anni e mai più ritrovato, dopo 40 anni il “caso” di Etan Patz torna alla ribalta. Il presunto omicida in tribunale per la terza volta
Il Fatto Quotidiano - Thursday, November 27, 2025La storia di Etan Patz, il bambino di sei anni scomparso a New York il 25 maggio 1979, torna sotto i riflettori più di quarant’anni dopo. Pedro Hernandez, l’uomo condannato per l’omicidio del piccolo, vedrà il suo caso tornare in tribunale per la terza volta, dopo che una corte d’appello federale ha annullato la sua condanna del 2017.
Quel giorno di maggio, Etan si avviò per la prima volta da solo verso la fermata dello scuolabus. La distanza era breve, poco più di un isolato, eppure quella passeggiata, un gesto di autonomia per un bambino così piccolo, si sarebbe trasformata in una tragedia destinata a segnare profondamente la città e l’intera nazione. Il corpo di Etan non è mai stato trovato, e il vuoto lasciato dalla sua scomparsa è rimasto dolorosamente aperto.
La vicenda di Etan contribuì a sensibilizzare l’America sul tema delle sparizioni infantili. Fu uno dei primi bambini a comparire sulle confezioni di latte, e i suoi genitori furono tra i principali promotori di iniziative per aiutare i bambini scomparsi, tra cui una hotline nazionale. Ogni anno, l’anniversario della sua scomparsa è diventato il National Missing Children’s Day, un momento di riflessione sulla sicurezza e la protezione dei minori. Il caso di Etan cambiò il modo in cui genitori e polizia affrontavano la vigilanza dei bambini, portando a una maggiore attenzione e a una cultura di protezione più rigorosa.
Pedro Hernandez, oggi 64enne, lavorava in un piccolo negozio vicino a dove Etan abitava. La polizia non lo considerò un sospettato fino a decenni dopo, quando emersero racconti incoerenti che suggerivano la possibilità che avesse confessato, in varie occasioni, di aver fatto del male a un bambino o a una persona a New York. Nel 2012 Hernandez dichiarò di aver strangolato Etan dopo averlo attirato nel seminterrato del negozio offrendogli una bibita: “Qualcosa ha preso il sopravvento su di me,” disse alle autorità in un video confessione.
In assenza di prove fisiche, quella confessione divenne il fulcro dell’accusa, ma il dibattito sulla sua attendibilità fu acceso. Hernandez soffre di disturbi mentali, ha un QI molto basso ed era in cura con farmaci antipsicotici. La polizia lo interrogò per circa sette ore senza leggere i suoi diritti o registrare l’interrogatorio, procedure adottate solo dopo che Hernandez si autoaccusò. I suoi legali sostengono che la confessione sia stata delirante, falsa e ottenuta sotto pressione.
Il primo processo si concluse con una giuria impantanata, mentre un successivo processo del 2017 portò alla condanna di Hernandez a 25 anni fino all’ergastolo. Tuttavia, la corte d’appello federale ha recentemente stabilito che la condanna era viziata da un errore giudiziario nella gestione delle istruzioni date alla giuria sulle confessioni di Hernandez. In sostanza, i giudici hanno ritenuto che ai membri della giuria non fosse stata data la possibilità di valutare correttamente se le prime confessioni non registrate fossero state coercitive. La corte ha stabilito che Hernandez dovrà essere processato nuovamente entro il primo giugno, pena il suo rilascio.
Per i genitori di Etan, questa vicenda non è mai stata solo un processo giudiziario: è la continua ricerca di giustizia per il figlio che non è più tornato a casa. È la testimonianza di un dolore che non si spegne, di una perdita che ha cambiato la vita di una famiglia e che ha segnato un’intera generazione. La prossima udienza, fissata per giugno, rappresenta un momento cruciale: la possibilità di affrontare ancora una volta la verità e, forse, di trovare una forma di chiusura.
Il caso di Etan Patz resta uno dei simboli più dolorosi e famosi delle sparizioni infantili negli Stati Uniti, un monito su quanto fragile possa essere la sicurezza dei bambini e quanto profondamente il loro vuoto possa segnare chi resta. E oggi, più di quarant’anni dopo quel 25 maggio 1979, la città di New York e l’intero paese attendono un nuovo capitolo di una vicenda che ha cambiato la storia della protezione dei minori.
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