
Emanuela Orlandi, la rivelazione di Chi l’ha visto: dai documenti dei servizi sbuca “lo zio” di piazza Navona
Il Fatto Quotidiano - Thursday, November 27, 2025Mentre si continua a scavare sotto Villa Osio (oggi sede della Casa del Jazz di Roma) arriva, nel corso dell’ultima puntata di “Chi l’ha visto”, una notizia importante sulla storia dell’immobile confiscato alla criminalità romana e diventato un polo culturale.
I segreti di Villa Osio
Enrico Nicoletti, il cassiere della fazione testaccina della Banda della Magliana, ha comprato questa villa dal Vicariato di Roma, il 22 marzo del 1983. A regolare la compravendita fu l’allora vicario, il cardinale Ugo Poletti, uno dei personaggi più volte entrati nella vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi. E in base a quanto raccontato a Pietro Orlandi da un criminale, circa otto anni fa, lì sotto potrebbero esserci anche i resti di sua sorella. Così, almeno, avrebbe raccontato Enrico de Pedis a quest’uomo, rivelandogli tutti i suoi segreti prima di venire trucidato nel 1990 a Roma. Un’ipotesi che resta tale e che per ora non ha nessun riscontro ancora. Quella del collegamento con la cittadina vaticana scomparsa resta una suggestione così come lo è il fatto che la sua sparizione sia avvenuta tre mesi dopo la compravendita. A risalire alla data esatta della cessione è stato Don Domenico Celano, ieri ospite in collegamento della trasmissione Rai condotta da Federica Sciarelli. Don Celano era membro della congregazione religiosa che ha venduto la villa a Nicoletti e che sta dando un sostanziale aiuto nelle operazioni di scavo, indicando il punto esatto in cui è stata, dopo giorni, trovata la botola di accesso alla galleria sotterranea tombata da Nicoletti dopo la scomparsa del giudice Paolo Adinolfi, avvenuta nel 1994 quando dell’uomo si persero completamente le tracce. A indicare quel posto come luogo di sepoltura del giudice scomparso che stava indagando su grosse operazioni finanziarie illecite gestite anche da Nicoletti, è stato un pentito che lo ha confessato, anni fa, al giudice Guglielmo Muntoni. Il magistrato, oggi non più in servizio, ha trovato dei fondi privati pur di scoprire cosa c’è nei sotterranei di Villa Osio.
Il montaggio delle attrazioni
Nel corso del programma, la Sciarelli torna anche su un’altra pista sulle tracce di Emanuela Orlandi, quella percorsa negli ultimi giorni dalla commissione bicamerale di inchiesta che indaga sulla sua scomparsa. Questa pista parte da un appunto su dei fogli ritrovati all’epoca a casa di Emanuela, su cui c’è scritto di un cineforum al “Montaggio delle attrazioni”. In seguito la sala è diventato il Teatro stabile del giallo. Il presidente della Commissione Andrea De Priamo ha dichiarato all’Ansa che Emanuela scrive di un spettacolo teatrale visto in quel posto, un mese prima di sparire nel nulla. Davanti alle telecamere di Chi l’ha visto, le persone del posto raccontano di questo cineclub in cui venivano proiettati “film intellettuali, alternativi. Era un punto di riferimento per noi giovani, una cosa carina e interessante nel quartiere. Facevano anche corsi di regia e laboratori cinematografici”. La pista dei cinematografari era stata già seguita all’epoca come possibile trappola per mettere in atto il sequestro della Orlandi che, secondo questa ipotesi, potrebbe essere stata tratta in inganno da un finto provino. L’interesse della commissione è ancora alto su un regista, come ha spiegato lo stesso De Priamo di B-Movies. Il suo nome era Bruno Mattei e all’epoca della scomparsa aveva 51 anni. Viveva proprio a pochi metri dal Montaggio delle attrazioni, sulla Cassia. Nel 1983 venne ascoltato dagli inquirenti perché legato a una 24enne, figlia della segretaria della scuola di musica “Ludovico da Victoria” frequentata da Emanuela Orlandi. Anche la 24 enne fu sospettata al tempo. Tuttavia, ricordiamo che la cosiddetta pista dei cinematografari fu accantonata dagli inquirenti, e che non ci fu nessun indagato, perché non venne trovato alcun riscontro rispetto alla vicenda della Vatican Girl. Una donna di nome Francesca che ha aperto la tintoria sulla Cassia nel febbraio del 1983 dice, davantii alle telecamere del programma Rai, di non aver mai visto Emanuela da quelle parti. Il suo negozio si affaccia sul posto in cui c’era “Il montaggio”, è rimasto tutto così com’era. “Che io sappia qui non facevano audizioni o provini”, afferma Francesca. “I ragazzi se venivano, ci venivano in gita con i pullman. Ricordo le scolaresche che arrivavano qui il pomeriggio con i professori a vedere delle repliche di alcuni spettacoli”. Emanuela Orlandi potrebbe essere andata al Montaggio delle attrazioni con la sua classe del Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II? Questa domanda è stata fatta a un suo compagno di scuola che però, dopo ben 42 anni, non ricorda se ciò sia avvenuto o meno.
Lo “zio” di Piazza Navona
Poi c’è un’altra figura quella di un uomo soprannominato “lo zio”, chiaramente non un parente di Emanuela. Questo losco personaggio compare in un documento dei Servizi che all’epoca scrissero: La zona di piazza Navona è frequentata da un uomo di circa 40 anni calvo e di statura inferiore alla media. Un noto spacciatore di droghe leggere il quale ha sempre mostrato predilezione per le ragazze di 15-16 anni che sarebbe solito ospitare nella sua abitazione di Monteverde. l’uomo non frequenterebbe la zona da molto tempo. “Chiediamo a queste ragazze molestate all’epoca e oggi donne di farsi avanti”: questo l’appello lanciato in tv dalla Sciarelli.
La testimonianza di Cristina
A indicare altri due simili ambigui personaggi è, il 18 luglio del 1983 (neanche un mese dopo la scomparsa), un’amica di Emanuela del gruppo dell’Azione Cattolica della Parrocchia di Sant’Anna, Cristina. Si legge dagli atti: “Ho sentito di parlare di un paio di giovani che avrebbero infastidito Emanuela. Gli stessi giovani, di cui io non conosco le fattezze, sarebbero stati notati in Piazza Navona mentre affiggevano manifesti per l’ingaggio di giovani attrici”. Tuttavia, gli amici di Emanuela che erano con lei quando la ragazza, pochi giorni prima di scomparire, fu tampinata e quasi presa per un braccio da uno di loro, li riconobbero poi in alcune foto segnaletiche mostrate loro dagli inquirenti. Vennero identificati in due membri del gruppo criminale della Magliana. Queste identificazioni trovarono poi altri riscontri, negli anni successivi, tra cui la testimonianza in punto di morte del padre di uno di loro, Salvatore Sarnataro a cui il figlio Marco avrebbe confessato mentre erano entrambi in carcere, durante l’ora d’aria (come si legge dagli atti della seconda inchiesta) di essere stato coinvolto nel sequestro della Orlandi da Enrico De Pedis. Così almeno raccontò l’uomo al magistrato romano Giancarlo Capaldo, poco prima di morire per una lunga malattia.
La testimonianza di Giuseppina
Tornando ai cinematografi, ieri una donna di nome Giuseppina ha contattato “Chi l’ha visto” dalla Spagna. La sua di certo è una testimonianza interessante: “Quando ho sentito il nome del regista, della Cassia e della sua macchina (una Bmw) ho pensato a un episodio avvenuto quando avevo 22 anni. Era il 1992, lavoravo per un’agenzia immobiliare e prendevamo i numeri sul giornale di annunci Porta Portese. Un uomo molto più grande di me vendeva una casa a Tomba di Nerone, e lì nacque un contatto telefonico con questa persona che chiese il mio numero di casa per chiamarmi dopo l’orario di lavoro. Non ci vidi nulla di male e glielo diedi. Non era giovane, era romano, molto colto e benestante. Mi disse che faceva il regista. Io dovevo trasferirmi a Budapest per 5 anni e prima di partire mi mandò a casa un mazzo di rose rosse, finì lì. Ma accadde che tornai prima del previsto: lui mi richiamò non appena rientrai in Italia. Forse mi teneva sotto controllo e io non me ne accorgevo o come faceva a sapere che io ero tornata? Sapeva anche quando io ero a casa, perché mi chiamava sempre se c’ero. Avevo l’impressione che mi seguisse o mi facesse controllare”.
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