Su Focus Tv un documentario imperdibile sulla vittima collaterale della strage di Ustica

Il Fatto Quotidiano - Friday, November 28, 2025

A tutti coloro, politici o giornalisti, che ogni giorno esaltano le virtù del mondo occidentale e i valori della libertà d’impresa che vi sono garantite do un consiglio. Non perdetevi venerdì 28 novembre sera sulle rete Focus in seconda serata un bel documentario di Antonio Nasso. Si intitola L’82° vittima. Di chi si tratta?

Come è noto, le vittime della cosiddetta strage di Ustica sono state, tra passeggeri e membri dell’equipaggio, 81. La numero 82 è Aldo Davanzali o se preferite la sua società, l’Itavia, oppure la libertà d’impresa. I fatti sono noti. Un aereo dell’Itavia compagnia privata di Aldo Davanzali, che sta conquistando uno spazio nel mercato delle rotte aeree, cade una sera di fine giugno del 1980 nel mar Tirreno provocando la morte di 81 persone. Il disastro viene attribuito dalle versioni ufficiali prese per buone dall’informazione a un cedimento strutturale, gettando un’ombra sull’affidabilità della compagnia, che va in crisi e chiude nel giro di pochi mesi.

Come è altrettanto noto, la caparbia inchiesta di un grande giornalista e quella successiva di un valoroso giudice portano alla luce la verità nascosta dai depistaggi, dalle bugie, dalle omertà di testimoni, generali e ministri come i socialisti Formica e Lagorio. Non ci fu nessun cedimento strutturale, ma l’abbattimento da parte di un missile sparato in un teatro di guerra tra forze occidentali e aerei libici. La storia è già stata raccontata benissimo in un bel film di Marco Risi, Il muro di gomma.

Il documentario aggiunge alcune cose piuttosto interessanti. Da un lato c’è la storia dell’azienda: i suoi successi, il clima di serenità familiare vissuto e ricordato a distanza di anni nelle interviste di piloti, tecnici, assistenti di volo, fino al dramma della chiusura e alla malattia del proprietario, causata dalle ingiuste accuse come una recente sentenza riconosce. Da un altro lato, c’è il depistaggio che inizia molto prima di quanto fino ad oggi si pensava. Il doc ci rivela, infatti, che tutto comincia la sera stessa della strage come racconta un geologo di Ustica; i primi soccorsi vengono inviati verso le acque circostanti l’isola mentre il disastro è avvento 150 kilometri a nord, poi quando puntano verso nord viene loro intimato di spostarsi a ovest.

D’altronde a Davanzali e al suo più stretto collaboratore fu chiaro fin da subito che la causa del disastro fosse un missile; l’invenzione del cedimento strutturale era una “porcata” messa in piedi dai militari, avallata dal governo, ribadita dai giornali, che portò un’azienda florida e utile al paese alla chiusura, un imprenditore valido e perbene alla malattia e la libertà d’impresa nelle solite chiacchiere.

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