Jacopo Di Stefano, azionista di maggioranza indiretto di Aerolinee Itavia
S.p.A., è stato prosciolto lo scorso 4 dicembre con la formula “perché il fatto
non sussiste” nel procedimento che lo aveva coinvolto insieme a Marco Scorzoni,
Nicola Ancarani e ad alcune società del gruppo nel maggio del 2024.
L’indagine – ricorda una nota diffusa dalla difesa sostenuta dall’avvocato
Giovanni Sacchi Morsiani- ipotizzava a loro carico reati come riciclaggio,
infedeltà patrimoniale e appropriazione indebita, contestando presunte
irregolarità nella gestione dei fondi derivati dai risarcimenti legati alla
strage di Ustica. Il procedimento che aveva portato a un sequestro preventivo di
circa 130 milioni di euro si è concluso con il riconoscimento della piena
estraneità dei soggetti coinvolti.
“Per me è un grande sollievo dopo due anni difficili – ha dichiarato Di Stefano
– Ho sempre avuto fiducia nella magistratura, e oggi quella fiducia trova piena
conferma nella verità dei fatti”. Di Stefano esprime inoltre gratitudine verso
legali, partner commerciali e dipendenti “per il sostegno costante e la
vicinanza umana e professionale», sottolineando che «solo un gruppo realmente
solido può affrontare una prova così impegnativa e confermare le sue prospettive
di crescita”. Poi “un pensiero commosso ai familiari della strage di Ustica, che
si sono trovati, loro malgrado, a rivivere un dolore già profondo nonostante la
nostra totale estraneità ai fatti. A loro va la mia più sincera e rispettosa
vicinanza”.
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il fatto non sussiste” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Strage di Ustica
A tutti coloro, politici o giornalisti, che ogni giorno esaltano le virtù del
mondo occidentale e i valori della libertà d’impresa che vi sono garantite do un
consiglio. Non perdetevi venerdì 28 novembre sera sulle rete Focus in seconda
serata un bel documentario di Antonio Nasso. Si intitola L’82° vittima. Di chi
si tratta?
Come è noto, le vittime della cosiddetta strage di Ustica sono state, tra
passeggeri e membri dell’equipaggio, 81. La numero 82 è Aldo Davanzali o se
preferite la sua società, l’Itavia, oppure la libertà d’impresa. I fatti sono
noti. Un aereo dell’Itavia compagnia privata di Aldo Davanzali, che sta
conquistando uno spazio nel mercato delle rotte aeree, cade una sera di fine
giugno del 1980 nel mar Tirreno provocando la morte di 81 persone. Il disastro
viene attribuito dalle versioni ufficiali prese per buone dall’informazione a un
cedimento strutturale, gettando un’ombra sull’affidabilità della compagnia, che
va in crisi e chiude nel giro di pochi mesi.
Come è altrettanto noto, la caparbia inchiesta di un grande giornalista e quella
successiva di un valoroso giudice portano alla luce la verità nascosta dai
depistaggi, dalle bugie, dalle omertà di testimoni, generali e ministri come i
socialisti Formica e Lagorio. Non ci fu nessun cedimento strutturale, ma
l’abbattimento da parte di un missile sparato in un teatro di guerra tra forze
occidentali e aerei libici. La storia è già stata raccontata benissimo in un bel
film di Marco Risi, Il muro di gomma.
Il documentario aggiunge alcune cose piuttosto interessanti. Da un lato c’è la
storia dell’azienda: i suoi successi, il clima di serenità familiare vissuto e
ricordato a distanza di anni nelle interviste di piloti, tecnici, assistenti di
volo, fino al dramma della chiusura e alla malattia del proprietario, causata
dalle ingiuste accuse come una recente sentenza riconosce. Da un altro lato, c’è
il depistaggio che inizia molto prima di quanto fino ad oggi si pensava. Il doc
ci rivela, infatti, che tutto comincia la sera stessa della strage come racconta
un geologo di Ustica; i primi soccorsi vengono inviati verso le acque
circostanti l’isola mentre il disastro è avvento 150 kilometri a nord, poi
quando puntano verso nord viene loro intimato di spostarsi a ovest.
D’altronde a Davanzali e al suo più stretto collaboratore fu chiaro fin da
subito che la causa del disastro fosse un missile; l’invenzione del cedimento
strutturale era una “porcata” messa in piedi dai militari, avallata dal governo,
ribadita dai giornali, che portò un’azienda florida e utile al paese alla
chiusura, un imprenditore valido e perbene alla malattia e la libertà d’impresa
nelle solite chiacchiere.
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della strage di Ustica proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Noi chiediamo che non si archivi”. Lo ha annunciato la presidente
dell’Associazione Parenti vittime delle strage di Ustica, Daria Bonfietti,
durante una conferenza stampa alla Camera nel corso del quale ha raccontato che
le 450 pagine di richiesta d’archiviazione “aggiungono elementi nuovi”. “Noi
saremo il 26 novembre alla Procura di Roma, insieme a molti altri parenti delle
vittime che abbiamo convocato per essere presenti a questa udienza nella quale
un giudice dovrà decidere se archiviare o meno, come richiede la Procura”, ha
detto Bonfietti. Da 17 anni le indagini cercano di appurare gli autori materiali
della caduta del DC9 Itavia, il 27 giugno del 1980: 81 i morti.”Non si è
riusciti ad arrivare alla verità sugli autori materiali. La Francia, l’America,
l’Inghilterra non rispondono o rispondono cose non utili e allora il magistrato
dichiara di non avere altro da fare e chiede l’archiviazione”, ha aggiunto
Bonfietti.
Tra gli elementi nuovi emersi nelle carte, “è certa la presenza della portaerei
francese Foch nei nostri mari. È certa la presenza a Grazzanise di esercitazioni
militari francesi, americani quella notte. Nuovi elementi sono stati trovati
anche di intervento dei nostri militari e allo Shape della Nato”. Bonfietti
pensa che “le rogatorie e le richieste alla Francia possano essere ancora tante
e se drammaticamente, lo dico da cittadina, la magistratura non arriverà a
scrivere questa verità, chiedo con forza, più di prima, l’impegno del governo
del mio Paese, una pressione e una richiesta forte da parte della politica in
senso lato per indurre comportamenti diversi da parte dei nostri alleati che
sono gli americani, i francesi, gli inglesi, il Belgio addirittura, che avevano
i loro aerei quella notte nei nostri cieli”, ha concluso.
La conferenza stampa è stata promossa, dopo la richiesta dei familiari delle
vittime, da alcuni parlamentari: Walter Verini e Andrea De Maria del Pd, Marco
Pellegrini di M5S, Ilaria Cucchi di Avs, Marco Lombardo di Azione e Ivan
Scalfarotto di Iv una conferenza stampa alla Camera “raccogliendo l’appello
dell’Associazione Familiari delle vittime di Ustica”. Una conferenza stampa, a
ridosso della decisione del Gip che potrebbe archiviare le indagini, per
chiedere l’impegno del governo nella ricerca della verità. “Le indagini -spiega
sempre Bonfietti – si sono concluse con la richiesta di archiviazione e questo a
noi, non va bene. Purtroppo la magistratura confessa che non riesce a
determinare chi siano stati gli autori materiali dell’abbattimento di un aereo
civile in un contesto di guerra aerea in tempo di pace. E allora se non ci
riesce la magistratura, la forza deve essere data dalla politica: se verrà
ammessa l’archiviazione mercoledì” questa vicenda “non si può concludere in
questo modo, con la mancanza della verità. Credo che la Repubblica non se lo
voglia e non se lo possa permettere”. Aggiunge il dem De Maria: “Io credo che
questa battaglia sia fondamentale per due ragioni. La prima che abbiamo un
dovere morale per fare giustizia su quello che è accaduto. La seconda è che
abbiamo una responsabilità verso il Paese: quel giorno vi fu una battaglia aerea
sui cieli del nostro Paese e vi fu quindi una gravissima violazione della
sovranità del nostro Paese. Serve un’azione diplomatica verso Francia e Usa
perchè forniscano le informazioni in loro possesso al governo italiano su quello
che è accaduto sui cieli di Ustica e questo impegno spetta al nostro governo.
Non c’è volontà di polemica politica ma la richiesta di verità e giustizia che
accumuna tutte le istituzioni”.
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elementi nuovi”: l’appello dei familiari delle vittime proviene da Il Fatto
Quotidiano.