Perché penso che Reggio Emilia tenga molto ai supermercati e meno al verde urbano

Il Fatto Quotidiano - Monday, December 1, 2025
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È notizia di qualche giorno fa la conclusione di una vicenda che riguarda il Comune di Reggio Emilia. In sintesi: il Comune diede l’assenso ad azzerare una vasta area verde che sopravviveva in ambito urbano per fare posto a un supermercato Coop. Fin qui niente di strano, direte voi, visto che dappertutto nella penisola si aprono nuovi centri commerciali e non già in aree dismesse, bensì consumando suolo fertile. Solo che qui vi sono due particolarità.

La prima è che si trattava di un vero e proprio bosco spontaneo (Bosco Baragalla, dal nome del quartiere), che è indicato dal 2014 dal sistema forestale della Regione Emilia-Romagna come “Bosco non governato o irregolare di olmo campestre”: 24.000 mq con pioppi bianchi, gelsi, pruni, aceri, farnie, ma anche robinie e ailanti, e tanti olmi, e persino un’area umida, il tutto abitato da svariate specie animali (picchi verdi, lepri, ricci). La seconda è che per buona parte degli alberi sarebbe stata necessaria l’autorizzazione all’abbattimento da parte della Giunta Comunale, e così non avvenne.

Quale la reazione dell’organo per bocca dall’assessora all’Ambiente del Comune, Carlotta Bonvicini, in data 3 novembre 2025? Che non si può elevare una sanzione anche se sono state rilevate irregolarità, perché “gli alberi non ci sono più”. Ora, a parte il fatto che negli anni i cittadini hanno prodotto fior di documentazione sul bosco e la sua ricchezza, ma poi viene da domandarsi: e gli organi di controllo comunali dove stavano quando gli alberi venivano abbattuti?

Incuriosito, ho svolto una piccola inchiesta in città, da cui è emerso che il Comune di Reggio Emilia ama moltissimo i centri commerciali, molto meno il verde. Volete degli altri esempi? Eccoli.

Siamo nell’anno 2016 quando la cittadinanza viene a conoscenza che verrà sacrificato un prato di due ettari e mezzo per far posto a un Conad (la catena delle “persone oltre alle cose”, persone che peraltro vivono grazie al verde…). Da notare che a 300 metri di distanza, di Conad ce n’è già uno. Mobilitazione cittadina, raccolta firme, addirittura una mobilitazione di artisti. Niente da fare: mano alle ruspe! I lavori iniziano nel 2019 e, seppur dopo diversi problemi, l’inaugurazione avviene nel giugno 2022. Non finisce qui: dietro il supermercato arriverà una colata di cemento residenziale per circa 12.000 mq e 146 appartamenti. Sempre a scapito del verde, ovviamente.

Altro caso esemplare quello di cui già mi occupai tempo addietro: il Bosco Ospizio, un’area appunto boschiva, ricca di alberi di alto fusto, di una vegetazione arbustiva e di una comunità animale che ne facevano una preziosa isola di biodiversità. Le firme raccolte per salvaguardarla sono circa 48.000, ma anche qui non riescono a scalfire la ferma volontà comunale di veder erigere un nuovo Conad.

Io credo che uno dei tratti distintivi della sinistra dovrebbe essere la tutela dei beni comuni, in particolare in ambito urbano, il verde, che alimenta la salute dei cittadini. Sono un ingenuo: Reggio Emilia, storica roccaforte della sinistra, dimostra che non è così. Ma allora perché ostinarsi a chiamarla “sinistra”?

Ps. Un mio amico giornalista afferma che mi sbaglio, che un politico di sinistra che guarda un bosco si immagina una segheria. Forse ha ragione lui.

Photo credits Archivio Pederzoli

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