Sei giovani sono rimasti intossicati dal monossido di carbonio, e finiti in
camera iperbarica, dopo aver tentato di riscaldare un’abitazione con la
carbonella accesa del barbecue. Il drammatico incidente, dovuto ad una certa
dose di incoscienza, è avvenuto in un’abitazione privata di Fabbrico, nella
bassa reggiana. Secondo quanto hanno ricostruito gli inquirenti, i sei ragazzi
tra i 23 e i 26 anni avevano trasferito il braciere esterno dentro una casa per
riscaldare l’ambiente, senza minimamente riflettere sul pericolo delle
esalazioni. In pochi minuti la situazione sarebbe degenerata in peggio.
Ed è stato il padre di uno di questi indiani a chiamare il 118 non avendo più
notizie dal figlio da ore. Quando pompieri e carabinieri si sono recati sul
posto hanno trovato i sei intossicati. Per cinque di loro non sono bastate le
cure del pronto soccorso dell’ospedale di Guastalla, ma sono serviti i
trattamenti in camera iperbarica dell’ospedale di Fidenza, anche se nessuno di
loro si trova ora in pericolo di vita.
L'articolo Cercano di riscaldare casa accendendo la carbonella del barbecue: sei
ventenni finiscono in camera iperbarica proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Reggio Emilia
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È notizia di qualche giorno fa la conclusione di una vicenda che riguarda il
Comune di Reggio Emilia. In sintesi: il Comune diede l’assenso ad azzerare una
vasta area verde che sopravviveva in ambito urbano per fare posto a un
supermercato Coop. Fin qui niente di strano, direte voi, visto che dappertutto
nella penisola si aprono nuovi centri commerciali e non già in aree dismesse,
bensì consumando suolo fertile. Solo che qui vi sono due particolarità.
La prima è che si trattava di un vero e proprio bosco spontaneo (Bosco
Baragalla, dal nome del quartiere), che è indicato dal 2014 dal sistema
forestale della Regione Emilia-Romagna come “Bosco non governato o irregolare di
olmo campestre”: 24.000 mq con pioppi bianchi, gelsi, pruni, aceri, farnie, ma
anche robinie e ailanti, e tanti olmi, e persino un’area umida, il tutto abitato
da svariate specie animali (picchi verdi, lepri, ricci). La seconda è che per
buona parte degli alberi sarebbe stata necessaria l’autorizzazione
all’abbattimento da parte della Giunta Comunale, e così non avvenne.
Quale la reazione dell’organo per bocca dall’assessora all’Ambiente del Comune,
Carlotta Bonvicini, in data 3 novembre 2025? Che non si può elevare una sanzione
anche se sono state rilevate irregolarità, perché “gli alberi non ci sono più”.
Ora, a parte il fatto che negli anni i cittadini hanno prodotto fior di
documentazione sul bosco e la sua ricchezza, ma poi viene da domandarsi: e gli
organi di controllo comunali dove stavano quando gli alberi venivano abbattuti?
Incuriosito, ho svolto una piccola inchiesta in città, da cui è emerso che il
Comune di Reggio Emilia ama moltissimo i centri commerciali, molto meno il
verde. Volete degli altri esempi? Eccoli.
Siamo nell’anno 2016 quando la cittadinanza viene a conoscenza che verrà
sacrificato un prato di due ettari e mezzo per far posto a un Conad (la catena
delle “persone oltre alle cose”, persone che peraltro vivono grazie al verde…).
Da notare che a 300 metri di distanza, di Conad ce n’è già uno. Mobilitazione
cittadina, raccolta firme, addirittura una mobilitazione di artisti. Niente da
fare: mano alle ruspe! I lavori iniziano nel 2019 e, seppur dopo diversi
problemi, l’inaugurazione avviene nel giugno 2022. Non finisce qui: dietro il
supermercato arriverà una colata di cemento residenziale per circa 12.000 mq e
146 appartamenti. Sempre a scapito del verde, ovviamente.
Altro caso esemplare quello di cui già mi occupai tempo addietro: il Bosco
Ospizio, un’area appunto boschiva, ricca di alberi di alto fusto, di una
vegetazione arbustiva e di una comunità animale che ne facevano una preziosa
isola di biodiversità. Le firme raccolte per salvaguardarla sono circa 48.000,
ma anche qui non riescono a scalfire la ferma volontà comunale di veder erigere
un nuovo Conad.
Io credo che uno dei tratti distintivi della sinistra dovrebbe essere la tutela
dei beni comuni, in particolare in ambito urbano, il verde, che alimenta la
salute dei cittadini. Sono un ingenuo: Reggio Emilia, storica roccaforte della
sinistra, dimostra che non è così. Ma allora perché ostinarsi a chiamarla
“sinistra”?
Ps. Un mio amico giornalista afferma che mi sbaglio, che un politico di sinistra
che guarda un bosco si immagina una segheria. Forse ha ragione lui.
Photo credits Archivio Pederzoli
L'articolo Perché penso che Reggio Emilia tenga molto ai supermercati e meno al
verde urbano proviene da Il Fatto Quotidiano.