Enigma Chiara Petrolini, gli psichiatri in aula: “Impossibile invocare l’infermità”, “No, era incapace e affetta dalla patologia che nega la gravidanza”

Il Fatto Quotidiano - Monday, December 1, 2025

Chi è Chiara Petrolini? È la domanda che attraversa ogni udienza del processo per duplice infanticidio che vede imputata la 22enne di Vignale di Traversetolo (Parma), accusata di aver partorito in casa e poi seppellito i due neonati nel giardino della villetta di famiglia. Un enigma che la Corte d’Assise ha deciso di affrontare con una perizia psichiatrica già affidata ai periti nominati dai giudici. Intanto in aula si registra il confronto – con posizioni distanti e inconciliabili – dei consulenti dell’accusa, della difesa e della parte civile. La Procura contesta alla giovanissima donna un “disegno”, quello di voler sopprimere i figli e per questo le contesta la premeditazione. Ma davanti alla scena di una ragazzina – senza apparenti problemi o traumi – che nasconde le gravidanze, partorisce due volte e per due volte taglia il cordone ombelicale provocando l’emorragia mortale, i giudici dell’Assise hanno ritenuto di dover affidare un incarico scegliendo Marina Carla Verga, psichiatra milanese, e Laura Ghiringhelli, responsabile del Servizio Diagnosi e cura dell’ospedale di Legnano.

I consulenti della parte civile: “Non si può invocare infermità”

Il primo a prendere la parola è stato Renato Ariatti, psichiatra nominato come consulente della parte civile, che rappresenta Samuel Granelli, l’ex fidanzato di Chiara Petrolini e padre dei due bambini poi riconosciuti perché avessero un certificato di nascita e di morte. Lo specialista è netto: “Non sembra che sia possibile invocare un’infermità che sia tale da definire un vizio di mente per Chiara Petrolini. A noi non sembra sia possibile invocare un’infermità”. Il professionista, che lavora insieme allo psicologo Marco Samorì, spiega che la loro analisi è “interlocutoria e preliminare”, basata solo sugli atti in attesa della perizia ufficiale. A suo giudizio comunque non ci sono elementi per sostenere uno stato dissociativo: “Manca questa sovrapposizione di funzioni, manca un trauma che giustifichi la dissociazione, ci sono ricordi dei fatti avvenuti e manca un’amnesia vera che giustifichi la dissociazione. Non abbiamo trovato disturbi della personalità”.

E quelli della difesa: “Al momento dei fatti era incapace di intendere e volere”

Di tutt’altro orientamento il consulente della difesa, lo psichiatra Piero Petrini, chiamato dall’avvocato Nicola Tria. Petrini sostiene che la 22enne fosse in una condizione psichica gravemente alterata durante i due parti. “Riteniamo che, al momento dei fatti, si trovasse in profonda alterazione tale da escludere completamente la capacità di intendere e di volere; al momento del parto riteniamo si sia verificato uno stato di dissociazione”. Secondo il professionista, Petrolini avrebbe manifestato un quadro di “denial pregnancy”, la negazione inconscia della gravidanza: “È una patologia… Chiara è vissuta in un assordante contesto affettivo ed emotivo”. Il quadro personale tratteggiato dallo specialista è quello di una giovane fragile: “Una personalità immatura, fragile, discontinua, sviluppatasi in un contesto giudicante e ambivalente”. A integrare il lavoro della difesa interviene anche lo psichiatra Giuseppe Cupello, che evidenzia un profilo problematico della ragazza: “In Chiara Petrolini ci sono caratteristiche della personalità palesemente disfunzionali, che incidono sulla sfera dell’affettività, della cognitività, quindi una difficoltà a conoscere e riconoscere il proprio mondo interiore, incidono sul funzionamento interpersonale”.

La deposizione della colonnella: “Comportamento tipico della serialità”

Nella precedente udienza aveva testimoniato la colonnella Anna Bonifazi, psicoterapeuta del Racis dei Carabinieri, che aveva parlato apertamente di dinamiche criminologiche di tipo seriale. “Nel caso di Chiara Petrolini i delitti sono incasellabili come omicidi a escalation asimmetrica” aveva affermato. Secondo l’ufficiale, tra il primo e il secondo fatto si nota “un aumento del motore criminale non frenabile… un comportamento che va avanti senza possibilità alcuna di esser bloccato”. Bonifazi aveva sottolineato sul carattere “non impulsivo” dei due episodi, evidenziando la similitudine delle modalità e il brevissimo intervallo tra le due gravidanze: “C’è serialità, c’è logica, un passaggio all’atto non bizzarro… Un comportamento che fa presagire che chi lo compie entra ed esce da un impatto emotivo elevatissimo senza avere scossoni emotivi. Questo è tipico comportamento seriale”.

Nelle prossime udienze verranno ascoltati i periti nominati dalla Corte, la cui valutazione avrà un peso determinante. Per ora, il ritratto di Chiara Petrolini continua a oscillare tra due versioni inconciliabili: da un lato una giovane donna lucida, senza disturbi mentali, che avrebbe agito con freddezza; dall’altro una ragazza fragile, emotivamente schiacciata, incapace di percepire la realtà e la gravità di ciò che stava vivendo. I giudici oggi hanno potuto ascoltare anche la testimonianza di un’amica che ha raccontato il tempo passato insieme poco prima che la 22enne partorisse il suo secondo figlio: “Il 6 agosto abbiamo passato la sera insieme a casa mia, abbiamo fumato marijuana e bevuto qualche birra e un po’ di grappa”. Poche ore dopo la 22enne, che aveva cercato sul web informazioni su come indurre il parto, aveva fatto nascere il bimbo, tagliato il cordone ombelicale e poi lo aveva seppellito.

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