“Secondo la difesa il DNA di Sempio sembra fosse dappertutto”: botta e risposta tra Rinaldi e Cassese a Ignoto X. L’ex Carabiniere: “Nel 2007 questi elementi erano sconosciuti”

Il Fatto Quotidiano - Friday, December 12, 2025

Il computer di Chiara Poggi torna al centro del dibattito mediatico sul caso Garlasco. È proprio sull’importanza di quel PC che si ragiona durante l’ultima puntata di Ignoto X, andata in onda giovedì 11 dicembre, il programma di La7 condotto da Pino Rinaldi . Il conduttore ospita in trasmissione Gennaro Cassese, l’ex comandante dei Carabinieri di Vigevano che il 13 agosto 2007 fu uno dei primi a entrare nella villa Poggi. Rinaldi, dunque, si concentra su quanto fu trovato in quella casa per risalire al possibile movente di chi ha commesso l’omicidio, tentando di ricostruire insieme all’ospite i momenti successivi alla scoperta del corpo di Chiara.

“Ero lì. Le prime fotografie furono fatte dal brigadiere Pennino della stazione di Garlasco. Poi siamo arrivati noi della compagnia di Vigevano e il nostro repertatore ha iniziato a fare un fascicolo fotografico. Subito dopo è arrivato il personale del reparto operativo di Pavia, che intervengono nei casi di reati più gravi, e hanno fatto tutto il repertamento. Hanno sequestrato alcuni oggetti, come il portavaso, poi tutto l’appartamento è stato sottoposto a sequestro per permettere l’intervento dei RIS che ha proceduto a una dettagliata valutazione degli oggetti ritenuti importanti”, sostiene Cassese.

Sulla base di quanto visto una volta giunto sul posto, l’ex carabiniere osserva che “la scena del crimine trasmetteva” la “crudeltà estrema che la persona aveva avuto contro la povera Chiara”: “C’era sangue dappertutto, c’era stata una violenza quasi inaudita. A mio avviso, dato che aveva aperto la porta in pigiama, era una persona che conosceva molto bene e comunque una così massiva violenza, ma è una mia valutazione, la riporta a persone che erano coinvolte da una sfera affettiva”.

A giocare un ruolo centrale, secondo il conduttore, potrebbe essere il PC della vittima, all’interno del quale sarebbero stati trovati dei “video intimi di Chiara con Alberto”: “Quel computer viene utilizzato da Marco Poggi e dagli amici di Marco Poggi. La difesa di Sempio dice che se il Dna è arrivato sulle unghie di Chiara Poggi è perché magari ha toccato gli stessi tasti che Sempio aveva utilizzato magari il pomeriggio prima. Per cui quel computer è al centro di tutto quanto. Questa pista, alla luce di quanto sta avvenendo fuori da quel computer, l’avrebbe seguita, mettendo da parte Alberto Stasi?”, chiede Rinaldi.

Secondo l’ex Carabiniere, allora non fu possibile stabilire la presenza sulla scena del crimine del 37enne, che ad oggi è accusato dalla Procura di Pavia per l’omicidio di Chiara Poggi: “Noi avremmo seguito tutte le piste – risponde Cassese -. Il problema è che per la figura di Andrea Sempio io devo dare una risposta contestualizzandola al 2007. Allora per la procura e per noi investigatori dell’epoca non avevamo nulla che collocasse Sempio sulla scena del crimine. Adesso si parla di questa famosa impronta 33 ma nel 2007 era sconosciuta”.

Alcuni elementi, come anche il Dna trovato sulle unghie della vittima, riporta Cassese, sarebbero stati riscontrati solo successivamente. Ma su questo punto comincia il botta e risposta tra Rinaldi e il suo ospite: “Se lei mi ha alzato la palla io non posso non scacciare – interviene il conduttore -. Il Dna di Sempio sembra, secondo la difesa di Sempio, essere dappertutto. Dopo il delitto, cominciate a fare le analisi e non si trova il Dna di Sempio, non viene rintracciato, eppure quella casa era frequentata da lui e dagli amici. Se non una l’altra: cos’è successo in quei giorni? Perché ci sono questi muri enormi?”, è la domanda del conduttore. A cui però Cassese risponde spiegando che il Dna di Sempio “nel 2007 per noi era totalmente sconosciuto”, sostiene l’ex Carabiniere. Che poi aggiunge: “Lei ha fatto la schiacciata e io difendo. Per quanto riguarda il RIS, fa una relazione in cui dice che non c’è Dna. Questi elementi di cui oggi parlate non li conoscevamo proprio”, conclude.

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