Si rafforza la stretta sui compensi pubblici ai professionisti che hanno irregolarità fiscali

Il Fatto Quotidiano - Friday, December 12, 2025

Giro di vite per la norma della legge di Bilancio, all’esame del Senato, che vincola il saldo delle parcelle dei liberi professionisti che lavorano per la pubblica amministrazione alla loro regolarità fiscale e contributiva. La riformulazione del testo siglata dal ministero dell’Economia, arrivata giovedì sera, estende infatti lo stop al pagamento a tutti gli emolumenti, inclusi quelli dovuti da soggetti diversi dalla Pa per incarichi con compensi “a carico dello Stato”.

Il presidente dell’Istituto nazionale tributaristi, Riccardo Alemanno, è favorevole: “Avevo dichiarato già sulla norma originaria che ero assolutamente d’accordo sul fatto che un professionista, come tutti i contribuenti, debba pagare regolarmente imposte, tasse e contributi, che poi questa regolarità sia anche condizione per ricevere i giusti compensi da parte della Pa”.

Ma nelle settimane passate, quando la disposizione meno restrittiva di quella governativa era stata inserita nella manovra, le categorie ordinistiche avevano protestato. Il presidente del Consiglio nazionale forense (Cnf) Francesco Greco in una nota del 28 ottobre scorso aveva parlato di una norma “vessatoria e discriminatoria nei confronti dei liberi professionisti”. Questo perché i lavoratori dipendenti, “se inadempienti ai propri obblighi fiscali, anche di importo rilevante, mantengono il diritto, ovvio e corretto, alla retribuzione”. Ma è ben noto che la tendenza a evadere degli autonomi è ben superiore rispetto a quella di chi è soggetto a sostituto di imposta.

Nei giorni scorsi, diversi esponenti parlamentari della maggioranza di centrodestra avevano però sostenuto che la disposizione sarebbe stata modificata, lasciando intendere che si sarebbe andati verso un ammorbidimento. Ora le associazioni di categoria sono sul piede di guerra. “Abbiamo chiesto la soppressione della norma contenuta in Legge di Bilancio e, invece, sembrerebbe che sia ancora più stringente”, commenta la presidente di Confcommercio professioni Anna Rita Fioroni, perché impone “di produrre la documentazione comprovante la regolarità fiscale contestualmente alla presentazione della fattura per le prestazioni rese alla Pubblica amministrazione”, “una condizione vessatoria”. “Ci domandiamo il perché di questa prova ‘diabolica’ a carico dei professionisti, quando a nessun altro viene chiesta. Peraltro già oggi c’è una previsione vigente che inibisce il pagamento di somme superiori a 5.000 euro, se ci sono importi iscritti a ruolo a carico del professionista”.

“La meritoria e improcrastinabile attenzione alla regolarità fiscale e contributiva non credo debba porre discriminazioni in termini di diritto tra lavoratori autonomi e subordinati”, aggiunge il presidente dell’Adepp, l’Associazione delle Casse previdenziali private, e dell’Enpam (l’Ente pensionistico dei medici e degli odontoiatri) Alberto Oliveti. La “lotta all’evasione va portata avanti, ma ciò deve avvenire nei confronti di tutti”.

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