
Liste d’attesa “privatizzate” al reparto di oculistica: sequestrati 9 milioni su richiesta della Corte dei Conti
Il Fatto Quotidiano - Friday, December 12, 2025E dopo la Procura di Catanzaro arriva anche la Corte dei Conti che, nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte liste d’attesa privatizzate alla “Renato Dulbecco”, ha disposto il sequestro conservativo di oltre 9 milioni di euro a carico di 11 persone. Si apre un altro capitolo nell’indagine che, nei mesi scorsi, ha travolto il reparto di oculistica dell’Azienda ospedaliera-universitaria di Catanzaro. Su delega della Procura generale della Corte di Conti, infatti, il provvedimento è stato eseguito dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Catanzaro.
I destinatari sono il primario Vincenzo Scorcia e la segretaria del suo studio privato Maria Battaglia. Ma anche la caposala Laura Logozzo e i medici Giuseppe Giannacare, Adriano Carnevali, Rocco Pietropaolo, Andrea Lucisano, Andrea Bruni, Eugenio Garofalo, Giorgio Randazzo e Maria Aloi.
Per tutti, la Corte dei conti ha ipotizzato svariate condotte di danno erariale in relazione all’indebita percezione dell’indennità di esclusività e di stipendi non dovuti, nel mancato riversamento di proventi da lavoro autonomo illegittimamente esercitato, nella “privatizzazione” del servizio pubblico e nell’appropriazione di beni pubblici per fini privati.
Da qui la richiesta, accolta dal presidente della Sezione giurisdizionale per la Calabria della Corte dei conti, di un sequestro conservativo per un importo di oltre 9 milioni di euro. Di questi, 6,2 milioni sono contestati al primario Scorcia (di cui 2,3 in solido con la segretaria e la caposala). Per quanto riguarda le altre contestazioni, 280mila sono stati sequestrati a Giuseppe Giannaccare, 83mila ad Adriano Carnevali, 350mila a Rocco Pietropaolo, un milione e 288 mila ad Andrea Lucisano, 357mila ad Andrea Bruni, 463mila ad Eugenio Garofalo, 70mila a Giorgio Randazzo e 29mila a Maria Aloi.
L’inchiesta aveva portato lo scorso luglio agli arresti domiciliari, poi annullati dal Riesame, del primario del reparto Vincenzo Scorcia e della sua segretaria accusati di associazione a delinquere, peculato, concussione, truffa aggravata e interruzione di pubblico servizio e, il medico, di falsità ideologica e autoriciclaggio.
Secondo quanto emerso dalle indagini dei pm di Catanzaro, guidati dal procuratore Salvatore Curcio, nel reparto di oculistica dell’Azienda Dulbecco vigeva una gestione “privatistica” delle liste di attesa, con visite private a pagamento per aggirare le lista d’attesa e scalare la graduatoria per essere operati, alimentando, di fatto, un sistema privato di prenotazioni e prestazioni erogate gratuitamente.
Per i magistrati contabili vi era “un sistema consolidato attraverso il quale i medici dell’equipe erano soliti effettuare interventi chirurgici su pazienti previamente visitati a pagamento durante lo svolgimento della suddetta attività extra-istituzionale privata, garantendo loro un trattamento ‘privilegiato’ rispetto ai pazienti ambulatoriali regolari”. In questo modo sarebbero state aggirate “le liste d’attesa ufficiali” e lesi “i principi di trasparenza ed equità dell’assistenza sanitaria pubblica”. Il tutto “utilizzando integralmente per tali interventi chirurgici risorse dell’azienda ospedaliera”.
Il danno erariale, ipotizzato dalla Corte dei Conti, ha portato così alle cifre monstre del sequestro conservativo. Il provvedimento dei giudici contabili non è un’attribuzione di responsabilità. Piuttosto è finalizzato a vincolare i beni mobili e immobili degli indagati e a evitare che possano essere venduti o dispersi prima di una sentenza definitiva nel merito. Ovviamente nel caso in cui, al termine del processo, i medici coinvolti nell’inchiesta “Short Cut” dovessero risultare colpevoli e di conseguenza condannati a risarcire i danni all’Erario e all’università “Magna Grecia”. Intanto, però, dopo i sigilli si aprirà il contradditorio anche davanti alla Corte dei conti.
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