
“Cosa penserà dell’Italia che sembra averlo abbandonato?”: la madre di Alberto Trentini, da 13 mesi ostaggio di Caracas
Il Fatto Quotidiano - Friday, December 12, 2025Chiede ancora una volta al governo di intervenire per fare tornare a casa suo figlio Alberto, che da oltre 13 mesi è nelle mani del governo di Maduro. Armanda Colusso Trentini, madre del cooperante 46enne detenuto in Venezuela dal 15 novembre 2024, in un messaggio vocale inviato a Tutta la città ne parla, su Rai Radio3 ha nuovamente espresso la sua angoscia per la situazione in cui versa il figlio, che ha finora avuto pochissimi contatti con la famiglia. “Sono ormai 13 mesi che Alberto è in prigione e noi non sappiamo darci pace. Mi chiedo ogni mattina, quando inizia un nuovo giorno, cosa penserà del suo Paese che sembra averlo abbandonato?”. Poiha proseguito: “Ringrazio la trasmissione – riferendosi a Tutta la città ne parla – e tutti coloro che si stanno unendo a noi per chiedere al nostro Governo un’azione incisiva per riportare a casa Alberto, perché ogni giorno di detenzione in più ci risulta insopportabile”. Meno di un mese fa, a metà novembre, Armanda, in conferenza stampa a Milano insieme all’avvocata Alessandra Ballerini, le famiglie Regeni e Rocchelli, aveva di nuovo sottolineato l’immobilismo del governo italiano, in un’attesa diventata insoportabile. Lo stallo è stato in parte compensato dalla mobilitazione della famiglia Trentini con Ballerini – e l’aiuto dell’associazione Articolo 21, la parrocchia, gli amici – entrati a contatto con “politici, diplomatici, artisti e negoziatori perché Alberto potesse tornare a casa”. Faceva ben sperare la stretta di mano tra il capo di Stato Sergio Mattarella e la ministra dell’Istruzione venezuelana durante la canonizzazione dei santi José Gregorio Hernández e María Carmen Rendiles, ma Alberto non è ancora tornato. E poco c’entrano i venti di guerra che soffiano al largo del Venezuela, vista la liberazione di decine di detenuti colombiani (che hanno riferito di aver visto Alberto). Su questo punto il ministro degli Esteri Antonio Tajani era intervenuto il 14 novembre, ribadendo lo sforzo italiano per “sollecitare la liberazione” dei connazionali detenuti in Venezuela, facendo però riferimento a “una tensione crescente” che coinvolge Caracas, “anche a livello internazionale”. Nelle scorse settimane 39 eurodeputati hanno lanciato un appello per il rilascio del cooperante, ma secondo quanto risulta a ilfattoquotidiano.it la trattativa non sta procedendo, anche a causa di tensioni politiche interne.
Intanto prosegue la mobilitazione a favore di Alberto Trentini. Uno striscione per chiederne la liberazione è stato esposto all’esterno della sede del Comune di Vigonovo (Venezia), a seguito della Deliberazione del Consiglio Comunale del 2 ottobre scorso, approvato all’unanimità, con cui Vigonovo ha aderito all’appello nazionale per il suo ritorno a casa, unendosi ai numerosi enti locali che hanno sposato la causa. Vigonovo in una nota “rinnova l’appello affinché si proseguano con determinazione tutte le azioni necessarie per garantire i diritti umani e processuali di Trentini, favorire un rapido rilascio e assicurare il suo ritorno in Italia”. Anche l’università Cà Foscari di Venezia, dove il cooperante si è laureato nel 2004, ha esposto sul Canal Grande lo striscione ‘Alberto Trentini libero’, in concomitanza con un appello letto in apertura di un convegno sull’immigrazione veneta in Sudamerica. “Siamo fieri di Alberto, della sua vita spesa nell’impegno concreto per la solidarietà internazionale e per i diritti umani. Oggi, chiunque attraversa il Canal Grande, veneziano o turista che sia, vede affisso al balcone della nostra sede centrale, lo striscione con le parole Alberto Trentini libero: un segnale della nostra adesione all’appello della famiglia perché il Governo italiano metta in campo tutte le azioni possibili per l’immediata liberazione di Alberto”, ha dichiarato la rettrice Tiziana Lippiello.
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