“Non è una riforma della giustizia ma è una riforma contro i magistrati”. Da
Napoli il sostituto Procuratore nazionale Antimafia Antonino Di Matteo commenta
il referendum in tema di Giustizia, sul quale gli italiani saranno chiamati a
votare nei prossimi mesi.
“Ascolto in questi giorni quelli che sono gli autori di questa riforma dire
pubblicamente che se i cittadini non sono soddisfatti dell’andamento della
Giustizia allora dovranno votare ‘Sì’ al referendum. Ma andateli a vedere questi
articoli della riforma – spiega Di Matteo – non ce n’è uno che sposti di un
centimetro almeno uno dei problemi principali, cioè quello della lentezza dei
processi. Non c’è un solo articolo che sposti di un centimetro il tema delle
garanzie per indagati e imputati o la condizione carceraria dei detenuti. Questa
– prosegue Di Matteo – è una riforma della magistratura, sulla magistratura e
contro la magistratura e contro l’autonomia e l’indipendenza della magistratura.
Nei paesi ad esempio dove vige la separazione delle carriere, che oggi si vuole
introdurre in questa riforma, gli uffici del Pubblico Ministero sono sottoposti
al controllo dell’esecutivo e al controllo del Ministro della Giustizia, cioè
alle direttive della politica e questa riforma, che in maniera ingannevole per i
cittadini viene chiamata riforma della Giustizia è fatta proprio con uno spirito
di rivalsa nei confronti di quella parte della magistratura che nei decenni
scorsi ha avuto il coraggio e la forza, avendo autonomia e indipendenza dagli
altri poteri, di fare – conclude Di Matteo – indagini e processi che hanno
riguardato i potenti, che hanno riguardato il potere in Italia, che hanno
riguardato le collusioni del potere con la criminalità organizzata e i sistemi
corruttivi”.
A Scampia, ospite di un evento sul tema della giustizia che si è svolto nel
Centro ‘Officina delle Culture – Gelsomina Verde’, una ex base di spaccio oggi
sede di decine di associazioni, il Di Matteo parla di un potere che negli anni
si è creato una sorta di immunità generando una Giustizia a due facce. “Quella
che abbiamo oggi è una Giustizia efficace, rigorosa, certe volte anche spietata
nei confronti delle manifestazioni criminali perpetrate dagli ‘ultimi’ della
Società, e un’altra Giustizia – prosegue Di Matteo – con le armi spuntate nei
confronti dei potenti. Oggi il sistema carcerario italiano conta circa 60 mila
detenuti, se andiamo vedere le statistiche, quelli che stanno scontando una pena
per corruzione o reati simili alla corruzione sono giusto una decina. Ne
consegue – spiega Di Matteo – che in Italia il fenomeno della corruzione non
esiste, che siamo un Paese virtuoso, o che nei confronti dei ‘potenti’ si è
creato una sorta di scudo di protezione e di impunità”.
“E tutte queste riforme che si sono succedute negli anni – conclude il sostituto
Procuratore nazionale Antimafia – vanno in questa direzione: l’abrogazione
dell’abuso d’ufficio, le intercettazioni che possono durare solo 45 giorni,
l’interrogatorio preventivo quando c’è una richiesta di custodia cautelare che
riguarda soprattutto i reati tipici dei colletti bianchi, tutto va in questa
direzione e il referendum che si propone – ribadisce Di Matteo – non risolve
nessuno dei veri problemi della Giustizia ma indica una generale tendenza,
nazionale e internazionale, ad accentrare sempre più il potere in capo ai
governi di turno in danno del potere legislativo e giudiziario”.
L'articolo Di Matteo smonta la riforma della giustizia: “È contro i magistrati e
l’autonomia. Nessun articolo sulla lentezza dei processi o per i detenuti”
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