Immersi nei videogiochi online fino a adottare un comportamento da gioco
compulsivo: quasi uno studente su tre di 12 anni passa infatti cinque o più ore
consecutive a intrattenersi con questa forma di divertimento. È il dato che
emerge da uno studio condotto dall’Università di Hong Kong e pubblicato sulla
rivista scientifica Plos One, che mette in luce come il cosiddetto binge gaming
non sia un fenomeno marginale, ma una realtà diffusa tra i giovanissimi.
L’indagine ha coinvolto 2.592 studenti di scuole primarie e secondarie, con
un’età media di 12 anni: il 31,7% ha dichiarato di aver giocato compulsivamente
nell’ultimo mese, con un divario evidente tra ragazzi (38,3%) e ragazze (24%).
Non solo: il gioco compulsivo si associa a problemi di salute mentale e
scolastici, soprattutto nelle ragazze, che hanno mostrato livelli più elevati di
depressione, ansia, stress e solitudine, oltre a peggior rendimento e qualità
del sonno rispetto alle coetanee non compulsive.
Il disturbo da gioco online (Internet Gaming Disorder) è riconosciuto già dal
manuale diagnostico degli psichiatri DSM-5, e studi precedenti lo avevano
collegato a sintomi depressivi, ansia e disturbi del sonno. Questo nuovo lavoro
conferma e amplia i rischi, indicando il binge gaming come possibile indicatore
precoce di disagio psicologico e sociale.
L’ESPERTO: “DISTINGUERE QUANDO SI GIOCA PER DISTRARSI CON LA DIPENDENZA”
Per capire meglio il fenomeno, la prima distinzione da fare è tra gioco
prolungato e compulsivo: “Il gioco prolungato si limita al tempo passato davanti
allo schermo. Il gioco compulsivo invece comporta rituali e comportamenti di
craving: la stessa dinamica che vediamo nelle dipendenze da sostanze – spiega al
FattoQuotidiano.it il dottor Leonardo Mendolicchio, psichiatra e direttore
Dipartimento Disturbi Alimentari all’Istituto Auxologico. È questa spinta
irrefrenabile, non il semplice ‘giocare tanto, a renderlo pericoloso”.
L’adolescenza è una fase particolarmente vulnerabile: “Il gioco compulsivo può
diventare la spia di un poliabuso futuro. Non è raro che ragazzi e ragazze che
sviluppano questa dipendenza siano poi esposti ad altre forme di abuso, dalle
sostanze all’alcol. C’è anche un aspetto economico: alcuni giovani arrivano a
rubare in casa per procurarsi denaro da spendere nei giochi online”.
I SEGNALI DA NON SOTTOVALUTARE
Non sempre però è facile individuare i primi campanelli d’allarme. “Ci sono
segnali a cui prestare attenzione – spiega Mendolicchio –: un uso eccessivo del
cellulare o del computer con giochi simili a quelli d’azzardo, difficoltà
economiche inspiegabili, ma anche cambiamenti emotivi come irritabilità,
nervosismo, tristezza e chiusura relazionale. In questi casi è fondamentale che
i genitori non abbiano paura di fare domande dirette, di esprimere i propri
timori apertamente”.
PREVENZIONE: UNA VITA PIÙ GRATIFICANTE
Quali strategie servono per proteggere i ragazzi? “Il punto è non farli
dipendere da una sola fonte di gratificazione – continua l’esperto -. Se la loro
vita è un caleidoscopio di attività, passioni, relazioni, allora avranno tanti
modi per sentirsi riconosciuti e soddisfatti. Ma se le fonti di piacere si
riducono, cresce il rischio che si leghino in modo esclusivo al gioco”. Anche la
scuola, sottolinea lo psichiatra, ha un ruolo cruciale: “È importante parlarne
apertamente con gli studenti. Più i ragazzi conoscono questi rischi, più saranno
in grado di riconoscere e difendersi dalle trappole del gioco compulsivo”.
L'articolo “Non è un passatempo, è un campanello d’allarme. Vuol dire che c’è
disagio psicologico”: un dodicenne su 3 sta sui videogiochi online 5 ore di
fila. Lo psichiatra avverte sui rischi proviene da Il Fatto Quotidiano.