Franco Palù è il sindaco di San Polo d’Enza, in questo comune della provincia di
Reggio Emilia, la scuola primaria “Renzo Pezzani” è stata demolita, rasa al
suolo per una speranza: costruirne una nuova, moderna, sicura e d’avanguardia
come vorrebbe la Missione del Pnrr che ne ha stanziato i fondi. Un’ottima
notizia per il piccolo comune: gli studenti sono stati dislocati in diversi
locali in attesa della fine dei lavori, la scadenza dei fondi del Piano di
Ripresa e resilienza, d’altronde, è al giugno 2026. I tempi, quindi, sarebbero
per forza di cose stati rispettati dato il rischio di perdere i fondi. E invece
così, a San Polo come in altri comuni, non è stato. I bambini rischiano di non
avere più la vecchia scuola e neanche quella nuova. O peggio, di avere una
scuola nuova ma non i fondi per pagarla perché, se i lavori non dovessero
chiudersi in tempo, il bilancio comunale non potrà sostenere lo sforzo
economico.
IL CANTIERE A RISCHIO
L’impresa che si è aggiudicata l’opera è stata selezionata da Invitalia,
racconta Palù durante la conferenza stampa alla Camera dei Deputati organizzata
dai parlamentari dem visto che il 12 dicembre sarà discussa in aula
l’interpellanza della vicepresidente della Camera Anna Ascani al ministro
dell’Istruzione Giuseppe Valditara, titolare della gestione dei fondi destinati
alle nuove scuole. I lavori della scuola romagnola sono stati aggiudicati con un
ribasso sensibile: il 32,58%. Circostanza che se da un lato favorisce gli
appalti, dall’altro diventa una barriera spesso insormontabile in caso di
problemi. La società aggiudicatrice, infatti, ha accumulato ritardi e gravi
inadempienze tra cui la non conformità della struttura prefabbricata.
“Nonostante le segnalazioni del comune – si legge nell’interpellanza – Invitalia
ha suggerito comunque di proseguire con l’operatore in essere, ritenendo troppo
lungo il procedimento per sostituirlo, situazione che ha creato forte incertezza
sul completamento dei lavori e sulla salvaguardia del finanziamento, la cui
eventuale revoca esporrebbe il comune a un rischio finanziario gravissimo”.
I RITARDI E IL SOVRACCARICO
“Avremmo dovuto avere il Progetto di fattibilità Tecnico-Economica entro
dicembre 2022 dal Ministero – spiega il sindaco – e invece è arrivato a marzo.
Tre mesi di ritardo in cui avremmo potuto redigere il progetto esecutivo e
indire la gara internamente. Per la mensa, ad esempio, abbiamo gestito noi la
gara e costruito in undici mesi. A causa di quei tre mesi ci siamo invece dovuti
appoggiare a Invitalia”. Invitalia è l’Agenzia nazionale per lo sviluppo che è
controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e che funge da
intermediario in casi come questo. Ha gestito circa l’80 per cento dei progetti
delle nuove scuole legati ai fondi del Pnrr. “Quando ci hanno detto che
l’impresa aveva vinto con quello sconto, ci siamo preoccupati – dice Palù – uno
sconto del genere non permette di rivolgersi alle maestranze locali se qualcosa
va storto perché avrebbero difficoltà ad accettarlo. Ed eravamo tanto più
preoccupati perché quella stessa azienda si era aggiudicata altri 22 bandi. Al
momento, infatti, non sappiamo se a settembre avremo una scuola”. Il Comune non
ha neanche realizzato i box provvisori per difficoltà economiche.
“LASCIATI DA SOLI”
A Città di Castello è invece stata demolita la scuola media “Dante Alighieri” e
il sindaco Luca Secondi racconta di aver dovuto rescindere il contratto con la
ditta che si era aggiudicata i lavori per gravi inadempienze. “Abbiamo parlato
di continuo con Invitalia – spiega il primo cittadino – mettendola al corrente
dei problemi costantemente. Ma l’agenzia ci ha detto che, avendo risolto il
contratto i primi di ottobre, l’accordo quadro (firmato con il Ministero
dell’Istruzione per la gara da 800 milioni di euro e la realizzazione di 136
nuove scuole, ndr) è scaduto e che quindi non ci forniranno un ulteriore
operatore economico. Eppure abbiamo progressivamente sempre informato Invitalia
dei problemi, aspettavamo il parere del Collegio Consultivo Tecnico per la
rescissione, trattandosi di un appalto da 12 milioni di euro. Ora abbiamo un
cumulo di macerie dove prima c’era una scuola, nessun operatore economico con
cui interagire e siamo nel silenzio assoluto del Governo nei nostri confronti.
Anzi, in una situazione di ferma chiusura. Non si può permettere che un ente
locale abbia una scuola demolita e non la possa ricostruire”. Tanto più che,
senza fondi, è improbabile che un comune possa sostenere i costi preventivati.
I RIBASSI VINCOLATI
Anche a Roseto degli Abruzzi il Comune rischia la richiesta di restituzione di
diversi milioni di euro a causa dei blocchi nei lavori della scuola media “F.
Romani” che dovrebbe essere consegnata tra il 31 marzo e il 6 agosto 2026 mentre
a Barberino Tavarnelle, i lavori iniziati nella nuova scuola primaria della
frazione di San Donato in Poggio, da completare entro marzo 2026, risultano
rallentati dal 2024 per l’abbandono e il fallimento della ditta appaltatrice.
L’opera, innovativa e sostenibile, destinata a 130 alunni e dotata di spazi
civici, vale 3,2 milioni (2,4 del PNRR): anche qui il comune ha dovuto
rescindere il contratto.
“SERVE UNA PROROGA”
Della necessità di una proroga nei tempi di scadenza del Pnrr ha invece parlato
Andrea Marrucci, sindaco di San Gimignano. La gara per la sua scuola primaria da
6 milioni di euro non ha avuto gli stessi problemi con Invitalia (mentre invece
li hanno, spiega, diversi comuni della provincia di Siena). Nonostante tutto si
fosse svolto regolarmente, a settembre 2024 ha dovuto rescindere il contratto
per la messa in sicurezza anche in questo caso per “gravissime inadempienze”
dopo un confronto con l’unità di missione del Ministero dell’Istruzione. A quel
punto, è stata selezionata una ditta di zona che proponeva un ribasso dell’8, 23
per cento, ma si sono accorti che la gara precedente si era svolta col vecchio
codice degli appalti e che con il nuovo codice non sarebbero potuti rientrare se
non a quello stesso ribasso. “Pur volendo, mi hanno detto dalla ditta, non si
riesce a rientrare nella spesa, tanto più in sei mesi e prendendosi la
responsabilità di eventuali danni”. Il Comune non può farsi carico della spesa e
pesa il rischio di perdere fondi. “Servono chiarezza e sicurezza: se non c’è la
proroga di 18 mesi per il Pnrr, il governo metta in campo una soluzione”. Ad
oggi, infatti, non è dato sapere se queste misure rientrino negli strumenti
finanziari previsti dall’ultima revisione del Pnrr per evitare i
de-finanziamenti.
I FONDI
Alla scuola sono stati destinati 17 miliardi di fondi Pnrr nel complesso: era
considerato settore strategico e i soldi servivano per gli istituti, gli asili
nido, le mense e le infrastrutture strategiche. “Ad oggi – spiega il deputato De
Luca con delega al Pnrr – la spesa è ferma al 50%. Il miliardo per realizzare le
nuove scuole (Missione 2, Componente 3, Investimento 1.1, ndr) era stato prima
già ridotto: gli istituti che hanno fatto accordi con Invitalia sono passati da
195 a 166. Ciononostante, ci sono cantieri ancora aperti e, come in questi casi,
fermi”. I target e milestone europei e nazionali fissavano al 30 giugno 2026 la
sostituzione di circa 195 edifici scolastici per un totale di almeno 410mila
metri quadrati, con benefici per circa 58mila studenti e una riduzione dei
consumi di energia finale di almeno il 50 per cento. La realizzazione degli
interventi è stata affidata totalmente al Ministero dell’istruzione e del
merito, che ha richiesto il supporto di Invitalia.
“RACCONTATECI I VOSTRI PROBLEMI
Anche per questo Ascani e i firmatari dell’interpellanza (Andrea Casu, Simona
Bonafè, Ilenia Malavasi, Irene Manzi) esortano i sindaci a comunicare i casi di
medesimi problemi in tutta Italia e chiedono al ministero di istituire un tavolo
tecnico con le amministrazioni e Invitalia, oltre che di conoscere la reale
situazione della spesa e dei lavori, tempistiche connesse. “Quando si tratta del
PNRR il governo celebra successi, ma la realtà è fatta di territori in
difficoltà con scuole ridotte in cumuli di macerie, contratti rescissi e nessuna
garanzia di riuscire a completare i lavori entro i termini stabiliti. – spiega
Ascani – Lanciamo un appello ai sindaci per raccogliere i casi problematici e
impegnare l’esecutivo a trovare una soluzione per non sprecare un’occasione
straordinaria per studentesse e studenti”. “La scuola è ancora una priorità solo
a parole” dice Manzi, con una “gestione dell’investimento superficiale da parte
del governo per Malvasi.
VENTI MILIONI MANCANTI
Simona Bonafè, infine, rileva come nonostante un emendamento del Pd al DL
25/2025 siano stati stanziati 20 milioni di euro per affrontare le situazioni di
difficoltà, “i decreti attuativi interministeriali non sono ancora stati
emanati” oltre al fatto che le risorse disponibili appaiono largamente
insufficienti. “Il governo acceleri l’emanazione dei decreti attuativi e preveda
stanziamenti adeguati”.
L'articolo Scuole demolite per il Pnrr ma non ricostruite, cantieri bloccati e
poche certezze: “Rischiamo di non fare in tempo” proviene da Il Fatto
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