Sarà l’ex giudice costituzionale Nicolò Zanon il presidente del comitato unico
della maggioranza per il Sì al referendum sulla riforma Nordio. Dopo ampio
dibattito tra i partiti, la scelta è ricaduta sull’ex vicepresidente della
Consulta, giurista da sempre vicino al centrodestra: 64 anni, ordinario di
Diritto costituzionale all’Università Statale di Milano, è stato membro del
Consiglio superiore della magistratura in quota PdL e consulente privato di
Silvio Berlusconi (retribuito con 25mila euro) per sostenere
l’incostituzionalità della legge Severino. Fu anche uno dei pochi
costituzionalisti a schierarsi in favore del lodo Alfano, lo scudo berlusconiano
contro i processi alle quattro più alte cariche dello Stato, poi dichiarato
incostituzionale. Mercoledì scorso Zanon è stato ospite ad Atreju, la festa di
Fratelli d’Italia, denunciando che durante la sua esperienza al Csm le correnti
della magistratura erano talmente potenti da aver lottizzato persino gli autisti
e gli addetti alle pulizie. A dicembre 2023, subito dopo la fine del suo
mandato, criticò la sentenza della Corte costituzionale – firmata anche da lui –
che aveva “salvato” l’uso delle intercettazioni dell’ex deputato renziano Cosimo
Ferri nell’ambito del processo disciplinare al Csm sul caso Palamara. Nel farlo
rivelò le discussioni interne alla camera di consiglio, venendo ripreso
pubblicamente per questo dalla stessa Consulta.
Il comitato del centrodestra nascerà ufficialmente giovedì, quando i promotori,
guidati dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, si
vedranno di fronte al notaio per costituirlo. Dei soci fondatori dovrebbero far
parte anche due consigliere del Csm: Isabella Bertolini, in quota Fratelli
d’Italia, e Claudia Eccher, scelta dalla Lega. Il loro ruolo istituzionale,
però, solleva dubbi di opportunità anche all’interno della maggioranza (la
partecipazione di Bertolini a una riunione nella sede di FdI, rivelata dal
Fatto, ha già sollevato parecchie polemiche). Tra i frontman ci saranno anche
l’ex direttore del Giornale Alessandro Sallusti e un giudice della Corte di
Cassazione, Giacomo Rocchi, il cui nome finora era rimasto top secret.
Presidente della Prima sezione penale della Suprema Corte, Rocchi è membro della
fondazione Rosario Livatino, il think tank di giuristi cattolici fondato da
Mantovano: negli anni si è schierato contro vari disegni di legge per
l’ampliamento dei diritti civili, a partire dal quello sul fine vita che, ha
detto, “introdurrebbe il diritto alla morte”. Sul sito della fondazione Livatino
è ancora presente un suo articolo del 2016 intitolato “Lobby gay alla conquista
delle Procure”, che criticava un presunto orientamento dei magistrati favorevole
alla cosiddetta “teoria gender”.
L'articolo Referendum, l’ex giudice costituzionale Zanon guiderà il comitato
della destra. C’è anche la toga ultracattolica Rocchi proviene da Il Fatto
Quotidiano.