Radiohead, il grande evento italiano raccontato minuto per minuto: Bologna, Thom Yorke scatenato senza paura di diventare meme su TikTok, i fan e la scaletta

Il Fatto Quotidiano - Monday, November 17, 2025

“Grazie Bologna, è stato un piacere”, ha detto Thom Yorke dei Radiohead, poco prima del gran finale con “Karma Police”, brano cantato a squarciagola dal pubblico che per tutte e 4 le date italiane (venerdì 14 e sabato 15 novembre, lunedì 17 e martedì 18 novembre) ha fatto registrare tutto esaurito all’Unipol Forum di Bologna. FqMagazine vi ha già raccontato il grande evento con la recensione di Andrea Scanzi, focalizzata in dieci punti per spiegare al meglio la dimensione artistica della band ad oggi. Qui la cronaca minuto per minuto di quello che è accaduto il 14 novembre e qualche curiosità che forse non sapevate ancora.

La band di Oxford è tornata insieme su un palco dopo sette anni dall’ultima apparizione. Il tour, prima di far tappa a Bologna, è iniziato con quattro show a Madrid. Il concerto si è aperto con “Planet Telex” suonata su un rotondo palco posizionato al centro del palazzetto, che ha permesso a tutti di godere di uno show pensato a 360 gradi. Da “2+2=5” in poi, il muro di led che “isolava” Yorke e la band si è sollevato, consentendo un contatto visivo diretto col pubblico.

“Sit Down. Stand Up” è stata arricchita da una struggente interpretazione, dal piano, di Thom Yorke che, unito agli effetti sui led, ha creato una sensazione di dissolvenza che però, sul finale del brano, ha vissuto la fase “Stand Up”, con balli e salti da parte di uno scatenato Yorke. Nelle due ore di concerto, iniziato alle 20:30, è come se si fosse rivissuta l’inquietudine cantata dai Radiohead sulla modernità e il modo in cui la tecnologia si sta(va) facendo sempre più largo, soprattutto tra la fine dei ’90 e l’inizio dei duemila. La quinta traccia suonata è stata “Lucky”, presente in “Ok Computer”, e catapulta in scenari distopici e allarmanti. In “Ful Stop” Yorke ha preso una pianola e, suonandola, ha iniziato a muoversi energicamente, spostandosi in ogni angolazione. Ed è rincuorante vedere artisti che sul palco non si risparmiano, facendosi trasportare senza aver “timore” di finire in delle clip meme su TikTok. Certo, è sicuramente un discorso generazionale e, non a caso, erano pochi i telefoni accesi per delle riprese durante il live.

Con “Videotape” e “Weird Fishes / Arpeggi”, c’è stato un momento “down” ed uno “up”, con il secondo che si è concluso con un piccolo pogo e con un “battimani” richiesto da Yorke. La “fase” era di totale immersione nella “selva oscura” della tecnologia, cioè di un mondo elettronico e digitale che è stato scoperto, nei testi e nelle composizioni, per sondarne sia le potenzialità che i limiti. I visual, in “Idioteque”, hanno ritratto Yorke e la band sotto forma di pixel. Canzone che ha rappresentato, nel live e nella discografia (“Kid A”, 2000), il momento di maggiore sperimentazione per i Radiohead. Con “A Wolf At the Door”, il rapporto della band britannica con la tecnologia viene regolato. Da percepirla come alienante nei primi dischi, col trascorrere dei progetti, i Radiohead finiranno anche per sperimentarla, salvo poi accettarla tiepidamente.

Album come “Hail To the Thief”, “In Rainbows”, e “A Moon Shaped Pool” hanno fatto riscoprire l’essere umano come fulcro attorno al quale ricostruire la trama nelle canzoni. L’uomo al centro e la macchina a margine. “Karma Police” è stata l’ultima canzone della serata, intonata a squarciagola dal pubblico. “Karma police, arrest this man; He talks in maths; He buzzes like a fridge; He’s like a detuned radio” (“Polizia del karma, arrestate quest’uomo; Si esprime con formule matematiche; Ronza come un frigorifero; È come una radio sintonizzata”), recita parte del testo.

Finita “Karma Police”, Yorke ha mostrato, fieramente, la sua chitarra elettrica al pubblico. La band è scesa dal palco per raccogliere una meritata standing ovation per uno show da zero chiacchiere, nessun cambio abiti ma fatto di tanta, tanta musica. Ci sono stati accenni politici da parte dei Radiohead nei confronti di Gaza, dopo le polemiche scatenate nei giorni scorsi su un presunto appoggio israeliano, salvo poi essere smentito? La band non ha risposto a parole ma ha fatto scorrere, a fine concerto, il testo della Dichiarazione universale dei diritti umani.

L’acustica dell’Unipol Arena di Bologna, specialmente ad inizio concerto, non è stata delle migliori. La scaletta era identica a quella della terza data di Madrid. In molti nella prima data si aspettavano “Creep” ma, con i Radiohead, per citare la loro discografia, abbiamo imparato che “2+2” può fare cinque. Niente è scontato.

(photo credit : Alex Lake INSTA @twoshortdays)

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