E poi la vedi lassù, sopra un palco enorme, sospesa in aria in un ascensore, in
mezzo a finestre aperte verso un mondo immaginario, che intona il successo di
questa estate “L’Unica”. E lei è davvero unica nel panorama del mondo musicale
italiano. Giorgia riesce a passare da X Factor al tour nei palazzetti in tutta
Italia (sold out), con in mezzo la promozione dell’album “G”, senza battere
ciglio. Forza della natura.
“Succede che la vita ci dimostra che ci sono dei legami che danno un po’ un
senso a tutto questo passare di qua. – ha detto Giorgia visibilmente commossa al
suo pubblico -. E per questo, io veramente vi ringrazio perché poi non me lo
aspettavo così. Adesso facciamo le cose a cui siamo abituati: facciamo le
canzoni nuove perché io anche avevo bisogno di cantare delle cose nuove e quelle
che conosciamo da una vita. Sono contenta di cantarle per voi”.
Lo show, con una produzione ambiziosa e d’effetto, che si apre davanti agli
occhi degli spettatori, è ricco di visual che accompagnano le note di una
scaletta perfetta che calibra i grandi successi (da “E poi” a “Come Saprei”,
passando per “Spirito Libero” e “Oronero”) ai brani inediti del nuovo album “G”
come “Carillon”, “Paradossale”, “Corpi celesti” e “Sabbie Mobili”. Naturalmente
non mancano gli omaggi ad artisti del calibro di Gino Paoli, Cyndi Lauper,
Michael Jackson e Rihanna. Ospiti speciali: Irama che ha duettato con Giorgia
sulle note della sua “Buio” e poi applauditissimo Blanco per la versione inedita
live con Giorgia su “La cura per me“. Due momenti unici e convincenti.
Insomma oltre due ore di divertimento, canti a squarciagola sull’onda della
storia di una artista che è riuscita a reinventarsi, mettersi in discussione,
rischiando tutto, ma vincendo ogni sfida che ha voluto affrontare in questi
anni. Due Festival di Sanremo in gara prima con “Parole dette male” (2023) e
successivamente con “La cura per me” (2025), in mezzo la co-conduzione con
Amadeus per una serata, il debutto da conduttrice a “X Factor” con riconferma
per il secondo anno consecutivo con ottimo riscontro di ascolti e share, un tour
estivo nei posti ricchi di storia dalle Terme di Caracalla a Roma al Teatro
Greco di Siracusa, infine il ritorno nei palazzetti.
Questa sera, sabato 13 dicembre, all’Unipol Forum di Assago (Milano) si è
assistito a uno spettacolo ipnotizzante, in bilico tra grande talento e sogni.
Perché l’obbiettivo dell’artista è quello di abbracciare con la musica tutti e
10mila gli spettatori, che hanno ricambiato con diverse standing ovation.
Questo è il miglior tour nei palazzetti dell’artista, sino ad oggi.
Il PalaSport Live prosegue il 16 dicembre a Padova, il 19 dicembre a Roma, il 20
dicembre a Bari e il 22 dicembre il ritorno a Roma. Gli appuntamenti per il 2026
sono a marzo: il 13 a Torino, il 16 marzo a Roma, il 18 marzo a Bari, il 21 a
Bologna, il 23 e il 24 a Milano, il 28 a Firenze e gran finale il 30 a Padova.
L'articolo Giorgia ha i superpoteri: da X Factor ai palazzetti senza batter
ciglio. Eravamo al concerto di Milano con Blanco e Irama in bilico tra (grande)
talento e (bei) sogni proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Concerti
Marracash ieri, 9 dicembre, è sbarcato all’Unipol Forum di Milano per la tappa
del tour sold out Marra Palazzi25, che rappresenta la naturale prosecuzione del
tour trionfale negli stadi andato in scena nell’estate del 2025 che ha
registrato quasi 300.000 spettatori. Ad accompagnarlo sul palco ieri sera
c’erano: Lazza (“Salvador Dali”-“Sport”), Blanco (“Nemesi”), Filippo Graziani
(“È finita la pace”) e 22Simba (“Fanculo”).
Dopo la data di ieri sera sera si prosegue sempre stasera 9 dicembre (SOLD OUT)
e il 10 dicembre all’Unipol Forum di Milano, il 12 (SOLD OUT) e il 13 dicembre
(SOLD OUT) al Palazzo dello Sport di Roma, il 17 dicembre alla Kioene Arena di
Padova (SOLD OUT) e si concluderà il 20 dicembre all’Inalpi Arena di Torino.
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L'articolo Marracash in concerto all’Unipol Forum di Milano: ecco tutte le foto
della serata. Sul palco anche Lazza, Blanco, Filippo Graziani e 22Simba proviene
da Il Fatto Quotidiano.
Dopo tre anni, l’ultima volta è stata agli I-Days Milano Coca-Cola 2023, Rosalia
torna live in Italia con unico appuntamento mercoledì 25 marzo 2026 all’Unipol
Forum di Milano. I biglietti saranno in vendita dalle ore 10 di giovedì 11
dicembre su www.ticketmaster.it e www.ticketone.it.
In scaletta ci saranno i brani tratti dall’ultimo progetto discografico “LUX”,
che ha ottenuto il riconoscimento come album di un’artista di lingua spagnola
più streammato in un giorno nella storia di Spotify. Al suo debutto ha esordito
al primo posto della classifica Top Debut Album di Spotify.
Rosalia è un’artista e produttrice due volte vincitrice del Grammy e 13 volte
vincitrice del Latin Grammy, rapidamente salita alla ribalta del pop globale
grazie alle sue innovative fusioni musicali e al suo stile unico. Il suo album
“El Mal Querer” ha mescolato il flamenco con altri stili musicali spagnoli senza
tempo, facendole guadagnare un Grammy e otto Latin Grammy, incluso l’Album
dell’Anno, e rendendola la prima artista in lingua spagnola nominata come
Miglior Nuovo Artista ai Grammy.
Nel 2022, ha pubblicato “Motomami” (certificato platino in Italia), un album
acclamato dalla critica definito come “un capolavoro visionario” e “uno degli
album più ambiziosi del decennio” che l’artista ha scritto, interpretato,
registrato e prodotto, e che ha debuttato al numero 1 della classifica degli
album globali di Spotify, ottenendo il punteggio più alto dell’anno su
Metacritic (95). L’album è stato seguito dal suo tour mondiale “Motomami World
Tour”.
Ha catturato l’attenzione mondiale al Met Gala 2025 con un abito custom made
firmato Balmain, comparendo su testate come Vogue, Harper’s Bazaar, Cosmopolitan
e molte altre. È stata protagonista della campagna Calvin Klein per l’autunno
2025 ed è ambasciatrice globale di New Balance. La cantante debutterà anche come
attrice nella terza stagione di “Euphoria”, in arrivo nel 2026.
L'articolo Il fenomeno Rosalia torna live in Italia: ecco quando si esibirà,
dove e la vendita dei biglietti proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Fiorella canta Fabrizio e Ivano: Anime Salve” è il nuovo progetto live di
Fiorella Mannoia. Si parte il 27 giugno 2026 dall’Arena del Mare al Porto Antico
di Genova, città simbolo del cantautorato italiano e terra natale di Fabrizio De
André e Ivano Fossati. Una serie di concerti che celebrerà uno degli album più
amati e importanti della storia della musica italiana, uscito nel 1996. In
scaletta i brani del disco, ma anche le altre hit di due dei più grandi e
influenti cantautori di sempre. “Non potrò cantare la canzone in dialetto
genovese ‘Â cúmba‘ – ci racconta Fiorella Mannoia – perché non è il mio e non
avrei la giusta pronuncia. Su ‘Ho visto Nina volare‘ ci stiamo pensando perché
ha un punto di vista prettamente maschile sulle sensazioni e le pulsioni di un
uomo verso una giovanissimi, ma decideremo in prova”.
“SENTIAMO TANTO LA MANCANZA DI BRANI DI SPESSORE COME QUESTI”
Il pretesto sono i 30 anni di Anime Salve. Questo album è stato uscito 30 anni
fa esatti, il tour è un pretesto per poter avere la fortuna e il piacere di
cantare non solo canzoni di “Anime Salve”, ma entrare nel mondo sia di Fabrizio
che di Ivano Fossati che in questo caso hanno scritto questo disco a quattro
mani. Quindi è un po’ come nuotare nel mio mare perché, nel corso della mia
lunga carriera, ho sempre cantato canzoni di Ivano e di Fabrizio.
Per cui è un pretesto per far riascoltare quel disco meraviglioso e anche poter
cantare delle canzoni di quello spessore, di cui oggi sentiamo tanto la
mancanza. Questo disco suona estremamente moderno anche oggi perché parla di
tanti personaggi, dalle persone transgender, ai rom, passando per gli ultimi.
Fabrizio non si è mai risparmiato dal raccontare la realtà, soprattutto per far
ragionare l’ascoltatore. Spero che queste canzoni riescano a dare uno spunto di
riflessione sul mondo che ci circonda. Non a caso tra queste canzoni c ‘è
‘Princesa‘ che, appunto, parla del mondo transgender, di persone che nascono ma
che non si ritrovano nel corpo, che la natura gli ha dato. Poi ci sono canzoni
come ‘Smisurata preghiera‘, che ti fanno riflettere sul senso della maggioranza,
quando dice ‘proteggi tutti coloro che vanno in direzione ostinata e contraria’.
“TUTTI GIUDICANO LA VITA DEGLI ALTRI, MA DE ANDRÈ INVITAVA A NON FARLO”
Sono tutte canzoni che invitano a tralasciare il giudizio ed è importante
parlarne perché è viviamo proprio in un momento storico, dove tutti si
permettono di dare giudizi su tutti. Oggi i social sono pieni di gente che si
permette di entrare nel mondo degli altri e giudicare. Invece Fabrizio,
soprattutto Fabrizio, ci ha sempre insegnato a non giudicare, a mettersi sempre
nei panni degli altri. Per cui questo momento storico, queste riflessioni,
secondo me, oggi sono fondamentali, perché, ripeto, sentiamo tanto la mancanza,
dello spessore di queste canzoni.
E allora è importante ricantare queste canzoni, che sento non solo come un
piacere, ma anche come un dovere… Abbiamo il dovere di continuare a cantare
questi brani affinché non vengano dimenticate e avremo raggiunto il nostro
obbiettivo se anche soltanto anche un giovane della nuova generazione si
interesserà e si incuriosirà ad ascoltare queste canzoni e rifletterà su quello
che questi autori hanno voluto dire nel corso della loro vita e della loro
carriera. In quel caso potrò dire che ho fatto bene il mio lavoro.
De Andrè diceva che la solitudine è una scelta, perché a volte non sempre si può
scegliere, a volte ci si ritrova nel senso che abbiamo dato nel nostro passaggio
in questa vita. E se non ci fermiamo mai a rimanere soli con noi stessi, si
rischia di essere presi da un vortice della vita quotidiana, frenetica. E, a
volte, invece bisognerebbe fermarsi un attimo, staccare tutto e rimanere un po’
da soli con noi stessi a riflettere su quello che siamo, da dove siamo venuti e
soprattutto dove stiamo andando.
“IL PRIMO INCONTRO CON DE ANDRÈ? MI TREMAVANO LE GAMBE”
Ricordo ancora la prima volta che ho incontrato De Andrè e avevo avuto il
coraggio di dirgli che mi aveva cambiato la vita, l’aveva migliorata. Sono
avvampata (ride, ndr). Dunque è anche grazie a lui se oggi sono quella che sono,
e se ho una maggiore attenzione nei confronti della realtà che mi circonda, ed
evito il giudizio sugli altri perché, in fondo, degli altri noi non sappiamo
nulla. Lui non
mi disse niente, ma mi abbracciò, mi tenne un po’ stretta. Mi tremavano le
gambe. Poi dopo ci siamo visti altre volte, per cui quella forma di timore o
timidezza era svanita. Ho conosciuto un uomo simpatico, tagliente, aveva un
umorismo irriverente. Abbiamo visto un Sanremo insieme a casa sua e me lo
ricordo come una serata di inenarrabili risate. Poi ci siamo rivisti tanti altre
volte, siamo andati a cena insieme. Era un uomo che aveva un’aura intorno a sé e
questo lo si vedeva anche quando entrava sul palco. L’aria cambiava, bastava la
sua presenza, poi non faceva niente, si sedeva su una sedia con la gamba
accavallata e la sua chitarra. Non era certo un uomo di spettacolo però stregava
con la sua voce, così autorevole su quelle parole pesavano, cadevano come dei
macigni.
“IVANO FOSSATI C’È UN RAPPORTO DI STIMA E FRATELLANZA”
Con Ivano Fossati, invece, è tutto diverso. Lui è venuto dopo e la mia stima è
immensa per lui. Credo che sia stato l’autore che è sentito più vicino nel corso
di questa mia lunga carriera. Con Ivano c’è un rapporto diverso di fratellanza.
Io lo sento come un fratello. Ha un grande senso dell’umorismo. Mi piacciono le
persone che sanno ridere, che non si prendono sul serio, che sanno ridere di se
stessi per primi.
L'articolo “Ho visto Sanremo a casa di De Andrè. I suoi commenti erano simpatici
e taglienti, ma che non si possono ripetere!”: Fiorella Mannoia in tour con
Anime Salve proviene da Il Fatto Quotidiano.
Comunque alla fine Coez è come Petrarca. Se non nella resa, nelle intenzioni.
Assago, 1 dicembre: “Ora vi faccio sentire una canzone che è stata giustamente
scartata a Sanremo Giovani, ma che ha avuto comunque un suo percorso. Perché
alla fine, una volta che escono, le canzoni fanno un po’ quello che vogliono e
non le controlliamo mica tanto”. La canzone è “Chiama me” e con Petrarca non
c’entra nulla. Ma quel concetto, sì: lo ha espresso in più punti del Canzoniere
e, chi ha reminiscenze scolastiche, probabilmente se lo ricorda. La cosa più
straordinaria? Al concerto milanese di Coez (che, per la cronaca, ha fatto sold
out al primo giorno e ci è vicino per il secondo) quelle reminiscenze le avranno
avute in tanti.
“Siete giovani”, ha gridato a una certa lui dal palco. “Ora andiamo dai più
vecchi”, ride. Probabilmente (anzi, sicuramente), dal palco l’età non la vedeva:
troppe luci, troppo casino. Ma le voci le sentiva e alla fine il pubblico le ha
cantate quasi tutte. Quelle più vecchie e quelle più recenti. E quindi, l’ha
capito: non c’erano solo ragazzini, che Petrarca a scuola l’hanno forse studiato
per il compito in classe del giorno dopo; ma c’erano anche tanti altri. C’erano
i trentenni in felpa e scarpe da ginnastica, figli di quegli anni ‘90 che Coez
ha celebrato con l’allestimento del suo palco (ci torneremo). C’erano i genitori
fuori dal cliché dell’adulto annoiato che accompagna il figlio e si mette in
disparte: cantavano, si alzavano, applaudivano, si risedevano.
Forse nemmeno lui se l’aspettava una partecipazione così forte. Ma le sue
canzoni (a proposito, La tua canzone è stata la prima hit che ha fatto esaltare
il palazzetto ed è stata tra le prime in scaletta) hanno imboccato una strada
trasversale che alla fine ha cavalcato bene. Ritmo, voce che non cala, occhiale
da sole tenuto quasi sempre tranne quando è sceso a salutare il pubblico del
parterre, come a voler dire che quel contatto meritasse di togliere tutti gli
schermi. Schermi che invece sul palco erano belli presenti: tanti, di dimensioni
diverse, che per forma e dimensione ricordavano le vecchie tv anni Novanta
(eccoli) col tubo catodico, posate su un palco che aveva una pavimentazione
simile al linoleum bianco e nero dei diners americani pure di epoche precedenti.
C’era tutto per essere trasversali: musica, pubblico, ambientazione. E ospiti.
Con puntualissimo ritardo, le luci si sono spente alle 21.15: Coez non è salito
subito, si è fatto riprendere dal backstage con un microfono in mano. “Stiamo
arrivando, Milano!”. Prima di cantare qualche secondo del ritornello di “La
musica non c’è”, che scalda l’atmosfera. La camera a mano ha ripreso un po’
tutti quelli che erano nel backstage, con uno spoiler: cappello di lana, barba
lunga, occhiali e boato del pubblico. “Ma chi è quello?” abbiamo candidamente
sentito chiedere da una persona più grande alla sua esaltatissima vicina di
posto, che nemmeno conosceva. “Frah Quintale! È qui c***o!”.
Lo scarto generazionale che ribalta i ruoli: il maestro che viene educato
dall’allievo. Frah è salito sul palco a metà esibizione, il tempo di due
canzoni. Poco dopo è arrivato anche Franco 126. Perché “Certi featuring sono
belli solo se li fai insieme”, ha detto Coez. E aveva ragione. Un’ora e
quarantacinque minuti pieni di concerto che ha fatto ridere, gridare, anche
piangere (di nuovo, siamo testimoni: le lacrime per “E yo mamma” del pubblico
erano reali), che ha restituito un cantante più solare e meno ombroso. Anche
quando ha finito con La musica non c’è. L’aspettavano un po’ tutti, l’ha cantata
per ultima, chiudendo il cerchio con quella prova da backstage che aveva fatto
all’inizio. Questa volta era tutto sotto controllo. Con buona pace di Petrarca.
E di Coez.
Ps. È vero, Sanremo Giovani l’ha rifiutato, ma un po’ di Festival ce l’ha messo
lo stesso. A metà concerto, è andato a cambiarsi: via la camiciona lunga bianca,
per mettere un felpone tutto colorato con un’enorme scritta dietro: Amore 98
Vaffanculo. La data è in riferimento al titolo del suo primo album. Le altre due
parole non hanno bisogno di grossa esegesi: sono la sintesi delle contraddizioni
che lui mette quasi in ogni canzone. Di quelle che piacciono un po’ a tutti.
L'articolo Siamo andati al concerto di Coez al Forum di Milano: il cantautore è
come Petrarca e vi spieghiamo perché proviene da Il Fatto Quotidiano.
Annalisa si reinventa ancora una volta. Dopo aver dimostrato con il precedente
Tutti nel vortice tour di voler alzare l’asticella dello show con una cura del
dettaglio dalla scenografia e della messa in scena, stavolta con Ma io sono
fuoco tour, che abbiamo visto al Palazzo dello Sport a Roma venerdì 21 novembre,
Annalisa fa un passo in avanti nel nome sì della sensualità, ma soprattutto
della narrazione di se stessa tra dubbi, incertezze, ma anche fuoco, passione,
determinazione. Nel suo miglior tour, a oggi, la produzione è di livello alto
con la direzione artistica affidata a Jacopo Ricci, quattordici ballerini sul
palco coordinati da Simone Baroni.
La struttura della scaletta con 27 brani incluso un medley è suddiviso in tre
sogni. Il Fuoco: “Il tempo è un fuoco che mi consuma, ma sono io quel fuoco”.
Il Fiume: “Il tempo è un fiume che mi trascina, ma sono io quel fiume”. La
Tigre: “Il tempo è una tigre che mi divora, ma sono io quella tigre”. Al centro
della scena c’è la riproduzione di un vulcano di metallo con al centro un nucleo
circolare.
Lì dal punto di vista visivo tutto si svolge nella creazione dell’energia e
degli elementi terrestri. Un design, ideato e realizzato da Denso Studio, per
offrire al pubblico un’esperienza immersiva a 360 gradi. Due piccoli nei: tra un
blocco e l’altro la scena va in stand by, al buio, con una attesa di pochi
istanti che però sembrano interminabili, forse la presenza di un paio di coristi
potrebbero “aiutare” a stemperare l’attesa. Su “Piazza San Marco”, l’outfit non
era in linea con il brano, ma più adatto al blocco successivo. Abbiamo
incontrato l’artista, alla vigilia del concerto all’Unipol Forum di Milano.
Lo show ti mostra sensuale, libera e “fisica”. È il rifletto di un nuovo
messaggio che hai voluto dare?
I temi della libertà e dell’esprimersi, nel senso di tirare fuori proprio
istinto e la propria inclinazione, mi sono sempre stati cari. Abbiamo provato
insieme ai ballerini con il coreografo Simone Baroni a raccontare questa cosa,
il concetto proprio del lasciarsi andare, travolgere, do anche e vivere il corpo
di quello che abbiamo al fianco, come fosse una continuazione di noi stessi.
Quindi l’idea del corpo di ballo con me vicino era proprio quella di ricreare un
braccio unico che prendesse tutto il palco.
Hai parlato sul palco di incognite. Ti fanno ancora paura nonostante il
successo?
Quelle ci sono sempre. Non mi vergogno a dirlo e ad ammetterlo, ci sono un sacco
di cose che lì per lì mi fanno pensare e mi lasciano, a volte, senza parole… Mi
riempiono di dubbi, mi tengono sveglia la notte. La famosa tigre che mi parla
sulla copertina del mio ultimo disco altro non è che la personificazione di
questi continui pensieri. Ma le paure sono anche idee e creatività e forse tutte
compenetrano.
Quindi non è intesa negativamente?
In realtà non vivo il dubbio come una cosa brutta, la vivo come un uno spunto
creativo. Questa è la mia storia, la mia visione, le mie idee e i miei pensieri.
Tutto quanto è legato quella che è la mia esperienza di vita. E non faccio altro
che mettere sul palco e raccontare me stessa con le mie fragilità, i miei punti
di forza e la voglia che ho di andare ad indagare.
Qual è il tuo stato d’animo attuale?
Sono in una fase della mia vita in cui voglio ascoltare i miei ritmi, le mie
idee e quello che da dire. Sento di aver iniziato un percorso che credo avrà una
strada ancora lunga. Abbiamo appena iniziato e voglio vivermela bene in tutte le
sue tappe. Ce ne saranno tante, siamo solo all’inizio al primo capitolo, alla
fine di questo percorso, cercherò di capire se prendermi una pausa. E
probabilmente anche io dopo tutto questo avrò bisogno di andare in vacanza.
Cosa accadrà nei prossimi anni?
Di certo il capitolo zero è stato la pubblicazione dell’album. Poi il capitolo
uno l’incontro nei palazzetti, succederanno altre cose e diverse, non
necessariamente legate alla dimensione live.
Si avvicina la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, il 25 novembre,
qual è lo stato attuale dei fatti in Italia?
Non c’è dubbio che bisognerebbe parlare ancora di più della violenza all’interno
dei rapporti di coppia, la violenza sulle donne è un tema che mi sta a cuore. Lo
dico da sempre che la violenza e l’abuso non sono solo quelli fisici. Ci sono
tante sfumature, anche difficili da riconoscere, come ad esempio il controllo
economico oppure quello delle amicizie. E quindi, quello che mi sento di dire –
e lo faccio sempre in realtà – è chiedersi continuamente, se il luogo in cui ti
trovi le persone che hai intorno ti fanno stare bene, ti amplificano o ti
riducono in un piccolo recinto? Se stai vivendo la seconda situazione allora è
tutto sbagliato.
Partito da Jesolo con una doppia data sold out il 15 novembre, dopo Padova, il
tour è arrivato a Roma il 21 novembre (sold out) dove replica anche il 22
novembre poi a Firenze, e ora due date tutte esaurite a Milano e così fino al
13 dicembre quando termina a Torino con un’altra data sold out da tempo.
L'articolo “Sono inquieta, piena di dubbi che non mi lasciano dormire. Il
futuro? C’è ancora molto da fare e non solo la musica”: Annalisa incendiaria nel
suo miglior tour proviene da Il Fatto Quotidiano.
Attimi di spavento ieri, mercoledì 26 novembre, al concerto di Anna all’Unipol
Arena di Casalecchio di Reno, a Bologna. Anna ad un tratto ha dovuto fermare lo
show perché qualcuno in platea aveva spruzzato spray al peperoncino. Numerose
persone presenti hanno tentato di allontanarsi rapidamente dopo aver inalato o
toccato la sostanza urticante, creando una situazione di confusione
generalizzata che, fortunatamente, non ha provocato gravi conseguenze. Alcuni
individui hanno manifestato leggeri malesseri o sintomi di intossicazione,
mentre altri sono stati trasportati all’esterno su barelle e hanno ricevuto
assistenza medica immediata sul posto. Poi il concerto è ripreso. C’è chi ha
puntato il dito, sul Web, contro le misure di sicurezza alle porte del
palazzetto.
(Video TikTok @_chantiiibassiii_)
L'articolo Spray al peperoncino al concerto di Anna: l’artista ferma lo show.
Malori tra il pubblico – IL VIDEO proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Se anni fa mi avessero dato dei soldi li avrei puntati su di te”, ha detto
Lazza, rivolgendosi ad Anna Pepe, dopo aver cantato assieme “BBE”.
Un’investitura, una delle tante ricevute, arrivata da uno dei numeri uno della
scena nei confronti della giovane rapper spezzina che ieri sera, 22 novembre, si
è esibita per la prima volta all’Unipol Forum di Milano (sold out, così come per
le altre due date di oggi, 23 novembre, e di domani, 24 novembre).
Al concerto dell’artista classe 2003 c’era un pubblico abbastanza trasversale
ma, comunque, di (netta) maggioranza femminile. Tra i presenti anche molti
genitori che hanno accompagnato i propri figli, perlopiù minorenni, al concerto
della “Baddie”, ovvero “una ragazza che è sicura di sé, che non ha paura del
giudizio degli altri e che fa quello che vuole”, come aveva spiegato Anna a
Radio m2o. Termine gergale anglofono di cui la rapper si è appropriata e che,
col tempo, è diventato un vero proprio mantra e carattere distintivo.
LE IMPERFEZIONI CHE LA RENDONO UMANA E VICINA
I fan di Anna, sia femmine che maschi, sono delle (o dei) “Baddies”. Viceversa,
il pubblico la identifica come, potremmo definirla, “La baddie” per eccellenza.
Sul palco del Forum è stato riprodotto un enorme lettore CD portatile, dove
scorrevano dei visual che evocavano l’estetica della fine degli Anni 90 e
l’inizio dei primi 2000. Anna, oltre a tre cambi outfit, è stata accompagnata da
un corpo di ballo composto da sei ragazze e quattro ragazzi. Lo show si è aperto
(e concluso) con “TT Le Girlz” (feat. Niky Savage). Dopo la terza traccia,
“Soldi arrotolati”, un’emozionata Anna ha ammesso di non essersi ricordata
“nemmeno qual è prossimo pezzo”. E sono proprio queste “imperfezioni”, anche
palesate, a renderla “umana”, vicina, a farla percepire come “una di loro”, agli
occhi dei propri fan, con i quali adotta un linguaggio quasi materno (“Vi amo
bimbi miei”).
UNA DISCOTECA POMERIDIANA PER I PIÙ GIOVANI
Le prime note di ogni inizio brano venivano accompagnate da assordanti urla da
parte dei presenti. Tutte canzoni nazionalpopolari per la Generazione Z. Per
buona parte dello show, tra l’euforia dei fan e gli elevati bassi emessi dagli
stereo, sembrava di stare in una discoteca pomeridiana. Il repertorio
discografico della giovane Anna è pieno di pezzoni da club ed hit (anche
estive). Non manca, tuttavia, il racconto di sé. Una narrazione diretta che
funziona, perché descrive le contrastanti emozioni provate dall’artista e che,
spesso, conciliano con quelle dei ragazzi della sua stessa generazione. “Il mio
umore va su, poi giù, poi, poi su, poi giù, giù. Una tipa come me. Va su, poi
giù, poi, poi su, poi giù, giù, giù. Che non sa come uscirne. Resta qua pure
quando il mio umore va down, down, down. Faccio su, poi giù, poi la mia testa è
in burnout”, canta Anna in “Una Tipa Come Me”.
“NON HO TEMPO PER IL GOSSIP” E ARRIVA IL (PRESUNTO) EX ARTIE 5IVE
Il momento più intimo del live, dove Anna si è anche commossa, è stato il trio
di canzoni, “Diversità”, “Un Momento” (feat. Astro) e “3 di Cuori”, interpretate
in versione solo piano. La rapper spezzina, come canta in “Bikini”, non ha
“tempo per i gossip”. E lo ha dimostrato anche quando è salito sul palco il suo
(presunto) ex fidanzato e collega, Artie 5ive, per cantare “Anelli & Collane” e
“I Love It”. Esibizione affrontata con maturità da parte di entrambi e che
potrebbe fungere da piccolo insegnamento per i più piccoli. Prima di concludere
lo show, durato un’ora e trenta minuti, con il bis di “TT Le Girlz”, Anna ha
spoilerato anche un brano (che ha come campionamento “Boom Boom Pow” dei Black
Eyed Peas) prossimo all’uscita.
LE CRITICHE E POI IL SUCCESSO CON”BANDO”
La rapper spezzina, da oltre 2 milioni e 500 mila followers su Instagram e oltre
3.2 milioni su TikTok, è cresciuta tra i vinili del padre DJ e una passione
coltivata fin da piccola per la cultura urban americana. Il suo singolo di
debutto “Bando” (“Ci beccavamo nel bando, sopra il Booster. Anna fattura e no,
non parlo di buste”) dopo esser stato da molti aspramente criticato rappresenta,
ancora oggi, uno dei successi più riconosciuti dell’artista. E di storie simili
ce ne sono parecchie. Il rapper Shiva aveva pubblicato una propria versione di
“Blue (Da Ba Dee)” degli Eiffel 65 che aveva riscontrato, per usare un
eufemismo, dei tiepidi riscontri da parte del pubblico. Un altro è Guè con “Il
Ragazzo D’Oro”. Tutti esempi di brani fortemente criticati o inizialmente
incompresi che hanno però catapultato gli artisti in questione nel mainstream.
E, col tempo, queste canzoni, “si sono prese la loro parte”, rimanendo impresse
nella testa degli ascoltatori.
Premi, riconoscimenti e record su record. Anna, nonostante la giovanissima età,
ha un (ampio) pubblico molto solido e “fidelizzato”, che conosce a memoria tutte
le canzoni e che si veste, trucca ed acconcia come la rapper ligure. L’artista è
stata la prima, importante, apripista per la scena (t)rap femminile. Tra
pantaloni e sticker di Hello Kitty, abbiamo visto qualche santino con la faccia
di Anna Pepe. Non ci resta che sperare che vegli su di noi e su tutte le baddies
LA SCALETTA DI MILANO DEL 22 NOVEMBRE
TT LE GIRLZ
BIKINI
SOLDI ARROTOLATI
ENERGY
GASOLINA
ABC
I GOT IT
CIAO BELLA
BE
MA JOLIE
SHAWTY
VODKA
CODEINE
ADVICE
WHY YOU MAD
VETRI NERI
DRIPPIN’
DIVERSITA’
UN MOMENTO feat ASTRO
3 DI CUORI
TONIGHT
VIENI DALLA BADDIE
FASHION
PETIT FOU FOU
MULAN
EVERYDAY
ANELLI & COLLANE feat ARTIE 5ive
I LOVE IT feat ARTIE 5ive
AMORE DA PIAZZA
UNA TIPA COME ME
COOCKIES’N’CREAM
BANDO
BBE feat LAZZA
SPOILER NUOVO BRANO
30 GRADI
HELLO KITTY
DESOLEE
— BIS —
TT LE GIRLZ (versione intera) feat NIKY SAVAGE
L'articolo Siamo entrati nell’universo rosa e glitterato di Anna Pepe al Forum
di Milano: l’esercito scatenato di “baddies”, i santini e gli sticker di Hello
Kitty proviene da Il Fatto Quotidiano.
In bilico tra sogno e realtà con il comune denominatore che è la nostalgia, che
poi è il titolo del suo ultimo tour. Noemi ieri sera, 17 novembre, era sì molto
emozionata per suonare nella “sua” città, Firenze al Teatro Cartiere Carrara, ma
anche in gran forma e ha regalato uno spettacolo suddiviso in varie sezioni
tematiche e con un sound tutto diverso l’uno dall’altro per due ore secche di
musica senza troppi fronzoli.
“Il lavoro musicale che ho fatto è stato bello, intenso, ho fatto una bella
ricerca. – ha detto l’artista poco dopo lo show sold out – Ho scelto anche delle
canzoni da inserire nella scaletta, in una maniera che non fosse ne troppo
seria, né troppo dance. Vabbè, ma nel mio caso non c’è pericolo che sia troppo
dance (ride, ndr). Più che altro la parte scenografica mi è piaciuta un sacco
grazie al supporto di Ace Bowerman, che ha lavorato con artisti come Dua Lipa,
Blackpink, Ed Sheeran e Bebe Rexha. Ha curato il concept visivo, drammaturgia
scenica e costruzione del set e, secondo me, si è fatta anche tradurre i miei
pezzi perché ogni canzone, ogni luce, ogni programmazione scenica rifletteva
esattamente gli stadi d’animo dei miei pezzi sempre in bilico tra sogno, musical
e nostalgia.
E ancora: “Non è un caso che la scaletta sia a piccoli blocchi perché volevo che
piano piano i pezzi si snodassero in maniera inaspettata e interessante.
Dall’inizio tutto dedicato all’ultimo Festival di Sanremo ‘Se ti innamori muori’
alla versione acustica di alcuni pezzi tra cui ‘Generale’ di Francesco De
Gregori, non tralasciando la parte blues e il mio grande amore, colei che tutto
ha fatto iniziare in me l’amore per tutto questo, ‘Piece of My Heart’ di Janis
Joplin”.
Sono molto contenta dei musicisti che suonano con me sul palco (Matteo Di
Francesco – batteria, Gabriele Greco – basso, Luciano Zanoni – tastiere, Marco
Rosafio – chitarra, Davide Gobello – chitarra e Simona Farris – cori). Alcuni
sono diversi da quelli di questa estate, ma non perché fossero meno ma perché ci
voleva una attenzione diversa e sono contenta che questa cosa sia successa. Ci
sono le miei canzoni magari arrangiate, riarrangiate, ripensate e dirette a
un’orchestra. Non ci sono insomma i ballerini che spesso vediamo oggi, che sono
bellissimi e mi piacciono tantissimo, però se dovessi scegliere il tour della
mia vita sarebbe con un’orchestra.
Come mai la scelta di inserire ‘Generale’ per il tuo messaggio di pace?
In questo tour dove si parla di nostalgia, io veramente ho grande nostalgia di
quella sensazione di sicurezza che vivevamo noi adolescenti rispetto alla
continua escalation di guerra degli ultimi anni, penso all’Ucraina ma anche a
Israele e la Palestina. Mi dispiace pensare che i ragazzi oggi vivano un momento
in cui non è garantita la pace e che non si dia più per scontata…
C’è un senso di insicurezza generale?
Sicuramente, anche nelle strade per le città. Le cronache milanesi raccontano di
una città super pericolosa, ad esempio. Oggi viviamo in una realtà dove
l’algoritmo ci fa vivere in una realtà che ti fa venire il dubbio se sia quella
vera… Di ‘Generale’ mi piace il fatto che raccontasse di un mondo di pace, che
fosse una canzone non banale e che fosse un testo che veramente raccontasse la
guerra e il perché non la vogliamo. Mi fa molto piacere l’applauso prolungato
che ho sentito in sala.
In che senso parli di una pace sicura quando parli dei tempi della tua
adolescenza?
C’era un assetto geopolitico europeo molto più solido, questa cosa si avvertiva.
Oggi l’Europa mi sembra molto fragile, vulnerabile, e lo vediamo anche dai
conflitti tra i vari Paesi con le loro diverse veduto sui temi importanti tra
Francia, Germania e anche la stessa Italia.
Com’è nata “Bianca” con Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari?
Nasce da un pezzo precedente a cui abbiamo lavorato assieme che si chiama ‘Non
sono io’ e che abbiamo inserito in scaletta. Mi piace lavorare con lui perché
riesce a tirare nuove colori dalla mia voce, anche con dei fraseggi che non sono
proprio miei, però senza perdere di coerenza. E poi mi piace il racconto. Ci
hanno sempre detto che l’amore è per sempre, ma poi, alla fine, questo per
sempre non è che riusciamo a portarlo a termine, anche perché raccontiamo un
sacco di bugie anche noi stessi.
Sei testimonial di “Una Nessuna Centomila” contro la violenza sulle donne. Che
ne pensi del disegno di legge dell’introduzione alle medie dell’educazione
scolastica?
Penso sia meraviglioso. L’educazione sessuale e affettiva credo sia fondamentale
per far capire ai giovani come approcciarsi con l’altro sesso. In un momento poi
delicato della loro vita, fatta di scoperte. Forse è stato fatto anche troppo
tardi. Ripensando a me quando ero piccola mi sarebbe piaciuto fare educazione
sessuale, al netto del fatto che ho sempre avuto con i miei un rapporto molto
aperto, molto libero. I miei erano dei fricchettoni terribili (rude, ndr).
Ma c’è anche chi in famiglia non ha il coraggio di parlarne…
Ed è qui che entra in gioco la scuola, magari con un professore o una
professoressa con hai un feeling viene più facile parlarne.
Dopo Firenze, la tournée proseguirà il 19 novembre a Torino (sold out), il 21
novembre a Milano (sold out), il 26 novembre a Padova, il 28 novembre a Brescia,
il 1° dicembre ad Assisi (sold out), il 3 dicembre a Catania, il 4 dicembre a
Palermo (sold out), il 9 dicembre a Napoli, il 10 dicembre a Salerno, l’11
dicembre a Bari e il 15 dicembre a Bologna, per poi culminare il 20 dicembre al
Palazzo dello Sport di Roma, la sua prima volta su uno dei palchi più importanti
della Capitale. Il concerto-evento vedrà Noemi condividere il palco con diversi
ospiti d’eccezione già annunciati, tra cui Gigi D’Alessio, Francesco Gabbani,
Fabrizio Moro, Tiromancino e Carl Brave, insieme ad altri nomi che verranno
svelati prossimamente.
L'articolo “Ci sono le guerre, non c’è sicurezza nelle città, i giovani non
hanno la pace. Porto la nostalgia a teatro e ai ballerini sul palco preferisco
l’orchestra”: così Noemi proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Grazie Bologna, è stato un piacere”, ha detto Thom Yorke dei Radiohead, poco
prima del gran finale con “Karma Police”, brano cantato a squarciagola dal
pubblico che per tutte e 4 le date italiane (venerdì 14 e sabato 15 novembre,
lunedì 17 e martedì 18 novembre) ha fatto registrare tutto esaurito all’Unipol
Forum di Bologna. FqMagazine vi ha già raccontato il grande evento con la
recensione di Andrea Scanzi, focalizzata in dieci punti per spiegare al meglio
la dimensione artistica della band ad oggi. Qui la cronaca minuto per minuto di
quello che è accaduto il 14 novembre e qualche curiosità che forse non sapevate
ancora.
La band di Oxford è tornata insieme su un palco dopo sette anni dall’ultima
apparizione. Il tour, prima di far tappa a Bologna, è iniziato con quattro show
a Madrid. Il concerto si è aperto con “Planet Telex” suonata su un rotondo palco
posizionato al centro del palazzetto, che ha permesso a tutti di godere di uno
show pensato a 360 gradi. Da “2+2=5” in poi, il muro di led che “isolava” Yorke
e la band si è sollevato, consentendo un contatto visivo diretto col pubblico.
“Sit Down. Stand Up” è stata arricchita da una struggente interpretazione, dal
piano, di Thom Yorke che, unito agli effetti sui led, ha creato una sensazione
di dissolvenza che però, sul finale del brano, ha vissuto la fase “Stand Up”,
con balli e salti da parte di uno scatenato Yorke. Nelle due ore di concerto,
iniziato alle 20:30, è come se si fosse rivissuta l’inquietudine cantata dai
Radiohead sulla modernità e il modo in cui la tecnologia si sta(va) facendo
sempre più largo, soprattutto tra la fine dei ’90 e l’inizio dei duemila. La
quinta traccia suonata è stata “Lucky”, presente in “Ok Computer”, e catapulta
in scenari distopici e allarmanti. In “Ful Stop” Yorke ha preso una pianola e,
suonandola, ha iniziato a muoversi energicamente, spostandosi in ogni
angolazione. Ed è rincuorante vedere artisti che sul palco non si risparmiano,
facendosi trasportare senza aver “timore” di finire in delle clip meme su
TikTok. Certo, è sicuramente un discorso generazionale e, non a caso, erano
pochi i telefoni accesi per delle riprese durante il live.
Con “Videotape” e “Weird Fishes / Arpeggi”, c’è stato un momento “down” ed uno
“up”, con il secondo che si è concluso con un piccolo pogo e con un “battimani”
richiesto da Yorke. La “fase” era di totale immersione nella “selva oscura”
della tecnologia, cioè di un mondo elettronico e digitale che è stato scoperto,
nei testi e nelle composizioni, per sondarne sia le potenzialità che i limiti. I
visual, in “Idioteque”, hanno ritratto Yorke e la band sotto forma di pixel.
Canzone che ha rappresentato, nel live e nella discografia (“Kid A”, 2000), il
momento di maggiore sperimentazione per i Radiohead. Con “A Wolf At the Door”,
il rapporto della band britannica con la tecnologia viene regolato. Da
percepirla come alienante nei primi dischi, col trascorrere dei progetti, i
Radiohead finiranno anche per sperimentarla, salvo poi accettarla tiepidamente.
Album come “Hail To the Thief”, “In Rainbows”, e “A Moon Shaped Pool” hanno
fatto riscoprire l’essere umano come fulcro attorno al quale ricostruire la
trama nelle canzoni. L’uomo al centro e la macchina a margine. “Karma Police” è
stata l’ultima canzone della serata, intonata a squarciagola dal pubblico.
“Karma police, arrest this man; He talks in maths; He buzzes like a fridge; He’s
like a detuned radio” (“Polizia del karma, arrestate quest’uomo; Si esprime con
formule matematiche; Ronza come un frigorifero; È come una radio sintonizzata”),
recita parte del testo.
Finita “Karma Police”, Yorke ha mostrato, fieramente, la sua chitarra elettrica
al pubblico. La band è scesa dal palco per raccogliere una meritata standing
ovation per uno show da zero chiacchiere, nessun cambio abiti ma fatto di tanta,
tanta musica. Ci sono stati accenni politici da parte dei Radiohead nei
confronti di Gaza, dopo le polemiche scatenate nei giorni scorsi su un presunto
appoggio israeliano, salvo poi essere smentito? La band non ha risposto a parole
ma ha fatto scorrere, a fine concerto, il testo della Dichiarazione universale
dei diritti umani.
L’acustica dell’Unipol Arena di Bologna, specialmente ad inizio concerto, non è
stata delle migliori. La scaletta era identica a quella della terza data di
Madrid. In molti nella prima data si aspettavano “Creep” ma, con i Radiohead,
per citare la loro discografia, abbiamo imparato che “2+2” può fare cinque.
Niente è scontato.
(photo credit : Alex Lake INSTA @twoshortdays)
L'articolo Radiohead, il grande evento italiano raccontato minuto per minuto:
Bologna, Thom Yorke scatenato senza paura di diventare meme su TikTok, i fan e
la scaletta proviene da Il Fatto Quotidiano.