
I Cdr del Fatto sostengono lo sciopero dei giornalisti per il rinnovo del contratto
Il Fatto Quotidiano - Thursday, November 27, 2025Care lettrici, cari lettori
Il contratto nazionale dei giornalisti non viene rinnovato dal 2016, mentre i minimi retributivi sono fermi dal 2012 e i salari reali sono scesi del 20 per cento. In questi anni il settore ha attraversato una crisi epocale e la strategia degli editori della Fieg è sempre stata quella di far pagare allo Stato e ai lavoratori, soprattutto i più giovani, il conto degli errori commessi. Per questo i comitati di redazione del Fatto quotidiano e de Ilfattoquotidiano.it sostengono lo sciopero proclamato per venerdì dalla Federazione nazionale della stampa, il nostro sindacato unitario. Se sabato 29 novembre non ci troverete in edicola (e in Pdf) e il sito non verrà aggiornato nella giornata di venerdì 28 sarà per la protesta dei suoi cronisti.
Dopo anni di tagli che hanno falcidiato le redazioni mentre il lavoro povero dilagava con stipendi al limite della sussistenza, finalmente la Fnsi, dopo passate gestioni fallimentari, sente sua la responsabilità di difendere i giornalisti chiamandoli alla protesta. La linea della Fieg, che per tutta risposta chiede ulteriori tagli al costo del lavoro presente e futuro, condannando i cronisti a stipendi (e pensioni) da fame, porterà solo a ulteriore sfruttamento. Non ci può essere informazione libera con giornalisti sottopagati e quindi ricattabili.
I Comitati di redazione del Fatto Quotidiano e de Ilfattoquotidiano.it
IL COMUNICATO DELLA FNSI
Scioperiamo perché il nostro contratto di lavoro è scaduto da 10 anni e soprattutto perché riteniamo che il giornalismo, presidio fondamentale per la vita democratica del Paese, non abbia avuto la necessaria attenzione da parte degli editori della Fieg: molti tagli e pochi investimenti, nonostante le milionarie sovvenzioni pubbliche. In oltre 10 anni la riduzione degli organici delle redazioni e la riduzione delle retribuzioni dei giornalisti attraverso stati di crisi, licenziamenti, prepensionamenti e il blocco del contratto hanno avuto fortissime ripercussioni sul pluralismo e sul diritto dei cittadini ad essere informati. In questi 10 anni i giornalisti dipendenti sono diminuiti, ma è aumentato a dismisura lo sfruttamento di collaboratori e precari: pagati pochi euro a notizia, senza alcun diritto e senza futuro.
In questi 10 anni il potere di acquisto degli stipendi dei giornalisti è stato eroso dall’inflazione, quasi del 20% secondo Istat: per questo chiediamo un aumento che sia in linea con quelli degli altri contratti collettivi. Gli editori hanno proposto un aumento irrisorio e chiesto di tagliare ulteriormente il salario dei neo assunti, aggravando così in modo irricevibile la divisione generazionale nelle redazioni. Non ne facciamo una battaglia corporativa. Pensiamo che un’informazione davvero libera e plurale, che sia controllo democratico, abbia bisogno di giornalisti autorevoli e indipendenti, che non siano economicamente ricattabili.
Chiediamo un contratto nuovo, che tuteli i diritti e che guardi all’informazione con le nuove professioni digitali, regolando l’uso dell’Intelligenza Artificiale e ottenendo l’equo compenso per i contenuti ceduti al web. Vogliamo spingere gli editori a guardare al futuro senza continuare a tagliare il presente. Se davvero la Fieg tiene all’informazione professionale deve investire sulla tecnologia e sui giovani che non possono diventare manovalanza intellettuale a basso costo. Lo deve a noi giornalisti, ma soprattutto lo deve ai cittadini tutelati dall’articolo 21 della Costituzione.
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