Il Rapporto Svimez rivela il paradosso italiano: 27,3% di case sfitte e solo 2,6% di edilizia popolare

Il Fatto Quotidiano - Thursday, November 27, 2025

Il Rapporto Svimez ha un capitolo, il 18, dedicato alle politiche abitative e parte da una considerazione: gli affitti sono aumentati costantemente negli ultimi quindici anni nell’Ue. La dinamica dell’aumento dei prezzi delle case è stata segnata da una dinamica crescente soprattutto tra il 2015 e la fine del 2022, stabilizzandosi solo per un breve periodo per poi tornare ancora a crescere dal 2024.

Così mentre nell’Ue-27, i prezzi delle case sono cresciuti del 57,9% contro il 27,8% degli affitti, In Italia gli affitti sono aumentati di circa il 17%, mentre i prezzi delle case hanno subito un calo di circa il 4%. Se confrontiamo i dati del mercato abitativo italiano rispetto a due importanti economie europee, Francia e Germania, l’Italia si distingue da queste per una quota più elevata di abitazioni di proprietà, il 55,4% secondo Svimez e per la quota più bassa di alloggi in locazione solo il 13,1%.

Se andiamo a vedere i dati forniti da Svimez, relativi alla quota di abitazioni non occupate, questa in Italia è del 27,3%, oltre tre volte quella francese che ha uno sfitto al 7,8% e sei volte quella tedesca che ha un parco alloggi sfitto del 4,4%.

Su gli alloggi sfitti va fatta una ulteriore considerazione. In Italia è diffusa la narrazione che i proprietari non affittano per via di sfratti troppo lenti nelle esecuzioni, e perché a fronte di necessità non hanno la disponibilità dell’alloggio in tempi certi.

Segnalo sommessamente due dati. Il primo è che su 40.000 sentenze di sfratto nel 2024 solo poco più di 2200 sono per necessità del locatore. Di queste 2200 circa 1800 sono concentrate più o meno equamente nel Comune di Palermo e nei comuni della Provincia di Roma. Il secondo dato è che in Francia dal 1954 gli sfratti sono sospesi da ottobre a marzo per il freddo eppure le case sfitte sono solo il 7,8% appunto un quarto di quelle italiane.

E’ il segnale di un mercato immobiliare italiano non solo inefficiente e inefficace, ma, anche percorso da squilibri territoriali. Con politiche abitative attuate nel nostro Paese segnate da una cementificazione del suolo avvenuta senza tenere in alcun conto di nessuno degli indicatori del fabbisogno che ora ci consegna un vasto patrimonio edilizio inutilizzato, localizzato indifferentemente sia in aree a bassa domanda o in piccoli comuni, sia nelle più grandi aree urbane. Un mercato immobiliare che crea ulteriori disuguaglianze invece di contribuire al loro superamento

Un ulteriore dato appare significativo quello riguardante la presenza delle case popolari di edilizia residenziale pubblica. I dati che fornisce Svimez rendono eloquente e chiaro come sia impossibile oggi in Italia affrontare la precarietà abitativa. Per esempio afferma Svimez considerando solo le città metropolitane in tutto sono 334.559 le case popolari nelle 14 aree metropolitane, queste rappresentano il 2,8% dello stock abitativo. A Bari sono 11.823 le case popolari, l’1,8%, a Firenze 13.032, il 2,5%, a Reggio Calabria 4.742, l’1,3%. Non va meglio nelle aree più grandi a Roma le case popolari sono 74.889 pari al 3,3%, a Milano 59.363 il 3,4%, a Torino 46382, il 3,4% a Napoli 41.610 il 3%.

Differenze si notano rispetto a Francia e Germania sullo stock in affitto. In Francia l’edilizia sociale rappresenta il 12% dello stock abitativo e il 35% circa degli affitti. In Svezia l’edilizia residenziale pubblica è il 24% sul totale; in Olanda il 29%. In Italia ora siamo arrivati al 2,6% di case popolari sul totale delle abitazioni.

Questi dati confermano come da una parte i Paesi europei pur avendo un parco alloggi sociale di molto superiore al nostro e una presenza di sfitto molto più bassa sono a richiedere un Piano casa europeo che aumenti la dotazione di alloggi sociali. In Italia pur annunciando spesso un fantomatico piano casa, in realtà si reiterano politiche abitative fondate sì, sulla rigenerazione urbana, ma affidata a privati per nuove speculazioni di finto social housing. Riuscirà l’Europa a dettare all’Italia una profonda revisione delle sue politiche abitative e a rispondere al fabbisogno reale fondato su milioni di famiglie in precarietà abitativa?

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