
La rivincita delle streghe: così la storia di immagini, simboli e pregiudizi ridà voce e dignità alle “eretiche del sapere”
Il Fatto Quotidiano - Sunday, November 30, 2025Prima di essere temute, erano adorate. Prima dei roghi, erano fiaccole accese nei templi del mondo. Circe che trasforma, Medea che conosce, Ecate che guida nell’oscurità: i loro sussurri provenivano dalle caverne, dai pozzi sacri, giungevano in sogno per guidare le sorti di uomini, battaglie e interi popoli. Era il tempo in cui la Pizia di Delfi, le Sibille greco-romane, la Velleda germanica, la Völva norrena custodivano verità che agli uomini sempre saranno precluse. Con l’avvento della cristianità e delle istituzioni moderne, l’angelo stilnovista e la sposa biblica dei Cantici degradarono nella strega demoniaca: su di lei ricaddero le ansie collettive di una società repressa e instabile, ossessionata dal corpo, flagellata da epidemie, crisi economiche, guerre. E fu così che dal 1430 iniziò la “caccia alle streghe”.
Dopo le tappe di Monza e Bologna, Stregherie. Iconografia, riti e simboli delle eretiche del sapere apre a Padova in veste completamente rinnovata e immersiva. Lo storico dell’arte e criminologo Andrea Pellegrino firma la nuova edizione del progetto che indaga le forme mutevoli della stregoneria popolare tra le pieghe dei secoli, nei suoi immaginari, nelle pratiche e nelle repressioni. Attraverso le immagini che hanno modellato – e distorto – la figura della strega, lo spettatore è invitato ad attraversare le ombre per liberarsi dai pregiudizi e dai luoghi comuni. Attingendo a piene mani dall’antropologia, dalla storia dell’arte e da quella sociale, il curatore prende le distanze dalle caricature fiabesche e dalle ossessioni inquisitorie per restituire complessità storica e simbolica a una figura demonizzata troppo a lungo. La mostra Stregherie si attraversa come un incantesimo: le nove sezioni sono le soglie da varcare per “rinascere” con una nuova consapevolezza critica, quella della conoscenza, dell’arte e della cultura, triade più potente di qualsiasi magia. Le opere, le litografie, gli oggetti magico-rituali, i libri di medicina popolare, testimoniano il bisogno ancestrale che l’uomo ha di attribuire senso all’incertezza, di dialogare con l’invisibile, di trovare negli elementi naturali gli alleati contro l’imprevedibilità dell’esistenza.
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Robert Shipster, Le streghe di Endor – 1797, collezione Invernizzi
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John William Waterhouse, Il cerchio magico – XIX sec., collezione Invernizzi
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Joseph Apoux, Le streghe – c.a. 1888, collezione Invernizzi
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Joseph Apoux, Intimità - c.a. 1888, Collezione Invernizzi
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Albrecht Durer, La magia – 1484, tiratura XIX sec., collezione Invernizzi
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C. Neureuther, Hänsel und Grethel - 1876, collezione Invernizzi
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Anonimo, 3 sculture demone esoterico legno e ferro – XVII/XVIII sec., collezione Pezzini
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Dipinto olio su tela scena mostruosa con stregone, diavolo topi serpenti e mostri – 1928, collezione Pezzini
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Anonimo, Mano per insegnare l’arte della chiromanzia – fine ‘800, collezione Pezzini
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Francisco José de Goya y Lucientes, Devota Professione - 1881-1886, collezione Invernizzi
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Léon Auguste Salles, (La strega) - seconda metà XIX sec., collezione Invernizzi
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Lumb Stocks, Streghe e stregoni danzanti – seconda metà XIX sec., collezione Invernizzi
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George-Achille Fould, Madame Satan, 1909, Collezione Luca Locati Luciani
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Léopold Desbrosses, Hille Bobbe, 1876, collezione Invernizzi
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Paul Sulpice Guillaume Gavarni, Il filtro, 1839, collezione Invernizzi
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Elisa Seitzinger, Superego, arazzo
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Gran Etteilla, Jean Baptiste Alliette, ‘800
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Nicolò Mulè, 20 Tavole della strega Gualina Stabiosa (Upui), percorso della madre eccelsa in caratteri tebani, Museo della Stregoneria Moderna
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Nicolò Mulè, 20 Tavole della strega Gualina Stabiosa (Upui), percorso della madre eccelsa in caratteri tebani, Museo della Stregoneria Moderna
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Jean Veber, Streghe moderne, circa 1910, collezione Invernizzi
Le hanno inseguite e oltraggiate perché conoscevano le radici che curano e quelle che uccidono; il momento esatto in cui tagliare la mandragora, le fasi della luna, i mormorii delle foglie. Vedevano magia oscura dove c’era conoscenza che non condividevano perché non era scritta nelle loro Bibbie. Ed è per questo che le hanno bruciate: le hanno trascinate a processo come lussuriose, torturate come perverse, costrette a confessare il falso come incantatrici. Ma erano donne libere, sole per scelta o per disperazione, senza vergogna né marito. Come Lilith che non si inginocchia ad Adamo e abbandona l’Eden, come Salomè che danza per se stessa. Gli atti dei processi per stregoneria sono firmati con l’inchiostro nero della paura: non la paura delle accusate, quella degli accusatori. La strega a rovescio sul caprone di Dürer è muscolosa, nuda e libera mentre sfascia l’ideale rinascimentale di bellezza e sovverte l’ordine naturale e morale del mondo. Le streghe di Goya sono vecchie megere, sdentate e deformi, caricature che incarnano l’ignoranza della superstizione e l’abuso di potere della società spagnola in preda al fanatismo. Questo era il duplice volto del timore maschile nei confronti della donna: l’inutilità sociale della vecchiaia e la potenza seduttiva della giovinezza.
La razionalità illuminata spense i roghi a fine Settecento ma la strega non scomparve, cambiò volto. Nel pieno del Positivismo scientifico, con il diffondersi dello spiritismo e delle pratiche medianiche in Europa e in America, tornò come la medium, la cartomante, la lettrice di sogni. I salotti si popolarono di affascinanti Sibille moderne, consigliere di famiglie aristocratiche e borghesi, capaci di svelare destini e segreti, di parlare con i morti, canalizzare energie, sfidare i confini tra il visibile e l’invisibile. Il corpo femminile era il tramite di fenomeni straordinari come levitazioni, scrittura automatica, apparizioni di ectoplasmi, suoni misteriosi, che un tempo sarebbero stati letti come segni di possessione diabolica, mentre nell’Ottocento vengono studiati come fenomeni scientifici. Il cerchio si chiude con il passaggio al secolo breve quando la donna è ormai consapevole di sé e del proprio potere – un sapere inscritto nella carne, nei cicli, nei desideri, non più corpo da redimere ma corpo che resiste contro la violenza patriarcale. Non sono riusciti a spegnerle e oggi sono ovunque, nelle piazze, nei libri, nei film, nei sogni delle bambine che non vogliono essere principesse. L’archetipo stregonesco in Salvador Dalí è proiezione dell’inconscio collettivo, e la strega incarna il potere del desiderio e l’irrazionale che abita la modernità.
Ha abitato le soglie tra scienza e magia, oppressione e libertà, corpo e trascendenza. Specchio di paure e speranze, tessitrice di tabù, custode dei conflitti di genere e delle utopie della società, la strega si muove tra i secoli come un’ombra inquietante ma familiare. Dedicarle una mostra oggi è un atto di memoria ma soprattutto di immaginazione: un invito a inoltrarsi nel passato per scorgere le ombre – e le luci – del nostro presente.
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Info
Stregherie | Iconografia, riti e simboli delle eretiche del sapere
Dove | “Cattedrale” Ex Macello
Quando | Fino al primo febbraio 2026
Orari | Merc-dom 10:30-19:30. Aperture straordinarie: 8 dicembre (stesso orario): dal 26 dicembre all’ 11 gennaio aperto tutti i giorni
Biglietti | Intero 16 euro, ridotto 14, bambini 6 euro
Contatti | email info@vertigosyndrome.it
Web | stregherie.it
Social | Fb @Stregherie.mostra – Ig @stregherie_mostra
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