Diede fuoco a vicino, ergastolo anche in appello per Davide Iannelli: confermata l’aggravante della crudeltà

Il Fatto Quotidiano - Monday, December 1, 2025

La Corte d’assise d’appello di Sassari ha confermato la condanna all’ergastolo per Davide Iannelli, 55 anni, riconosciuto colpevole dell’omicidio del suo vicino di casa, Tony Cozzolino (nella foto), avvenuto tre anni fa a Olbia. Anche in secondo grado i giudici, presieduti da Salvatore Marinaro, hanno ritenuto sussistente l’aggravante della crudeltà, rigettando integralmente le richieste della difesa.

I legali di Iannelli, Abele e Cristina Cherchi, avevano tentato di ottenere una riduzione della pena sostenendo la tesi della legittima difesa e chiedendo la riqualificazione del fatto da omicidio volontario a preterintenzionale. Una linea che mirava anche all’esclusione dell’aggravante contestata. “Aspettiamo i 90 giorni per il deposito degli atti, ma certamente faremo ricorso in Cassazione”, ha dichiarato all’Ansa l’avvocata Cristina Cherchi. “A nostro avviso l’aggravante della crudeltà non sussiste. Il nostro assistito ha reso dichiarazioni spontanee, ribadendo di non aver voluto uccidere Cozzolino e di non essersi aspettato un esito così tragico”.

Secondo quanto ricostruito durante il processo, l’11 marzo 2022 Iannelli arrivò in auto davanti al condominio di via Petta, dove entrambi vivevano e dove i rapporti tra i due erano ormai compromessi da tempo. Scese dal veicolo, si avvicinò a Cozzolino mentre camminava sul marciapiede e gli versò addosso della benzina contenuta in una bottiglia, per poi appiccare il fuoco con un accendino. Subito dopo risalì in macchina e si allontanò.

Cozzolino, avvolto dalle fiamme come una “torcia umana”, riuscì a trascinarsi fino a un autobus fermo a poca distanza. L’autista del mezzo riuscì a intervenire con un estintore, spegnendo il fuoco e prestando i primi soccorsi. Le ustioni, che avevano colpito il 42% del corpo – in particolare volto, braccia e tronco – si rivelarono però devastanti: l’uomo morì in ospedale dieci giorni più tardi, dopo un’agonia che la Corte ha ritenuto elemento determinante per confermare l’aggravante di crudeltà.

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