Uso degli asset russi congelati, la Bce frena la Commissione: “Non daremo garanzie sul prestito da 140 miliardi all’Ucraina”

Il Fatto Quotidiano - Tuesday, December 2, 2025

Rischia di naufragare la proposta della Commissione europea di utilizzare i beni congelati alla Russia per finanziare il sostegno futuro all’Ucraina. A gelare gli animi dentro Palazzo Berlaymont è l’indiscrezione diffusa dal Financial Times secondo la quale la Banca centrale europea si rifiuterà di fornire garanzie per il prestito da 140 miliardi a Kiev perché, hanno spiegato diversi funzionari sentiti dal quotidiano finanziario britannico, “ha concluso che la proposta della Commissione europea viola il suo mandato“. Così, sottolinea la testata, “aumentano le difficoltà di Bruxelles nel raccogliere il gigantesco prestito a fronte delle attività della banca centrale russa immobilizzate presso Euroclear, il depositario belga di titoli”.

Una frenata che complica i piani dell’Ue che proprio sull’utilizzo dei fondi russi immobilizzati contava per finanziare in parte il futuro sostegno al governo di Kiev. Lo si era capito anche dalla bozza di contropiano per la pace presentata nel corso delle trattative di Ginevra, in occasione delle quali gli Stati Uniti avevano sottoposto alle parti presenti il loro progetto per una futura pace tra Mosca e Kiev. Secondo il piano della Commissione, i Paesi dell’Ue dovrebbero fornire garanzie statali per assicurare la condivisione del rischio di rimborso del prestito di 140 miliardi di euro concesso all’Ucraina. Tuttavia, i funzionari europei hanno anche preso in considerazione che i Paesi potrebbero non essere in grado di raccogliere rapidamente il denaro in caso di emergenza e questo potrebbe mettere sotto pressione i mercati. Per questo hanno chiesto alla Bce, spiega il FT, “se potesse fungere da prestatore di ultima istanza per Euroclear Bank, il braccio finanziario dell’istituzione, al fine di evitare una crisi di liquidità, secondo quanto riferito da quattro persone informate sulle discussioni. I funzionari della Bce hanno comunicato alla Commissione che ciò era impossibile“.

Lunedì era stata l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Kaja Kallas, a ribadire che a suo parere “l’ipotesi dell’uso degli asset russi è la più efficace, la soluzione migliore. Gli eurobond sono fuori questione perché alcuni Stati membri sono contrari. Lanceremmo tre messaggi: all’Ucraina, che siamo con loro, alla Russia, che non ci stancheremo, e anche agli Stati Uniti, per mostrare che sappiamo compiere passi duri e difficili”.

L’indiscrezione del quotidiano britannico, se confermata, frena le aspettative della Commissione e dà forza a quei Paesi europei contrari all’utilizzo degli asset russi. Tra i primi ad aver manifestato contrarietà ci sono l’Ungheria e la Slovacchia, da tempo contrari alla strategia del pugno duro con Mosca anche per quanto riguarda le sanzioni economiche. Ma a questi si sono aggiunte anche altre cancellerie che, invece, sono da sempre schierate a sostegno della causa ucraina, come il Belgio. Il punto intorno al quale ruota la discussione sono le possibili cause legali alle quali i Paesi dovrebbero far fronte in caso di sblocco degli asset russi. Lo ha spiegato senza troppi giri di parole il ministro degli Esteri belga, Maxime Prévot, in un’intervista a Rtl: “I rischi per il Belgio sono semplici, se la Russia ci porta in tribunale avrà tutte le possibilità di vincere e noi non saremo in grado di rimborsare questi 200 miliardi perché rappresentano l’equivalente di un anno di bilancio federale. Significherebbe la bancarotta. Vogliamo evitare di violare il diritto internazionale non basandoci su una decisione giudiziaria, ma sulla volontà politica”. E le posizioni della Bce sembrano dargli ragione.

X: @GianniRosini

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