
Società Italiana Musica Contemporanea: un esempio incoraggiante contro l’accademismo
Il Fatto Quotidiano - Tuesday, December 2, 2025Il panorama più esposto dell’arte contemporanea sembra oggi dominato da un’assurda collezione di trovate da “press-release” che, in realtà, non fanno che celebrare il nulla: pensiamo alle banane appese con un pezzo di scotch da pacchi, ai gabinetti in oro massiccio, o alle auto “sovrappeso” e alle ormai tediose sculture invisibili spacciate per metafisica. Siamo di fronte a una galleria di moderne “merde d’artista” che, se un tempo potevano strappare una risata, oggi generano solo un misto di pena e rabbia.
Tutto ciò alimenta un circo mediatico e finanziario la cui unica funzione è quella di fungere da status symbol per ricchi annoiati e aspiranti tali. Eppure, al di là di questa bolla speculativa e di questi orrori finanziari da fine del capitalismo, esistono, nascoste tra le pieghe del sistema, realtà culturali concrete e propositive che rifiutano e combattono questi meccanismi.
Mi piace pensare che un simile sforzo di rinnovamento e di ritorno alla sostanza stia avvenendo in un campo spesso percepito come elitario e austero: la musica d’arte. La Società Italiana Musica Contemporanea (Simc) ne è oggi un esempio incoraggiante e, in un certo senso, necessario. La sua intensa attività programmatica e produttiva non si limita alla mera sussistenza, ma si impone come un primo passo strutturalmente significativo verso la delineazione di un nuovo paradigma per la musica del nostro tempo. Una visione che rifiuta deliberatamente le categorie storicizzate, intendendo la musica contemporanea nella sua accezione più letterale: musica scritta hic et nunc.
Si tratta di una netta contrapposizione a quell’indirizzo sperimentale astratto che spesso è risultato criptico e dogmatico. In questa rinnovata prospettiva, il linguaggio sonoro non è un mero apparato formale per specialisti, bensì un veicolo privilegiato per l’attivazione del pensiero critico e per un ruolo proattivo nel dibattito civile. La musica, in sostanza, è chiamata a ristabilire un dialogo fecondo con il Mundus e la Societas, sorgendo dalla nostra realtà socio-culturale e, contestualmente, immergendosi in essa.
In questa prospettiva, l’arte dei suoni è intrinsecamente intesa come uno strumento di comunicazione potente e versatile, la cui finalità primaria è la trasmissione di contenuti semantici, emozionali e passionali. È ora di superare definitivamente quell’idea stantia, museale e autoreferenziale – ormai incompatibile con le dinamiche della fruizione culturale contemporanea – che concepiva la musica come un luogo esclusivo per speculazioni linguistiche svincolate da qualsiasi responsabilità dialogica. Per questo, realtà come la Simc intendono riaffermare la rilevanza estrinseca dell’opera, misurando il valore non solo in termini di coerenza interna, ma in relazione alla sua capacità di interagire e risuonare nella coscienza collettiva.
Proprio in virtù di questa visione, la critica si rivolge con decisione contro una certa impostazione ideologica che ha caratterizzato la musica colta negli ultimi decenni, trasformandola in un fenomeno destinato a una minoranza di “eletti” o di addetti ai lavori. Questa segregazione, dobbiamo ammetterlo, non è stata un incidente sociologico, bensì l’esito diretto di un dogmatismo estetico che ha incentivato la cripticità come segno distintivo di profondità intellettuale alimentando un circolo vizioso che ha portato alla cattura istituzionale dei circuiti di produzione e finanziamento, con risorse distribuite in base alla fedeltà a specifiche scuole di pensiero o clique, svincolate da qualsiasi risonanza pubblica.
È bene che inizino a emergere realtà che si oppongono risolutamente a un certo accademismo che, con la scusa della “musica di ricerca”, ha ambìto ad applicare i criteri della ricerca tecnico-scientifica all’arte, generando confusione sui reali obiettivi di progetti la cui finalità è spesso incomprensibile. La sfida, al contrario, è dimostrare che l’alta qualità artistica e l’innovazione formale non solo possono, ma devono convivere con la pertinenza sociale e l’efficacia comunicativa, rendendo l’impegno dialogico una condizione necessaria per la sopravvivenza stessa della musica contemporanea.
La spinta al dialogo voluta dalla Simc si sta traducendo in un programma di iniziative mirate a intercettare temi di rilevanza sociale e storica. Penso ad appuntamenti di forte impatto civile come il Concerto della Memoria (27 gennaio), che amplifica la riflessione attraverso l’uso di testi significativi (dai Salmi a Erri de Luca), e la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre ad Ascoli Piceno), che ha visto l’esecuzione di un programma interamente costituito da prime assolute di compositrici. La call “Scrivere per il Giubileo” promuove opere e video multimediali ispirati ai valori fondamentali dell’anno giubilare: l’umanità, la solidarietà e l’ascolto reciproco.
Queste attività, affiancate da costanti collaborazioni con ensemble internazionali e orchestre giovanili, confermano un desiderio generale di rinnovamento per la musica contemporanea in Italia, un percorso che, finalmente, ne riconferma la rilevanza etica e sociale.
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