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Leggere di musica? Aumenta il piacere dell’ascolto. A Bologna torna la rassegna “Fior fiore dei libri” dedicati a classica e lirica
In Italia la produzione annuale di libri sulla musica è esuberante, e non scarseggiano le punte di eccellenza intellettuale e scientifica. Sono occasioni offerte agli amanti di musica per arricchire il piacere dell’ascolto attraverso la lettura di pagine che spieghino la storia, il senso, gli arcani di un’arte così sfuggente e inafferrabile. Parlar di musica è in effetti difficile. E spesso il frequentatore di concerti e teatri esita ad affrontare saggi di storia e critica della musica, nel timore, paradossale, che essi ne possano appesantire lo spontaneo godimento. La rassegna Il Fior fiore dei libri di musica intende appunto valorizzare questo settore editoriale e incentivarne la risonanza nell’opinione pubblica, segnalando una selezione assai varia di titoli di qualità, che alimentino la conoscenza e la comprensione dell’arte musicale. A tal fine l’associazione Il Saggiatore musicale ha chiesto a otto editori attivi in questo campo di proporre tre titoli dal loro catalogo del biennio 2023-2024. Gli editori invitati quest’anno sono Carocci Editore (Roma), EDT (Torino), Libreria Musicale Italiana (Lucca), NeoClassica (Roma), Leo S. Olschki (Firenze), Il Saggiatore (Milano), Società editrice di Musicologia (Roma) e Zecchini Editore (Varese). Un’apposita commissione di musicologi attivi nelle Università e nei Conservatori ha selezionato gli otto libri che domani, 11 dicembre, verranno presentati e discussi nel Museo della Musica di Bologna. Il Saggiatore musicale ha individuato i presentatori dei volumi – autorevoli musicologi, critici musicali, melomani di altre discipline – che ne illustreranno l’interesse e il pregio. Il coordinamento è affidato a Simone Di Crescenzo e Eduardo Grumelli. Ecco gli otto titoli Carlida Steffan e Luca Zoppelli, Nei palchi e sulle sedie. Il teatro musicale nella società italiana dell’Ottocento (Carocci Editore), presentato da Carlotta Sorba (Università di Padova); Alessandro Macchia, Benjamin Britten. L’uomo, il compositore, l’interprete (Edt), presentato da Enrico Reggiani (Università Cattolica, Milano); Daniele Palma, Recording Voices. Archeologia fonografica dell’opera (Libreria Musicale Italiana), presentato da Pietro Zappalà (Università di Pavia); Fabrizio Della Seta, Popolo famiglia individui. Confronti sottintesi e malintesi sulla scena operistica (NeoClassica), presentato da Ilaria Narici (Fondazione Gioachino Rossini, Pesaro); Gabriella Biagi Ravenni e Francesco Cesari (a cura di), Giacomo Puccini. Epistolario. IV, 1905-1906 (Leo S. Olschki), presentato da Paolo D’Achille (Accademia della Crusca, Firenze); Michele Girardi, Giacomo Puccini. Tra fin de siècle e modernità (Il Saggiatore), presentato da Emanuele d’Angelo (Accademia di Belle Arti, Bari); Giulia Giovani e Francesco Lora, Giacomo Antonio Perti: corrispondenze dall’Europa (Società editrice di Musicologia), presentato da Raffaele Mellace (Università di Genova); Marina Moretti (a cura di), Pëtr Il’ič Čajkovskij: lettere dall’Italia 1874-1890 (Zecchini), presentato da Carla Moreni (Il Sole 24 Ore). *** Info Dove | Palazzo Aldini Sanguinetti, Sala Eventi – Bologna, Strada Maggiore 34 Quando | Giovedì 11 dicembre 2025 Orari | 10:30-13:30 – 14:30-18:00 Programma | Tutti gli interventi Ingresso | Gratuito L'articolo Leggere di musica? Aumenta il piacere dell’ascolto. A Bologna torna la rassegna “Fior fiore dei libri” dedicati a classica e lirica proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Società Italiana Musica Contemporanea: un esempio incoraggiante contro l’accademismo
Il panorama più esposto dell’arte contemporanea sembra oggi dominato da un’assurda collezione di trovate da “press-release” che, in realtà, non fanno che celebrare il nulla: pensiamo alle banane appese con un pezzo di scotch da pacchi, ai gabinetti in oro massiccio, o alle auto “sovrappeso” e alle ormai tediose sculture invisibili spacciate per metafisica. Siamo di fronte a una galleria di moderne “merde d’artista” che, se un tempo potevano strappare una risata, oggi generano solo un misto di pena e rabbia. Tutto ciò alimenta un circo mediatico e finanziario la cui unica funzione è quella di fungere da status symbol per ricchi annoiati e aspiranti tali. Eppure, al di là di questa bolla speculativa e di questi orrori finanziari da fine del capitalismo, esistono, nascoste tra le pieghe del sistema, realtà culturali concrete e propositive che rifiutano e combattono questi meccanismi. Mi piace pensare che un simile sforzo di rinnovamento e di ritorno alla sostanza stia avvenendo in un campo spesso percepito come elitario e austero: la musica d’arte. La Società Italiana Musica Contemporanea (Simc) ne è oggi un esempio incoraggiante e, in un certo senso, necessario. La sua intensa attività programmatica e produttiva non si limita alla mera sussistenza, ma si impone come un primo passo strutturalmente significativo verso la delineazione di un nuovo paradigma per la musica del nostro tempo. Una visione che rifiuta deliberatamente le categorie storicizzate, intendendo la musica contemporanea nella sua accezione più letterale: musica scritta hic et nunc. Si tratta di una netta contrapposizione a quell’indirizzo sperimentale astratto che spesso è risultato criptico e dogmatico. In questa rinnovata prospettiva, il linguaggio sonoro non è un mero apparato formale per specialisti, bensì un veicolo privilegiato per l’attivazione del pensiero critico e per un ruolo proattivo nel dibattito civile. La musica, in sostanza, è chiamata a ristabilire un dialogo fecondo con il Mundus e la Societas, sorgendo dalla nostra realtà socio-culturale e, contestualmente, immergendosi in essa. In questa prospettiva, l’arte dei suoni è intrinsecamente intesa come uno strumento di comunicazione potente e versatile, la cui finalità primaria è la trasmissione di contenuti semantici, emozionali e passionali. È ora di superare definitivamente quell’idea stantia, museale e autoreferenziale – ormai incompatibile con le dinamiche della fruizione culturale contemporanea – che concepiva la musica come un luogo esclusivo per speculazioni linguistiche svincolate da qualsiasi responsabilità dialogica. Per questo, realtà come la Simc intendono riaffermare la rilevanza estrinseca dell’opera, misurando il valore non solo in termini di coerenza interna, ma in relazione alla sua capacità di interagire e risuonare nella coscienza collettiva. Proprio in virtù di questa visione, la critica si rivolge con decisione contro una certa impostazione ideologica che ha caratterizzato la musica colta negli ultimi decenni, trasformandola in un fenomeno destinato a una minoranza di “eletti” o di addetti ai lavori. Questa segregazione, dobbiamo ammetterlo, non è stata un incidente sociologico, bensì l’esito diretto di un dogmatismo estetico che ha incentivato la cripticità come segno distintivo di profondità intellettuale alimentando un circolo vizioso che ha portato alla cattura istituzionale dei circuiti di produzione e finanziamento, con risorse distribuite in base alla fedeltà a specifiche scuole di pensiero o clique, svincolate da qualsiasi risonanza pubblica. È bene che inizino a emergere realtà che si oppongono risolutamente a un certo accademismo che, con la scusa della “musica di ricerca”, ha ambìto ad applicare i criteri della ricerca tecnico-scientifica all’arte, generando confusione sui reali obiettivi di progetti la cui finalità è spesso incomprensibile. La sfida, al contrario, è dimostrare che l’alta qualità artistica e l’innovazione formale non solo possono, ma devono convivere con la pertinenza sociale e l’efficacia comunicativa, rendendo l’impegno dialogico una condizione necessaria per la sopravvivenza stessa della musica contemporanea. La spinta al dialogo voluta dalla Simc si sta traducendo in un programma di iniziative mirate a intercettare temi di rilevanza sociale e storica. Penso ad appuntamenti di forte impatto civile come il Concerto della Memoria (27 gennaio), che amplifica la riflessione attraverso l’uso di testi significativi (dai Salmi a Erri de Luca), e la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre ad Ascoli Piceno), che ha visto l’esecuzione di un programma interamente costituito da prime assolute di compositrici. La call “Scrivere per il Giubileo” promuove opere e video multimediali ispirati ai valori fondamentali dell’anno giubilare: l’umanità, la solidarietà e l’ascolto reciproco. Queste attività, affiancate da costanti collaborazioni con ensemble internazionali e orchestre giovanili, confermano un desiderio generale di rinnovamento per la musica contemporanea in Italia, un percorso che, finalmente, ne riconferma la rilevanza etica e sociale. L'articolo Società Italiana Musica Contemporanea: un esempio incoraggiante contro l’accademismo proviene da Il Fatto Quotidiano.
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