
Scattano gli arresti domiciliari per Totò Cuffaro: la decisione del gip nell’ambito dell’inchiesta su appalti e sanità in Sicilia
Il Fatto Quotidiano - Wednesday, December 3, 2025Salvatore Cuffaro è stato arrestato e posto agli arresti domiciliari. Torna in stato di detenzione vent’anni dopo l’inchiesta che lo ha portato alla condanna per favoreggiamento alla mafia: nel 2015 era stato scarcerato dopo aver scontato cinque anni. È quanto disposto dal gip di Palermo per l’ex presidente della Regione siciliana, indagato con altre 17 persone, a vario titolo, per associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione. Per la procura Totò Vasa Vasa sarebbe al vertice di un’associazione criminale, un comitato d’affari occulto che ruoterebbe intorno a un presunto sistema di appalti pilotati nella sanità e assunzioni di soggetti segnalati dall’ex governatore e dai suoi sodali. La misura cautelare era stata chiesta dai pm agli inizi di novembre. Il gip, che come prescrive la legge ha interrogato gli indagati prima di decidere, ha invece respinto la richiesta di arresto di Saverio Romano, deputato e coordinatore di Noi Moderati, anche lui coinvolto nell’inchiesta.
Oltre che per Cuffaro i domiciliari sono stati disposti per Roberto Colletti, ex manager dell’azienda ospedaliera Villa Sofia e Antonio Iacono. Per l’ex braccio destro di Cuffaro Vito Raso, il gip ha invece deciso l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, mentre per Mauro Marchese e Marco Dammone l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e la misura cautelare interdittiva del divieto, per un anno, di esercitare attività imprenditoriali e uffici direttivi di persone giuridiche. Per tutti i 18 indagati la procura aveva chiesto i domiciliari. Il gip, però, ha respinto la richiesta e non ha applicato alcun provvedimento cautelare per il capogruppo all’Assemblea regionale Siciliana della Democrazia Cristiana e fedelissimo di Cuffaro, Carmelo Pace, e per Antonio Abbonato, Ferdinando Aiello, Paolo Bordonaro, Alessandro Caltagirone, Giuseppa Di Mauro, Vito Fazzino, Sergio Mazzola, Paolo Emilio Russo, Giovanni Giuseppe Tomasino e Alessandro Vetro.
Cuffaro (come Iacono e Colletti) non dovrà comunque indossare il braccialetto elettronico. Per il giudice delle indagini preliminari la misura degli arresti domiciliari è sufficiente a garantire le esigenze cautelari. Non viene applicato il braccialetto elettronico “non emergendo particolari esigenze da imporre il costante monitoraggio”, ma viene imposto un “assoluto divieto di comunicazione così da escludere qualsiasi possibilità di mantenere contatti con altri coindagati o con soggetti terzi, comunque appartenenti alla pubblica amministrazione e all’imprenditoria”, si legge nella misura cautelare.
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