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E’ latitante e si nasconde tra i pastorelli del presepe in piazza: arrestato a Galatone
A Natale puoi… anche nasconderti in posti in cui non ti cercheranno mai: e alla fine l’hanno trovato. A Galatone, in provincia di Lecce, un uomo di 39 anni è stato arrestato all’interno del presepe in piazza. L’uomo, un cittadino del Ghana, era in latitanza: su di lui pendeva un mandato di arresto per scontare una condanna di 9 mesi e 15 giorni, emessa dalla Procura di Bologna per i reati di lesioni personali aggravate e resistenza a pubblico ufficiale. Mentre passava di lì, il sindaco Flavio Filoni aveva notato uno strano dettaglio nel presepe allestito in piazza Santissimo Crocifisso: uno dei pastorelli sembrava muoversi. Acclarato che si trattava di una persona in carne e ossa, è intervenuta la polizia. L’uomo è stato convinto a uscire dal presepe, ma sembrava in uno stato confusionale. Preoccupati per la sicurezza pubblica, i poliziotti hanno richiesto il supporto del Commissariato di Nardó. Arrivati sul posto, gli agenti hanno identificato il latitante e l’hanno condotto al carcere di Lecce. L'articolo E’ latitante e si nasconde tra i pastorelli del presepe in piazza: arrestato a Galatone proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Arrestato in flagranza primario del Sant’Eugenio di Roma: “Ha intascato tangente da un imprenditore”
Li hanno beccati proprio mentre si scambiavano il denaro, una mazzetta da 3mila euro. Per questo la polizia ha arrestato in flagranza il primario di Nefrologia dell’ospedale Sant’Eugenio, Roberto Palumbo, e l’imprenditore Maurizio Terra, amministratore unico della Dialeur, azienda che fornisce strumentazione per la dialisi. Entrambi sono accusati corruzione. L’operazione risale a giovedì – secondo quanto anticipato dal Corriere della Sera – ma la notizia è trapelata solo nella giornata di sabato e il giudice per le indagini preliminari non ha ancora convalidato la misura richiesta dalla Procura di Roma con l’aggiunto Giuseppe De Falco. L’inchiesta che ha portato all’arresto di Palumbo, che da anni collabora con la Regione Lazio per affrontare le problematiche nefrologiche regionali ed è stato nella Commissione regionale di vigilanza sull’emodialisi, vede complessivamente dodici persone indagate. Il primario sarebbe stato fermato dagli agenti della Squadra Mobile proprio nel momento in cui intascava i 3mila euro dall’imprenditore: il primo è in carcere, l’altro ai domiciliari. Secondo la ricostruzione dell’inchiesta, tuttavia, l’episodio non sarebbe un caso isolato ma si inserirebbe in un giro di tangenti legato alle dimissioni di pazienti che venivano poi indirizzati, come sarebbe accaduto per quello pagato 3mila euro appunto, in strutture sanitarie private. Tra gli indagati figurerebbero proprio i responsabili delle case di cura che offrono servizi specifici per i dializzati. Stando agli accertamenti dei magistrati, i soldi per le mazzette al primario – e non si esclude anche ad altri medici – sarebbero il provento di false fatture che venivano emesse da una società creata ad hoc. L'articolo Arrestato in flagranza primario del Sant’Eugenio di Roma: “Ha intascato tangente da un imprenditore” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Lo “ricercano” per stalking e gli trovano un arsenale con katane e pistole: arrestato uomo di 39 anni
Dovevano perquisirlo perché denunciato per stalking e aver trasformato la vita di una 43enne in un incubo di pedinamenti e messaggi violenti che arrivavano sul telefono della vittima. Ma quando i carabinieri sono arrivati in casa del presunto persecutore a Erbusco per una perquisizione su ordine della Procura di Brescia, hanno trovato un arsenale. I militari hanno quindi sequestrato sette tra katane e coltelli, due pistole a salve con relative munizioni, una baionetta e una carabina ad aria compressa. L’uomo è stato arrestato e portato nel carcere di Canton Mombello, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, per rispondere dei vari reati contestati. L'articolo Lo “ricercano” per stalking e gli trovano un arsenale con katane e pistole: arrestato uomo di 39 anni proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Scattano gli arresti domiciliari per Totò Cuffaro: la decisione del gip nell’ambito dell’inchiesta su appalti e sanità in Sicilia
Salvatore Cuffaro è stato arrestato e posto agli arresti domiciliari. Torna in stato di detenzione vent’anni dopo l’inchiesta che lo ha portato alla condanna per favoreggiamento alla mafia: nel 2015 era stato scarcerato dopo aver scontato cinque anni. È quanto disposto dal gip di Palermo per l’ex presidente della Regione siciliana, indagato con altre 17 persone, a vario titolo, per associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione. Per la procura Totò Vasa Vasa sarebbe al vertice di un’associazione criminale, un comitato d’affari occulto che ruoterebbe intorno a un presunto sistema di appalti pilotati nella sanità e assunzioni di soggetti segnalati dall’ex governatore e dai suoi sodali. La misura cautelare era stata chiesta dai pm agli inizi di novembre. Il gip, che come prescrive la legge ha interrogato gli indagati prima di decidere, ha invece respinto la richiesta di arresto di Saverio Romano, deputato e coordinatore di Noi Moderati, anche lui coinvolto nell’inchiesta. Oltre che per Cuffaro i domiciliari sono stati disposti per Roberto Colletti, ex manager dell’azienda ospedaliera Villa Sofia e Antonio Iacono. Per l’ex braccio destro di Cuffaro Vito Raso, il gip ha invece deciso l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, mentre per Mauro Marchese e Marco Dammone l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e la misura cautelare interdittiva del divieto, per un anno, di esercitare attività imprenditoriali e uffici direttivi di persone giuridiche. Per tutti i 18 indagati la procura aveva chiesto i domiciliari. Il gip, però, ha respinto la richiesta e non ha applicato alcun provvedimento cautelare per il capogruppo all’Assemblea regionale Siciliana della Democrazia Cristiana e fedelissimo di Cuffaro, Carmelo Pace, e per Antonio Abbonato, Ferdinando Aiello, Paolo Bordonaro, Alessandro Caltagirone, Giuseppa Di Mauro, Vito Fazzino, Sergio Mazzola, Paolo Emilio Russo, Giovanni Giuseppe Tomasino e Alessandro Vetro. Cuffaro (come Iacono e Colletti) non dovrà comunque indossare il braccialetto elettronico. Per il giudice delle indagini preliminari la misura degli arresti domiciliari è sufficiente a garantire le esigenze cautelari. Non viene applicato il braccialetto elettronico “non emergendo particolari esigenze da imporre il costante monitoraggio”, ma viene imposto un “assoluto divieto di comunicazione così da escludere qualsiasi possibilità di mantenere contatti con altri coindagati o con soggetti terzi, comunque appartenenti alla pubblica amministrazione e all’imprenditoria”, si legge nella misura cautelare. L'articolo Scattano gli arresti domiciliari per Totò Cuffaro: la decisione del gip nell’ambito dell’inchiesta su appalti e sanità in Sicilia proviene da Il Fatto Quotidiano.
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In manette a Roma il “nonno della droga”. Era latitante da 19 anni, ne dovrà scontare 15 per traffico internazionale
Termina al Tufello dopo 19 anni la fuga di un 64enne romano. L’uomo, soprannominato “il nonno della droga”, è una figura “storica” per l’ambiente criminale della Capitale e guidava il traffico di stupefacenti tra il Sud America e il litorale laziale. Il 64enne era già stato arrestato nel 2024 in Perù. Su di lui pendeva un ordine di carcerazione del Tribunale di Roma per una condanna definitiva per traffico internazionale di droga. Nonostante la latitanza, iniziata nel 2006, la sua rete fatta di corrieri, intermediari e contatti oltreoceano si era mantenuta intatta e l’avrebbe gestita senza particolari conseguenze per ben due decenni. A spezzare i suoi sogni di libertà e di una pensione per il “duro lavoro” sono stati gli agenti del III Distretto Fidene-Serpentara, periferia est di Roma. Rintracciato nel tardo pomeriggio di ieri, l’uomo si nascondeva in una palazzina del Tufello. Uscito con atteggiamento circospetto, è stato fermato da alcuni agenti appostati vicino l’edificio ed è stato trasferito nel carcere di Rebibbia. Dovrà scontare una condanna di 14 anni, 9 mesi e 28 giorni. L'articolo In manette a Roma il “nonno della droga”. Era latitante da 19 anni, ne dovrà scontare 15 per traffico internazionale proviene da Il Fatto Quotidiano.
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