Strage di Casteldaccia, chiuse le indagini: sei indagati per omicidio colposo e lesioni gravissime

Il Fatto Quotidiano - Wednesday, December 3, 2025

Avrebbero omesso o gestito in modo irregolare aspetti fondamentali della sicurezza sul lavoro, permettendo che i lavoratori fossero esposti a un rischio gravissimo durante gli interventi. La Procura di Termini Imerese ha concluso le indagini preliminari sulla tragedia sul lavoro che il 6 maggio 2024 ha provocato la morte di cinque operai a Casteldaccia, nel Palermitano. Le vittime – Epifanio Alsazia, Giuseppe La Barbera, Ignazio Giordano, Giuseppe Miraglia e Roberto Ranieri – nel tentativo di aiutarsi morirono tutti all’interno di una vasca di raccolta dei liquami mentre tentavano di rimuovere un’ostruzione nell’impianto di sollevamento gestito da Amap Spa. Un sesto lavoratore rimase gravemente ferito, con una compromissione polmonare rilevante, mentre un settimo riportò ferite lievi. Dopo mesi di indagini, i magistrati i pm Elvira Cuti e Giacomo Barbara, hanno iscritto sei persone nel registro degli indagati, oltre alle società Quadrifoglio Group Srl e Amap Spa. Tra le contestazioni – come informa una nota dello Studio 3A – ci sono omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme antinfortunistiche, lesioni personali colpose gravissime e, per le società, responsabilità amministrativa 231.

Gli indagati sono: Nicolò Di Salvo, geometra e legale rappresentante della Quadrifoglio Group Srl, datore di lavoro di quattro delle cinque vittime e responsabile dei servizi di prevenzione e protezione dell’azienda; Wanda Ilarda, dipendente di Amap Spa incaricata della gestione del procedimento nella fase di affidamento e aggiudicazione della gara; Salvatore Rappa, dipendente Amap e responsabile del procedimento in fase di esecuzione, dirigente dell’unità ANP/occ e responsabile dei servizi di prevenzione e protezione; Gaetano Rotolo, dirigente Amap, responsabile dell’unità ANP/ore e direttore dei lavori nell’ambito dell’Accordo Quadro 2022–2024; Sergio Agati, dipendente Amap e responsabile dell’unità IESF per gli impianti elettrici dei sollevamenti fognari; Girolamo Costa, responsabile dei servizi prevenzione e protezione (RSPP) della stessa Amap.

Tra le principali irregolarità contestate vi sono: mancata valutazione del rischio in ambienti confinati, predisposizione incompleta o irregolare dei Piani di Sicurezza e Coordinamento (PSC) e dei POS, assenza di un coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione, mancato controllo sull’uso degli autorespiratori e dei rilevatori multi-gas e sottovalutazione generale dei pericoli presenti nella vasca oggetto dell’intervento. L’incidente si era verificato durante il tentativo di inserire una sonda per localizzare l’ostruzione: si sarebbe sprigionato acido solfidrico in concentrazioni letali, causando la perdita di coscienza del primo operaio sceso e, in una dinamica di “catena di solidarietà”, la morte anche dei colleghi accorsi in aiuto. Le società Quadrifoglio Group Srl e Amap Spa, secondo la procura, sarebbero responsabili amministrativamente per la mancata adozione di modelli organizzativi idonei a prevenire reati simili, con risparmio di spesa a scapito della formazione, vigilanza e misure di sicurezza obbligatorie.

Le autopsie sui cinque operai deceduti erano state affidate alle dottoresse Stefania Zerbo, Ginevra Malta, Erika Serena Sorrentino e al dottor Tommaso D’Anna presso l’Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Palermo, alla presenza dei medici legali delle parti offese. Gli esami hanno confermato che i decessi sono compatibili con inalazione di gas tossici e asfissia acuta. Tra le vittime, Giuseppe La Barbera, ventinovenne di Villabate, padre di due bambini, era dipendente interinale Amap e non sarebbe dovuto essere presente nella vasca. Si è calato per tentare di aiutare i colleghi, trovando la morte insieme a loro. La famiglia, assistita dagli avvocati Giuseppe Emanuele Greco e Ornella Maria Cialona e supportata dalla società Studio3A–Valore S.p.A, chiede giustizia e il pieno accertamento delle responsabilità.

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