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Operaio muore travolto da un mezzo industriale in un sito di stoccaggio di ecoballe
Un operaio 63enne è morto in un sito di stoccaggio di ecoballe in provincia di Napoli, travolto da un mezzo mentre lavorava. L’incidente sul lavoro è avvenuto in località Masseria del Re a Giugliano. Da una prima ricostruzione dei fatti, è emerso che l’uomo sarebbe morto sul colpo dopo l’impatto con un mezzo industriale in movimento all’interno del sito. Sul posto è intervenuto personale del 118, che ha constatato il decesso dell’uomo. La dinamica è in fase di accertamento da parte degli investigatori della polizia e degli uomini dell’Ispettorato del Lavoro nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla Procura di Napoli Nord. L'articolo Operaio muore travolto da un mezzo industriale in un sito di stoccaggio di ecoballe proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Aumentano ancora i morti sul lavoro in Italia: in 10 mesi 889 casi. Crescono le denunce di infortunio al Sud
In Italia si continua a morire di lavoro. Nei primi dieci mesi dell’anno, le denunce di infortuni mortali (esclusi gli studenti) presentate all’Inail sono state in totale 889, in aumento rispetto alle 877 dello stesso periodo del 2024. Il confronto con l’anno scorso evidenzia un aumento dello 0,5% degli incidenti durante il lavoro (652 casi) e del 3,9% di quelli in itinere, cioè nel percorso da casa al luogo di lavoro e viceversa (237 casi). Risultano in aumento rispetto ai primi dieci mesi del 2024 anche le denunce di infortuni sul lavoro ( +0,2% a quota 350.849) e quelli in itinere (+2,8% a 82.101). Le denunce di malattia professionale sono infine state 81.494, il 10,2% in più del 2024. Una nota dell’Inail precisa che “le denunce di infortunio in occasione di lavoro con esito mortale (al netto degli studenti) presentate entro il mese di ottobre 2025, pur nella provvisorietà dei numeri, sono state 652, tre in più rispetto alle 649 registrate nel 2024 e una in più rispetto al 2019, 17 in meno sul 2023, due in meno sul 2022, 163 in meno sul 2021, 206 in meno rispetto al 2020”. Dall’analisi territoriale emergono aumenti al Sud (da 135 a 152) e nel Nord-Est (da 143 a 149) e cali nel resto del Paese. Tra i settori spiccano per gli incrementi le attività manifatturiere (da 86 a 98 decessi denunciati) e il commercio (da 48 a 57). Rapportando il numero dei casi mortali in occasione di lavoro agli occupati, l’incidenza dei decessi sul lavoro passa da 2,82 decessi denunciati ogni 100mila occupati Istat di ottobre 2019 a 2,69 del 2025 (-4,6%) e diminuisce dello 0,7% rispetto a ottobre 2024 (da 2,71 a 2,69). Le denunce di infortunio degli studenti di ogni ordine e grado presentate all’Inail entro il mese di ottobre 2025 sono state 64.391, in aumento del 4,7% rispetto alle 61.523 del 2024. Delle oltre 64mila denunce di infortunio, 1.512 hanno riguardato studenti coinvolti nei percorsi “formazione scuola-lavoro“, in riduzione dell’8,9% rispetto al 2024. I casi mortali denunciati all’Inail entro il mese di ottobre 2025 risultano essere sette contro i 13 del 2024. L'articolo Aumentano ancora i morti sul lavoro in Italia: in 10 mesi 889 casi. Crescono le denunce di infortunio al Sud proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Strage di Casteldaccia, chiuse le indagini: sei indagati per omicidio colposo e lesioni gravissime
Avrebbero omesso o gestito in modo irregolare aspetti fondamentali della sicurezza sul lavoro, permettendo che i lavoratori fossero esposti a un rischio gravissimo durante gli interventi. La Procura di Termini Imerese ha concluso le indagini preliminari sulla tragedia sul lavoro che il 6 maggio 2024 ha provocato la morte di cinque operai a Casteldaccia, nel Palermitano. Le vittime – Epifanio Alsazia, Giuseppe La Barbera, Ignazio Giordano, Giuseppe Miraglia e Roberto Ranieri – nel tentativo di aiutarsi morirono tutti all’interno di una vasca di raccolta dei liquami mentre tentavano di rimuovere un’ostruzione nell’impianto di sollevamento gestito da Amap Spa. Un sesto lavoratore rimase gravemente ferito, con una compromissione polmonare rilevante, mentre un settimo riportò ferite lievi. Dopo mesi di indagini, i magistrati i pm Elvira Cuti e Giacomo Barbara, hanno iscritto sei persone nel registro degli indagati, oltre alle società Quadrifoglio Group Srl e Amap Spa. Tra le contestazioni – come informa una nota dello Studio 3A – ci sono omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme antinfortunistiche, lesioni personali colpose gravissime e, per le società, responsabilità amministrativa 231. Gli indagati sono: Nicolò Di Salvo, geometra e legale rappresentante della Quadrifoglio Group Srl, datore di lavoro di quattro delle cinque vittime e responsabile dei servizi di prevenzione e protezione dell’azienda; Wanda Ilarda, dipendente di Amap Spa incaricata della gestione del procedimento nella fase di affidamento e aggiudicazione della gara; Salvatore Rappa, dipendente Amap e responsabile del procedimento in fase di esecuzione, dirigente dell’unità ANP/occ e responsabile dei servizi di prevenzione e protezione; Gaetano Rotolo, dirigente Amap, responsabile dell’unità ANP/ore e direttore dei lavori nell’ambito dell’Accordo Quadro 2022–2024; Sergio Agati, dipendente Amap e responsabile dell’unità IESF per gli impianti elettrici dei sollevamenti fognari; Girolamo Costa, responsabile dei servizi prevenzione e protezione (RSPP) della stessa Amap. Tra le principali irregolarità contestate vi sono: mancata valutazione del rischio in ambienti confinati, predisposizione incompleta o irregolare dei Piani di Sicurezza e Coordinamento (PSC) e dei POS, assenza di un coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione, mancato controllo sull’uso degli autorespiratori e dei rilevatori multi-gas e sottovalutazione generale dei pericoli presenti nella vasca oggetto dell’intervento. L’incidente si era verificato durante il tentativo di inserire una sonda per localizzare l’ostruzione: si sarebbe sprigionato acido solfidrico in concentrazioni letali, causando la perdita di coscienza del primo operaio sceso e, in una dinamica di “catena di solidarietà”, la morte anche dei colleghi accorsi in aiuto. Le società Quadrifoglio Group Srl e Amap Spa, secondo la procura, sarebbero responsabili amministrativamente per la mancata adozione di modelli organizzativi idonei a prevenire reati simili, con risparmio di spesa a scapito della formazione, vigilanza e misure di sicurezza obbligatorie. Le autopsie sui cinque operai deceduti erano state affidate alle dottoresse Stefania Zerbo, Ginevra Malta, Erika Serena Sorrentino e al dottor Tommaso D’Anna presso l’Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Palermo, alla presenza dei medici legali delle parti offese. Gli esami hanno confermato che i decessi sono compatibili con inalazione di gas tossici e asfissia acuta. Tra le vittime, Giuseppe La Barbera, ventinovenne di Villabate, padre di due bambini, era dipendente interinale Amap e non sarebbe dovuto essere presente nella vasca. Si è calato per tentare di aiutare i colleghi, trovando la morte insieme a loro. La famiglia, assistita dagli avvocati Giuseppe Emanuele Greco e Ornella Maria Cialona e supportata dalla società Studio3A–Valore S.p.A, chiede giustizia e il pieno accertamento delle responsabilità. L'articolo Strage di Casteldaccia, chiuse le indagini: sei indagati per omicidio colposo e lesioni gravissime proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Morì soffocato dopo la caduta nel silo: il titolare dell’azienda condannato a un anno
Confermata la condanna di un anno per omicidio colposo a danni di Pietro Delogu, il proprietario dell’azienda vinicola Tenute Delogu ad Alghero, in provincia di Sassari. L’uomo era stato giudicato colpevole dalla Corte d’appello di Sassari dopo l’assoluzione in primo grado. A seguito della sentenza, l’uomo aveva presentato il ricorso in Cassazione, respinto dalla corte. Il processo era partito a seguito della morte dell’operaio Paride Meloni, avvenuta l’8 settembre 2017 nel tentativo di eseguire lavori di manutenzione al boccaporto di un silo di vino alto 3 metri. Durante l’operazione l’operaio scivolò e rimase incastrato con testa e busto all’interno del contenitore pieno di vino fermentato. Furono proprio i vapori di anidride carbonica a uccidere Paride, che aveva lottato per liberarsi dalla scomoda posizione ma che perse conoscenza dopo due minuti. Secondo la sentenza dei giudici d’appello, Delogu sarebbe responsabile di omicidio colposo in qualità di presidente del consiglio di amministrazione dell’azienda per aver lasciato lavorare Meloni da solo, senza aiuti od operai vicini che avrebbero potuto soccorrerlo. Inoltre Delogu, assistito dagli avvocati Nicola Lucchi e Pantaleo Mercurio, è stato condannato anche al risarcimento economico della famiglia di Meloni, costituitasi parte civile con l’avvocata Maria Giovanna Marras. L'articolo Morì soffocato dopo la caduta nel silo: il titolare dell’azienda condannato a un anno proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Lavoratore di 56 anni muore schiacciato da un rimorchio a Imperia
Ancora un morto sul lavoro. Questa volta a Lucinasco, in provincia di Imperia, dove martedì mattina intorno alle 11 ha perso la vita un uomo di 56 anni. Dalle prime ricostruzioni, l’operaio sarebbe stato schiacciato da un rimorchio nei pressi della strada provinciale 30. Tempestivo l’arrivo del 118 e delle forze dell’ordine, ma nonostante i lunghi tentativi di rianimazione non è stato possibile fare altro che constatare il decesso. Le autorità hanno aperto un’indagine per ricostruire la dinamica dell’incidente ed eventuali responsabilità. Ciò che è certo è purtroppo la crescita costante del numero dei caduti sul lavoro che, secondo dati Inail, quest’anno erano stati già 357 dopo i primi sei mesi. L'articolo Lavoratore di 56 anni muore schiacciato da un rimorchio a Imperia proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Incidente sul lavoro nel Rodigino: operaio 47enne muore schiacciato dal muletto
È rimasto schiacciato dal muletto mentre operava all’interno di un’azienda che lavora materiale plastico. È morto così un operaio di 47 anni a Sant’Apollinare, in provincia di Rovigo. Si tratta dell’ennesimo incidente mortale sul lavoro. Sul posto, in via Martiri Belfiore, è intervenuta intorno alle 16.30 la squadra dei Vigili del fuoco di Rovigo con l’ausilio dell’Autogru. Nonostante i soccorsi degli operatori del 118 , però, per il 47enne non c’è stato nulla da fare. Gli ispettori dello Spisal e i Carabinieri stanno svolgendo gli accertamenti per chiare le cause dell’incidente. L'articolo Incidente sul lavoro nel Rodigino: operaio 47enne muore schiacciato dal muletto proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Luana D’Orazio, assolto il tecnico manutentore. Era accusato di omicidio colposo
Il Tribunale di Prato ha assolto con formula piena Mario Cusimano, il tecnico manutentore che era accusato di omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele anti-infortunistiche nel procedimento sulla morte di Luana D’Orazio, l’operaia 21enne che aveva perso la vita il 3 maggio 2021 mentre lavorava all’interno dell’Orditura Luana di via Garigliano, a Montemurlo (Prato). Mario Cusimano si è sempre proclamato innocente e anche per questo, a differenza dei titolari di fatto e di diritto dell’Orditura Luana, Daniele Faggi e Luana Coppini, che hanno patteggiato rispettivamente due condanne a un anno e sei mesi e due anni di reclusione (con la sospensione condizionale della pena), lui ha scelto di farsi processare col rito ordinario. Il pubblico ministero Vincenzo Nitti aveva chiesto una condanna a due anni e otto mesi di reclusione. Secondo gli accertamenti effettuati dal consulente nominato dagli inquirenti all’epoca delle indagine, l’ingegner Carlo Gini, l’orditoio per la campionatura al quale lavorava Luana D’Orazio aveva i dispositivi di sicurezza disattivati. L’incidente sarebbe avvenuto mentre il macchinario viaggiava ad alta velocità, una fase in cui le saracinesche di protezione dovrebbero rimanere abbassate. Ma non solo. Lo stesso macchinario era utilizzato in maniera non conforme. La 22enne, infatti, secondo la perizia, rimase agganciata a una sbarra che sporgeva più del dovuto rispetto a quanto stabilito dal costruttore. Trascinata dentro al motore, tirata per la maglia, il corpo di D’Orazio girò per due volte “in un abbraccio mortale”, come scrisse Gini nella perizia. Dopo 7 secondi il compagno di lavoro intervenne spegnendo il macchinario. La giovane donna a quel punto era già morta a causa dello “schiacciamento del torace”. Il blocco del cancello di sicurezza dell’orditoio di D’Orazio, mamma di un bambino di 5 anni, avrebbe fruttato l’8% di produzione in più rispetto a un macchinario con il dispositivo di sicurezza integro. Una percentuale che però, secondo l’approfondimento disposto dalla procura di Prato, non avrebbe fruttato “alcun guadagno per l’azienda”, essendo quello un macchinario da campionatura. L'articolo Luana D’Orazio, assolto il tecnico manutentore. Era accusato di omicidio colposo proviene da Il Fatto Quotidiano.
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