Si chiama Error Fest ed è un festival dedicato al teatro sociale per il
cambiamento. Nato a Bratislava, approda a Palermo con la sua prima edizione
italiana prevista 12 al 14 dicembre. La manifestazione propone spettacoli
preparati da compagnie europee che lavorano con persone senza fissa dimora, con
fragilità economiche e sociali.. Il festival propone il teatro come strumento
per creare contesti di relazione e nuove possibilità di presenza pubblica. È
finanziato dal Ministero della cultura, bando Disabilità, Programma Erasmus
Plus, programma Horizon 2020.
Tre le sezioni in programma: workshop, stage, con la direzione di Dario Ferrante
e Andrea Fazzini (di teatro Rebis) e movie, quest’ultima curata da Carmelo
Galati di Cinema City. I workshop sono in programma nel quartiere Danisinni dove
si aprirà la rassegna, il 12 dicembre, con “Puppets in Action” sull’uso dei
burattini. Poi il giorno seguente sarà la volta di “Theatre as a safe space” ed
infine il 14 dicembre “Indirect theatre art in the social sphere“. I film,
proiettati alle officine Bellotti, andranno da “Lisca Bianca”, documentario
sulla omonima barca a vela a “Dadalove“, sulla compagnia teatrale palermitana
DaDaDaùn, formata da attori con sindrome di down guidati da Luigi Di Gangi e Ugo
Giacomazzi. Infine “Per altri occhi“, che racconta le vite quotidiane e
avventurose di dieci persone non vedenti. Allo Spazio Franco, undici spettacoli
di compagnie provenienti da Italia, Polonia, Ungheria e Slovacchia. Tra questi
quelli della compagnia Divadlo Bez Domova (teatro senza casa) che andrà in scema
con il suo spettacolo “Medusa in the Kitchen“, sul tema dell’emancipazione
femminile rivista attraverso la figura mitologica di Medusa.
L'articolo Sbarca a Palermo Error Fest, il festival sul teatro sociale dedicato
ai senza fissa dimora proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Palermo
Maxi-operazione contro i clan mafiosi e il narcotraffico a Palermo. L’inchiesta
– coordinata dalla Dda del capoluogo siciliano guidata dal procuratore Maurizio
de Lucia – ha fatto luce su un vasto traffico di stupefacenti e ha svelato i
nuovi organigrammi di uno dei principali mandamenti mafiosi della città.
50 MISURE CAUTELARI
Eseguite dalla polizia misure cautelari nei confronti di 50 persone: sono
accusate, a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, intestazione
fittizia di beni, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti
e spaccio. Per 19 di loro il gip ha disposto la custodia cautelare in carcere,
per 6 gli arresti domiciliari mentre per gli altri 25 è stato emesso un
provvedimento di fermo. L’operazione ha visto impegnati oltre 350 agenti della
Polizia di Stato.
“STRETTO RAPPORTO TRA COSA NOSTRA E CAMORRA”
“È stato documentato un rapporto stretto tra i clan mafiosi di Palermo con un
clan della Camorra, da cui la mafia si riforniva per la droga”, ha detto il
procuratore aggiunto di Palermo Vito Di Giorgio nel corso della conferenza
stampa: “Siamo in presenza di organizzazioni fortemente strutturate capaci di
commerciare ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti anche in periodi di
tempo molto brevi”, ha aggiunto. Al centro ci sono due diverse inchieste della
sezione Antidroga della Squadra Mobile, coordinate dalla Dda. Tra ottobre 2022 e
agosto 2023 sono state individuate due le bande di narcos: una faceva base a
Palermo ed era caratterizzato da rapporti molto forti tra gli affiliati legati
da vincoli di parentela: l’altra, invece, operava in Campania e forniva la merce
ai siciliani. Alcuni componenti della banda campana tenevano rapporti con i
palermitani e trattavano anche per conto di un clan camorrista che ha riversato
importati quantitativi di droga non soltanto nella provincia di Palermo, ma
anche in quella di Catania. La seconda indagine dell’Antidroga ha portato alla
scoperta di una cellula criminale palermitana che ha organizzato un grosso
traffico di cocaina, hashish e marijuana tra Palermo e Trapani. La droga sarebbe
arrivata dalla zona di Marsala. Gli indagati apparterrebbero ad ambienti
criminali di rilevante caratura e già indagati per mafia: prova del ruolo svolto
dalle “famiglie” di Cosa nostra nell’approvvigionamento e nello smercio degli
stupefacenti. “Nel corso delle investigazioni, inoltre, sono stati messi a segno
sequestri per un totale di circa due quintali e mezzo di hashish e quattro
chilogrammi di cocaina, con conseguente arresto in flagranza di dodici persone”.
IL MANDAMENTO DELLA NOCE TRA VECCHI E NUOVI BOSS
Il maxiblitz di oggi “dimostra che Cosa nostra è tutt’altro che sconfitta” ha
detto il Procuratore capo di Palermo Maurizio de Lucia nel corso della
conferenza stampa. L’operazione ha colpito anche il mandamento mafioso
palermitano della Noce. L’indagine ha permesso di ricostruire posizioni e ruoli
nelle famiglie mafiose di Noce, Cruillas ed Altarello, e di ricostruire le
attività illecite nel territorio. Il vuoto di potere, generato dagli ultimi
arresti, avrebbe dato spazio a nuovi personaggi intenzionati a scalare le
posizioni di vertice del clan. Oltre agli aspiranti boss nel mirino degli
investigatori sono finiti nomi noti con curricula di tutto rispetto all’interno
di Cosa nostra. Tra loro un anziano boss, in grado di decidere le strategie del
clan. Identificato anche il nuovo capo del mandamento che avrebbe preso il
comando in virtù della sua parentela con un ex reggente: “In linea di continuità
familiare ad una trascorsa gestione, poiché risulta essere imparentato con un
già ‘reggente’, oggi in carcere”. Nelle casse delle cosche – ha accertato
l’indagine – continuano a finire i soldi delle estorsioni: sei quelle messe a
segno a carico di negozi e attività imprenditoriali della zona.
IL CANALE TELEGRAM CON LA FOTO DI SCARFACE
È stata scoperta anche una centrale di smercio virtuale, creata grazie ad un
canale Telegram e ritenuta più sicura dalla banda. Per accreditarsi e far capire
nel settore che i leader erano loro usavano sul profilo aperto sul canale la
foto di Al Pacino nel ruolo di Tony Montana nel film Scarface, dicono gli
investigatori. Gli indagati annotavano scrupolosamente in un “libro mastro” i
soldi incassati col narcotraffico: una contabilità precisa con tanto di appunti
sul tipo di stupefacenti, sui pagamenti delle partite di droga e sui compensi
settimanali di tutti gli associati. Materiale prezioso per gli investigatori.
L'articolo Maxi-operazione antimafia a Palermo, 50 misure cautelari: “Nel
traffico di droga rapporti stretti Cosa nostra-Camorra” proviene da Il Fatto
Quotidiano.
È stato il biglietto lasciato da Lucia Pecoraro, 78 anni, a raccontare
l’angoscia e la disperazione che hanno preceduto l’omicidio-suicidio di sabato.
La donna chiedeva scusa per la decisione estrema: uccidere la figlia Giuseppina
Milone, 47 anni, gravemente disabile, e poi togliersi la vita con la stessa
corda con cui l’aveva strangolata. Secondo i carabinieri, con la conferma del pm
di Termini Imerese e del medico legale, non si sono su cosa è avvenuto. Dopo
aver strangolato la figlia al piano terra della loro abitazione, Lucia si è
impiccata alla ringhiera del piano superiore.
LA SOLITUDINE E IL PESO DELLA CURA
Le lettere e gli appunti ritrovati in casa rivelano una donna sopraffatta dalla
gestione quotidiana della figlia, soprattutto dopo la morte del marito
Salvatore, infermiere in pensione dell’ospedale dei Bianchi, venuto a mancare
otto mesi fa. Giuseppina, non autosufficiente e con problemi di deambulazione,
era assistita anche dalla cugina e dai volontari del paese, ma le difficoltà
restavano immense. Proprio sabato avrebbe dovuto sottoporsi a una radiografia
alla colonna vertebrale per accertare le sue condizioni di salute.
UNA FAMIGLIA CONOSCIUTA E STIMATA
La famiglia Milone era nota a Corleone. I vicini ricordano lunghe passeggiate
insieme e un legame fortissimo tra padre, madre e figlia. “Quando ho sentito la
notizia, mi si è raggelato il sangue – racconta un vicino –. Nessuno poteva
immaginare un epilogo così tragico. Il padre era un galantuomo, sempre
disponibile e amava la moglie e la figlia. Con la sua morte è venuto meno il
pilastro della famiglia”. Per Federica Badami, segretaria della Cisl
Palermo-Trapani, la tragedia mette in luce i limiti del sostegno alle famiglie
con persone non autosufficienti: “Il dramma della solitudine può esplodere in
modi terribili. Serve prevenzione, assistenza domiciliare potenziata e supporto
psicologico. Dobbiamo lavorare affinché questi drammi non si ripetano”. Le salme
di madre e figlia sono state restituite ai familiari.
Se hai bisogno di aiuto o conosci qualcuno che potrebbe averne bisogno,
ricordati che esiste Telefono amico Italia (0223272327), un servizio di ascolto
attivo ogni giorno dalle 10 alle 24 da contattare in caso di solitudine,
angoscia, tristezza, sconforto e rabbia. Per ricevere aiuto si può chiamare
anche il 112, numero unico di emergenza. O contattare i volontari della onlus
Samaritans allo 0677208977 (operativi tutti i giorni dalle ore 13 alle 22).
L'articolo Il biglietto di scuse dell’anziana che ha ucciso la figlia disabile a
Corleone, i vicini: “Nessun poteva immaginare” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Una donna ha ucciso la figlia disabile e poi si è impiccata a Corleone
(Palermo). Il dramma familiare è avvenuto nel centro storico in paese. Sono
intervenuti i carabinieri che conducono e indagini e i sanitari del 118. La
donna, raccontano in paese, aveva perso il marito otto mesi fa, un ex infermiere
dell’ospedale dei Bianchi. La donna si è trovata sola a gestire la figlia
disabile. “Tanta commozione da parte di tutta la nostra comunità per la tragedia
che si è consumata in paese. La famiglia era conosciuta per la bontà d’animo”
commenta il sindaco di Corleone Walter Rà.
L'articolo Uccide la figlia disabile e si impicca: otto mesi fa la donna aveva
perso il marito proviene da Il Fatto Quotidiano.
Avrebbero omesso o gestito in modo irregolare aspetti fondamentali della
sicurezza sul lavoro, permettendo che i lavoratori fossero esposti a un rischio
gravissimo durante gli interventi. La Procura di Termini Imerese ha concluso le
indagini preliminari sulla tragedia sul lavoro che il 6 maggio 2024 ha provocato
la morte di cinque operai a Casteldaccia, nel Palermitano. Le vittime – Epifanio
Alsazia, Giuseppe La Barbera, Ignazio Giordano, Giuseppe Miraglia e Roberto
Ranieri – nel tentativo di aiutarsi morirono tutti all’interno di una vasca di
raccolta dei liquami mentre tentavano di rimuovere un’ostruzione nell’impianto
di sollevamento gestito da Amap Spa. Un sesto lavoratore rimase gravemente
ferito, con una compromissione polmonare rilevante, mentre un settimo riportò
ferite lievi. Dopo mesi di indagini, i magistrati i pm Elvira Cuti e Giacomo
Barbara, hanno iscritto sei persone nel registro degli indagati, oltre alle
società Quadrifoglio Group Srl e Amap Spa. Tra le contestazioni – come informa
una nota dello Studio 3A – ci sono omicidio colposo aggravato dalla violazione
delle norme antinfortunistiche, lesioni personali colpose gravissime e, per le
società, responsabilità amministrativa 231.
Gli indagati sono: Nicolò Di Salvo, geometra e legale rappresentante della
Quadrifoglio Group Srl, datore di lavoro di quattro delle cinque vittime e
responsabile dei servizi di prevenzione e protezione dell’azienda; Wanda Ilarda,
dipendente di Amap Spa incaricata della gestione del procedimento nella fase di
affidamento e aggiudicazione della gara; Salvatore Rappa, dipendente Amap e
responsabile del procedimento in fase di esecuzione, dirigente dell’unità
ANP/occ e responsabile dei servizi di prevenzione e protezione; Gaetano Rotolo,
dirigente Amap, responsabile dell’unità ANP/ore e direttore dei lavori
nell’ambito dell’Accordo Quadro 2022–2024; Sergio Agati, dipendente Amap e
responsabile dell’unità IESF per gli impianti elettrici dei sollevamenti
fognari; Girolamo Costa, responsabile dei servizi prevenzione e protezione
(RSPP) della stessa Amap.
Tra le principali irregolarità contestate vi sono: mancata valutazione del
rischio in ambienti confinati, predisposizione incompleta o irregolare dei Piani
di Sicurezza e Coordinamento (PSC) e dei POS, assenza di un coordinatore per la
sicurezza in fase di esecuzione, mancato controllo sull’uso degli
autorespiratori e dei rilevatori multi-gas e sottovalutazione generale dei
pericoli presenti nella vasca oggetto dell’intervento. L’incidente si era
verificato durante il tentativo di inserire una sonda per localizzare
l’ostruzione: si sarebbe sprigionato acido solfidrico in concentrazioni letali,
causando la perdita di coscienza del primo operaio sceso e, in una dinamica di
“catena di solidarietà”, la morte anche dei colleghi accorsi in aiuto. Le
società Quadrifoglio Group Srl e Amap Spa, secondo la procura, sarebbero
responsabili amministrativamente per la mancata adozione di modelli
organizzativi idonei a prevenire reati simili, con risparmio di spesa a scapito
della formazione, vigilanza e misure di sicurezza obbligatorie.
Le autopsie sui cinque operai deceduti erano state affidate alle dottoresse
Stefania Zerbo, Ginevra Malta, Erika Serena Sorrentino e al dottor Tommaso
D’Anna presso l’Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Palermo, alla
presenza dei medici legali delle parti offese. Gli esami hanno confermato che i
decessi sono compatibili con inalazione di gas tossici e asfissia acuta. Tra le
vittime, Giuseppe La Barbera, ventinovenne di Villabate, padre di due bambini,
era dipendente interinale Amap e non sarebbe dovuto essere presente nella vasca.
Si è calato per tentare di aiutare i colleghi, trovando la morte insieme a loro.
La famiglia, assistita dagli avvocati Giuseppe Emanuele Greco e Ornella Maria
Cialona e supportata dalla società Studio3A–Valore S.p.A, chiede giustizia e il
pieno accertamento delle responsabilità.
L'articolo Strage di Casteldaccia, chiuse le indagini: sei indagati per omicidio
colposo e lesioni gravissime proviene da Il Fatto Quotidiano.
All’aeroporto Falcone Borsellino di Palermo, la Guardia di Finanza ha fermato un
uomo che trasportava nel suo bagaglio una testa essiccata di coccodrillo. Come
riporta Palermo Today, l’ispezione della valigia del passeggero, proveniente da
Bangkok e con scalo a Roma Fiumicino, ha permesso alle Fiamme Gialle e ai
Funzionari ADM dell’aeroporto Palermo-Punta Raisi di trovare la parte
dell’animale appartenente alla specie “Crocodylia spp” in via d’estinzione.
LA PROVENIENZA
L’accusato, un palermitano di rientro da un viaggio in Asia, ha acquistato il
manufatto in un mercato della capitale thailandese. La specie di coccodrillo in
questione è tipica della regioni tropicali e subtropicali del continente
asiatico. Per aggirare i controlli all’aeroporto di Bangkok, l’uomo aveva
avvolto la testa dell’animale essiccata in una busta di plastica. Dopo averla
fatta franca in Thailandia, il passeggero era atterrato a Roma e aveva poi preso
il volo diretto a Palermo. In Sicilia l’uomo ha dovuto aprire la valigia su
richiesta della Guardia di Finanza, che ha sequestrato il pezzo e denunciato
l’uomo.
LA PENA
Le Fiamme Gialle hanno denunciato l’uomo per crimini legati al commercio
illegale di flora e fauna. Al passeggero è stata contestata la condotta punita
dalla legge con un’ammenda dai 20 mila ai 200.000 euro o con l’arresto da tre
mesi a un anno. Il fenomeno del traffico illegale di flora e fauna e uno dei
temi che, proprio in questi giorni, è stato affrontato nella conferenza globale
Cites Cop20 che riunisce delegati di oltre 180 paesi in corso di svolgimento a
Samarcanda, in Uzbekistan.
L'articolo “Aveva una testa di coccodrillo in valigia”: la scoperta choc durante
i controlli all’aeroporto di Palermo. Rischia una multa da 200 mila euro
proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Era uscito a gettare i rifiuti indifferenziati e tutto a un tratto gli è
crollato il balcone addosso“. È il racconto choc della moglie e manager di Roy
Paci, il trombettista siracusano che ieri sera, nel cuore di Palermo, ha
sfiorato la tragedia. L’incidente, avvenuto intorno alle 20:30 di domenica 30
novembre in via Mariano Stabile, ha coinvolto la struttura del balcone del piano
superiore a quello della loro abitazione. Solo un passo indietro, compiuto in
una frazione di secondo, ha evitato che l’artista venisse travolto da una
pioggia di calcinacci e detriti.
Il musicista era uscito sul balcone che affaccia sul cortile interno dello
stabile per differenziare i rifiuti quando, all’improvviso, l’intera struttura
sopra la sua testa ha ceduto. Nonostante il grande spavento, Paci è riuscito a
mettersi in salvo rientrando subito in cucina. La moglie, ricostruendo
l’episodio ai microfoni di PalermoToday e Repubblica, ha confermato il pericolo
scampato per un soffio: “È riuscito a rientrare subito in cucina e dunque non ha
riportato gravi conseguenze. Però che spavento!”. Roy Paci ha riportato solo
qualche escoriazione e non ha avuto bisogno di ricorrere alle cure mediche.
Tuttavia, l’impatto emotivo dell’accaduto è stato forte, soprattutto per la
presenza del figlio piccolo della coppia, di quattro anni: “Ha avuto difficoltà
a prendere sonno per via dell’accaduto, anche perché in casa c’è un bambino di
quattro anni”, ha concluso la moglie. La dinamica del crollo ha evitato
conseguenze ben più gravi: l’incidente, infatti, è avvenuto in un cortile
interno, scongiurando che i detriti potessero colpire passanti o auto in
transito sulla via principale. “Fortunatamente – ha concluso – non è successo in
strada. Adesso attendiamo il perito per capire cosa sia successo”.
L'articolo “Era uscito a buttare la spazzatura e gli è crollato il balcone
addosso, si è salvato per un passo”: il trombettista Roy Paci ferito a Palermo
proviene da Il Fatto Quotidiano.
Via dalla giunta i cuffariani, in attesa di capire il destino di Totò Vasa Vasa.
Il governatore Renato Schifani ha deciso di tagliere dalla sua giunta gli
assessori cuffariani Nuccia Albano e Andrea Messina, assumendo ad interim le
deleghe della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro e quelle delle
autonomie locali e della funzione pubblica, e nominando capo di gabinetto alla
famiglia, la dirigente Patrizia Valenti, e alla funzione pubblica Carmen
Madonia. Una mossa che ha scompaginato gli equibri politici siciliani, mentre
Totò Cuffaro si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip
nell’interrogatorio preventivo.
Al momento né Albano né Messina risultano indagati a Palermo nel Cuffarogate. Il
governatore, al quotidiano La Sicilia, ha spiegato che l’inchiesta contesta alla
“Dc reati di un ‘sistema partito’ nei confronti dei cui vertici è stato
richiesto l’arresto a causa della gravità degli elementi di accusa raccolti”.
L’ultima inchiesta giudiziaria che ha travolto la Dc, fa salire a otto il numero
degli indagati, tra componenti della giunta Schifani e i deputati regionali. La
new entry è proprio la Dc con Carmelo Pace, accusato di associazione per
delinquere e corruzione. In prima posizione, saldamente in testa con tre
indagati, c’è Grande Sicilia, il partito fondato dall’ex governatore Raffaele
Lombardo, dall’ex viceré forzista Gianfranco Miccichè e dal sindaco di Palermo,
Roberto Lagalla. Sotto accusa ci sono: l’ex assessore all’energia, Roberto Di
Mauro, indagato ad Agrigento per associazione per delinquere nelle pubbliche
forniture, il deputato Miccichè accusato di peculato per l’uso improprio della
sua auto blu e Giuseppe Castiglione, sospeso dall’assemblea regionale dopo
l’arrestato a Catania per voto di scambio politico mafioso .
In seconda posizione ex-equo con due indagati troviamo il carroccio
siculo-leghista e Fratelli d’Italia. Nella Lega c’è il ritorno dell’assessore
all’agricoltura, Luca Sammartino, che per oltre un anno è stato interdetto dai
pubblici uffici perché indagato per corruzione a Catania, e Salvo Geraci, eletto
con le liste di Cateno De Luca e poi passato alla Lega, rinviato a giudizio a
Termini Imerese per tentata concussione e abuso d’ufficio, perché in qualità di
sindaco di Cerda avrebbe deviato il percorso della processione religiosa per
farla passare sotto casa del boss.
Tra i meloniani invece, troviamo il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno,
accusato a Palermo per corruzione, peculato, falso e truffa, e nella stessa
indagine l’assessora allo sport Elvira Amata, che risponde di corruzione. I
deputati Pace, Castiglione e Geraci si sono autosospesi dalla commissione
regionale antimafia. Il lungo elenco però non finisce qui, perché oltre ai
deputati, a finire sotto indagine ci sono anche i componenti dello staff degli
onorevoli. Su tutti, la superconsulente del presidente Schifani, ovvero l’ex
sottosegretario e architetta Simona Vicari, imputata a Trapani per corruzione, a
cui il mese scorso il Tribunale ha confiscato un Rolex e un orologio Bulgari,
dal valore superiore a diecimila euro. Un passo indietro è stato formalmente
chiesto a Vito Raso, uomo di fiducia di Cuffaro e capo della segreteria
particolare dell’assessora Albano, indagato per associazione per delinquere e
corruzione nell’inchiesta sull’ex governatore. Si sono già dimessi invece, la
portavoce del presidente Galvagno, Sabrina De Capitani, indagata per corruzione
a Palermo nell’inchiesta sul “Sistema Galvagno”. E in precedenza ha lasciato
l’incarico di capo della segreteria del presidente dell’Ars, Giancarlo
Migliorisi, dopo essere stato pizzicato dalla polizia di Palermo mentre comprava
cocaina dal “pusher dei vip”. In seguito è stato scelto come consulente a
Palazzo Madama dalla senatrice Daniela Ternullo (Forza Italia), e ha rinunciato
(in meno di ventiquattro ore) all’incarico di coordinatore della segreteria
tecnica dell’assessore all’energia regionale Francesco Colianni (Grande
Sicilia).
Ma nell’isola la sfilza degli indagati non riguarda solo i politici, ma anche i
dirigenti regionali. È stato revocato l’incarico al presidente dell’organismo
indipendente di valutazione della performance regionale Antonino Maria
Sciacchitano, indagato a Palermo per corruzione sugli appalti nella sanità. È
durata appena ventiquattro ore invece la nomina di Carmelo Ricciardo a dirigente
generale, che ha poi deciso di far un passo indietro perché imputato a Palermo
per corruzione e turbativa d’asta. Ha lasciato l’incarico di dirigente generale
Asp Trapani, Ferdinando Croce, in quota FdI, travolto dallo scandalo sui ritardi
dei referti istologici mentre resta saldamente al suo posto Salvatore Cocina,
dirigente della protezione civile Sicilia e della cabina regia acqua e rifiuti,
imputato a Catania per l’inchiesta sulla gestione dei rifiuti della Rap di
Palermo e sulle discariche catanesi Valanghe d’Inverno e Tiritì dell’Oikos, e
citato più volte (ma non indagato) nelle trame dell’inchiesta del Cuffarogate.
Il governatore Schifani ha sospeso la dirigente regionale Letizia Di Liberti,
che lui stesso aveva riconfermato alcuni mesi fa, perché adesso è indagata a
Palermo per rivelazione di segreto d’ufficio nell’inchiesta sulla Dc, anche se
risulta già imputata nel capoluogo siciliano per falso ideologico sul caso dei
dati Covid. Si è dimesso dopo l’arresto a Messina, il commissario sul dissesto
idrogeologico Maurizio Croce, in quota Forza Italia, che ha poi patteggiato 3
anni e 7 mesi per corruzione. Misure cautelari anche per il funzionario della
regione in servizio alla sovrintendenza del mare, Antonio Librizzi, indagato a
Palermo per concussione (anche tentata) per aver incassato una mazzetta da un
imprenditore, e il dirigente Asp, Francesco Cerrito, accusato di corruzione per
aver tentato di accelerare i pagamenti ad una società. Ha lasciato l’incarico di
direttore sanitario dell’Asp di Catania, Giuseppe Reina, indagato dalla procura
etnea per violenza sessuale sul posto di lavoro con una collega, e si è
autosospeso il direttore generale dell’Asp Siracusa, Francesco Maria
Caltagirone, accusato a Palermo di corruzione nel “caso Cuffaro”.
L'articolo Assessori, deputati e dirigenti sotto inchiesta: non solo Cuffaro,
tutti i guai del centrodestra di Schifani in Sicilia proviene da Il Fatto
Quotidiano.