Tag - Palermo

Sbarca a Palermo Error Fest, il festival sul teatro sociale dedicato ai senza fissa dimora
Si chiama Error Fest ed è un festival dedicato al teatro sociale per il cambiamento. Nato a Bratislava, approda a Palermo con la sua prima edizione italiana prevista 12 al 14 dicembre. La manifestazione propone spettacoli preparati da compagnie europee che lavorano con persone senza fissa dimora, con fragilità economiche e sociali.. Il festival propone il teatro come strumento per creare contesti di relazione e nuove possibilità di presenza pubblica. È finanziato dal Ministero della cultura, bando Disabilità, Programma Erasmus Plus, programma Horizon 2020. Tre le sezioni in programma: workshop, stage, con la direzione di Dario Ferrante e Andrea Fazzini (di teatro Rebis) e movie, quest’ultima curata da Carmelo Galati di Cinema City. I workshop sono in programma nel quartiere Danisinni dove si aprirà la rassegna, il 12 dicembre, con “Puppets in Action” sull’uso dei burattini. Poi il giorno seguente sarà la volta di “Theatre as a safe space” ed infine il 14 dicembre “Indirect theatre art in the social sphere“. I film, proiettati alle officine Bellotti, andranno da “Lisca Bianca”, documentario sulla omonima barca a vela a “Dadalove“, sulla compagnia teatrale palermitana DaDaDaùn, formata da attori con sindrome di down guidati da Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi. Infine “Per altri occhi“, che racconta le vite quotidiane e avventurose di dieci persone non vedenti. Allo Spazio Franco, undici spettacoli di compagnie provenienti da Italia, Polonia, Ungheria e Slovacchia. Tra questi quelli della compagnia Divadlo Bez Domova (teatro senza casa) che andrà in scema con il suo spettacolo “Medusa in the Kitchen“, sul tema dell’emancipazione femminile rivista attraverso la figura mitologica di Medusa. L'articolo Sbarca a Palermo Error Fest, il festival sul teatro sociale dedicato ai senza fissa dimora proviene da Il Fatto Quotidiano.
Diritti
Palermo
Maxi-operazione antimafia a Palermo, 50 misure cautelari: “Nel traffico di droga rapporti stretti Cosa nostra-Camorra”
Maxi-operazione contro i clan mafiosi e il narcotraffico a Palermo. L’inchiesta – coordinata dalla Dda del capoluogo siciliano guidata dal procuratore Maurizio de Lucia – ha fatto luce su un vasto traffico di stupefacenti e ha svelato i nuovi organigrammi di uno dei principali mandamenti mafiosi della città. 50 MISURE CAUTELARI Eseguite dalla polizia misure cautelari nei confronti di 50 persone: sono accusate, a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e spaccio. Per 19 di loro il gip ha disposto la custodia cautelare in carcere, per 6 gli arresti domiciliari mentre per gli altri 25 è stato emesso un provvedimento di fermo. L’operazione ha visto impegnati oltre 350 agenti della Polizia di Stato. “STRETTO RAPPORTO TRA COSA NOSTRA E CAMORRA” “È stato documentato un rapporto stretto tra i clan mafiosi di Palermo con un clan della Camorra, da cui la mafia si riforniva per la droga”, ha detto il procuratore aggiunto di Palermo Vito Di Giorgio nel corso della conferenza stampa: “Siamo in presenza di organizzazioni fortemente strutturate capaci di commerciare ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti anche in periodi di tempo molto brevi”, ha aggiunto. Al centro ci sono due diverse inchieste della sezione Antidroga della Squadra Mobile, coordinate dalla Dda. Tra ottobre 2022 e agosto 2023 sono state individuate due le bande di narcos: una faceva base a Palermo ed era caratterizzato da rapporti molto forti tra gli affiliati legati da vincoli di parentela: l’altra, invece, operava in Campania e forniva la merce ai siciliani. Alcuni componenti della banda campana tenevano rapporti con i palermitani e trattavano anche per conto di un clan camorrista che ha riversato importati quantitativi di droga non soltanto nella provincia di Palermo, ma anche in quella di Catania. La seconda indagine dell’Antidroga ha portato alla scoperta di una cellula criminale palermitana che ha organizzato un grosso traffico di cocaina, hashish e marijuana tra Palermo e Trapani. La droga sarebbe arrivata dalla zona di Marsala. Gli indagati apparterrebbero ad ambienti criminali di rilevante caratura e già indagati per mafia: prova del ruolo svolto dalle “famiglie” di Cosa nostra nell’approvvigionamento e nello smercio degli stupefacenti. “Nel corso delle investigazioni, inoltre, sono stati messi a segno sequestri per un totale di circa due quintali e mezzo di hashish e quattro chilogrammi di cocaina, con conseguente arresto in flagranza di dodici persone”. IL MANDAMENTO DELLA NOCE TRA VECCHI E NUOVI BOSS Il maxiblitz di oggi “dimostra che Cosa nostra è tutt’altro che sconfitta” ha detto il Procuratore capo di Palermo Maurizio de Lucia nel corso della conferenza stampa. L’operazione ha colpito anche il mandamento mafioso palermitano della Noce. L’indagine ha permesso di ricostruire posizioni e ruoli nelle famiglie mafiose di Noce, Cruillas ed Altarello, e di ricostruire le attività illecite nel territorio. Il vuoto di potere, generato dagli ultimi arresti, avrebbe dato spazio a nuovi personaggi intenzionati a scalare le posizioni di vertice del clan. Oltre agli aspiranti boss nel mirino degli investigatori sono finiti nomi noti con curricula di tutto rispetto all’interno di Cosa nostra. Tra loro un anziano boss, in grado di decidere le strategie del clan. Identificato anche il nuovo capo del mandamento che avrebbe preso il comando in virtù della sua parentela con un ex reggente: “In linea di continuità familiare ad una trascorsa gestione, poiché risulta essere imparentato con un già ‘reggente’, oggi in carcere”. Nelle casse delle cosche – ha accertato l’indagine – continuano a finire i soldi delle estorsioni: sei quelle messe a segno a carico di negozi e attività imprenditoriali della zona. IL CANALE TELEGRAM CON LA FOTO DI SCARFACE È stata scoperta anche una centrale di smercio virtuale, creata grazie ad un canale Telegram e ritenuta più sicura dalla banda. Per accreditarsi e far capire nel settore che i leader erano loro usavano sul profilo aperto sul canale la foto di Al Pacino nel ruolo di Tony Montana nel film Scarface, dicono gli investigatori. Gli indagati annotavano scrupolosamente in un “libro mastro” i soldi incassati col narcotraffico: una contabilità precisa con tanto di appunti sul tipo di stupefacenti, sui pagamenti delle partite di droga e sui compensi settimanali di tutti gli associati. Materiale prezioso per gli investigatori. L'articolo Maxi-operazione antimafia a Palermo, 50 misure cautelari: “Nel traffico di droga rapporti stretti Cosa nostra-Camorra” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Procura di Palermo
Antimafia
Mafia
Mafie
Palermo
Il biglietto di scuse dell’anziana che ha ucciso la figlia disabile a Corleone, i vicini: “Nessun poteva immaginare”
È stato il biglietto lasciato da Lucia Pecoraro, 78 anni, a raccontare l’angoscia e la disperazione che hanno preceduto l’omicidio-suicidio di sabato. La donna chiedeva scusa per la decisione estrema: uccidere la figlia Giuseppina Milone, 47 anni, gravemente disabile, e poi togliersi la vita con la stessa corda con cui l’aveva strangolata. Secondo i carabinieri, con la conferma del pm di Termini Imerese e del medico legale, non si sono su cosa è avvenuto. Dopo aver strangolato la figlia al piano terra della loro abitazione, Lucia si è impiccata alla ringhiera del piano superiore. LA SOLITUDINE E IL PESO DELLA CURA Le lettere e gli appunti ritrovati in casa rivelano una donna sopraffatta dalla gestione quotidiana della figlia, soprattutto dopo la morte del marito Salvatore, infermiere in pensione dell’ospedale dei Bianchi, venuto a mancare otto mesi fa. Giuseppina, non autosufficiente e con problemi di deambulazione, era assistita anche dalla cugina e dai volontari del paese, ma le difficoltà restavano immense. Proprio sabato avrebbe dovuto sottoporsi a una radiografia alla colonna vertebrale per accertare le sue condizioni di salute. UNA FAMIGLIA CONOSCIUTA E STIMATA La famiglia Milone era nota a Corleone. I vicini ricordano lunghe passeggiate insieme e un legame fortissimo tra padre, madre e figlia. “Quando ho sentito la notizia, mi si è raggelato il sangue – racconta un vicino –. Nessuno poteva immaginare un epilogo così tragico. Il padre era un galantuomo, sempre disponibile e amava la moglie e la figlia. Con la sua morte è venuto meno il pilastro della famiglia”. Per Federica Badami, segretaria della Cisl Palermo-Trapani, la tragedia mette in luce i limiti del sostegno alle famiglie con persone non autosufficienti: “Il dramma della solitudine può esplodere in modi terribili. Serve prevenzione, assistenza domiciliare potenziata e supporto psicologico. Dobbiamo lavorare affinché questi drammi non si ripetano”. Le salme di madre e figlia sono state restituite ai familiari. Se hai bisogno di aiuto o conosci qualcuno che potrebbe averne bisogno, ricordati che esiste Telefono amico Italia (0223272327), un servizio di ascolto attivo ogni giorno dalle 10 alle 24 da contattare in caso di solitudine, angoscia, tristezza, sconforto e rabbia. Per ricevere aiuto si può chiamare anche il 112, numero unico di emergenza. O contattare i volontari della onlus Samaritans allo 0677208977 (operativi tutti i giorni dalle ore 13 alle 22). L'articolo Il biglietto di scuse dell’anziana che ha ucciso la figlia disabile a Corleone, i vicini: “Nessun poteva immaginare” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Cronaca Nera
Palermo
Disabilità
Uccide la figlia disabile e si impicca: otto mesi fa la donna aveva perso il marito
Una donna ha ucciso la figlia disabile e poi si è impiccata a Corleone (Palermo). Il dramma familiare è avvenuto nel centro storico in paese. Sono intervenuti i carabinieri che conducono e indagini e i sanitari del 118. La donna, raccontano in paese, aveva perso il marito otto mesi fa, un ex infermiere dell’ospedale dei Bianchi. La donna si è trovata sola a gestire la figlia disabile. “Tanta commozione da parte di tutta la nostra comunità per la tragedia che si è consumata in paese. La famiglia era conosciuta per la bontà d’animo” commenta il sindaco di Corleone Walter Rà. L'articolo Uccide la figlia disabile e si impicca: otto mesi fa la donna aveva perso il marito proviene da Il Fatto Quotidiano.
Cronaca Nera
Palermo
Disabilità
Strage di Casteldaccia, chiuse le indagini: sei indagati per omicidio colposo e lesioni gravissime
Avrebbero omesso o gestito in modo irregolare aspetti fondamentali della sicurezza sul lavoro, permettendo che i lavoratori fossero esposti a un rischio gravissimo durante gli interventi. La Procura di Termini Imerese ha concluso le indagini preliminari sulla tragedia sul lavoro che il 6 maggio 2024 ha provocato la morte di cinque operai a Casteldaccia, nel Palermitano. Le vittime – Epifanio Alsazia, Giuseppe La Barbera, Ignazio Giordano, Giuseppe Miraglia e Roberto Ranieri – nel tentativo di aiutarsi morirono tutti all’interno di una vasca di raccolta dei liquami mentre tentavano di rimuovere un’ostruzione nell’impianto di sollevamento gestito da Amap Spa. Un sesto lavoratore rimase gravemente ferito, con una compromissione polmonare rilevante, mentre un settimo riportò ferite lievi. Dopo mesi di indagini, i magistrati i pm Elvira Cuti e Giacomo Barbara, hanno iscritto sei persone nel registro degli indagati, oltre alle società Quadrifoglio Group Srl e Amap Spa. Tra le contestazioni – come informa una nota dello Studio 3A – ci sono omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme antinfortunistiche, lesioni personali colpose gravissime e, per le società, responsabilità amministrativa 231. Gli indagati sono: Nicolò Di Salvo, geometra e legale rappresentante della Quadrifoglio Group Srl, datore di lavoro di quattro delle cinque vittime e responsabile dei servizi di prevenzione e protezione dell’azienda; Wanda Ilarda, dipendente di Amap Spa incaricata della gestione del procedimento nella fase di affidamento e aggiudicazione della gara; Salvatore Rappa, dipendente Amap e responsabile del procedimento in fase di esecuzione, dirigente dell’unità ANP/occ e responsabile dei servizi di prevenzione e protezione; Gaetano Rotolo, dirigente Amap, responsabile dell’unità ANP/ore e direttore dei lavori nell’ambito dell’Accordo Quadro 2022–2024; Sergio Agati, dipendente Amap e responsabile dell’unità IESF per gli impianti elettrici dei sollevamenti fognari; Girolamo Costa, responsabile dei servizi prevenzione e protezione (RSPP) della stessa Amap. Tra le principali irregolarità contestate vi sono: mancata valutazione del rischio in ambienti confinati, predisposizione incompleta o irregolare dei Piani di Sicurezza e Coordinamento (PSC) e dei POS, assenza di un coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione, mancato controllo sull’uso degli autorespiratori e dei rilevatori multi-gas e sottovalutazione generale dei pericoli presenti nella vasca oggetto dell’intervento. L’incidente si era verificato durante il tentativo di inserire una sonda per localizzare l’ostruzione: si sarebbe sprigionato acido solfidrico in concentrazioni letali, causando la perdita di coscienza del primo operaio sceso e, in una dinamica di “catena di solidarietà”, la morte anche dei colleghi accorsi in aiuto. Le società Quadrifoglio Group Srl e Amap Spa, secondo la procura, sarebbero responsabili amministrativamente per la mancata adozione di modelli organizzativi idonei a prevenire reati simili, con risparmio di spesa a scapito della formazione, vigilanza e misure di sicurezza obbligatorie. Le autopsie sui cinque operai deceduti erano state affidate alle dottoresse Stefania Zerbo, Ginevra Malta, Erika Serena Sorrentino e al dottor Tommaso D’Anna presso l’Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Palermo, alla presenza dei medici legali delle parti offese. Gli esami hanno confermato che i decessi sono compatibili con inalazione di gas tossici e asfissia acuta. Tra le vittime, Giuseppe La Barbera, ventinovenne di Villabate, padre di due bambini, era dipendente interinale Amap e non sarebbe dovuto essere presente nella vasca. Si è calato per tentare di aiutare i colleghi, trovando la morte insieme a loro. La famiglia, assistita dagli avvocati Giuseppe Emanuele Greco e Ornella Maria Cialona e supportata dalla società Studio3A–Valore S.p.A, chiede giustizia e il pieno accertamento delle responsabilità. L'articolo Strage di Casteldaccia, chiuse le indagini: sei indagati per omicidio colposo e lesioni gravissime proviene da Il Fatto Quotidiano.
Lavoro
Palermo
Morti sul Lavoro
Incidenti sul lavoro
“Aveva una testa di coccodrillo in valigia”: la scoperta choc durante i controlli all’aeroporto di Palermo. Rischia una multa da 200 mila euro
All’aeroporto Falcone Borsellino di Palermo, la Guardia di Finanza ha fermato un uomo che trasportava nel suo bagaglio una testa essiccata di coccodrillo. Come riporta Palermo Today, l’ispezione della valigia del passeggero, proveniente da Bangkok e con scalo a Roma Fiumicino, ha permesso alle Fiamme Gialle e ai Funzionari ADM dell’aeroporto Palermo-Punta Raisi di trovare la parte dell’animale appartenente alla specie “Crocodylia spp” in via d’estinzione. LA PROVENIENZA L’accusato, un palermitano di rientro da un viaggio in Asia, ha acquistato il manufatto in un mercato della capitale thailandese. La specie di coccodrillo in questione è tipica della regioni tropicali e subtropicali del continente asiatico. Per aggirare i controlli all’aeroporto di Bangkok, l’uomo aveva avvolto la testa dell’animale essiccata in una busta di plastica. Dopo averla fatta franca in Thailandia, il passeggero era atterrato a Roma e aveva poi preso il volo diretto a Palermo. In Sicilia l’uomo ha dovuto aprire la valigia su richiesta della Guardia di Finanza, che ha sequestrato il pezzo e denunciato l’uomo. LA PENA Le Fiamme Gialle hanno denunciato l’uomo per crimini legati al commercio illegale di flora e fauna. Al passeggero è stata contestata la condotta punita dalla legge con un’ammenda dai 20 mila ai 200.000 euro o con l’arresto da tre mesi a un anno. Il fenomeno del traffico illegale di flora e fauna e uno dei temi che, proprio in questi giorni, è stato affrontato nella conferenza globale Cites Cop20 che riunisce delegati di oltre 180 paesi in corso di svolgimento a Samarcanda, in Uzbekistan. L'articolo “Aveva una testa di coccodrillo in valigia”: la scoperta choc durante i controlli all’aeroporto di Palermo. Rischia una multa da 200 mila euro proviene da Il Fatto Quotidiano.
Trending News
Animali
Palermo
Guardia di Finanza
Crimine
“Era uscito a buttare la spazzatura e gli è crollato il balcone addosso, si è salvato per un passo”: il trombettista Roy Paci ferito a Palermo
“Era uscito a gettare i rifiuti indifferenziati e tutto a un tratto gli è crollato il balcone addosso“. È il racconto choc della moglie e manager di Roy Paci, il trombettista siracusano che ieri sera, nel cuore di Palermo, ha sfiorato la tragedia. L’incidente, avvenuto intorno alle 20:30 di domenica 30 novembre in via Mariano Stabile, ha coinvolto la struttura del balcone del piano superiore a quello della loro abitazione. Solo un passo indietro, compiuto in una frazione di secondo, ha evitato che l’artista venisse travolto da una pioggia di calcinacci e detriti. Il musicista era uscito sul balcone che affaccia sul cortile interno dello stabile per differenziare i rifiuti quando, all’improvviso, l’intera struttura sopra la sua testa ha ceduto. Nonostante il grande spavento, Paci è riuscito a mettersi in salvo rientrando subito in cucina. La moglie, ricostruendo l’episodio ai microfoni di PalermoToday e Repubblica, ha confermato il pericolo scampato per un soffio: “È riuscito a rientrare subito in cucina e dunque non ha riportato gravi conseguenze. Però che spavento!”. Roy Paci ha riportato solo qualche escoriazione e non ha avuto bisogno di ricorrere alle cure mediche. Tuttavia, l’impatto emotivo dell’accaduto è stato forte, soprattutto per la presenza del figlio piccolo della coppia, di quattro anni: “Ha avuto difficoltà a prendere sonno per via dell’accaduto, anche perché in casa c’è un bambino di quattro anni”, ha concluso la moglie. La dinamica del crollo ha evitato conseguenze ben più gravi: l’incidente, infatti, è avvenuto in un cortile interno, scongiurando che i detriti potessero colpire passanti o auto in transito sulla via principale. “Fortunatamente – ha concluso – non è successo in strada. Adesso attendiamo il perito per capire cosa sia successo”. L'articolo “Era uscito a buttare la spazzatura e gli è crollato il balcone addosso, si è salvato per un passo”: il trombettista Roy Paci ferito a Palermo proviene da Il Fatto Quotidiano.
Trending News
Palermo
Assessori, deputati e dirigenti sotto inchiesta: non solo Cuffaro, tutti i guai del centrodestra di Schifani in Sicilia
Via dalla giunta i cuffariani, in attesa di capire il destino di Totò Vasa Vasa. Il governatore Renato Schifani ha deciso di tagliere dalla sua giunta gli assessori cuffariani Nuccia Albano e Andrea Messina, assumendo ad interim le deleghe della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro e quelle delle autonomie locali e della funzione pubblica, e nominando capo di gabinetto alla famiglia, la dirigente Patrizia Valenti, e alla funzione pubblica Carmen Madonia. Una mossa che ha scompaginato gli equibri politici siciliani, mentre Totò Cuffaro si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip nell’interrogatorio preventivo. Al momento né Albano né Messina risultano indagati a Palermo nel Cuffarogate. Il governatore, al quotidiano La Sicilia, ha spiegato che l’inchiesta contesta alla “Dc reati di un ‘sistema partito’ nei confronti dei cui vertici è stato richiesto l’arresto a causa della gravità degli elementi di accusa raccolti”. L’ultima inchiesta giudiziaria che ha travolto la Dc, fa salire a otto il numero degli indagati, tra componenti della giunta Schifani e i deputati regionali. La new entry è proprio la Dc con Carmelo Pace, accusato di associazione per delinquere e corruzione. In prima posizione, saldamente in testa con tre indagati, c’è Grande Sicilia, il partito fondato dall’ex governatore Raffaele Lombardo, dall’ex viceré forzista Gianfranco Miccichè e dal sindaco di Palermo, Roberto Lagalla. Sotto accusa ci sono: l’ex assessore all’energia, Roberto Di Mauro, indagato ad Agrigento per associazione per delinquere nelle pubbliche forniture, il deputato Miccichè accusato di peculato per l’uso improprio della sua auto blu e Giuseppe Castiglione, sospeso dall’assemblea regionale dopo l’arrestato a Catania per voto di scambio politico mafioso . In seconda posizione ex-equo con due indagati troviamo il carroccio siculo-leghista e Fratelli d’Italia. Nella Lega c’è il ritorno dell’assessore all’agricoltura, Luca Sammartino, che per oltre un anno è stato interdetto dai pubblici uffici perché indagato per corruzione a Catania, e Salvo Geraci, eletto con le liste di Cateno De Luca e poi passato alla Lega, rinviato a giudizio a Termini Imerese per tentata concussione e abuso d’ufficio, perché in qualità di sindaco di Cerda avrebbe deviato il percorso della processione religiosa per farla passare sotto casa del boss. Tra i meloniani invece, troviamo il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, accusato a Palermo per corruzione, peculato, falso e truffa, e nella stessa indagine l’assessora allo sport Elvira Amata, che risponde di corruzione. I deputati Pace, Castiglione e Geraci si sono autosospesi dalla commissione regionale antimafia. Il lungo elenco però non finisce qui, perché oltre ai deputati, a finire sotto indagine ci sono anche i componenti dello staff degli onorevoli. Su tutti, la superconsulente del presidente Schifani, ovvero l’ex sottosegretario e architetta Simona Vicari, imputata a Trapani per corruzione, a cui il mese scorso il Tribunale ha confiscato un Rolex e un orologio Bulgari, dal valore superiore a diecimila euro. Un passo indietro è stato formalmente chiesto a Vito Raso, uomo di fiducia di Cuffaro e capo della segreteria particolare dell’assessora Albano, indagato per associazione per delinquere e corruzione nell’inchiesta sull’ex governatore. Si sono già dimessi invece, la portavoce del presidente Galvagno, Sabrina De Capitani, indagata per corruzione a Palermo nell’inchiesta sul “Sistema Galvagno”. E in precedenza ha lasciato l’incarico di capo della segreteria del presidente dell’Ars, Giancarlo Migliorisi, dopo essere stato pizzicato dalla polizia di Palermo mentre comprava cocaina dal “pusher dei vip”. In seguito è stato scelto come consulente a Palazzo Madama dalla senatrice Daniela Ternullo (Forza Italia), e ha rinunciato (in meno di ventiquattro ore) all’incarico di coordinatore della segreteria tecnica dell’assessore all’energia regionale Francesco Colianni (Grande Sicilia). Ma nell’isola la sfilza degli indagati non riguarda solo i politici, ma anche i dirigenti regionali. È stato revocato l’incarico al presidente dell’organismo indipendente di valutazione della performance regionale Antonino Maria Sciacchitano, indagato a Palermo per corruzione sugli appalti nella sanità. È durata appena ventiquattro ore invece la nomina di Carmelo Ricciardo a dirigente generale, che ha poi deciso di far un passo indietro perché imputato a Palermo per corruzione e turbativa d’asta. Ha lasciato l’incarico di dirigente generale Asp Trapani, Ferdinando Croce, in quota FdI, travolto dallo scandalo sui ritardi dei referti istologici mentre resta saldamente al suo posto Salvatore Cocina, dirigente della protezione civile Sicilia e della cabina regia acqua e rifiuti, imputato a Catania per l’inchiesta sulla gestione dei rifiuti della Rap di Palermo e sulle discariche catanesi Valanghe d’Inverno e Tiritì dell’Oikos, e citato più volte (ma non indagato) nelle trame dell’inchiesta del Cuffarogate. Il governatore Schifani ha sospeso la dirigente regionale Letizia Di Liberti, che lui stesso aveva riconfermato alcuni mesi fa, perché adesso è indagata a Palermo per rivelazione di segreto d’ufficio nell’inchiesta sulla Dc, anche se risulta già imputata nel capoluogo siciliano per falso ideologico sul caso dei dati Covid. Si è dimesso dopo l’arresto a Messina, il commissario sul dissesto idrogeologico Maurizio Croce, in quota Forza Italia, che ha poi patteggiato 3 anni e 7 mesi per corruzione. Misure cautelari anche per il funzionario della regione in servizio alla sovrintendenza del mare, Antonio Librizzi, indagato a Palermo per concussione (anche tentata) per aver incassato una mazzetta da un imprenditore, e il dirigente Asp, Francesco Cerrito, accusato di corruzione per aver tentato di accelerare i pagamenti ad una società. Ha lasciato l’incarico di direttore sanitario dell’Asp di Catania, Giuseppe Reina, indagato dalla procura etnea per violenza sessuale sul posto di lavoro con una collega, e si è autosospeso il direttore generale dell’Asp Siracusa, Francesco Maria Caltagirone, accusato a Palermo di corruzione nel “caso Cuffaro”. L'articolo Assessori, deputati e dirigenti sotto inchiesta: non solo Cuffaro, tutti i guai del centrodestra di Schifani in Sicilia proviene da Il Fatto Quotidiano.
Politica
Totò Cuffaro
Palermo
Sicilia