Un operaio 63enne è morto in un sito di stoccaggio di ecoballe in provincia di
Napoli, travolto da un mezzo mentre lavorava. L’incidente sul lavoro è avvenuto
in località Masseria del Re a Giugliano.
Da una prima ricostruzione dei fatti, è emerso che l’uomo sarebbe morto sul
colpo dopo l’impatto con un mezzo industriale in movimento all’interno del sito.
Sul posto è intervenuto personale del 118, che ha constatato il decesso
dell’uomo.
La dinamica è in fase di accertamento da parte degli investigatori della polizia
e degli uomini dell’Ispettorato del Lavoro nell’ambito dell’inchiesta aperta
dalla Procura di Napoli Nord.
L'articolo Operaio muore travolto da un mezzo industriale in un sito di
stoccaggio di ecoballe proviene da Il Fatto Quotidiano.
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L’ennesimo caso di morte sul lavoro nel settore agricolo. Un bracciante di 30
anni è rimasto ucciso in campagna, schiacciato dal trattore che stava guidando.
Il fatto è avvenuto nelle terre del borgo San Carlo, appartenente al comune di
Ascoli Satriano, in provincia di Foggia. Sul posto sono intervenuti i
carabinieri.
Non si tratta dell’unica morte sul lavoro avvenuta di recente nelle campagne
pugliesi. Già il 20 novembre scorso, un ragazzo di 26 anni aveva perso la vita
in un frantoio di Bisceglie, nella provincia di BAT. Il decesso era avvenuto in
seguito al ribaltamento del muletto guidato dal ragazzo, appena fuori
dall’azienda.
Antonio Ligorio, segretario generale della Flai-Cgil Puglia, commenta così le
due morti: “Ancora una volta ci troviamo a piangere giovani vite spezzate mentre
svolgevano il proprio lavoro. È una strage silenziosa che continua
nell’indifferenza generale e che riguarda soprattutto l’agricoltura, uno dei
settori più fragili e più esposti ai rischi”.
Secondo i dati Inail , da gennaio a luglio 2025, le denunce di infortuni in
agricoltura sono salite a 1.326 e i casi mortali in regione sono aumentati del
60% rispetto al 2024. Numeri che, avverte Ligorio, “non ammettono esitazioni né
ritardi nelle misure di prevenzione. La sicurezza non è un costo, è un diritto
fondamentale, e quando viene negato significa che qualcuno non ha fatto il
proprio dovere”.
Il sindacato chiede al governo di intervenire con un piano straordinario sulla
sicurezza in agricoltura, con investimenti nel settore, ispezioni più frequenti,
percorsi formativi obbligatori e l’utilizzo di mezzi moderni e sicuri.
Il sindacalista conclude con un appello morale alle istituzioni e alle imprese:
“Basta parole di circostanza. Ogni volta che un giovane muore in campagna o in
un frantoio, muore un pezzo della nostra terra. La Puglia non può accettare di
essere la regione con uno dei più alti numeri di infortuni in agricoltura. La
sicurezza deve diventare la prima priorità. Non un giorno, non un mese: sempre”.
L'articolo Bracciante schiacciato dal trattore a Foggia: aveva 30 anni.
Flai-Cgil: “Strage silenziosa nell’agricoltura” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Si stava occupando della manutenzione di un nastro trasportatore quando questo
si è azionato trascinandolo dentro il macchinario. È morto così, nel pomeriggio
di mercoledì, un operaio 27enne dipendente di una ditta esterna che stava
svolgendo il proprio lavoro all’interno della Montello Spa di Montello, nel
Bergamasco, azienda specializzata nel recupero e riciclo di materiali plastici e
organici. Sul posto è intervenuto il personale sanitario del 118, ma per il
giovane non c’è stato nulla da fare, nonostante i lunghi tentativi di
rianimarlo. Successivamente sono arrivati anche i Carabinieri di Bergamo e i
tecnici di Ats.
Il ragazzo era di origine marocchina e si trovava in Italia da otto anni. Viveva
a Pian Camuno, in provincia di Brescia, e da un anno si era sposato, con la
moglie che lo aveva raggiunto appena due settimane fa. “Siamo profondamente
colpiti e sgomenti per quanto accaduto al lavoratore e siamo vicini alla sua
famiglia – si legge in una nota della direzione della Montello – Stiamo
collaborando con le autorità per svolgere le più opportune verifiche ai fini di
determinare cause e circostanze del tragico accaduto che ha coinvolto il
dipendente di una società che da anni svolge attività di manutenzione
all’interno del nostro stabilimento. Costernati, rinnoviamo la vicinanza alle
persone colpite da questo lutto”.
L'articolo Bergamo, operaio 27enne muore trascinato dentro un macchinario: stava
facendo manutenzione al nastro trasportatore proviene da Il Fatto Quotidiano.
La prima puntata de L’altro ispettore, nuova fiction di Rai 1 tratta dai romanzi
di Pasquale Sgrò e liberamente ispirata a fatti di cronaca, è andata in onda il
2 dicembre mentre in tutta Italia si teneva la mobilitazione nazionale del
personale dell’Ispettorato nazionale del lavoro (INL). Una coincidenza fin
troppo eloquente per una categoria che è “in mobilitazione da anni”, reduce da
tre scioperi e da una lunga serie di comunicati unitari, come ricordano i tre
sindacalisti Ilaria Casali (Uilpa), Matteo Ariano (Fp Cgil) e Giorgio Dell’Erba
(Usb) che proprio ieri hanno firmato l’ultimo, appena prima di sintonizzarsi su
Rai 1 per il debutto del loro “collega”, l’ispettore del lavoro Domenico Dodaro,
interpretato dall’attore Alessio Vassallo. Il Fatto ha raccolto i loro commenti
a caldo: riflessioni che, tra apprezzamenti e amarezze, mettono a fuoco finzione
e realtà, ma soprattutto la distanza tra il mondo del lavoro e le tutele che
ancora mancano.
La fiction, dicono, ha il merito di “dare visibilità a un lavoro quasi
invisibile”, quello di chi ogni giorno entra nelle aziende per tutelare diritti
e sicurezza, quasi mai nel piccolo schermo. Ma la voglia di riconoscersi non
manca, anche nella bicicletta del protagonista: “Due o quattro ruote, sempre di
mezzi personali si tratta se qualcuno ci spacca un vetro o peggio, tocca pagare
di tasca propria”. Strappa un sorriso anche l’ufficio di Lucca, dove è
ambientata la serie, con tre sole persone. “Scene che ricordano i nostri uffici,
dove il sotto-organico è ormai strutturale”, ricorda Casali, tra personale
amministrativo ridotto all’osso, concorsi che non coprono nemmeno i posti a
bando e personale in fuga verso opportunità più remunerative. Anche nella sede
di Lucca, quella vera, l’attività ispettiva è ridotta perché una parte degli
ispettori è impegnata in attività amministrative per supplire alla carenza di
funzionari amministrativi, riferisce la Cgil.
Perché di cose da dire ne hanno parecchie. A partire dal patrocinio di Palazzo
Chigi del ministero del Lavoro alla serie. Proprio quel ministero che,
denunciano, ha appena ammesso l’intenzione di superare l’autonomia
dell’Ispettorato nazionale e riportarlo sotto la diretta gestione del dicastero
di Marina Calderone. Lo definiscono un paradosso: “Si illustrano al grande
pubblico gli ‘eroi di tutti i giorni’, mentre il governo si prepara a comunicare
l’intenzione di chiudere l’INL”, hanno scritto nel comunicato del 2 dicembre,
dopo il flash-mob sotto la sede Rai di via Teulada a Roma e l’assemblea
nazionale partecipata da oltre seicento colleghi, a conferma di una tensione che
monta da tempo tra gli ispettori, ancora senza risposte su assunzioni,
strumenti, welfare e valorizzazione del personale.
Ma i problemi degli ispettori INL sono anche quelli del Paese, quelli che
emergono dai risultati del loro lavoro. “Nel campo della sicurezza, le ispezioni
che riscontrano irregolarità superano l’80%”, spiegano. “In Italia i tre morti
al giorno sul lavoro sono frutto di un sistema che pretende di utilizzare catene
di subappalti che leggi e governi agevolano”, attacca Ariano. “In questo sistema
gli organi di controllo, non solo gli ispettori, ma anche la Corte dei Conti, la
magistratura tutta, devono stare al loro posto, fedeli alle parole della
presidente del Consiglio: “Noi non disturberemo mai chi produce ricchezza”.
Anche quando produrre ricchezza determina sfruttamento e morte”. La prima
puntata della fiction è ispirata alla morte sul lavoro di Luana d’Orazio,
operaia ventiduenne, madre di un bambino di 5 anni, uccisa il 3 maggio 2021 a
Prato perché il macchinario tessile sul quale lavorava aveva i dispositivi di
sicurezza disattivati.
“La fiction racconta il macchinario manomesso per aumentarne la produttività”,
riconoscono. Ma c’è anche l’amarezza per un processo chiuso con patteggiamento e
pene sospese per i titolari e il recente proscioglimento del tecnico
manutentore, assolto per non aver commesso il fatto. “Il caso di Luana D’Orazio
è emblematico: la manomissione delle sicurezze non è neppure penalmente
inquadrabile, o lo è con una debolezza straordinaria”, se la prende Dell’Erba,
che dedicherebbe la seconda serie al processo. “Le normative sono adeguate? I
controlli sufficienti? La patente a punti è stata efficace? A noi sembra di no”.
Servono investimenti, organici, strumenti, terzietà e autonomia e una giustizia
che non lasci scorrere gli anni fino alla prescrizione, come pure accade anche
per le morti sul lavoro. Ma soprattutto, concordano, serve una normativa più
solida che renda il lavoro più dignitoso, perché tutele e salari adeguati
rendono il lavoratore meno ricattabile e meno disponibile ai compromessi, anche
quelli sulla sicurezza.
L'articolo Oltre la fiction, “L’altro ispettore” visto dagli ispettori del
lavoro: “Il governo patrocina la serie Rai ma vuole chiudere l’Ispettorato”
proviene da Il Fatto Quotidiano.
Avrebbero omesso o gestito in modo irregolare aspetti fondamentali della
sicurezza sul lavoro, permettendo che i lavoratori fossero esposti a un rischio
gravissimo durante gli interventi. La Procura di Termini Imerese ha concluso le
indagini preliminari sulla tragedia sul lavoro che il 6 maggio 2024 ha provocato
la morte di cinque operai a Casteldaccia, nel Palermitano. Le vittime – Epifanio
Alsazia, Giuseppe La Barbera, Ignazio Giordano, Giuseppe Miraglia e Roberto
Ranieri – nel tentativo di aiutarsi morirono tutti all’interno di una vasca di
raccolta dei liquami mentre tentavano di rimuovere un’ostruzione nell’impianto
di sollevamento gestito da Amap Spa. Un sesto lavoratore rimase gravemente
ferito, con una compromissione polmonare rilevante, mentre un settimo riportò
ferite lievi. Dopo mesi di indagini, i magistrati i pm Elvira Cuti e Giacomo
Barbara, hanno iscritto sei persone nel registro degli indagati, oltre alle
società Quadrifoglio Group Srl e Amap Spa. Tra le contestazioni – come informa
una nota dello Studio 3A – ci sono omicidio colposo aggravato dalla violazione
delle norme antinfortunistiche, lesioni personali colpose gravissime e, per le
società, responsabilità amministrativa 231.
Gli indagati sono: Nicolò Di Salvo, geometra e legale rappresentante della
Quadrifoglio Group Srl, datore di lavoro di quattro delle cinque vittime e
responsabile dei servizi di prevenzione e protezione dell’azienda; Wanda Ilarda,
dipendente di Amap Spa incaricata della gestione del procedimento nella fase di
affidamento e aggiudicazione della gara; Salvatore Rappa, dipendente Amap e
responsabile del procedimento in fase di esecuzione, dirigente dell’unità
ANP/occ e responsabile dei servizi di prevenzione e protezione; Gaetano Rotolo,
dirigente Amap, responsabile dell’unità ANP/ore e direttore dei lavori
nell’ambito dell’Accordo Quadro 2022–2024; Sergio Agati, dipendente Amap e
responsabile dell’unità IESF per gli impianti elettrici dei sollevamenti
fognari; Girolamo Costa, responsabile dei servizi prevenzione e protezione
(RSPP) della stessa Amap.
Tra le principali irregolarità contestate vi sono: mancata valutazione del
rischio in ambienti confinati, predisposizione incompleta o irregolare dei Piani
di Sicurezza e Coordinamento (PSC) e dei POS, assenza di un coordinatore per la
sicurezza in fase di esecuzione, mancato controllo sull’uso degli
autorespiratori e dei rilevatori multi-gas e sottovalutazione generale dei
pericoli presenti nella vasca oggetto dell’intervento. L’incidente si era
verificato durante il tentativo di inserire una sonda per localizzare
l’ostruzione: si sarebbe sprigionato acido solfidrico in concentrazioni letali,
causando la perdita di coscienza del primo operaio sceso e, in una dinamica di
“catena di solidarietà”, la morte anche dei colleghi accorsi in aiuto. Le
società Quadrifoglio Group Srl e Amap Spa, secondo la procura, sarebbero
responsabili amministrativamente per la mancata adozione di modelli
organizzativi idonei a prevenire reati simili, con risparmio di spesa a scapito
della formazione, vigilanza e misure di sicurezza obbligatorie.
Le autopsie sui cinque operai deceduti erano state affidate alle dottoresse
Stefania Zerbo, Ginevra Malta, Erika Serena Sorrentino e al dottor Tommaso
D’Anna presso l’Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Palermo, alla
presenza dei medici legali delle parti offese. Gli esami hanno confermato che i
decessi sono compatibili con inalazione di gas tossici e asfissia acuta. Tra le
vittime, Giuseppe La Barbera, ventinovenne di Villabate, padre di due bambini,
era dipendente interinale Amap e non sarebbe dovuto essere presente nella vasca.
Si è calato per tentare di aiutare i colleghi, trovando la morte insieme a loro.
La famiglia, assistita dagli avvocati Giuseppe Emanuele Greco e Ornella Maria
Cialona e supportata dalla società Studio3A–Valore S.p.A, chiede giustizia e il
pieno accertamento delle responsabilità.
L'articolo Strage di Casteldaccia, chiuse le indagini: sei indagati per omicidio
colposo e lesioni gravissime proviene da Il Fatto Quotidiano.
Grave incidente vicino Vicenza, lungo l’autostrada Valdastico A31. Un tir ha
investito due operai impegnati in un cantiere stradale. Uno dei due è morto
immediatamente mentre l’altro è stato trasportato in elicottero all’ospedale San
Bortolo del capoluogo berico, dov’è arrivato in codice rosso ed è tutt’ora
ricoverato in gravi condizioni.
Sul posto il personale del Suem oltre ai vigili del fuoco e la polizia stradale.
L’incidente è avvenuto tra i caselli di Noventa Vicentina e Agugliaro in
direzione Piovene Rocchette. Ancora da accertare le cause del sinistro, non il
primo di questo tipo nel corso del 2025.
L'articolo Tir investe due operai al lavoro in un cantiere dell’A31: un morto e
un ferito grave proviene da Il Fatto Quotidiano.
Confermata la condanna di un anno per omicidio colposo a danni di Pietro Delogu,
il proprietario dell’azienda vinicola Tenute Delogu ad Alghero, in provincia di
Sassari. L’uomo era stato giudicato colpevole dalla Corte d’appello di Sassari
dopo l’assoluzione in primo grado.
A seguito della sentenza, l’uomo aveva presentato il ricorso in Cassazione,
respinto dalla corte. Il processo era partito a seguito della morte dell’operaio
Paride Meloni, avvenuta l’8 settembre 2017 nel tentativo di eseguire lavori di
manutenzione al boccaporto di un silo di vino alto 3 metri. Durante l’operazione
l’operaio scivolò e rimase incastrato con testa e busto all’interno del
contenitore pieno di vino fermentato.
Furono proprio i vapori di anidride carbonica a uccidere Paride, che aveva
lottato per liberarsi dalla scomoda posizione ma che perse conoscenza dopo due
minuti. Secondo la sentenza dei giudici d’appello, Delogu sarebbe responsabile
di omicidio colposo in qualità di presidente del consiglio di amministrazione
dell’azienda per aver lasciato lavorare Meloni da solo, senza aiuti od operai
vicini che avrebbero potuto soccorrerlo. Inoltre Delogu, assistito dagli
avvocati Nicola Lucchi e Pantaleo Mercurio, è stato condannato anche al
risarcimento economico della famiglia di Meloni, costituitasi parte civile con
l’avvocata Maria Giovanna Marras.
L'articolo Morì soffocato dopo la caduta nel silo: il titolare dell’azienda
condannato a un anno proviene da Il Fatto Quotidiano.
Ancora un morto sul lavoro. Questa volta a Lucinasco, in provincia di Imperia,
dove martedì mattina intorno alle 11 ha perso la vita un uomo di 56 anni. Dalle
prime ricostruzioni, l’operaio sarebbe stato schiacciato da un rimorchio nei
pressi della strada provinciale 30. Tempestivo l’arrivo del 118 e delle forze
dell’ordine, ma nonostante i lunghi tentativi di rianimazione non è stato
possibile fare altro che constatare il decesso.
Le autorità hanno aperto un’indagine per ricostruire la dinamica dell’incidente
ed eventuali responsabilità. Ciò che è certo è purtroppo la crescita costante
del numero dei caduti sul lavoro che, secondo dati Inail, quest’anno erano stati
già 357 dopo i primi sei mesi.
L'articolo Lavoratore di 56 anni muore schiacciato da un rimorchio a Imperia
proviene da Il Fatto Quotidiano.
Un’altra giornata di strage sul lavoro. Quattro le vittime: due a Pallagorio, in
provincia di Crotone, le altre a Ceccano (Frosinone) e a Pozzallo (Ragusa).
A Pallagorio, nel Crotonese, sono morti Francesco Lamazza, 78 anni, e un operaio
pakistano di cui non è ancora nota l’identità. Viaggiavano su un trattore che,
mentre percorreva una strada di campagna per raggiungere un uliveto, è
precipitato in un burrone per oltre cento metri, probabilmente a causa del
cedimento della carreggiata. Un terzo operaio, anche lui pakistano, è rimasto
gravemente ferito ed è stato trasferito in elisoccorso all’ospedale di Catanzaro
in prognosi riservata. Le operazioni di soccorso, complicate dalla zona
impervia, hanno impegnato vigili del fuoco, carabinieri e 118. La Procura di
Crotone ha aperto un’inchiesta.
A Ceccano, in provincia di Frosinone, un operaio edile di 66 anni è morto
precipitando dall’impalcatura allestita per il rifacimento della facciata di una
palazzina nel centro storico. Non è ancora chiaro se la caduta sia stata
provocata da un malore o dal cedimento di un elemento del ponteggio. Sul posto
carabinieri, polizia locale e personale del 118. Lo Spresal della Asl ha avviato
le verifiche sul rispetto delle norme antinfortunistiche.
La quarta vittima è un operaio albanese di 36 anni, deceduto in un cantiere di
Pozzallo (Ragusa). Secondo le prime ricostruzioni, il braccio della betoniera
usata per il getto del calcestruzzo ha improvvisamente ceduto, colpendolo in
pieno mentre lavorava al solaio di un fabbricato in costruzione. Un collega
gruista è rimasto ferito in modo non grave. Il 36enne è stato trasportato in
condizioni disperate all’ospedale Maggiore-Baglieri di Modica, dove è morto poco
dopo. L’area del cantiere è stata sequestrata su disposizione della Procura di
Ragusa, che ha aperto un fascicolo.
A Civitella del Tronto, nel Teramano, due operai sono stati investiti da un
getto di plastica liquida ad altissima temperatura durante la manutenzione di un
macchinario in un’azienda produttrice di contenitori in Pet. Un 59enne ha
riportato lesioni alle dita, mentre un 22enne ha subito ustioni gravissime al
volto e a un occhio.
Sulla tragedia di Pozzallo è intervenuta anche la segretaria del Pd, Elly
Schlein, esprimendo “vicinanza ai familiari dell’operaio morto” e denunciando la
carenza di controlli: “In Sicilia lo scorso anno gli ispettori del lavoro erano
una settantina. Per una regione con milioni di abitanti è evidente che dobbiamo
fare molto di più”.
L'articolo Altri quattro morti sul lavoro in un solo giorno tra Crotone,
Frosinone e Siracusa proviene da Il Fatto Quotidiano.