Le pensioni mettono in bilico il governo Merz: i ribelli sono i giovani della Cdu. Fiato sospeso per il voto al Bundestag

Il Fatto Quotidiano - Thursday, December 4, 2025

La riforma delle pensioni mette in difficoltà la maggioranza che sostiene il governo tedesco guidato da Friedrich Merz. Il voto che approverà la legge, previsto per venerdì al Bundestag, è incerto per un gruppo dissidente all’interno della Cdu, il partito che esprime il cancelliere. Si tratta dei “giovani democristiani” che hanno dichiarato che la riforma “non può essere approvata”, lasciando comunque alla libertà di voto individuale. Si tratta di 18 deputati che all’inizio della legislatura non avevano superato i 35 anni. La grande coalizione tra Cdu-Csu e Spd raccoglie 328 deputati, le opposizioni 302, per arrivare alla maggioranza semplice dei 630 deputati occorrono 316 voti, quindi l’approvazione della riforma è in bilico.

Per evitare che le pensioni vengano disaccoppiate da salari e stipendi, dal 2019 è in vigore un cosiddetto “limite di sicurezza” che garantisce che il livello pensionistico non scenda al di sotto del 48% di quello dei salari. Il vincolo scadrebbe alla fine del 2025, la riforma mira a prorogarne la validità fino al 2031. Nei calcoli della pensione, per uno dei genitori che hanno avuto figli prima del 1992, prevede poi anche il riconoscimento di periodi dedicati alla loro cura, fino a un massimo di tre anni.

Nell’accordo di coalizione stipulato in primavera i partiti hanno lasciato aperta la questione di cosa sarebbe successo dopo il 2031, ma con la riforma verrebbe di fatto perpetuato al 48% dei salari medi. Una soglia molto importante per la Spd alla luce del fatto che circa il 52% degli anziani fa affidamento in età avanzata esclusivamente sull’assicurazione pensionistica pubblica; nella ex Germania orientale la percentuale si attesta intorno al 74%.

Per i giovani di Cdu-Csu però per garantire lo stesso livello delle pensioni oltre il 2031, lo Stato dovrebbe versare fino a 120 miliardi di euro in più delle proprie entrate fiscali, soldi che non potrebbe impiegare per altri scopi a scapito della loro generazione.

Lo stesso Merz ha insistito a non procrastinare il voto. Il pacchetto di riforma è strettamente legato ad altre misure del governo: la pensione di vecchiaia anticipata, la pensione attiva e il rafforzamento delle pensioni aziendali. Per blandire i dissensi il cancelliere ha proposto quindi di includere in una dichiarazione allegata alla legge l’impegno a realizzare un’ulteriore riforma radicale delle pensioni a partire dal 2032 e di coinvolgere i giovani della Junge Union nella commissione preparatoria. Ma questi ultimi sono rimasti quasi unanimemente rigidi nelle loro posizioni.

Il problema di fondo è comune a tutti i Paesi industrializzati, una riforma è indispensabile: sono sempre più gli anziani che percepiscono la pensione, ma sempre meno i giovani che versano contributi al sistema pensionistico e lo Stato deve versare ogni anno molti miliardi alle casse mutua; al contempo, con la pensione di vecchiaia molte persone riescono a malapena a sbarcare il lunario.

I partiti di governo hanno raggiunto un accordo per una riforma su diversi punti, se uno viene rimesso in discussione, l’intero pacchetto, che è già un compromesso, è rovinato e può aprirsi una frattura insanabile. Il giovane democristiano Daniel Kölbl ne è cosciente ed ha affermato di aver “deciso di approvare il pacchetto pensionistico, nonostante i dubbi” perché c’è “bisogno di un governo funzionante”. I leader della Junge Union Johannes Winkel e Pascal Reddig invece apparirebbero sempre inamovibili sul no alla legge, anche se non lo avrebbero esplicitato martedì, allorché l’intero gruppo democristiano è stato chiamato ad una votazione di prova a porte chiuse ed un confronto sulle posizioni. Ne sarebbero emersi sempre fino ad una ventina di dissenzienti e una manciata di astenuti: troppi. “Qui, all’interno della nostra cerchia, accetto ogni voto contrario e ogni dubbio. Ma laggiù (nella plenaria al Bundestag) abbiamo bisogno di una maggioranza politica stabile” avrebbe affermato Merz, secondo la ricostruzione della tv Ard: “Qualsiasi altra soluzione ci porterà alla rovina”. La dirigenza ha invitato gli avversari alla riforma a presentarsi entro giovedì all’amministratore delegato parlamentare Steffen Bilger, per coinvolgerli in una discussione personale. Alexander Schweitzer, vicepresidente Spd e governatore della Renania-Palatinato rispondendo in un talk show della ZdF ha dichiarato che se qualcosa va storto venerdì il “governo si trova ad affrontare un problema enorme”.

Un aiuto insperato potrebbe giungere dalla Linke che avrebbe deciso di astenersi e non votare contro. Senza l’opposizione dei 64 voti del partito di sinistra, la maggioranza godrebbe di un insperato confortevole cuscinetto di 44 voti, perché le astensioni non vengono computate nel conteggio della maggioranza semplice. Spiega la capogruppo della Linke, Heidi Reichinnek, che il fatto che il governo intenda almeno stabilizzare il livello delle pensioni al 48 percento è “davvero il minimo assoluto”.

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