L’Ue tenta di “contenere” Zelensky: “Serve più trasparenza nella nomina del procuratore”. Chi è Kravchenko, uomo del presidente che fa la guerra all’Anti-corruzione

Il Fatto Quotidiano - Tuesday, December 16, 2025

“Non ho presentato e non presenterò le dimissioni”. Il post pubblicato venerdì su Telegram dal Procuratore generale Ruslan Kravchenko ha il tono dell’avvertimento: “Conosco tutti coloro che stanno lavorando contro di me e contro la procura. E’ inutile che vi nascondiate, verrò a prendervi di persona uno a uno“. E’ solo l’ultima puntata dello scontro in atto tra la Procura generale e l’Ufficio nazionale anticorruzione (Nabu) titolare dell’inchiesta sulle tangenti per 100 milioni di dollari che ruota attorno a Timur Mindich, ex socio del presidente Volodymyr Zelensky. Una minaccia lanciata nelle stesse ore in cui dall’Ue è arrivata una nuova bocciatura sul modo in cui il governo gestisce la lotta alle mazzette: Kiev deve proteggere la Nabu da “indebite influenze” e nominare “in maniera più trasparente” il Procuratore generale.

Per capire cosa sta accadendo bisogna partire dai protagonisti e dalle date della vicenda. Kravchenko, già procuratore militare e capo del Servizio Fiscale Ucraino, viene nominato Procuratore generale su indicazione di Zelensky il 21 giugno 2025. In quel momento è già noto che la Nabu sta indagando su Oleksiy Chernyshov, figura di primo piano dell’élite governativa, che il 23 giugno viene formalmente accusato di essere stato corrotto con uno sconto da 297mila euro su un immobile. Chernyshov è un pezzo grosso. Ministro dello Sviluppo delle Comunità e dei Territori, è anche vicepremier ed è molto vicino a Zelensky: le loro famiglie si frequentano, in una foto pubblicata dall’Ukrainska Pravda i due si troverebbero insieme per le feste del Natale 2022.

Appena un mese dopo, il 21 luglio, Kravchenko invia i Servizi di sicurezza interni (SBU) negli uffici della Nabu. L’operazione è senza precedenti, perché quest’ultima non ricade sotto la giurisdizione della Procura generale ma è un’agenzia indipendente, pilastro delle riforme anticorruzione chieste dall’Ue. Gli agenti sequestrano materiale su diverse indagini e arrestano due investigatori: Ruslan Maghamedrasulov e Viktor Husarov. Il primo è un nome importante perché è il capo dell’unità investigativa dell’ente. “L’alto funzionario – rende noto l’SBU su Telegram – (…) ha agito come intermediario nella vendita di lotti di canapa industriale di suo padre alla Federazione Russa. Sono inoltre in corso verifiche relative ai contatti di Maghamedrasulov con i servizi segreti russi e al trasferimento di informazioni segrete a questi ultimi”. Un traditore, insomma, che merita la galera. Ciò che il 21 luglio gli ucraini ancora non sanno è che Maghamedrasulov aveva avuto un ruolo centrale nell’inchiesta “Midas”, come confermato dalla stessa Nabu a novembre quando l’indagine viene alla luce. Ventiquattro ore dopo, il 22 luglio, Zelensky firma una legge che mette la Nabu sotto la giurisdizione del Procuratore generale, ma minacciando il taglio di diversi programmi di finanziamento l’Ue gli fa fare dietrofront.

Il 3 dicembre l’aria per Kravcenko inizia a cambiare. La Corte d’Appello di Kiev dispone la scarcerazione di Maghamedrasulov perché le prove presentate dalla Procura generale sono insufficienti. Immediata si scatena la bufera politica: “L’intero sistema è profondamente imperfetto e richiede un intervento urgente, soprattutto attraverso modifiche legislative”, attacca Anastasia Radina, presidente della Commissione anticorruzione del parlamento. Il 10 dicembre arriva il secondo ko per Kravchenko: il tribunale alleggerisce anche la posizione di Husarov, che dal carcere va ai domiciliari.

Ma il colpo più duro arriva l’11 dicembre. Al termine della riunione dei ministri per gli Affari europei a Leopoli, la Commissaria per l’allargamento Marta Kos e il vicepremier ucraino Taras Kachka firmano un comunicato congiunto in cui chiedono al governo tra le altre cose di “rafforzare l’indipendenza della Nabu e del Sapo (la Procura specializzata anti-corruzione, ndr) e proteggere la loro giurisdizione da elusioni e influenze indebite“, “condurre una revisione completa della procedura di selezione e revoca del Procuratore generale” e “adottare una legge (…) per garantire un processo di selezione, nomine e trasferimenti trasparenti e basati sul merito per i magistrati che ricoprono posizioni dirigenziali e altre posizioni nell’ufficio del Procuratore generale”. La richiesta rientra nell’ampio contesto di riforme chieste a Kiev nella lotta alle tangenti, che Bruxelles considera fondamentale per l’adesione dell’Ucraina all’Ue. Ma è anche un atto d’accusa e un avviso di sfratto per Kravchenko.

Poco dopo la Procura generale si arrocca: “Le informazioni diffuse da alcuni canali Telegram riguardo alla presunta presentazione delle dimissioni da parte di Ruslan Kravchenko sono false – dice l’ufficio in una nota – Il Procuratore Generale non ha presentato alcuna richiesta di dimissioni”. Quindi l’avvertimento firmato da Krevchenko in persona: “Verrò a prendervi di persona uno a uno”.

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