Che non abbia mai avuto peli sulla lingua è cosa risaputa e Stefano Bettarini
non si è, di certo, risparmiato in una intervista con Il Corriere della Sera
Bologna. “Non ho bisogno di lavorare, ho saputo investire nel mattone e mi godo
la vita – ha affermato -. Le partite di calcio le guardo senza audio perché
certe telecronache e commenti non li sopporto”. La televisione sembra ormai un
lontano ricordo: “La facevo quando gli ascolti erano veramente alti e non ho più
voglia di essere usato“, così come anche l’addio a Milano sembra definitivo
“dopo la seconda rapina che ho subito in poche settimane, se non era sicura in
quegli anni figuriamoci adesso”.
Da padre Bettarini è sfiduciato nei confronti della giustizia dopo il terribile
agguato che il figlio Niccolò ha subito a luglio 2018 fuori dalla discoteca Old
Fashion di Milano. Per i quattro imputati condanne definitive dai 5 agli 8 anni.
“Dico solo che sono disgustato della giustizia e che se quegli ‘animali’- ha
affermato – sono liberi dopo che hanno preso tentato omicidio con 13 coltellate,
non mi sorprende il mondo e la direzione che sta prendendo. Pare purtroppo che
in Italia, venga permesso tutto”.
E ancora: “Mio figlio vive con tanta rabbia, come può vivere un essere umano
dopo tanta violenza subita e non punita”.
Sempre sul tema sicurezza Bettarini ha poi spiegato: “Ho lasciato Milano nel
2015 definitamente dopo la seconda aggressione per rapina di un orologio che
avevo subito. La prima in pieno centro, corso Garibaldi, stavo andando da
un’amica e due individui con pistole e incappucciati hanno provato a rapinarmi
senza riuscirci ma rischiai grosso. Ne uscii fortunatamente con qualche
escoriazione e basta”.
“La seconda uscendo dal garage di casa, stavo andando a Mediaset – ha aggiunto –
per partecipare a un programma di Federica Panicucci. Con la classica botta allo
specchietto mi rapinarono portandomi via un orologio Rolex Daytona in platino
dal valore di 50.000 euro. Da lì il mio cambio di vita, il trasferimento, per me
Milano non era più una città sicura. Ci sono tornato solo per toccate e fughe e
per lavori sporadici, non era una città sicura in quegli anni, figuriamoci
adesso”.
Infine sull’indagine nei suoi confronti per il calcioscommesse ha spiegato:
“Sono stato coinvolto e squalificato per omessa denuncia dalla giustizia
sportiva. In pratica avrei dovuto denunciare un mio ex compagno avversario per
qualcosa che non è mai avvenuto, perché non avevano né intercettazioni né
messaggi dove provare quanto sostenuto. Perché nella giustizia sportiva basta il
sospetto per condannarti, non come quella ordinaria dove puoi difenderti e
basarti su prove reali ed esistenti. Morale: a mio avviso, una grande buffonata.
Sono stato assolto per non aver commesso il fatto. E purtroppo furono molto
bravi i giornali a pompare notizie e accuse quando mi indagarono ma molto meno
quando venni assolto. Una volta scagionato sono usciti dei trafiletti”.
L'articolo “Disgustato della giustizia, gli animali che hanno dato 13 coltellate
a mio figlio sono liberi. In Italia viene permesso tutto”: lo sfogo di Stefano
Bettarini proviene da Il Fatto Quotidiano.