Un’enciclopedia dell’arte e del cinema in 100 episodi a firma Lars Von Trier. La
notizia giunge da Lecce, dove si sta svolgendo il Festival del Cinema Europeo. A
raccontarlo è stata Louise Vesth, produttrice di Zentropa, vicina al 69enne
regista danese. “Come tutti sapete, a Lars von Trier è stato diagnosticato il
morbo di Parkinson. Ho avuto modo di incontrarlo la scorsa settimana e,
nonostante le circostanze, devo dire che era di ottimo umore”, ha sottolineato
la produttrice tra gli altri di Melancholia e Nymphomaniac. “Lars sta lavorando
al suo ultimo progetto, After. Non è più impegnato per l’intera giornata come
accadeva in passato, ma posso dire con certezza che si tratta di un lavoro in
continua evoluzione”, ha continuato la Vesth prima di calare l’asso.
“Stiamo inoltre pensando a un progetto monumentale, perché Lars desidera mettere
a disposizione del pubblico tutto il bagaglio di conoscenze e prospettive che ha
accumulato in anni di lavoro. Si tratta di un’impresa imponente, una sorta di
enciclopedia del cinema e dell’arte composta da 100 episodi, nella quale Lars
von Trier riverserà tutto il suo sapere, includendo materiali d’archivio e molto
altro, per offrire una comprensione profonda e autentica del suo universo
creativo”.
Un progetto che sa di incredibile, proposto da uno dei talenti più visionari del
cinema mondiale degli ultimi 50 anni. Talento che nella sua imprevedibile,
naturale, libera vena provocatoria nel 2011 durante la conferenza stampa a
Cannes di Melancholia compì un passo falso che nessuno gli ha mai più perdonato.
In risposta ad una domanda sulle sue presunte origine ebraiche, Von Trier
rispose: “Ho pensato di essere ebreo per molto tempo ed ero molto felice di
esserlo… Poi si è scoperto che non ero ebreo… Ho scoperto che in realtà ero un
nazista, il che mi ha anche dato un certo piacere”. Brividi. “Cosa posso dire? –
ha messo il carico Lars – capisco Hitler. Ha fatto cose sbagliate, certo, ma
riesco a immaginarlo seduto lì nel suo bunker alla fine”.
“Vorrei innanzitutto ringraziare il Festival del Cinema Europeo di Lecce per
questo premio. Significa molto per me: dimostra che i miei film continuano a
raggiungere un pubblico ampio”, ha scritto Von Trier nella lettera letta in
pubblico proprio dalla sua socia in affari. “Da giovane ho frequentato
l’università e le scuole di cinema, ho visto moltissimi film, ma a un certo
punto ho deciso che dovevo smettere di guardare opere recenti. I film del
passato andavano bene, ma da una certa data in poi – difficile da definire con
precisione – ho scelto di non vedere più le produzioni nuove”.
L’autore di Idioti ha spiegato che per illustrare questo concetto è perfetta la
metafora dell’attraversamento di un’isola: “Immaginate un esploratore incaricato
di mappare un’isola: il suo compito è attraversarla seguendo una linea retta,
per esempio verso Nord-Est. La precisione è fondamentale per raggiungere
l’obiettivo. I dati diventerebbero inutili, perfino dannosi, se l’esploratore
deviasse dal percorso perché attratto da qualcosa che vede in un’altra
direzione, magari a Sud-Ovest”. Il regista danese ha poi concluso, sempre
trasversalmente caustico e non inquadrabile: “Allo stesso modo, come uno chef
che deve preservare il proprio senso del gusto, ho cercato di non guardare film
nuovi per non lasciarmi influenzare. Devo ammettere, però, che a volte ho
peccato: qualcuno l’ho visto. Ma il motivo per cui evito di farlo è il timore di
essere troppo stimolato da idee che non appartengono al mio percorso. Ho
mantenuto comunque una certa disciplina”. Al festival leccese si è tenuto un
omaggio a Von Trier curato da Massimo Causo, mentre di recente è uscito un bel
libro sulla figura e le opere del nostro, intitolato Lars Von Trier – La voce
oscura (Bietti), scritto da Elisa Battistini. Iniziative che tornano a mettere a
fuoco un cineasta scevro da mode e preconcetti, provocatorio, discusso, unico,
al cinema (a fatica) l’ultima volta con The house that Jake built nel 2018.
L'articolo Lars von Trier prepara la sua “Enciclopedia del Caos”: 100 episodi
per raccontare un mondo irripetibile proviene da Il Fatto Quotidiano.