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“Ecco i nostri nuovi robot di ultima generazione”: il video diventa virale su Instagram, poi l’incredibile scoperta
Lo Zed di Pronto Raffaella può stare tranquillo. Rimane ancora lui il più credibile robot umanoide della storia dopo quasi 40 anni. Di certo non sembrano degli automi con forme umane quei due figuri in tuta apparsi in un video su Instagram che è diventato virale. Stiamo parlando dell’apparizione di due presunti robot – una donna e un uomo – dall’aspetto umano, apparsi tra gli stand della fiera tecnologica Kish Inox Tech Expo 2025 svoltasi in Iran. Alcuni espositori hanno presentato due robot umanoidi di nuova generazione che interagiscono con i visitatori dandogli spiegazioni su questioni di robotica avanzata. Peccato, però, che si trattasse di due attori travestiti da robot. Ne riporta la presenza online il sito Multiplayer che sottolinea come “già in passato, in Iran, sono stati presentati progetti di robotica poi rivelatisi prototipi non funzionanti o hardware commerciali riassemblati e mostrati come soluzioni originali e avanzate”. Sempre su Multiplayer si sottolineano le numerose perplessità rispetto a queste fiere tecnologiche iraniane che sarebbero prive “di documentazione tecnica a supporto delle dimostrazioni”. Insomma, nonostante il grande successo di like sui social, il video sembra mostrare più che altro una deriva kitsch e arrabattata di progressi scientifici molto vaghi e imbarazzanti. > View this post on Instagram > > > > > A post shared by AI & Robotics (@uncover.robotics) L'articolo “Ecco i nostri nuovi robot di ultima generazione”: il video diventa virale su Instagram, poi l’incredibile scoperta proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“Era diventata grigia, aveva perso il suo spirito e la sua magia”: la casa di “Mamma, ho perso l’aereo” torna com’era nel film
Le scale trasformate in trappole, il corridoio che Kevin attraversa di corsa, il grande camino con le calze appese sopra e la cucina con il bancone verde e la porta che dà sul retro da cui cercano di intrufolarsi i due malintenzionati: sono immagini che fanno parte dell’immaginario collettivo natalizio. Oggi, quella casa simbolo di “Mamma, ho perso l’aereo” è pronta a tornare esattamente a quell’atmosfera. Dopo anni di interventi moderni che ne avevano stravolto l’identità, la storica villa di Winnetka, sobborgo benestante di Chicago, sarà restaurata per tornare al suo aspetto originale degli anni ’90. La conferma arriva da NBC Chicago: il progetto di restauro è già in corso e a guidarlo è il project manager Scott Price, che ha spiegato chiaramente l’obiettivo dell’intervento: “La nostra visione è riportare il calore e l’amore del film”. Un intento condiviso dagli attuali proprietari dell’immobile, che stanno finanziando interamente i lavori: “C’erano così tanti colori straordinari, e ti facevano sentire come in famiglia, come a casa. Vogliamo riportare quella magia“, ha aggiunto Price, sottolineando come il nuovo restauro punti a recuperare non solo elementi estetici, ma anche l’identità emotiva del luogo. La decisione arriva dopo le forti reazioni suscitate dalla precedente ristrutturazione, che aveva trasformato gli interni in uno spazio minimale e contemporaneo. Le immagini diffuse online al momento della vendita, avvenuta all’inizio del 2025 per oltre 5 milioni di dollari, avevano scatenato una vera ondata di critiche sui social. “Avrei pagato dieci volte di più se fosse rimasta originale. Come un’auto d’epoca: vale di più”, scriveva un utente. Un altro commentava: “Un momento di silenzio per quella che una volta era una casa e ora sembra uno studio medico sterile”. C’era chi parlava di un design che “ha rimosso l’anima” e chi lo definiva “incredibilmente deprimente”. Anche i fan che continuano a visitare la casa, nonostante il freddo dell’inverno di Chicago, hanno accolto con entusiasmo la notizia del restauro. Natalie Coles, arrivata dall’Ohio, ha raccontato a NBC Chicago: “Avevo visto sul sito che era diventata una casa grigia, aveva perso il suo spirito e la sua magia. Sono felicissima che i nuovi proprietari abbiano deciso di rifarla”. I proprietari non hanno ancora comunicato una tempistica precisa né chiarito quale sarà il futuro utilizzo dell’abitazione, ma Price ha anticipato che sono previsti anche interventi sull’esterno. “Amiamo questo film. È stato un film fondamentale per la nostra infanzia, e lo è anche per la famiglia che oggi possiede la casa”, ha spiegato. Non è la prima volta che la villa rende omaggio alla sua storia cinematografica: nel 2021 era stata temporaneamente riallestita in stile McCallister per una speciale iniziativa Airbnb. > View this post on Instagram > > > > > A post shared by Architecture & Design (@architectanddesign) L'articolo “Era diventata grigia, aveva perso il suo spirito e la sua magia”: la casa di “Mamma, ho perso l’aereo” torna com’era nel film proviene da Il Fatto Quotidiano.
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È morto Rob Reiner, regista cult amatissimo non solo a Hollywood: da Harry ti Presento Sally a Misery, i suoi film cult
È stato il regista di Harry ti presento Sally e Misery non deve morire, interprete della celebre sit-com Arcibaldo. Quanto era popolare, amato e riconosciuto Rob Reiner negli Stati Uniti non ce lo immaginiamo nemmeno. Il 78enne attore e regista, trovato morto nella sua casa di Los Angeles la scorsa notte assieme alla moglie Michele Singer, è stato un vulcano di comicità, idee, duttilità, in un contesto di trasformazione culturale ed economica come il cinema e la tv americani degli anni settanta/ottanta. Figlio dell’altrettanto celebre Carl, attore (The Dick Van Dyke show) e regista (Ho perso la testa per un cervello), morto peraltro nel 2020, Rob inizia la sua carriera in piccole parti di telefilm e come sceneggiatore (assieme a Steve Martin) per show della tv. Sfonda clamorosamente il piccolo schermo nel 1971, e fino al 1976, nelle serie più seguita di quei cinque anni negli Stati Uniti: Arcibaldo (All in the family). Reiner interpreta Michael Stivic, il giovanotto hippie e liberal coi baffoni, genero del vecchio operaio bianco irascibile protagonista della sit-com (Carroll O’Connor) che sta sempre seduto sulla poltrona del salotto a criticare la nuova morale progressista uscita dagli anni sessanta. Reiner però vira prima verso la regia e poi accoppia il lavoro dietro la macchina da presa con quello di produttore (sua la Castle Rock Entertainment nata nel 1987). Il primo spassoso film da lui diretto è This is spinal tap (1984), sorta di primo mockumentary del cinema hollywoodiano, dove letteralmente Reiner improvvisa set scrivendo battute e situazioni in corso d’opera sulla storia di una band rock inglese dei suoi esordi, carriere, bizze, gelosie, seguite proprio da un documentarista. Una parodia di tanti documentari estasiati e agiografici di fine settanta che diventerà negli anni dell’home video titolo di culto. Nel 1986 il primo vero successo commerciale per Reiner è con Stand by me, il coming of age di un gruppetto da ragazzini tratto da Stephen King (un It meno truculento e più introspettivo) che lancia River Phoenix e che totalizza oltre 50 milioni di dollari al box office su 7 di spesa. L’apice della carriera di regista giunge rapido, fluido, brillante con un duetto di titoli a cinque stelle: Harry ti presento Sally (1989) e Misery non deve morire (1990). Impossibile amare il cinema e non aver provato qualche istante di romantica dolcezza nella commedia interpretata da Billy Cristal e Meg Ryan o di profondo inquieto terrore nel seguire le gesta violente dell’infermiera Annie Wilkies (Kathy Bates che vince l’Oscar) che tiene in ostaggio lo scrittore Paul Sheldon (immenso James Caan) spaccandogli con un martello le caviglie. Per capire la professionalità e l’equilibrio di Reiner basta far dondolare sequenze e atmosfere di questi due capolavori: ne esce un cinema di straordinario potere di intrattenimento, legato ad un’idea di regia robustissima ma letteralmente invisibile. Nel 1992 dirigerà anche Codice d’onore un successo spaventoso al botteghino statunitense (240 milioni di dollari a fronte di 40 di spesa) con l’avvocatino della Marina americano Tom Cruise che stanga e sbugiarda il luciferino e omertoso super ufficiale Jack Nicholson. Uomo di spirito, giocoso e sempre attivo fino a pochi mesi fa, Reiner amava raccontare l’aneddoto di quando fece recitare sua madre sul set di Harry ti presento Sally. Estelle Reiner, una delle più popolari attrici e cantanti dello spettacolo americano del dopoguerra, è la signora che al ristorante ordina alla cameriera “quello che ha preso la signorina”, ovvero Meg Ryan che appena finto un orgasmo davanti ad un attonito e poi imbarazzato Crystal. “Inizialmente Meg non stava facendo quello che le chiedevo di fare. Allora mi sono messo io al suo posto e mi sono messo a battere i pugni sul tavolo; ero lì che recitavo ‘Sì! Sì! Sì!’, ma dopo qualche istante mi rendo conto che stavo avendo un orgasmo davanti a mia madre. C’era mia madre laggiù che mi guardava come poi guarderà Meg nel film. Capite cosa ha significato per me?”. L'articolo È morto Rob Reiner, regista cult amatissimo non solo a Hollywood: da Harry ti Presento Sally a Misery, i suoi film cult proviene da Il Fatto Quotidiano.
Cinema
Il regista di Harry ti Presento Sally Rob Reiner e la moglie Michele Singer trovati morti accoltellati in casa: “Interrogato Nick, il figlio 32enne”
Il regista Rob Reiner (78 anni) e la moglie Michele Singer sono stati trovati morti nella loro casa di Los Angeles. La polizia ha interrogato il figlio Nick, 32 anni, che – secondo alcuni media statunitensi compreso People – sarebbe, a ora, l’unico indiziato. Le prime notizie sono arrivate nel pomeriggio di domenica 14 dicembre, quando la polizia ha trovato i due corpi in una villa di proprietà del regista a Brentwood, a Los Angeles. È partita subito la richiesta d’intervento medico: sia TMZ che People hanno fatto sapere che Reiner e Singer presentavano ferite compatibili con un’aggressione con arma da taglio. Rob Reiner ha diretto alcuni tra i film più importanti dell’intera produzione hollywoodiana, da Stand by Me (1986) a La storia fantastica (1987), da Harry ti presento Sally… (1989) a Misery (1990). Reiner e la moglie, la fotografa Singer Reiner trovata morta con lui,si erano conosciuti mentre lui stava realizzando Harry ti presento Sally. Il regista – scrive il Guardian – ma il nuovo amore gli fece decidere di cambiare il finale del film, come tutti lo conosciamo. L'articolo Il regista di Harry ti Presento Sally Rob Reiner e la moglie Michele Singer trovati morti accoltellati in casa: “Interrogato Nick, il figlio 32enne” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Cinema
Il film patrocinato dagli esorcisti scala le classifiche negli Stati Uniti: “Abbiamo evitato il sensazionalismo”
Un fenomeno da botteghino, la sorpresa dell’anno, il successo che non t’aspetti. Tra mille possibili frase fatte, un unico dato certo: nessuno – sbagliando – avrebbe mai scommesso un euro sull’exploit di un’opera del genere. Al centro del caso cinematografico il docu-film indipendente patrocinato dall’Associazione internazionale esorcisti (Aie) Libera Nos – Il Trionfo sul Male, diretto da Giovanni Ziberna e Valeria Baldan. “Sorprendentemente, sta scalando le classifiche oltreoceano e continua il suo percorso internazionale tra successi, nuove uscite e un interesse crescente da parte di un pubblico globale”, fa sapere l’Aie. Dopo l’uscita nelle sale della Spagna e dei Paesi dell’America Latina, il film ha debuttato negli Stati Uniti con il titolo ‘Triumph over evil – battle of the exorcists‘ ottenendo risultati inaspettati: nella settimana di lancio ha raggiunto l’8° posto al box office Usa tra le uscite indipendenti. “Il film – spiegano gli esorcisti – affronta con rigore e sensibilità il tema complesso dell’azione demoniaca straordinaria e del ministero dell’esorcistato attraverso le testimonianze reali degli esorcisti e un linguaggio visivo di forte impatto che evita il facile sensazionalismo”. Il film uscirà in Francia nel 2026. L'articolo Il film patrocinato dagli esorcisti scala le classifiche negli Stati Uniti: “Abbiamo evitato il sensazionalismo” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Cinema
Spagna
Cinema Americano
Esorcismo
“Cent’anni non sono abbastanza. Vuoi vivere di più e io lo faccio. Ho una gamba malconcia, ma ballo”: festa per Dick Van Dyke, lo spazzacamino di “Mary Poppins”
“Cam-caminì, cam-caminì, spazzacamin…Allegro e felice pensieri non ho” cantava felice e spensierato nel film cult “Mary Poppins” lo spazzacamino Bert, nel lontano 1964. L’attore che ha dato il volo al celebre personaggio, Dick Van Dyke, compie oggi 13 dicembre 100 anni. Una cosa è certa, Dick Van Dyke non ha intenzione di cedere: “Cent’anni non sono abbastanza. Vuoi vivere di più, e io ho intenzione di farlo. Ho una gamba malandata, non so per quale motivo ma provo ancora a ballare”. Per il compleanno si stanno svolgendo celebrazioni in tutti gli Stati Uniti, incluso un flash mob a Malibu, dove vive l’attore. È stato inserito nella Hollywood Walk of Fame nel 1993 e successivamente nella Television Hall of Fame nel 1995. Nel 2017, ha ricevuto il Britannia Award for Excellence in Television e si è scusato ironicamente con i membri della Bafta “per aver inflitto loro il più atroce accento cockney nella storia del cinema” con la sua interpretazione di Bert in “Mary Poppins”. Nato il 13 dicembre 1925 a West Plains, Missouri, l’attore si è interessato al mondo dello spettacolo in tenera età dopo aver visto i film di Stanlio e Ollio (Laurel and Hardy). La sua popolarità come annunciatore radiofonico lo portò a firmare un contratto con la Cbs e, dopo alcuni programmi tv, si affermò come un nome familiare al grande pubblico grazie alla sua interpretazione nel musical “Bye Bye Birdie”, che gli valse la vittoria di un Tony Award nel 1961. Al programma di informazione statunitense “Good Morning America (Gma), ha confidato: “Ho interpretato spesso uomini anziani come arrabbiati e brontoloni, ma non è affatto così. Non conosco altri centenari, ma posso parlare per me stesso”. Van Dyke è anche il soggetto di un nuovo documentario e ha pubblicato un libro intitolato “100 Rules For Living To 100: An Optimist’s Guide To A Happy Life” (100 Regole per Vivere fino a 100 Anni: la Guida di un Ottimista a una Vita Felice). L’attore attribuisce parte della sua longevità alla moglie Arlene Silver, di 46 anni più giovane, sposata nel 2012. “È un privilegio e un onore prendermi cura di lui e renderlo felice”, ha dichiarato lei a Gma. Van Dyke ha quattro figli – Barry, Carrie, Christian e Stacy – avuti dalla sua prima moglie, Margie Willett, dalla quale ha divorziato nel 1984 dopo 36 anni di matrimonio. Ha poi avuto una relazione trentennale con Michelle Triola Marvin, scomparsa nell’ottobre 2009 all’età di 76 anni. Tra il 1961 e il 1966, l’attore è stato protagonista della sitcom “The Dick Van Dyke Show”, che lo ha reso una star della TV. Ha inoltre trovato il successo con la serie televisiva “Diagnosis: Murder” (in Italia “Un detective in corsia”), andata in onda dal 1993 al 2001 e da cui sono stati tratti alcuni film per la TV. L'articolo “Cent’anni non sono abbastanza. Vuoi vivere di più e io lo faccio. Ho una gamba malconcia, ma ballo”: festa per Dick Van Dyke, lo spazzacamino di “Mary Poppins” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Cinema
Attori
Cinema Americano
È morto Peter Greene, l’attore è stato trovato senza vita nel suo appartamento. Era il cattivo di “Pulp Fiction” e “The Mask – Da zero a mito”
Il mondo del cinema è in lutto. Peter Greene, noto al grande pubblico per i ruoli di cattivo in film cult come “Pulp Fiction” e “The Mask – Da zero a mito”, è stato trovato morto nel pomeriggio di venerdì 12 dicembre nel suo appartamento nel Lower East Side di Manhattan. Aveva 60 anni. A confermare la notizia è stato il suo manager Gregg Edwards al “New York Daily News”. Secondo quanto riferito dalla polizia, Greene è stato rinvenuto privo di sensi nella sua abitazione di Clinton Street intorno alle ore 15.25 ed è stato dichiarato morto sul posto. Le autorità hanno escluso al momento segni di violenza, le cause del decesso saranno stabilite dopo l’esame del medico legale. “Era una persona straordinaria”, ha dichiarato Edwards. Nato a Montclair, nel New Jersey, l’8 ottobre 1965, Peter Greene aveva avuto un’adolescenza segnata da grandi difficoltà. Fuggito di casa a 15 anni, aveva vissuto per strada a New York, cadendo nel vortice della droga, come raccontò in un’intervista alla rivista “Premier” nel 1996. Dopo un tentativo di suicidio nello stesso anno, aveva intrapreso un percorso di cura per superare le dipendenze. “Ha combattuto i suoi demoni e li ha superati”, ha ricordato il manager. “Uno dei grandi attori della nostra generazione. Aveva un cuore enorme. Era un grande amico e mi mancherà molto”. Il manager ha raccontato che Greene era prossimo a iniziare, nel mese di gennaio, le riprese di un thriller indipendente intitolato “Mascots”, accanto a Mickey Rourke. La notizia della sua scomparsa ha profondamente scosso anche il regista e sceneggiatore del film, Kerry Mondragón. Greene si era costruito negli anni Novanta una solida reputazione come interprete di personaggi oscuri e disturbanti. Indimenticabile il ruolo di Zed, la guardia sadica e serial killer in “Pulp Fiction” di Quentin Tarantino (1994), così come quello del crudele gangster Dorian Tyrell in “The Mask – Da zero a mito” (1994), accanto a Jim Carrey e Cameron Diaz, considerato da molti il suo miglior lavoro. Nonostante la fama di attore difficile, Edwards lo ha descritto come un perfezionista capace di dare tutto se stesso a ogni interpretazione. Nel corso della sua carriera ha lavorato con alcuni dei più importanti registi e attori di Hollywood, collezionando circa 95 crediti tra cinema e televisione. Tra i titoli più noti figurano anche “I soliti sospetti”, “Trappola sulle Montagne Rocciose”, “La moglie di un uomo ricco”, “Fine della corsa”, “Congiura mortale”, “Laws of Gravity”, “Clean”, “Shaven”, “Blue Streak” e “Training Day”. L'articolo È morto Peter Greene, l’attore è stato trovato senza vita nel suo appartamento. Era il cattivo di “Pulp Fiction” e “The Mask – Da zero a mito” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Hollywood
Attori
La guerra a suono di miliardi di Netflix e Paramount per il tesoro Warner Bros (da Kubrick a Harry Potter)
Quando alla fine della battaglia tra Netflix e Paramount per acquisire gli asset di Warner Bros. Discovery ci sarà un vincitore, il bottino in termini di film e serie sarà prestigiosissimo. Nel portafoglio Warner c’è una tale quantità di storia stellata, iconica o anche solo ultra popolare di cinema e serie TV da rendere ricchi i nuovi proprietari per parecchio tempo a venire. Stiamo parlando di un archivio che va da Harry Potter all’universo DC Comics, dai film di Stanley Kubrick alla saga de Il Signore degli Anelli e Dune, fino a I Soprano, Friends e Il Trono di Spade. Insomma, nel caso Netflix vincesse la partita, sarebbe come se l’ultimo campione giunto dallo streaming inglobasse campionati e coppe giocati sul campo delle sale cinematografiche e della TV. Un subentro in corsa quantomeno bizzarro, se non proprio industrialmente trasversale. Del resto, come scrive il professor Alberto Pasquale, tra i maggiori esperti dei meccanismi dell’industria cinematografica mondiale, sul suo profilo Facebook commentando la vicenda: “L’integrazione richiederebbe però una trasformazione radicale del modello Netflix. La società, che ha sempre evitato acquisizioni e privilegiato strategie ‘costruite in casa’, si ritroverebbe a produrre film per le sale, settore storicamente tenuto a distanza; a vendere contenuti a terzi, come fa Warner, rompendo la tradizionale esclusività del catalogo Netflix; a gestire pubblicamente i risultati al botteghino, più rischiosi e imprevedibili rispetto ai flussi streaming”. Insomma, non saremmo solo di fronte a quote di mercato oltre il limite massimo stabilito, che chiamerebbero in causa l’antitrust e l’amministrazione Trump – molto vicina alla nuova offerta ostile di Paramount che spiazza Netflix – ma a una vera e propria trasformazione genetica di Netflix. Come scrive Fortune, “La battaglia per la Warner Bros. sottolinea quanto sia diventato fondamentale disporre di un archivio completo dei migliori film e serie TV per lo streaming, l’unica parte in crescita dell’industria cinematografica e televisiva odierna. Titoli Warner come Il Trono di Spade, Batman e Il Signore degli Anelli, insieme a HBO Max, amplierebbero significativamente il business dello streaming di Paramount, che conta circa 80 milioni di abbonati. Per Netflix quegli stessi film e programmi TV alimenterebbero un servizio di streaming che già raggiunge più di 300 milioni di famiglie in tutto il mondo e consoliderebbero il vantaggio dell’azienda rispetto a concorrenti come Disney e Amazon.com”. Insomma, il caro vecchio catalogo sembra essere l’elemento più appetitoso del succulento abbandono di Warner. Ricordiamo intanto che la Warner ha 107 anni di vita, essendo nata nel 1918 sul Sunset Boulevard di Hollywood grazie all’intraprendenza dei quattro fratelli Warner – Albert, Harry, Sam e Jack. Tra gli anni trenta e sessanta, citiamo alcuni titoli che hanno fatto la storia del cinema: Piccolo Cesare, Casablanca, Sentieri Selvaggi, È nata una stella, Gioventù bruciata, Bonnie and Clyde. Da Arancia Meccanica in avanti, quindi Barry Lyndon, Shining, Full Metal Jacket ed Eyes Wide Shut, la WB produce tutti i film di Kubrick. Negli anni settanta centra parecchi successi a partire da L’Esorcista, Superman con Christopher Reeve e Gene Hackman, Dirty Harry (il primo capitolo di L’Ispettore Callaghan; i successivi li produrrà la Malpaso di Clint Eastwood e WB li distribuirà) e successivamente tutta la filmografia dello stesso Eastwood, tra cui gli oscarizzati Gli Spietati e Million Dollar Baby. Negli anni novanta, Warner Bros. produce la saga di Batman iniziata da Tim Burton, Seven di Fincher, La Guardia del Corpo e intraprende l’iconica serie di Matrix. Gli anni duemila sono quelli della saga di Harry Potter – che diventerà la più redditizia per la WB – e quella firmata da Peter Jackson de Il Signore degli Anelli. In mezzo sbucano anche i due film di Sex and the City, Inception di Nolan, Gravity di Cuarón, Mad Max: Fury Road, Joker con Joaquin Phoenix e infine la clamorosa affermazione di Barbie e dei primi due episodi di Dune firmati da Denis Villeneuve. Solo negli ultimi due anni, WB ha dovuto digerire due flop come la saga Horizon di Kevin Costner e il sequel di Joker, Joker: Folie à Deux. Infine, per la prossima corsa agli Oscar, è in rampa di lancio da mesi Una battaglia dopo l’altra con Leonardo DiCaprio. L'articolo La guerra a suono di miliardi di Netflix e Paramount per il tesoro Warner Bros (da Kubrick a Harry Potter) proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Michael J. Fox – 23 anni, due set, un mito: il tour de force tra Casa Keaton e Ritorno al Futuro
“Penso che ancora non siete pronti per questa musica”. Un giorno andrà fatto un piccolo monumento a Michael J. Fox – e uno enorme a Robert Zemeckis – per essersi trovati insieme sul set di Ritorno al Futuro. In attesa dei prodi scultori, l’oggi 63enne Fox ripercorre nel libro Il ragazzo del futuro (TEA) quella sua magica doppia sortita (“il mio viaggio nel continuum spazio-temporale”, lo chiama) quando nel 1985, a 23 anni, di mattina e pomeriggio negli studi della Paramount girava gli episodi della seconda stagione di Casa Keaton e durante la sera/notte si scapicollava negli studios Universal per Ritorno al futuro. Alex Keaton e Marty McFly. Un ragazzino col golfino che sogna Ronald Reagan affermandosi in un presente conservatore in tv e l’altro che esplode arrivando con lo skateboard e il piumino arancione senza maniche, saltellando futuristicamente nel passato al cinema. In mezzo Michael che dorme tre o quattro ore per notte sperando di sfondare nel mondo dello spettacolo. Il doppio lavoro dell’attore canadese è uno di quegli incastri del destino che riempie il gustoso registro degli aneddoti di Hollywood. Il produttore di Casa Keaton che dice no a Spielberg (produttore di Ritorno al futuro) per avere Fox, praticamente ancora signor nessuno. Eric Stoltz che interpreta per sei settimane la parte di Marty nel film, ma regista e produzione non vedono l’ora di cacciarlo. Fox che viene a sapere della vicenda e che senza nemmeno pensarci un attimo, di fronte alla nuova insistenza di Zemeckis e Spielberg, accetta di sostituire il licenziato Stoltz. O meglio: Paramount e Universal si accordano senza farsi del male. Solo che in mezzo, a distruggersi di fatica, contento e felice, correndo a perdifiato proprio come spesso recitava nelle parti dei film che interpretava negli anni Ottanta, c’è un ragazzino di 23 anni che dal 16 gennaio 1985 non ne sbaglia più una nei tre mesi successivi. “Oggi la produzione di un film chiede due settimane di margine prima e dopo qualsiasi altro impegno: il contratto di Ritorno al futuro non richiedeva nemmeno un’ora di margine”. Una pallina da flipper, insomma. Fox racconta quel suo tour de force con ammirevole e dolce saggezza di chi sa che quella scelta è stata il numero della vita e di quello bisogna solo che accontentarsi. Un’automobile (non la DeLorean) dove si può sdraiare nel viaggio di due ore lo attende sempre tra uno studio e l’altro in questa missione della recitazione che sa di antico arrabattato mestiere. Eppure lui mantiene una lucidità e una tensione unici: il copione che ogni giorno viene riscritto insieme agli attori di Casa Keaton per poi recitare cinque episodi compressi in un solo pomeriggio (il venerdì); le scene fisicamente impegnative, alcune con gesti o battute improvvisate da Fox proprio per impressionare Zemeckis e andarsi a prendere la sua carriera. La prima scena sul set cinematografico del resto è quella in cui Fox viene vestito con un tutone giallo e un cappuccio/visiera dove non respira e non vede niente per il suo andirivieni nel passato assieme a Doc (Christopher Lloyd), poi si passa per la rilettura piccante di lui senza mutande nel letto di mamma Lorraine da giovane nel 1955, fino alla celebre sequenza di Johnny B. Goode suonata, si fa per dire, alla chitarra (“dissi a Bob e al direttore della fotografia: riprendetemi le mani mentre suono”). Fox ci mette quella tonalità comica che Stoltz non era riuscito a donare, agguantando Marty per la camiciola e scrivendo un capitolo della storia del cinema. A detta di Fox, peraltro, la DeLorean era un vero cesso a pedali, piena di lamiere penzolanti e taglienti. Mentre nello splendido apparato fotografico originale ritroviamo il nostro piccolo eroe spesso sdraiato per terra, su muretti, sopra ai ripiani di un cucinotto del set di Ritorno al Futuro a riposarsi. “Pare che Einstein abbia anche detto: ‘Il tempo è ciò che impedisce alle cose di accadere tutte in una volta’. E questa è la sua funzione: nel tardo inverno e primavera 1985 il tempo se n’è andato per i fatti suoi”, scrive Fox con la sua consueta disincantata ironia. In appendice del libro c’è anche il ricordo affettuoso del recentissimo incontro tra Fox e Stoltz, qualche loro chiacchiera ma non troppo, un po’ come se Ringo Starr incontrasse Pete Best e ci venisse preclusa qualche cattiveria su Paul, John e George. L'articolo Michael J. Fox – 23 anni, due set, un mito: il tour de force tra Casa Keaton e Ritorno al Futuro proviene da Il Fatto Quotidiano.
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2500 dollari per guardare un film di Natale al giorno per 25 giorni: l’offerta di lavoro per il Chief of Cheer 2025, ecco come funziona
La presentazione delle candidature si è già chiusa il 3 dicembre scorso, ma per il prossimo Natale la possibilità di lavoro va messa in agenda. Cable Tv ha cercato per un mese il suo Chief of Cheer 2025 ovvero colei o colui che per guardare venticinque giorni filati un film di Natale al giorno proposto da Disney+, Hulu e Hallmark+ guadagnerà 2500 dollari. “Il capo del tifo” o “delle cheerleader” viene cercato da parecchi anni da parte di Cable Tv. Quest’anno chi verrà eletto ricaverà 2500 dollari per sé e altri 2500 da dare in beneficenza, nonché una morbida coperta. Certo, pare che tra i 25 titoli ci siano Miracolo sulla 34esima strada e Nightmare before Christmas, ma tra gli altri 23 film il rischio di qualcosa di infernale è altissimo. Insomma la divertente iniziativa nonostante i 2500 dollari potrebbe rivelarsi per qualcuno una drammatica “cura Ludovico”. L'articolo 2500 dollari per guardare un film di Natale al giorno per 25 giorni: l’offerta di lavoro per il Chief of Cheer 2025, ecco come funziona proviene da Il Fatto Quotidiano.
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