Non c’è alcuna violazione del segreto di Stato nell’aver rivelato l’ormai noto
incontro in un autogrill tra Matteo Renzi e l’ex 007 Marco Mancini. Lo ha deciso
il Gip di Roma Luca Battinieri, che con un’ordinanza depositata ieri ha
archiviato le posizioni dei giornalisti di Report Giorgio Mottola e Danilo
Procaccianti inizialmente iscritti per rivelazione di segreto di Stato.
Al centro della vicenda c’è il servizio dal titolo “Babbi e spie” andato in onda
il 3 maggio 2021 e che riguardava un incontro all’autogrill di Fiano Romano
risalente al 23 dicembre 2020: quel giorno Renzi vede Mancini. Lì si trova anche
una professoressa, che si era fermata perché il padre stava poco bene. La
docente vede il leader di Italia Viva e la sua scorta e poi un uomo che non
riconosce. Così registra due brevi video e scatta 13 fotografie, materiale
inviato a Report, che monta il servizio. Un incontro che nella versione di Renzi
era dovuto alla consegna da parte dell’agente segreto di doni natalizi, gli
ormai famosi babbi, i wafer romagnoli. Per questa ripresa, la professoressa, una
semplice cittadina, difesa dall’avvocato Giulio Vasaturo, è stata indagata per
il reato di diffusione di riprese e registrazioni fraudolente. La procura però a
dicembre 2023 ha chiesto di archiviare la sua posizione, ma ancora non è
arrivata la decisione di un Gip.
L’interlocutore di Renzi in quel dicembre 2020 all’autogrill era dunque un uomo
dei Servizi con una brillante carriera nell’ex Sismi (ora Aise) guidato da
Nicolò Pollari. Si tratta di Marco Mancini, noto fin dal 2005 da quando, il 5
marzo di quell’anno, viene fotografato a Ciampino mentre fa scendere dall’aereo
la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena, liberata dopo il suo sequestro in
Iraq e dopo una corsa all’aeroporto di Baghdad che costa la vita al collega che
aveva ottenuto la sua liberazione, Nicola Calipari. Nel 2006 viene arrestato due
volte (poi rilasciato), per il sequestro dell’imam Abu Omar a Milano da parte
della Cia e per lo spionaggio alla Telecom, in cui fu coinvolto il suo amico
Giuliano Tavaroli che patteggiò: in entrambi i casi Mancini ne esce sempre
pulito, anche grazie al segreto di Stato.
Era stato dunque l’ex 007 a denunciare i giornalisti di Report per rivelazione
di segreto di Stato dopo la puntata “Babbi e spie”. “La persona offesa – scrive
il Gip – ritiene che l’identità degli appartenenti ai Servizi di Sicurezza
(Aise, Aisi e Dis) è coperta da segreto di Stato. Ne consegue che, nel momento
in cui ‘Report’ ha mandato in onda l’intervista in cui Parolisi (Carlo, fonte di
Report poi identificata nel corso delle indagini, ndr) riconosce nell’uomo che
si è incontrato con Renzi il dirigente del Dis Marco Mancini, già appartenente
al Sismi, si è consumata una rivelazione di segreto di Stato o, comunque, la
rivelazione di notizie di cui è vietata la divulgazione”.
Dopo aver analizzato le norme che disciplinano il segreto di Stato, il Gip
quindi conclude: “È da escludere la configurazione dei reati di cui agli artt.
261 e 262 c.p. (rivelazione di segreto di Stato, ndr) perché, come detto, aver
divulgato che Mancini era un appartenente del Dis e, ancor prima, del Sismi non
aveva idoneità concreta a nuocere agli interessi sottesi alla segretazione sol
considerando che il suo status era pressoché di dominio pubblico tanto da
risultare in una pluralità di fonti aperte. Irrilevante è, al riguardo, il
pregiudizio lamentato dall’opponente che la difesa ricollega alla vasta
esposizione mediatica procuratagli dalle puntate di ‘Report’ perché un conto è
il danno che la vicenda ha arrecato a Mancini sul piano personale (con tanto di
riferite e documentate minacce di morte ricevute via posta) altro e ben diverso
è il nocumento agli interessi pubblicistici dello Stato sottesi alla tutela del
segreto, unico aspetto rilevante ai fini della sussistenza dell’illecito”. Il
giudice quindi conclude: “Nonostante possa ritenersi pressoché certo che i dati
identificativi del personale dei servizi di sicurezza costituiscono informazioni
segretate, la loro divulgazione nel caso concreto non integra reato non avendo
messo a repentaglio la sicurezza nazionale.”
Di conseguenza nessun segreto di Stato violato.
Per il Gip, invece, per quel che riguarda la diffamazione, reato per il quale
sono stati iscritti il conduttore di Report Sigfrido Ranucci e altri, la
competenza non è Roma ma Ravenna, dove verranno inviati gli atti.
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Renzi-Mancini poteva essere pubblicato. Il Gip archivia i giornalisti di Report
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