Torna Report, in onda a partire dalle 20.30 con la conduzione di Sigfrido
Ranucci, domenica 14 dicembre, su Rai3 con l’inchiesta “Odessa Connection” di
Sacha Biazzo, con la collaborazione di Samuele Damilano. L’inchiesta
ricostruisce il ruolo dell’Italia nei progetti di ricostruzione dell’Ucraina, in
particolare i 47 milioni di fondi pubblici destinati all’area di Odessa,
seguendo i rapporti tra le istituzioni italiane, l’ex sindaco della città
Gennadiy Trukhanov e il suo consigliere per la cooperazione internazionale
Attilio Malliani. L’inchiesta, basata su atti giudiziari, rapporti di polizia e
testimonianze, documenta i procedimenti anticorruzione che riguardano Trukhanov,
i lavori sulla cattedrale di Odessa finanziati tramite l’Unesco e alcuni casi di
gestione dei fondi umanitari, anche mettendoli a confronto con il modello
anticorruzione adottato dalla Danimarca a Mykolaiv.
L'articolo Mafia e corruzione, su Report l’inchiesta sulla ricostruzione di
Odessa. E Giuli promette un documentario Rai proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Dopo che Report ha consegnato all’Ats Valpadana le etichette e le informazioni
raccolte sulla carne scaduta rimessa in commercio dal macello Bervini, è
scattata l’allerta alimentare. E cioè si procede al ritiro della carne
potenzialmente pericolosa finita in bar, ristoranti e mense. Inoltre, l’Autorità
sanitaria ha inoltrato il fascicolo alla procura di Mantova per i reati di frode
nell’esercizio in commercio e vendita di sostanze alimentari non genuine come
genuine. Ma dov’è finita davvero la carne scaduta? E perché ci è voluto tanto
per intervenire?
L’anticipazione dell’inchiesta di Giulia Innocenzi in onda domenica 7 dicembre
alle 20.30 su Rai3
video Raiplay
L'articolo Carne scaduta e rimessa in commercio: scatta l’allerta alimentare
dopo l’inchiesta di Report. L’anticipazione della nuova puntata proviene da Il
Fatto Quotidiano.
Dopo l’attentato di ottobre e le sue dichiarazioni in commissione Antimafia, il
ministero dell’Interno ha deciso di aumentare la scorta nei confronti del
giornalista Sigfrido Ranucci, conduttore della trasmissione di inchiesta Report
su Rai 3. Secondo quanto risulta al Fatto, la comunicazione dell’Ufficio
centrale interforze per la Sicurezza personale (Ucis) del Viminale è avvenuta
domenica 30 novembre. Il livello di sicurezza passerà da quarto a secondo: non
più una auto blindata e due uomini di scorta, ma due blindate e quattro uomini,
oltre all’esercito che presidierà la sua casa a Campo Ascolano, frazione di
Pomezia alle porte di Roma.
La decisione sarebbe stata presa anche in base all’inchiesta della magistratura
sull’attentato del 17 ottobre scorso quando una bomba distrusse l’auto del
giornalista proprio sotto la sua abitazione, ma anche in seguito alle sue
dichiarazioni dello scorso 4 novembre in commissione Antimafia. Una parte della
relazione di Ranucci era stata secretata e in base a quella la presidente della
Commissione Antimafia Chiara Colosimo (Fratelli d’Italia) ha mandato una lettera
al Viminale per chiede un aumento della sicurezza del giornalista.
Durante la parte secretata, Ranucci aveva risposto ad alcune domande relative al
lavoro di Report sul caso Moro, sul caso Mattarella e le piste sull’eventuale
partecipazione di soggetti esterni alle stragi del biennio 1992-93. Ma aveva
provocato polemiche politiche la domanda del senatore M5S Roberto Scarpinato che
chiedeva delucidazioni a Ranucci sulla sua denuncia sul presunto “pedinamento”
dei servizi segreti che, secondo recenti dichiarazioni del conduttore di Report,
sarebbero stati “attivati dal sottosegretario Fazzolari“. Scarpinato aveva anche
chiesto a Ranucci: “Ci vuole raccontare meglio questo episodio e farci capire se
ci può essere se una connessione con quello che gli è accaduto?”. Una
connessione che aveva provocato la reazione stizzita della maggioranza e dello
stesso Fazzolari che in un’intervista al Corriere aveva smentito le accuse e
aveva parlato di “totale impunità di Report”.
Il giorno successivo, il 5 novembre, Ranucci era stato audito dalla commissione
di Vigilanza Rai e in parte aveva ripetuto fatti già comunicati all’Antimafia.
Proprio nei giorni scorsi il Copasir (Comitato parlamentare per la Sicurezza
della Repubblica) ha chiesto alla commissione di Vigilanza gli atti sulla parte
secretata e la presidente del M5S Barbara Floridia ha convocato per mercoledì
mattina l’Ufficio di presidenza per votare. Il comitato che controlla i Servizi
segreti si è attivato anche con la Commissione Antimafia.
L'articolo Attentato a Ranucci, il Viminale aumenta la scorta al giornalista: 4
uomini e l’esercito sotto casa a proteggerlo proviene da Il Fatto Quotidiano.
Report, il programma di Sigfrido Ranucci, torna in onda stasera, domenica 30
novembre, con una nuova puntata dell’inchiesta dedicata all’industria
alimentare.
La trasmissione d’inchiesta è riuscita a raccogliere altre immagini che
confermerebbero quanto accade dentro il macello Bervini di Pietole, in provincia
di Mantova: carne congelata e scaduta rimessa in vendita “come fresca”.
Giulia Innocenzi dopo la prima parte dell’inchiesta “Non si butta via niente”
torna quindi a parlare della pratica scorretta (e pericolosa) rivelata da un
insider dell’azienda leader nel settore della lavorazione delle carni estere che
fattura circa 200 milioni l’anno.
> In un giorno di lavorazione in cui venivano lavorate partite di roast beef
> congelato, le etichette intercettate riportavano tutte la stessa dicitura:
> “roast beef fresco”. La carne congelata scaduta è stata venduta come fresca?
> Questa sera il servizio di @giuliainnocenzi #Rai3 pic.twitter.com/mexrzURtxa
>
> — Report (@reportrai3) November 30, 2025
Addirittura in una confezione, secondo il racconto di Report, la carne viene
etichettata come italiana, quando in realtà da quanto risulta alla giornalista
autrice dell’inchiesta “la carne lavorata proveniva da Uruguay e Argentina“.
“In un giorno di lavorazione in cui venivano lavorate partite di roast beef
congelato, le etichette intercettate riportavano tutte la stessa dicitura:
“roast beef fresco”. La carne congelata scaduta è stata venduta come fresca?”,
si legge nella didascalia sotto al video social con cui Report lancia la seconda
puntata dell’inchiesta.
Dopo la prima puntata il macello Bervini aveva risposto con una nota sostenendo
che “le carni erano congelate e confezionate secondo legge, per Pet food e non
per il consumo umano”.
L'articolo Roast beef congelato e scaduto venduto come fresco? Report torna
all’interno del macello del Mantovano – Video proviene da Il Fatto Quotidiano.
L’ultimo atto del governatore della Campania Vincenzo De Luca prima di lasciare
lo scranno è una querela a Sigfrido Ranucci e alla sua squadra di Report per il
servizio sulle liste d’attesa della sanità campana. Non è un omonimo del
Vincenzo De Luca che poche ore dopo la bomba davanti alla villetta di Ranucci
gli espresse solidarietà, dichiarando che quell’attentato era “il segnale di un
clima pesante del nostro paese”. È proprio lui.
Il comunicato dell’ufficio stampa della Regione Campania che informa l’avvio
dell’azione legale arriva a mezzogiorno, ad urne ancora aperte per scegliere il
successore. Pur di metterlo in rete subito, la prima versione conteneva un
refuso sulla data della messa in onda del servizio, 23 gennaio 2025 e non ieri,
23 novembre 2025. “Siamo di fronte a una serie di falsi e a una scorrettezza
reiterata. Già durante il Covid la stessa trasmissione, dopo una querela della
Regione, fu costretta a pubblicare sul proprio sito una smentita rispetto ai
dati falsi pubblicati”, si legge nel testo.
Anche il servizio di Report, ovviamente, è coinciso con la giornata di
votazioni, ed è uno dei motivi dell’ira di De Luca. Secondo l’inchiesta andata
in onda su Rai 3, il 89,2% delle visite in Campania è catalogato come
“Programmabile”, cioè fissabile a 120 giorni, quasi il doppio della media
nazionale del 45,7%, ed in questo modo si potrebbero spostare prestazioni
urgenti, brevi o differibili, quelle che per intenderci dovrebbero essere
smaltite entro 30 giorni, nella categoria “Programmabile”, con il risultato di
guadagnare tempo e far apparire la Campania più virtuosa.
De Luca aveva preannunciato querela già venerdì scorso durante l’ultima diretta
social, dopo le prime anticipazioni del servizio. Il governatore parlò di “dati
falsi” sulla sanità “diffusi dalla Meloni come dal Governo“, e se la prese con
Report e con chiunque ipotizzasse che le liste di attesa in Campania siano
manipolate, affermando che nessuno era andato a parlare con qualcuno della
Regione Campania (“un atto di cialtroneria“), e che in Campania “non è
manipolabile nulla perché i dati vanno direttamente sul Cup. Da altre parti si
fanno le truffe”.
Da qui l’annuncio: “Se noi troveremo un servizio” messo in onda “durante le
elezioni e con condizioni di falsificazione e scorrettezza, procederemo
serenamente e rispettosamente a querelare per diffamazione“. Promessa mantenuta.
E tanti saluti alla solidarietà a Ranucci.
L'articolo L’ultimo atto del governatore della Campania De Luca: una querela a
Ranucci per il servizio sulle liste d’attesa proviene da Il Fatto Quotidiano.
Le inchieste di Report, in onda stasera, domenica 23 novembre, su Rai3, tornano
a occuparsi di quello che l’industria alimentare porta sulle nostre tavole.
Perché, a quanto pare, “Non si butta via niente“. È il titolo del servizio di
Giulia Innocenzi, che condurrà lo spettatore all’interno del macello Bervini di
Pietole, in provincia di Mantova, tra partite di carne scaduta provenienti da
Uruguay, Nuova Zelanda, Ungheria, Ucraina, Romania e persino dalle riserve
militari egiziane, che venivano scongelate, lavorate e ricongelate per essere
messe sul mercato. Tutto all’interno di un’azienda leader nel settore della
lavorazione delle carni estere, che fattura circa 200 milioni l’anno. “Era nera,
puzzava, era brutta. Alla vista e all’olfatto era immangiabile”, raccontato le
testimonianze raccolte tra gli operai. Peggio: il congelamento non elimina i
batteri e lo scongelamento in acqua calda favorisce la loro replicazione,
compresi patogeni come salmonella e listeria, spiegano gli esperti intervistati.
Sacchetti di carne caduti a terra e rimessi nei cassoni, piani di lavoro
contaminati dal sangue, armadietti infestati da scarafaggi. Pratiche che,
chiarisce il servizio, moltiplicano ulteriormente la carica batterica delle
carni lavorate. Poco importa: dopo la rimozione dello strato superficiale
compromesso, la carne veniva riconfezionata con nuove date di scadenza. Noto per
selezionare carni pregiate dall’America Latina e persino specie esotiche come
antilope, zebra e cammello, il macello nascondeva un sistema di riciclo che
avrebbe potuto mettere a rischio la salute dei consumatori. Secondo quanto
riferito dalla stessa azienda, “le normative consentono di procedere al
congelamento delle carni fresche refrigerate, cioè conservate da -1 a 2 gradi,
ma prima che venga raggiunta la data di scadenza”. Ma quanto filmato dal
programma di Sigfrido Ranucci mostra che a Pietole le cose andavano in modo
decisamente diverso.
Il servizio rilancia interrogativi cruciali sulla trasparenza delle filiere e la
tutela dei consumatori. “Due i piani di ragionamento”, spiega Innocenzi a
ilfattoquotidiano.it. Il primo riguarda l’industria, che punta a “tagliare i
costi e ad aumentare i guadagni: una carne che non può essere consumata e va
distrutta in quanto scaduta, rimessa sul mercato ti porta un guadagno doppio”,
segnala la giornalista. “Ma inseguire così il profitto significa mettere in
pericolo la salute dei cittadini”. Il secondo aspetto riguarda i controlli.
“Abbiamo chiesto ai Servizi veterinari come sia possibile la lavorazione di
carni scadute, perché non sia stata intercettata”. La criticità sta nel fatto
che “i controlli a sorpresa non vengono quasi mai eseguiti”. Al contrario, si
opera solitamente “con controlli programmati, dei quali le aziende vengono
preventivamente informate”. Un sistema che, aggiunge la giornalista, “va
totalmente ripensato: c’è in ballo alla salute dei cittadini”.
L'articolo Carne scaduta, ricongelata e messa sul mercato. L’inchiesta di Report
sul macello leader nell’import | Il video proviene da Il Fatto Quotidiano.
Non c’è alcuna violazione del segreto di Stato nell’aver rivelato l’ormai noto
incontro in un autogrill tra Matteo Renzi e l’ex 007 Marco Mancini. Lo ha deciso
il Gip di Roma Luca Battinieri, che con un’ordinanza depositata ieri ha
archiviato le posizioni dei giornalisti di Report Giorgio Mottola e Danilo
Procaccianti inizialmente iscritti per rivelazione di segreto di Stato.
Al centro della vicenda c’è il servizio dal titolo “Babbi e spie” andato in onda
il 3 maggio 2021 e che riguardava un incontro all’autogrill di Fiano Romano
risalente al 23 dicembre 2020: quel giorno Renzi vede Mancini. Lì si trova anche
una professoressa, che si era fermata perché il padre stava poco bene. La
docente vede il leader di Italia Viva e la sua scorta e poi un uomo che non
riconosce. Così registra due brevi video e scatta 13 fotografie, materiale
inviato a Report, che monta il servizio. Un incontro che nella versione di Renzi
era dovuto alla consegna da parte dell’agente segreto di doni natalizi, gli
ormai famosi babbi, i wafer romagnoli. Per questa ripresa, la professoressa, una
semplice cittadina, difesa dall’avvocato Giulio Vasaturo, è stata indagata per
il reato di diffusione di riprese e registrazioni fraudolente. La procura però a
dicembre 2023 ha chiesto di archiviare la sua posizione, ma ancora non è
arrivata la decisione di un Gip.
L’interlocutore di Renzi in quel dicembre 2020 all’autogrill era dunque un uomo
dei Servizi con una brillante carriera nell’ex Sismi (ora Aise) guidato da
Nicolò Pollari. Si tratta di Marco Mancini, noto fin dal 2005 da quando, il 5
marzo di quell’anno, viene fotografato a Ciampino mentre fa scendere dall’aereo
la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena, liberata dopo il suo sequestro in
Iraq e dopo una corsa all’aeroporto di Baghdad che costa la vita al collega che
aveva ottenuto la sua liberazione, Nicola Calipari. Nel 2006 viene arrestato due
volte (poi rilasciato), per il sequestro dell’imam Abu Omar a Milano da parte
della Cia e per lo spionaggio alla Telecom, in cui fu coinvolto il suo amico
Giuliano Tavaroli che patteggiò: in entrambi i casi Mancini ne esce sempre
pulito, anche grazie al segreto di Stato.
Era stato dunque l’ex 007 a denunciare i giornalisti di Report per rivelazione
di segreto di Stato dopo la puntata “Babbi e spie”. “La persona offesa – scrive
il Gip – ritiene che l’identità degli appartenenti ai Servizi di Sicurezza
(Aise, Aisi e Dis) è coperta da segreto di Stato. Ne consegue che, nel momento
in cui ‘Report’ ha mandato in onda l’intervista in cui Parolisi (Carlo, fonte di
Report poi identificata nel corso delle indagini, ndr) riconosce nell’uomo che
si è incontrato con Renzi il dirigente del Dis Marco Mancini, già appartenente
al Sismi, si è consumata una rivelazione di segreto di Stato o, comunque, la
rivelazione di notizie di cui è vietata la divulgazione”.
Dopo aver analizzato le norme che disciplinano il segreto di Stato, il Gip
quindi conclude: “È da escludere la configurazione dei reati di cui agli artt.
261 e 262 c.p. (rivelazione di segreto di Stato, ndr) perché, come detto, aver
divulgato che Mancini era un appartenente del Dis e, ancor prima, del Sismi non
aveva idoneità concreta a nuocere agli interessi sottesi alla segretazione sol
considerando che il suo status era pressoché di dominio pubblico tanto da
risultare in una pluralità di fonti aperte. Irrilevante è, al riguardo, il
pregiudizio lamentato dall’opponente che la difesa ricollega alla vasta
esposizione mediatica procuratagli dalle puntate di ‘Report’ perché un conto è
il danno che la vicenda ha arrecato a Mancini sul piano personale (con tanto di
riferite e documentate minacce di morte ricevute via posta) altro e ben diverso
è il nocumento agli interessi pubblicistici dello Stato sottesi alla tutela del
segreto, unico aspetto rilevante ai fini della sussistenza dell’illecito”. Il
giudice quindi conclude: “Nonostante possa ritenersi pressoché certo che i dati
identificativi del personale dei servizi di sicurezza costituiscono informazioni
segretate, la loro divulgazione nel caso concreto non integra reato non avendo
messo a repentaglio la sicurezza nazionale.”
Di conseguenza nessun segreto di Stato violato.
Per il Gip, invece, per quel che riguarda la diffamazione, reato per il quale
sono stati iscritti il conduttore di Report Sigfrido Ranucci e altri, la
competenza non è Roma ma Ravenna, dove verranno inviati gli atti.
L'articolo Nessuna violazione del segreto di Stato, l’incontro in autogrill
Renzi-Mancini poteva essere pubblicato. Il Gip archivia i giornalisti di Report
proviene da Il Fatto Quotidiano.
L’attivista libico Husam El Gomati ha fatto ascoltare al cronista di Report un
audio di un membro di un movimento vicino alla milizia Rada di cui è capo
Almasri che il giorno prima dell’arrivo in Libia tranquillizza i miliziani del
sicuro rilascio del loro capo. L’anticipazione della puntata in onda questa
sera, domenica 16 novembre, alle 20.30
L'articolo Libia, così un membro della milizia Rada tranquillizzava il suo
gruppo sul rilascio di Almasri: l’anticipazione di Report proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Il direttore dell’Aise Giovanni Caravelli il giorno stesso l’arresto di Almasri
durante la riunione con Mantovano, Piantedosi e Tajani, chiarisce che i servizi
italiani hanno una collaborazione molto proficua con la milizia Rada di Almasri
e di non aver ricevuto minacce di rappresaglie contro cittadini italiani,
sottolineando che la Rada collaborava anche con le forze di sicurezza che
operano nell’area dello stabilimento Eni di Mellitha. Ma è proprio riguardo il
sito Eni di Mellitha che il collega Khalil Elhassi pubblica sui social una
notizia, passata completamente sotto silenzio, sui legami tra la famiglia
Almasri e l’Eni, attraverso la società Mellitha. L’anticipazione di Report in
onda questa sera, domenica 16 novembre, alle 20.30, su Rai3
L'articolo Il giornalista Khalil Elhassi: “Legami tra la famiglia di Almasri e
l’Eni”. L’anticipazione di Report proviene da Il Fatto Quotidiano.