Dopo venti minuti di colloquio al Quirinale tra Meloni e Mattarella la parola
d’ordine che, in serata, si triangola da Palazzo Chigi, Colle e Fratelli
d’Italia è una: “Il caso è chiuso“. Si capirà nei prossimi giorni se la tregua
si tradurrà in pace dopo il caso delle frasi pronunciate (e pubblicate da La
Verità) dal consigliere del Capo dello Stato Francesco Saverio Garofani. Intanto
i contorni della vicenda vengono pian piano chiariti ma rimangono ancora molti
dubbi, a partire dalla fonte dell’articolo pubblicato dal giornale diretto da
Maurizio Belpietro. Ma anche la possibile esistenza di una registrazione audio
di quelle frasi sul presunto “piano anti-Meloni” che ha provocato la reazione di
Fratelli d’Italia e l’immediata replica irritata del Quirinale.
IL CONVEGNO E LA CENA ROMANA
Mercoledì, in un’intervista al Corriere della Sera, Garofani ha confermato le
sue parole anche se ha cercato di minimizzare: “Era una chiacchierata in libertà
tra amici”. Ma dove e quando è avvenuta? Il contesto è un ristorante della
Capitale, Terrazza Borromini, con affaccio su piazza Navona. Vicino al
consigliere di Mattarella per gli Affari del Consiglio Supremo di Difesa c’erano
tre o quattro persone, intorno altri 4-5 tavoli in una sala interna, non
riservata. Una cena alla quale hanno partecipato alcune delle persone che
avevano poco prima preso parte a un evento di solidarietà organizzato da Luca Di
Bartolomei, per l’associazione intitolata a suo padre Agostino (ex campione
della Roma), che offre borse di studio ai giovani in difficoltà, per farli
studiare e praticare sport. Tanti i volti noti che hanno partecipato al convegno
al Tempio di Adriano. Come riporta Repubblica, c’erano il conduttore di Di
Martedì Giovanni Floris, il prefetto di Roma, Lamberto Giannini, manager e
giornalisti. C’era anche Lando Maria Sileoni, recentemente intervistato da
Panorama – diretto, come La Verità, da Belpietro – e presentato come “indiscusso
leader della Fabi, il più potente sindacato dei bancari italiani”.
LA TAVOLATA TRA ROMANISTI
“Ma quale complottone contro il governo… Io sono anni che lavoro in contesti
prossimi alla politica e so riconoscere quando una discussione fa un salto di
scala, diventa sensibile. Invece ho letto delle cose campate in aria, costruite
in maniera totalmente artificiosa. Sono stati estrapolati pezzi di
conversazione, anche di soggetti diversi”, commenta in un’intervista a
Repubblica Luca Di Bartolomei, l’organizzare la cena che si dice “amareggiato”
per la polemica scaturita da quell’evento. Definendola “solo una tavolata tra
vecchi amici romanisti” Bartolomei sottolinea: “Sappiamo tutti chi è Francesco,
a cui sono legato da molti anni da affetto e stima. Quale sia il suo stile. È la
persona più moderata e più istituzionale che abbia mai conosciuto. Uno cui non
ho mai sentito dire una parolaccia in vita, per dare un’idea del tipo.
Figuriamoci i complotti”, aggiunge.
LA MAIL ANONIMA INVIATA AI GIORNALI DI DESTRA
Alla base dell’articolo pubblicato da La Verità vi sarebbe una segnalazione
anonima. Una e-mail, firmata da tale Mario Rossi, e inviata domenica nel primo
pomeriggio ad alcuni quotidiani di destra. L’ha ricevuta, di certo, il Giornale
di Alessandro Sallusti, come da lui stesso confermato. Ma quel messaggio di
posta elettronica anonimo inviato dall’indirizzo stefanomarini@usa.com viene
cestinato dal quotidiano di Sallusti. La Verità, invece, pubblica integralmente
l’intero testo (senza alcuna modifica) e lo firma con la pseudonimo Ignazio
Mangrano, giornalista che non esiste. Il titolo in prima pagina è: “Il piano del
Quirinale per fermare la Meloni”, accompagnato da un articolo dello stesso
direttore Belpietro.
“CONOSCIAMO LA FONTE, NON È UN MARIO ROSSI”
Ma come mai La Verità ha dato credito al contenuto di una segnalazione anonima?
Garofani “era al ristorante e una persona vicina a noi ha sentito tutto”,
sottolinea il condirettore de La Verità Alessandro De Manzoni – ospite di Un
giorno da pecora, sui Rai Radio1 – che polemizza con il quotidiano di Sallusti:
“Pensa che avremmo fatto tutto questo sulla base di una lettera anonima? E se
fosse vero, come mai il Giornale non c’è andato dietro?”. “Conosciamo la fonte“,
ribadisce De Manzoni, “non è un Mario Rossi. Temo ci sia un po’ di invidia in
quel pezzetto del Giornale”.
LA REGISTRAZIONE AUDIO
Rimane poi un ultimo dubbio. Il sospetto che possa esistere un registrazione
audio di quelle dichiarazioni del consigliere del Colle pronunciate nel
ristorante romano. Il condirettore della Verità non lo esclude, anzi: “È
possibile…“, risponde De Manzoni a Un giorno da pecora. È uno dei tasselli
mancanti di questo caso che ha provocato uno scontro inaspettato tra Quirinale e
Palazzo Chigi.
L'articolo Il caso Garofani: la tavolata tra romanisti, la mail anonima e i
dubbi sulla registrazione. Cosa sappiamo (e cosa no) proviene da Il Fatto
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