Mattarella contro Trump – la mia vignetta per Il Fatto Quotidiano in edicola
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Al di là del rito, delle forme, dei rispettivi ruoli, davanti al corpo
diplomatico italiano, riunito nell’annuale Conferenza delle ambasciatrici e
degli ambasciatori – in programma oggi e domani tra Roma e Milano – a sentire i
discorsi del ministro degli Esteri e del presidente della Repubblica si colgono
due linee di politica internazionale espressa dai vertici istituzionali. C’è una
“dottrina Mattarella” e una posizione, espressa da Antonio Tajani che sembra più
barcamenarsi che esporre una visione politica.
Il ministro degli Esteri mette l’accento, come da direttive della presidente del
Consiglio, sui rapporti atlantici e sul valore “occidentale” delle alleanze per
cercare di tenere unite le due sponde dell’Atlantico che, invece, su spinta di
Donald Trump, tendono a divaricarsi sempre più. E, però, da questo punto di
vista si pone in forma molto dialettica con il processo di pace in corso,
disponendosi ad accettare compromessi e mediazioni. Dall’altra, la “dottrina
Mattarella”, ribadisce saldamente l’approccio “multilaterale”, si dice
insofferente per quella “disordinata e ingiustificata aggressione nei confronti
dell’Unione Europea” rigettando l’idea che la Ue possa essere, come nella
narrazione Maga in voga a Washington, “una organizzazione oppressiva, se non
addirittura nemica della libertà”. Ma su questa impostazione, tutto sommato
limpida, chiude qualsiasi strada al rapporto con la Russia la cui aggressione ai
danni dell’Ucraina, “con vittime e immani distruzioni, e con l’aberrante
intendimento, malgrado gli sforzi negoziali in atto, di infrangere il principio
del rifiuto di ridefinire con la forza gli equilibri e i confini in Europa” non
è accettabile in nessun modo. Per respingerla, anzi, Mattarella chiama in causa
la Conferenza di Helsinki sulla Cooperazione e la Sicurezza nel continente,
evento che, invece, è stato chiamato in causa da rinomati giuristi e
costituzionalisti come sponda proprio per impostare invece un possibile dialogo.
Si potrebbe discutere ovviamente di quanto una diversa politica estera sia
prerogativa del Quirinale che abilmente e con un tono sempre cordiale e molto
sereno la spiattella davanti al governo – nella Conferenza in corso alla
Farnesina, sono diversi gli ambasciatori che commentano la capacità di
Mattarella di dire cose “contundenti” con la soavità che lo caratterizza. La
divergenza è tanto più rilevante proprio perché esibita davanti al fulcro
dell’attività diplomatica italiana, quelle 130 feluche che devono rappresentare
una posizione chiara davanti ai governi di tutto il mondo. Si tratta,
ovviamente, di sfumature e sottigliezze che, però, nella diplomazia
internazionale costituiscono la sostanza. Mentre Tajani, con un discorso in
realtà molto amministrativo e di basso profilo, invia il messaggio di
derivazione berlusconiana che più gli sta a cuore – la diplomazia a sostegno
delle imprese italiane, “voglio darmi l’obiettivo di raggiungere 700 miliardi di
export entro il 2027” – e esalta la riforma della Farnesina con la nuova
vice-segreteria generale incaricata di supervisionare proprio l’economia, è
Mattarella a esporre una visione politica. Il presidente passa in rassegna,
oltre l’Ucraina, “la tragedia di Gaza”, il dramma nel “Sahel e nel Corno
d’Africa”, le “tensioni” che “si vanno accentuando anche in America Latina e nei
Caraibi, da ultimo con il riaffacciarsi di una sorta di riedizione della
cosiddetta “dottrina” di James Monroe, la cui presidenza si è conclusa
esattamente due secoli fa”.
Il quadro di Mattarella serve a dare risalto al centro della sua visione, il
rilievo che compete “alle istituzioni del multilateralismo e all’Unione Europea”
contro la “tentazione della frammentazione” che si insinua nelle relazioni
internazionali – e persino nel mondo occidentale – “con la ripresa di un metodo
di ostilità che misura i rapporti internazionali su uno schema a somma zero: se
qualcuno ci guadagna significa che qualcun altro ci perde”.
Mattarella ha il merito di mettere in risalto il tema della cooperazione
internazionale, della difesa del diritto, importante il suo attacco alla
“pretesa di imporre punizioni contro giudici delle Corti internazionali per le
loro funzioni di istruire denunce contro crimini di guerra”. Le Nazioni Unite,
quindi, la legalità e un approccio che vuole la “‘ricerca della pace nella
sicurezza’- come ammoniva un illustre inquilino di questo palazzo, Aldo Moro”.
Proprio questo tipo di citazioni fa capire che la sua “dottrina” si colloca su
un pacchetto di storia e cultura politica che innerva una politica
internazionale ben precisa e che affonda nelle direttive costituzionali “del
valore del dialogo internazionale come via privilegiata per affermare il suo
ruolo nel mondo” e nella “Costituzione materiale che ha guidato, senza
discontinuità, il nostro Paese nello scenario internazionale, basandosi su pace,
dialogo, multilateralismo, europeismo, legame atlantico”.
“Quegli orientamenti continuano a rappresentare, ancora oggi, un patrimonio
prezioso che ci può guidare nelle nuove forme con cui si presentano i conflitti”
è la linea offerta dal presidente della Repubblica direttamente agli
ambasciatori. In ossequio alle “poli-crisi” internazionali, Mattarella propone
loro una “poli-diplomazia”. Ma, come sottolineato, proprio questa presentazione
al corpo diplomatico rende plastica la differenza tra Quirinale e governo
mettendo in evidenza una dualità di posizioni istituzionali che, nelle strettoie
della attualità, pongono approcci diversi alla questione ucraina. A riprova che
non si tratta solo di linee politico-culturali, ma di scelte cogenti. In cui a
soffrire di più è il governo. La sua posizione filo-trumpiana rende complesso il
reiterato appoggio all’Ucraina senza accedere alle possibilità di mediazione e
compromesso che si stanno presentando. La “dottrina Mattarella” è più limpida e
anche più secca: quelle mediazioni non vanno accettate.
L'articolo L’uscita su Trump e l’approccio multilaterale: il governo Meloni
davanti alla “dottrina Mattarella” sulla politica estera proviene da Il Fatto
Quotidiano.
L’Ue resista ai tentativi di ingerenze internazionali, non ceda alla
criminalizzazione del diritto internazionale e, allo stesso tempo, rimanga in
guardia rispetto al tentativo russo di “ridefinire con la forza i confini in
Europa”. Il lungo intervento del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella,
in occasione della Conferenza degli ambasciatori alla Farnesina contiene un
appello alla classe diplomatica italiana, quello di continuare nello sforzo del
dialogo in un mondo che sta andando verso una sempre maggiore tensione
internazionale, col rischio, ha aggiunto, di “un generale arretramento della
civiltà”.
Sotto accusa, seppur in maniera implicita, sono le strategie messe in campo dal
presidente americano, Donald Trump, che sul dossier ucraino, e non solo, sta
continuando a prendere di mira l’Unione europea, arrivando a prevederne la
disgregazione nel caso in cui non “torni alla salvaguardia dei valori
tradizionali” e a una maggiore “libertà di stampa”. Parole che le istituzioni di
Bruxelles hanno già bollato come ingerenza. Adesso anche il capo dello Stato le
condanna: “Appare a dir poco singolare che, mentre si affacciano in ambito
internazionale esperienze dirette a unire Stati e a coordinarne le aspirazioni e
le attività, si assista a una disordinata e ingiustificata aggressione nei
confronti della Unione europea, alterando la verità e presentandola anziché come
una delle esperienze storiche di successo per la democrazia e i diritti dei
popoli, sviluppatasi anche con la condivisione e l’apprezzamento dell’intero
Occidente, come una organizzazione oppressiva se non addirittura nemica della
libertà”.
Articolo in aggiornamento
L'articolo Mattarella contro gli attacchi di Trump: “Disordinata e
ingiustificata aggressione all’Ue. La Russia vuole ridefinire in confini europei
con la forza” proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Il principio non può essere muovere guerra per fare la pace: è paradossale.
Appare insensata la pace evocata da parte di chi, muovendo guerra, pretende in
realtà di imporre le proprie condizioni”. Nel momento in cui sono in corso i
colloqui per la tregua in Ucraina, la frase pronunciata da Sergio Mattarella ha
più di un significato. Il riferimento del presidente della Repubblica,
intervenuto durante la cerimonia dello scambio degli auguri di fine anno con il
corpo diplomatico, non è diretto anche se in tanti avranno pensato alla Russia.
E in effetti il capo dello Stato ha poi citato direttamente Mosca. “Un
protagonista della comunità internazionale, la Federazione Russa, ha,
sciaguratamente, scelto di travolgere questo percorso ripristinando, con la
forza, l’antistorica ricerca di zone di influenza, di conquista territoriale, di
crudele prepotenza delle armi”, ha detto Mattarella. “Le generazioni globali che
lottarono contro il nazifascismo in Europa, contro il colonialismo, contro i
totalitarismi per rivendicare libertà e diritti, spesso anche a costo della
vita, ricercando un progetto di collaborazione sfociato nella creazione dell’Onu
– il più ambizioso tentativo nella storia dell’umanità di dare una cornice di
regole alle relazioni internazionali – rischiano di vedere infranti, oggi, i
loro sacrifici”, ha aggiunto il capo dello Stato, spiegando che “un sistema,
costruito per assicurare garanzie di pace e di convivenza – riflesso di
equilibri lungamente discussi e negoziati – entra in crisi quando qualche
protagonista della vita internazionale lo infrange, ritenendo che non sia più
funzionale alla prevalenza dei propri interessi, talvolta ondivaghi, e che
questi debbano prevalere sui valori condivisi e sulle esigenze degli altri
Paesi. Entra in crisi quando si accampano presunte – e spesso fallaci – esigenze
di sicurezza per alterare la bilancia strategica”.
Mattarella ha poi ribadito quanto detto davanti al Bundestag, il Parlamento
tedesco. “Il controllo della corsa agli armamenti, in particolare di armi di
distruzione definitiva, come quelle nucleari, aveva conosciuto risultati
significativi. Nel contesto attuale, si rende necessario ribadire con forza che
l’uso o anche la sola concreta minaccia di introdurre nei conflitti armamenti
nucleari appare un crimine contro l’umanità”. Quindi ha ricordato che questo “è.
il quarto Natale di guerra per il popolo ucraino. Si moltiplicano gli attacchi
russi alle città e alle infrastrutture energetiche e civili. Le vittime civili
sono sempre più numerose. L’Europa e l’Italia restano saldamente al fianco
dell’Ucraina e del suo popolo, con l’obiettivo di una pace equa, giusta e
duratura, rispettosa del diritto internazionale, dell’indipendenza, della
sovranità, dell’integrità territoriale, della sicurezza ucraine”.
Il presidente della Repubblica è tornato a difendere l’Unione Europea, definita
come “una delle più riuscite esperienze di pace tra i popoli e di democrazia, è
nata e si è ampliata nella costante ricerca della pace, ripeto, e della libertà,
garantite, nel proprio ambito, in base a Trattati liberamente stipulati dai
popoli europei; che ne hanno ricavato diritti e benessere. La storia insegna
che, nei rapporti internazionali, dinamiche puramente bilaterali pongono il più
debole alla mercé del più forte. Non è accettabile la pretesa che quelle
dinamiche tornino a essere la misura dei rapporti tra popoli liberi”. Parlande
dell’Ue, Mattarella ha sottolineato: “La libera condivisione di principi e di
norme non è una gabbia che costringe, ma un sostegno che tutela, soprattutto i
più deboli. Non sorprende che vengano contestate da corporazioni internazionali
che si espandono pretendendo di non dover osservare alcuna regola: questa non
sarebbe libertà ma arbitrio”.
L’inquilino del Quirinale ha poi rivolto il suo pensiero anche “al destino dei
popoli del Medio Oriente. A quello della Striscia di Gaza, martoriata per due
anni da inumana violenza, innescata dalla barbarie di Hamas e alimentata da una
lunga guerra. Si sono aperti spiragli importanti: molto resta ancora da fare per
consolidare il cessate il fuoco ed evitare che si dissolva, per ripristinare
pienamente gli aiuti umanitari a una popolazione stremata, per avviare la
ricostruzione”. L’auspicio del capo dello Stato “resta quello di vedere
affermarsi nella regione mediorientale pace e stabilità. Questi traguardi non
possono prescindere dalla pacifica coesistenza, nella sicurezza, dei popoli
israeliano e palestinese, nella cornice della soluzione a due Stati, che occorre
sostenere e difendere da qualsiasi tentativo di comprometterne la praticabilità.
Non ve ne sono altre”.
L'articolo Mattarella: “Non può evocare la pace chi muove la guerra. Medio
Oriente, soluzione dei 2 Stati unica possibile” proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Qui in questo in questo istituto vengono sviluppate queste iniziative che sono
emblematiche, esemplari. Naturalmente non si può ignorare che non è dovunque
così, che vi sono istituti che hanno una condizione totalmente inaccettabile, vi
sono istituti in cui non vi sono attività simili”. Così il presidente della
Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo all’inaugurazione dell’istallazione
permanente Benù di Eugenio Tibaldi alla Casa Circondariale femminile di
Rebibbia. “Occorre che questo messaggio che viene dai cinquant’anni
dell’ordinamento penitenziario italiano venga raccolto, sviluppato e praticato.
Per questo sono lieto di essere qui e di aver trascorso questi momenti insieme a
voi, per sottolineare quanto siano importanti per il nostro paese, per la sua
società, questi percorsi di coinvolgimento culturale, professionale, di
prospettiva di futuro che vengono assicurati e sviluppati”.
L'articolo Mattarella visita la sezione femminile di Rebibbia: “In alcune
carceri condizioni inaccettabili. Qui iniziative esemplari” proviene da Il Fatto
Quotidiano.
C’è il diritto (internazionale e degli individui) al centro del discorso del
presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata
Mondiale dei Diritti Umani. Un diritto costantemente violato soprattutto in
questi ultimi anni di guerre, ma che, sostiene il capo dello Stato, non può
essere scisso dalla pace. Un messaggio chiaro, il suo, ai leader mondiali che in
questi giorni stanno di nuovo cercando un accordo per mettere fine a quasi
quattro anni di guerra in Ucraina e di avviare la fase 2 del piano di pace a
Gaza, nonostante le violenze in Palestina da parte di militari e coloni
israeliani continuino quotidianamente. Il capo dello Stato, che si è sempre
espresso in sostegno a Kiev, parlando davanti al Bundestag il 16 novembre scorso
aveva lanciato un avvertimento sul rischio di escalation nucleare e sui “nuovi
dottor Stranamore che amano la bomba”.
“La Repubblica Italiana, in questa Giornata, rinnova il suo convinto sostegno a
un ordine internazionale basato sul rispetto dei diritti umani – ha dichiarato
Mattarella nel suo messaggio – È un impegno che discende dalla nostra storia e
dai valori scolpiti nella Costituzione: il ripudio della guerra, la promozione
della giustizia, l’affermazione della solidarietà, dell’uguaglianza e della
libertà. Sono gli stessi valori che hanno ispirato la costruzione europea,
divenuta nel tempo uno spazio di pace e di diritti senza precedenti”. Il
riferimento all’Europa non sembra essere casuale, dato che Bruxelles in entrambi
i principali fronti di conflitto non è riuscita a imporsi come attore di primo
livello e, soprattutto, a chiedere il rispetto del diritto internazionale, anche
quando sono stati sferrati attacchi diretti ai vertici delle Nazioni Unite. Il
presidente ha poi voluto ricordare, e il riferimento sembra essere alla crisi di
Gaza, che “la centralità dei diritti umani non significa indulgere nella memoria
del dolore, ma assumere quella memoria come guida per l’azione. È a questa
responsabilità che siamo chiamati: impedire che la violenza prevalga sulle
regole, affermare l’universalità dei principi che tutelano la dignità umana,
affinché la Dichiarazione del 1948 non resti solo un enunciato di alti ideali ma
sia concreto codice di condotta cui tutti gli Stati scelgano di conformarsi”.
Tutto questo perché “esiste un rapporto inscindibile tra diritti umani e pace,
il rispetto dei primi è premessa essenziale della seconda, mentre l’assenza di
pace smorza la speranza di proteggere diritti e libertà. L’evidenza di tale
relazione aiuta a comprendere come la pace sia il risultato di un impegno
quotidiano e di una responsabilità condivisa, che trova il suo fondamento nella
tutela della dignità di ogni persona e nel rifiuto della logica della
sopraffazione”. E aggiunge che “a tal riguardo, il diritto internazionale e le
istituzioni multilaterali rivestono un ruolo decisivo, in quanto strumenti
concreti di protezione per gli Stati come per ciascun singolo essere umano.
Indebolirli significa esporre ogni individuo, in particolare i più vulnerabili,
al rischio che l’esistenza finisca per essere regolata dalla prevaricazione e
dall’abuso della forza”. Esattamente la direzione verso la quale, invece, il
presidente americano Donald Trump sembra tendere se si prendono in
considerazione le sue ultime dichiarazioni riguardo alla Nato.
“Settantasei anni fa, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani pose al
centro dell’ordinamento internazionale un principio semplice e rivoluzionario:
ogni persona, in quanto tale, è titolare di diritti inviolabili. È questo il
messaggio che la comunità internazionale volle affidare al futuro, traendo
lezione dalle macerie morali e materiali dei conflitti mondiali. È un messaggio
che continua a sollecitare la nostra coscienza collettiva. Ancora oggi, – ha poi
concluso – i diritti umani subiscono molteplici attacchi. Le guerre – vecchie e
nuove – tornano a proiettare la loro ombra sulle popolazioni civili, causando
vittime inermi e portando ovunque sofferenza e distruzione, come la cronaca dei
conflitti contemporanei dolorosamente conferma. Le violenze contro donne e
minori, le discriminazioni, l’erosione delle libertà democratiche, assumono
spesso la forma di un generale arretramento della civiltà giuridica rispetto a
traguardi che credevamo acquisiti. Di nuovo, vediamo riaffiorare razzismo,
aggressioni, disuguaglianze: fenomeni che la storia aveva già ammonito a non
ripetere”.
L'articolo Mattarella: “L’Italia ripudia la guerra. Legame inscindibile tra
diritti umani e pace. La violenza non prevalga sulle regole” proviene da Il
Fatto Quotidiano.
Per fortuna sul Colle del Quirinale c’è un presidente della Repubblica come
Sergio Mattarella. Nel giorno in cui, il 5 dicembre, ha acceso la fiamma dei XXV
Giochi olimpici invernali, con poche parole, ma molto chiare, il capo della
Repubblica italiana – democratica e fondata sul lavoro – ha spazzato via
l’ambiguità nostalgica con cui il nostro paese ha presentato al mondo le
Olimpiadi Milano Cortina 2026. Ha evitato con cura di citare lo “Spirito
Italiano”, un’evocazione che affonda le radici nel Ventennio, ma che il comitato
organizzatore ha eletto a brand della manifestazione sportiva, la quarta che si
disputa in Italia dopo Cortina 1956, Roma 1960 (estiva) e Torino 2006. Al
contrario, il discorso presidenziale è apparso aperto, inclusivo, improntato
alla speranza e alla pace, non il riflesso di un nazionalismo propagandistico.
“Il fuoco olimpico ricorda che le donne e gli uomini possono ambire a traguardi
sempre più elevati, che sono liberi e capaci di progredire e che la
consapevolezza del comune destino e del comune progresso richiede umana
fraternità, sollecita solidarietà, esige che non vi sia sopraffazione, che venga
bandita ogni pretesa di superiorità per origine etnica, per credo religioso, per
condizione sociale”. Così ha parlato Mattarella, inscrivendo perfettamente il
suo intervento nel perimetro degli ideali olimpici. La scelta dei termini –
umana fraternità, solidarietà, rifiuto della sopraffazione o del razzismo nelle
sue diverse declinazioni – allarga l’orizzonte dell’evento e della sua
organizzazione, non ne fa un totem identitario. Naturalmente l’aggettivo
“italiano” ricorre, ma in un senso non allusivo nei confronti del passato.
“Milano e Cortina saranno capofila di un grande impegno italiano. Offriremo come
sempre, accoglienza, partecipazione popolare, amicizia a chiunque sarà con noi”.
Ben diversa appare, invece, la scelta di Fondazione Milano Cortina 2026 che ha
individuato come elemento connotativo delle Olimpiadi 2026 lo “Spirito
Italiano”, facendone un marchio di fabbrica, un’ostentazione enfatica. Il 16
ottobre 2023, di fronte alla 141esima Sessione del Comitato Olimpico
Internazionale che si tenne a Mumbai, in India, l’amministratore delegato Andrea
Varnier pronunciò un discorso dai toni marcati. “Vogliamo rappresentare il Nuovo
Spirito Italiano radicato nella tradizione, ma proiettato verso il futuro. Uno
spirito vibrante e dinamico che offrirà un’esperienza incredibile per gli
atleti, la famiglia olimpica e paralimpica, i nostri stakeholder e gli
spettatori. E, soprattutto, per le giovani generazioni a cui i Giochi vogliono
parlare. Questa è la nostra nuova identità in cui questo Nuovo Spirito Italiano
diventa manifesto, motore trainante del nostro progetto: uno spirito al servizio
dello sport!”.
Colpiva, in quell’intervento, l’autoreferenzialità identitaria, ripetuta nei
documenti ufficiali che descrivono la brand personality. “Lo Spirito di Milano
Cortina incarna una nuova idea di italianità. È vibrante e dinamico. È uno
Spirito innovativo, ricco di talento, determinazione e resilienza… nasce dalle
nostre radici, anima le generazioni più giovani e definisce la nostra Italia:
una terra di creatività, bellezza e genio nella quale forza e passione si
uniscono per evolvere e crescere”. Fondazione sta spendendo 2 miliardi di euro
per organizzare i Giochi e non ha trovato nulla di meglio che partorire parole
pericolosamente uguali a quelle scritte in uno dei documenti più tragici della
nostra storia contemporanea.
È qui che va cercato lo scandalo ideologico di Milano Cortina, anche se
dissimulato, nascosto dietro l’assonanza linguistica, eppure evocativo. Basta
leggere l’incipit del “Manifesto degli intellettuali del Fascismo” pubblicato
nella prima pagina del quotidiano Il Popolo d’Italia (assieme ai principali
quotidiani italiani) il 21 aprile 1925, in occasione del Natale di Roma. Era
stato scritto da Giovanni Gentile, il filosofo “dello spirito come atto puro”,
ministro dell’istruzione fin dall’insediamento di Benito Mussolini al governo.
“Il Fascismo è un movimento recente ed antico dello spirito italiano,
intimamente connesso alla storia della Nazione italiana, ma non privo di
significato e interesse per tutte le altre”. Una coincidenza terminologica
terrificante. Un anno prima era stato assassinato il deputato socialista Giacomo
Matteotti, qualche mese dopo sarebbero state approvate le prime “leggi
fascistissime”. La stessa espressione si trova nel testamento che Benito
Mussolini, giunto ormai alla fine della dittatura e della sua vita, scrisse il
22 aprile 1945, invocando il recupero della grande forza “del nostro popolo”:
“Per questo punto di fusione io darei la vita anche ora, spontaneamente,
qualunque sia, purché improntato a vero spirito italiano”. Ossia al Fascismo.
C’è da rimanere sbigottiti nel vedere che il linguaggio sportivo, a cavallo di
un altro secolo, è la fotocopia delle parole d’ordine di un’esperienza che ha
portato l’Italia al secondo conflitto mondiale, ha diviso la sua gente e ha
lasciato ferite non ancora rimarginate, come dimostrano le ricorrenti polemiche
sull’effettivo antifascismo di alcuni degli attuali governanti in Italia. Senza
pensare a una scelta dolosa, la possibile ignoranza culturale non giustifica uno
scivolone olimpico così plateale. Al contrario, in un discorso equilibrato,
anche se patriottico, aperto a tutto il mondo dello sport e a tutte le culture,
anche se affettuoso nei confronti degli atleti italiani, il presidente
Mattarella ha evitato l’insidia di richiamare quella parte della nostra storia
che la Costituzione repubblicana ha definitivamente superato.
L'articolo Mattarella accende la torcia olimpica ma evita l’ambiguità dello
“Spirito Italiano”: un’evocazione nostalgica proviene da Il Fatto Quotidiano.
“La guerra si fa anche con la disinformazione sistematica. E in Italia molti
organi di stampa e molti media sono entrati in guerra, disinformando. Se scendi
in campo e punti il nemico, spargi fake news col fine di danneggiare quel
nemico. Il 90% dei media italiani ha lavorato così“. Sono le parole pronunciate
dal filosofo Massimo Cacciari, ospite di Battitori Liberi, su Radio Cusano
Campus, intervenendo sulla situazione della guerra tra Russia e Ucraina.
L’ex sindaco di Venezia fa un parallelismo su come funzionava la stampa
italiana, francese e tedesca durante la seconda guerra mondiale. E stigmatizza
la narrazione del conflitto offerta dalla stampa e dai media mainstream: “Non
c’è stata nessuna indagine sulle cause della guerra, nessuna analisi di come
erano le strutture in Russia e in Ucraina che si confrontavano, nessun giudizio
sul comportamento della Nato, tantomeno su quello del governo europeo, nessuna
notizia fondata. Quindi, siamo arrivati adesso al punto che la Russia è a un
passo da Kiev dopo che i nostri giornali per mesi sono andati avanti dicendo che
gli ucraini stavano vincendo e che bastava armarli perché vincessero“.
Altrettanto ferma è la sua analisi del conflitto. Massimo Cacciari descrive un
continente incapace di incidere diplomaticamente e sempre più trascinato in una
spirale di riarmo e propaganda: “Per raggiungere una forma di patto occorre che
le due parti trovino un punto d’accordo. Che non ci sarà mai, se la Russia
ritiene di aver vinto e vuole dettare i termini del trattato e l’Ucraina non si
rende conto che la situazione è quella che è e che tutti vedono al di là dei
fumi di propaganda, cioè che sul campo non poteva che perdere, come tutte le
persone ragionevoli, alle quali mi vanto di appartenere, hanno detto dal primo
giorno. E cioè che l’Ucraina da sola non può vincere la Russia. O c’è una guerra
di tutta l’Europa, una guerra guerra, o se no…”.
E aggiunge: “Bbisogna che entrambi assumano una posizione realistica: la Russia
non può pretendere una vittoria sul campo e l’Ucraina deve riconoscere di non
poter continuare la guerra da sola senza travolgerci tutti in una guerra
mondiale. L’Unione Europea non ha fatto altro che peggiorare la situazione, non
proponendo alcuna linea precisa di trattativa, limitandosi a riarmare l’Ucraina,
appunto come se l’Ucraina, anche riarmata fino ai denti, potesse da sola vincere
la Russia. La posizione dell’Europa è folle da un punto di vista strategico,
dannosissima per gli interessi dei nostri paesi, perché ci siamo auto-sanzionati
e continuiamo ad auto-sanzionarci. E questa posizione della Ue adesso è anche
improvvida perché è in rotta di collisione con la posizione americana, che bene
o male punta alla trattativa”.
Cacciari punta il dito contro i “volenterosi”, come Macron e Merz, accusandoli
di essere “leader debolissimi”, condizionati dalle rispettive destre interne e
inclini a “esaltare la funzione del nemico” per sopravvivere politicamente. In
questo quadro, giudica Giorgia Meloni “la meno peggio”, perché almeno riconosce
qualche limite della linea più oltranzista.
La critica si allarga rapidamente alla struttura della Ue. Cacciari parla
esplicitamente di un “regime antidemocratico”, dominato da una Commissione che
“può fare tutto quello che vuole” e da comitati tecnici “educati alle scuole
neoliberiste”. Il Parlamento europeo, afferma, è “un fantasma”. Una dinamica che
allontana Bruxelles dai bisogni dei cittadini e che riguarda anche i settori
chiave della vita nazionale: “”Metà dei nostri destini sono in mano all’Europa,
vedi tutta la politica agricola e industriale”.
Il filosofo riconosce anche un conflitto interno al potere americano. “Gli Stati
Uniti non sono un monolite”, sostiene. Da una parte ci sarebbero forze
politiche, rappresentate oggi da Donald Trump, che spingono per ridurre il
coinvolgimento europeo e concentrare l’attenzione sulla Cina. Dall’altra,
settori che vogliono mantenere viva la contrapposizione con la Russia. La Nato,
in questo scenario, “sembra soffiare sul fuoco”.
Circa la posizione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, Cacciari
la definisce “pallida”: “Non credo che Sergio Mattarella sia nella posizione del
‘facciamo la guerra alla Russia’. ma certamente sarebbe stato augurabile una sua
posizione più netta a salvaguarda dell’articolo 11 della Costituzione.
Mattarella è un presidente di mediazione, di compromesso, un presidente che non
farebbe mai esternazioni evidentemente polemiche nei confronti del suo governo”.
Ma aggiunge: “La contraddizione, in realtà, è all’interno del governo. Ed è
destinata a crescere perché più l’Italia si schiera su chi vuole riarmare, su
chi vuole spendere soldi per le armi piuttosto che per la sanità, più il ceto
medio di questo paese soffre di inflazione e perdita di valore dell’acquisto dei
propri salari e delle proprie pensioni – prosegue – più la Meloni, che viene da
una destra sociale e non da quella liberista o trumpiana, è destinata a essere
in crisi. La contraddizione è palese, la sua base sociale è una destra sociale:
fino a che punto riuscirà a far finta di non vivere in una contraddizione? È
pazzesco”.
Cacciari conclude con un attacco frontale al sistema decisionale europeo e
nazionale: “È stato chiesto ai cittadini se sono d’accordo sul nucleare e
verranno interpellati sulla separazione delle carriere dei magistrati, cioè su
temi specifici e tecnici la gente è chiamata a votare, mentre sarebbe stato il
caso che decidessero altri e non l’opinione pubblica – chiosa – Sulla politica
di riarmo, invece, non si consulta nessuno. Perché non viene chiesto ai
cittadini se preferiscono spendere 90 miliardi per il riarmo o investirli in
scuole, sanità e ricerca?”.
L'articolo Ucraina, Cacciari: “Il 90% dei media italiani sparge fake news.
Perché Meloni non consulta i cittadini sul riarmo?” proviene da Il Fatto
Quotidiano.
“L’accensione della fiamma olimpica dà il via a un percorso coinvolgente e
ricopre un valore simbolico e incarna principi universali. Il gioco olimpico
garantisce la possibilità a uomini e donne di progredire, sollecita alla
solidarietà ed esige non ci sia sopraffazione per origine etnica. Più che mai
sentiamo l’urgenza di amicizia e pace dai popoli”. Queste le parole di Sergio
Mattarella, Presidente della Repubblica, a margine dell’accensione del braciere
olimpico dei Giochi Invernali di Milano-Cortina 2026. “L’Italia ha chiesto che
la tregua olimpica venga rinnovata e speriamo che i due mesi che ci separano
dall’avvio dei Giochi possano distendere ulteriormente le tensioni”, ha spiegato
Mattarella.
“Accendendo la torcia ravviviamo la speranza di pace e di un progresso futuro“,
ha aggiunto Mattarella, nel momento dell’attesa “accensione” del braciere.
“Tutto ciò non indica soltanto un grande evento sportivo: riveste anche, con ben
noto, un alto valore simbolico e richiama principi, ideali che nel corso della
storia hanno mantenuto il loro carattere di universalità”. ha spiegato il
presidente della Repubblica in occasione della cerimonia al Quirinale di
inaugurazione del viaggio della Fiamma olimpica.
“La pace è iscritta nel dna olimpico sin dai tempi più remoti. Nell’antica
Grecia, quando si svolgevano le gare, come è ben noto, le armi si fermavano”, ha
insistito il capo di stato italiano, che ha poi concluso: “In ogni caso il segno
di pace delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi italiane sarà chiaro e visibile a
ogni latitudine. È la nostra natura, la nostra cultura, la nostra storia”.
Il braciere celebrativo rimarrà adesso acceso per tutta la giornata e il
percorso italiano della fiamma olimpica comincerà ufficialmente il 6 dicembre.
Percorso che è stata chiamato “Il Grande Viaggio” dal Comitato Organizzatore di
Milano Cortina 2026. Un viaggio in cui la fiamma olimpica in 63 giorni
percorrerà 12.000 chilometri, toccando tutte le 20 regioni e le 110 province,
passando da 60 siti patrimonio mondiale dell’UNESCO, per culminare a Milano con
la Cerimonia di Apertura del 6 febbraio 2026.
L'articolo Milano-Cortina 2026, Mattarella: “Accendiamo il braciere per la pace.
L’Italia ha chiesto che la tregua olimpica venga rinnovata” proviene da Il Fatto
Quotidiano.
“La Costituzione garantisce a ogni donna e uomo, senza eccezioni, l’esercizio
dei propri diritti. È, sovente, un percorso arduo, specie per troppe persone con
disabilità, che vivono condizioni di solitudine ed emarginazione”. Queste le
parole di Sergio Mattarella nella Giornata internazionale delle persone con
disabilità. Ma le discriminazioni toccano a tutti i livelli. “Accade nella vita
di ogni giorno, nelle strade dei nostri paesi e delle nostre città, nelle
famiglie, nella scuola, nei servizi pubblici, nei luoghi di lavoro”, ha
continuato il capo dello Stato. “Pregiudizi e stereotipi ostacolano la p”iena
partecipazione alla vita della comunità e la messa in valore dei loro talenti.
Le famiglie affrontano sfide enormi. Ritardi, dinieghi, complicazioni
irragionevoli, aggravano il peso economico, organizzativo ed emotivo della cura
delle persone con disabilità, talvolta afflitte da abusi e maltrattamenti oltre
che da discriminazioni. È una ferita per l’intera collettività e a essa va posto
riparo con politiche e scelte appropriate”.
E il quadro difficile tocca anche e soprattutto il nostro Paese, dove manca
ancora una legge sui caregiver familiari e lo Stato non si fa carico
dell’acquisto di ausili e dispositivi sanitari. Secondo le stime
dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), nel mondo ci sono 1,3 miliardi
di persone con una disabilità significativa. In media, la loro aspettativa di
vita è fino a 20 anni inferiore a quella delle persone senza disabilità. Questa
disparità è causata dagli ostacoli di accesso alle cure e dall’abilismo. Anche
il Capo dello Stato pone l’accento sull’importanza dell’inclusione sociale: “Il
livello di civiltà di un popolo e di uno Stato si misura anche dalla capacità di
assicurare alle persone con disabilità inclusione, pari opportunità, diritti e
partecipazione a tutte le aree della vita pubblica, sociale ed economica”.
La Giornata internazionale delle persone con disabilità è stata istituita nel
1981 dalle Nazioni Unite, con l’obiettivo di favorire la sensibilizzazione sul
tema e la garanzia dei diritti fondamentali alle persone con disabilità. La
giornata di quest’anno è dedicata all’inclusione delle persone con disabilità
nella promozione del progresso sociale.
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ostacoli sono una ferita per l’intera collettività” proviene da Il Fatto
Quotidiano.