“Dopo mesi di silenzi e rimpalli, il semestre filtro si conferma per ciò che è:
un esperimento fallito che ha lasciato migliaia di studenti in un limbo
ingestibile. Nessuna risposta chiara, nessuna tutela, solo attese infinite e
percorsi universitari bloccati. Mentre il ministero continua a rincorrere
ipotesi e correggere in corsa un modello nato già storto, negli atenei si
consuma un disastro: studenti che stanno male, carriere sospese, mesi di studio
che rischiano di finire nel vuoto”. A dirlo sono è Alessandro Bruscella,
coordinatore nazionale dell’Unione degli universitari, che oggi sono scesi di
nuovo in piazza – da Roma, in Piazza Vidoni sotto il Senato, ad altre piazze in
Italia – “per pretendere ciò che la politica non ha voluto garantire: una
soluzione immediata, uniforme e che ammetta tutti gli studenti coinvolti nel
semestre filtro. Non accetteremo altri rinvii, nè altri giochi al ribasso. Il
semestre filtro è un fallimento sotto gli occhi di tutti; a pagarne il prezzo
non saranno ancora una volta gli studenti”, concludono. In piazza anche Cambiare
Rotta, con uno striscione che recita: “Più medici, meno bombe”. “Il governo non
finanzia la sanità pubblica ma pensa a finanziare le armi. La ministra Bernini
con questa riforma ha chiaramente fallito ogni suo intento”, ha dichiarato Licia
di Cambiare Rotta. “Si sarebbe dovuto dare la possibilità agli atenei di
accogliere questa grande domanda, tramite un finanziamento adeguato, ma a costo
zero così come è stata fatta la riforma le università hanno fatto dei corsi che
si sono rivelati inadeguati. Addirittura non coprendo i posti per la prima volta
nella stoia”, afferma la senatrice Pd Cecilia D’Elia.
L'articolo “Il semestre filtro a medicina è un fallimento, migliaia di studenti
nel limbo”: la protesta degli universitari proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“Nella mia aula due ragazzi hanno copiato l’esame cercando le risposte via web
attraverso occhiali Meta verso le 12, quando le domande del test erano nei
gruppi whatsapp già da una mezz’ora. Quando ce ne siamo accorti e lo abbiamo
segnalato, i controllori hanno fatto spallucce”. Lo racconta al
fattoquotidiano.it Alessandro, studente veneto che ha fatto il test del semestre
aperto di Medicina organizzato dall’Università di Padova. Moltissime, infatti,
sono state le segnalazioni arrivate durante e dopo i test che il 20 novembre
hanno impegnato oltre 54 mila studenti in tutta Italia, scatenando una scia di
polemiche fino alla richiesta, da parte delle associazioni studentesche, di
annullare il test stesso.
Restando al Nord, in uno degli atenei più importanti per i corsi in materie
sanitarie, Pavia, c’è chi ha provato direttamente a denunciare una scorrettezza
alla commissione durante l’esame: “Dopo aver visto una ragazza copiare da un
telefono tra le gambe, mi sono alzata e sono andata verso la commissione
indicandola e raccontando quanto avevo appena visto. I commissari hanno fatto
spallucce dicendo che non potevano farci nulla”, racconta Elena, una degli
studenti che invece di trovare scorciatoie ha studiato ben prima dell’inizio
delle lezioni. Che spiega come la ragazza da lei indicata non si è accorta di
nulla e ha continuato a copiare per tutto il tempo. “Sono delusa perché dicevano
di voler fare le cose per bene ma nulla. Anche da parte di chi si iscrive a
Medicina, perché cosa pensano di fare una volta diventati medici, di copiare
un’operazione e rischiare di uccidere qualcuno? Mi sembra si stia buttando
all’aria un’occasione, queste persone avrebbero dovuto essere allontanate, ma
così non è stato per tanti di loro”. Per Alessio (nome di fantasia) invece,
studente iscritto al corso della Federico II di Napoli, denuncia: “Almeno
quattro persone del mio corso hanno scritto nelle chat di aver usato lo
smartwatch per copiare le risposte alle domande, che già circolavano sul web e
che alcuni studenti avevano fatto girare nelle chat chissà da dove”. A Salerno
una studentessa ha evidenziato come “nell’aula fossero arrivate buste già
aperte”. E quando qualche studente ha alzato la mano per fermare la procedura
“la commissione ha detto che si sbagliavano”.
Benché in quasi tutti gli atenei la prima segnalazione sia stata il mancato
controllo degli smartphone e altre apparecchiature, che, ricordiamo, secondo le
linee guida sarebbero dovute “rimanere fuori l’aula”, ciò che desta maggiore
sospetto è qualcosa avvenuto la notte prima dell’esame. “Nel pomeriggio di ieri
ho analizzato Google Trends e ho osservato che tra le 22:00 e le 3:00 della
notte prima dell’esame sono stati cercati termini specifici che riguardano le
domande del test come “Gram sintetasi“, “aminoacil tRNA sintetasi” o “Tim23”,
con picchi fino a 100 ricerche praticamente in contemporanea (foto di seguito).
E svelarlo al fattoquotidiano.it è Gaetano, uno degli studenti che hanno svolto
l’esame al Lingotto di Torino. “Qui la vigilanza è stata piuttosto rigorosa, ma
potevano essere maggiormente severi riguardo la gestione dei telefoni perché
molte persone li avevano con sé e non è stato previsto un contenitore dove
lasciarli, né un controllo sulla persona”. Alla Federico II di Napoli sono stati
allontanati tre studenti, due ragazze e un ragazzo, su oltre 3400 partecipanti,
per l’uso dello smartphone durante le prove d’esame, come precisa lo stesso
ateneo campano al fattoquotidiano.it. Rimangono i dubbi su quanto affermato
dalla ministra Anna Maria Bernini in merito alla caccia ai colpevoli. Difficile
poter usare le chat Whatsapp o le rilevazioni della Polizia Postale delle foto
attraverso gli indirizzi ip: “noi abbiamo fornito i verbali come ci è stato
richiesto dal ministero”, affermano i referenti.
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"Gram negativi"
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"Tim23"
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"Legame ione ammonio"
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"Dativo"
“Nella mia aula ci sono stati vari telefoni che squillavano, quindi che non sono
stati lasciati, invece a noi sono stati fatti mettere negli zaini dentro l’aula,
senza contare le ambiguità sull’andare in bagno. Tutto questo con pochi
controlli”, afferma Leo Dimola, studente e membro dell’associazione studentesca
Unione degli universitari, che ha partecipato al test di Roma, all’hotel Ergife,
come tutti gli studenti degli atenei pubblici della Capitale. “C’erano molte
domande a trabocchetto, di logica, al posto di domande sulle nozioni, e questo
ci ha un po’ destabilizzati rispetto a come ci avevano preparato i docenti, cioè
per un esame universitario vero e proprio. I professori brancolavano nel buio
come noi, la contrindicazione è che mentre i docenti ci preparavano ognuno a suo
modo, il test era standardizzato a livello nazionale”. E ragiona: “Bernini sta
dicendo che va tutto bene ma nessuno ha interpellato direttamente gli studenti.
Perché è riduttivo dare la colpa agli atenei per qualcosa che è stato calato
dall’alto, dal Parlamento e dal ministero”.
Ora rimane lo spettro del ricorso, come avveniva nel famoso test per il numero
chiuso, mentre la ministra difende la struttura procedurale. “Ho parlato con
tutti i rettori e con chi ha gestito le procedure, il modello ha funzionato
perfettamente”, ha affermato Bernini rispondendo alle opposizioni che chiedevano
di riferire in aula. “Solo quelli che hanno violato le regole, che si sono
comportati male, che hanno portato telefonini all’interno delle aule, quando
avevano regole scritte che erano state loro consegnate prima dicendo che non era
possibile, avranno i compiti annullati. Il resto dei test possono ritenersi
validi”. A farle eco anche la presidente della Conferenza dei rettori (CRUI), la
rettrice Laura Ramacciotti: “Non c’è alcun rischio di annullamento
generalizzato. Il vostro esame è valido. Rispetto alla mole di candidati, è
stato riscontrato un numero di irregolarità marginale che ha portato al ritiro
dell’esame già durante la prova. Inoltre, abbiamo già avviato la ricognizione
sulle immagini dei compiti apparse sul web”.
L'articolo Test di medicina, gli studenti contro le commissioni d’esame:
“Indifferenti”. Foto: le ricerche online di chi ha barato proviene da Il Fatto
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