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“Abbiamo bisogno di medici che sappiano soffrire, non che affrontano le difficoltà urlando contro il ministro”: l’invettiva di Bassetti contro gli studenti del semestre filtro
Un attacco diretto agli studenti, soprattutto quelli scesi in piazza contro il semestre filtro a Medicina e le scelte del dicastero guidato dalla ministra Anna Maria Bernini. Dopo la requisitoria di Roberto Burioni, rivolta in particolare ai genitori, Matteo Bassetti con un video pubblicato sui social sceglie di scagliarsi contro i giovani aspiranti medici. Il giudizio nei loro confronti è tranchant: “Non abbiamo bisogno di medici che di fronte alle difficoltà di un esame non passato vanno a protestare, abbiamo bisogno di medici che sappiano soffrire“. Insomma, tradotto, o stai in silenzio o non c’è bisogno di dottori, nonostante i numeri sulla sanità parlino chiaro. “Quello che sta succedendo agli esami di medicina è il sintomo del nostro paese. Io quando andavano a scuola se portavo a casa quattro mio padre mi dava un ceffone, oggi i genitori dicono al ragazzo ‘poverino‘ e se la prendono coi genitori”, esordisce Bassetti, sottolineando, rispetto agli esami sostenuti in questi giorni, che “i ragazzi avrebbero dovuto studiare” anche perché “buona parte delle domande potevano essere risposte anche da un buon studente al quarto anno di liceo”. “Allora non lamentiamoci sempre, noi non abbiamo bisogno di questi medici, abbiamo bisogno di medici che sappiano soffrire, che di fronte alla difficoltà di un esame non passato non vadano a protestare a dire che è il sistema che non funziona, di medici che rispettano le regole – attacca – Se il miglior modo per affrontare una difficoltà è gridare contro a professori e ministro, noi di voi non ne abbiamo bisogno, non ne hanno bisogno i cittadini”. “Abbiamo bisogno di medici che studiano che abbiano passione e voglia di alzare l’asticella”, conclude. L'articolo “Abbiamo bisogno di medici che sappiano soffrire, non che affrontano le difficoltà urlando contro il ministro”: l’invettiva di Bassetti contro gli studenti del semestre filtro proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Anna Maria Bernini
Da studentessa e docente dico: le parole (e l’incapacità politica) della ministra Bernini sono inaccettabili
di Alessandra Oggi la ministra del Mur ha esordito dicendo che voleva fare una citazione storica per contrastare i contestatori presenti, un gruppo di studenti che lamentava il disagio oggettivo del semestre filtro di medicina. Quale filosofo, letterato, storico potrebbe aver scelto la ministra dell’Università? Ha citato Silvio Berlusconi con la frase: “Siete solo dei poveri comunisti”. Ora, io sono sia una studentessa che un’insegnante, e trovo inaccettabile e vergognoso che la più alta carica istituzionale dell’accademia usi dei cori da stadio per confrontarsi con divergenze di opinioni, soprattutto quando queste vengono espresse da studenti. L’Università insegna, forma, e non solo nelle aule, ma nella quotidianità: fornendo modelli, trasformando situazioni in opportunità di crescita e sviluppo. Se la saggezza individuale fallisce, come in questo caso, tocca a quella collettiva intervenire, ponendo dei limiti così da evitare la deriva culturale e sociale. Non possiamo continuare ad accettare che le istituzioni repubblicane dalle funzioni fondamentali siano abitate da soggetti incapaci di agire il ruolo richiesto, esprimendosi con il peggior gergo e nell’assoluta assenza di rispetto, disponibilità all’ascolto e al confronto. Io penso che ogni italiano meriti molto di più dalla politica, e non per le limitate conoscenze (nulla di personale nei confronti di Berlusconi o dell’Uomo ragno citato dalla signora Meloni) ma per la povertà umana di chi ci governa e di cui, invece, il nostro popolo è ricco e dovrebbe andare fiero! IL BLOG SOSTENITORE OSPITA I POST SCRITTI DAI LETTORI CHE HANNO DECISO DI CONTRIBUIRE ALLA CRESCITA DE ILFATTOQUOTIDIANO.IT, SOTTOSCRIVENDO L’OFFERTA SOSTENITORE E DIVENTANDO COSÌ PARTE ATTIVA DELLA NOSTRA COMMUNITY. TRA I POST INVIATI, PETER GOMEZ E LA REDAZIONE SELEZIONERANNO E PUBBLICHERANNO QUELLI PIÙ INTERESSANTI. QUESTO BLOG NASCE DA UN’IDEA DEI LETTORI, CONTINUATE A RENDERLO IL VOSTRO SPAZIO. DIVENTARE SOSTENITORE SIGNIFICA ANCHE METTERCI LA FACCIA, LA FIRMA O L’IMPEGNO: ADERISCI ALLE NOSTRE CAMPAGNE, PENSATE PERCHÉ TU ABBIA UN RUOLO ATTIVO! SE VUOI PARTECIPARE, AL PREZZO DI “UN CAPPUCCINO ALLA SETTIMANA” POTRAI ANCHE SEGUIRE IN DIRETTA STREAMING LA RIUNIONE DI REDAZIONE DEL GIOVEDÌ – MANDANDOCI IN TEMPO REALE SUGGERIMENTI, NOTIZIE E IDEE – E ACCEDERE AL FORUM RISERVATO DOVE DISCUTERE E INTERAGIRE CON LA REDAZIONE. SCOPRI TUTTI I VANTAGGI! L'articolo Da studentessa e docente dico: le parole (e l’incapacità politica) della ministra Bernini sono inaccettabili proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Anna Maria Bernini
Perché la risposta della ministra Bernini agli studenti che la contestano divide più della sua riforma
di Paolo Gallo È una scena che colpisce: studenti che contestano una riforma universitaria complessa e divisiva, e una ministra che risponde con espressioni che li etichettano e li svalutano. Il punto non è giudicare l’emotività del momento, ma interrogarsi sul significato istituzionale e sociale di un linguaggio che, da un rappresentante dello Stato, assume un peso simbolico ben più grande di una semplice battuta stizzita. Le istituzioni, in una democrazia matura, non hanno solo il compito di governare: devono anche incarnare un metodo, un tono, un esempio. È naturale che una figura pubblica venga contestata, soprattutto quando la posta in gioco riguarda il futuro formativo e professionale di migliaia di giovani. Ma è altrettanto naturale attendersi che la risposta istituzionale mantenga un livello di compostezza adeguato, non per formalismo, bensì per responsabilità. Le parole non sono un dettaglio: definiscono relazioni, costruiscono fiducia o la erodono. L’etichettamento ideologico di studenti che esprimono timori e critiche può produrre effetti che vanno oltre la polemica contingente. Gli studi di psicologia sociale mostrano come il linguaggio divisivo, soprattutto se proveniente da figure di autorità, attivi dinamiche di polarizzazione e di esclusione. Il messaggio implicito rischia di essere: chi dissente non è un interlocutore, ma un avversario. E quando quest’avversario è composto da giovani che si affacciano alla vita adulta, il costo collettivo diventa evidente. Gli studenti che protestano lo fanno quasi sempre perché vivono direttamente le conseguenze delle scelte politiche: pressioni, incertezze, timori per il proprio futuro. Ridurre queste istanze a slogan o categorie identitarie significa perdere l’occasione di ascoltare ciò che il Paese reale prova e chiede. Significa anche alimentare un sentimento di lontananza tra politica e nuove generazioni, una frattura che da anni rappresenta uno dei principali fattori di disaffezione verso la partecipazione democratica. Una risposta diversa, più attenta e dialogica, non solo sarebbe stata più coerente con il ruolo di un membro del governo, ma avrebbe potuto trasformare un momento di tensione in un’occasione di confronto. Le istituzioni non sono obbligate a condividere le critiche, ma hanno il dovere di ascoltarle con rispetto. È questa la differenza tra un potere che si sente messo in discussione e una democrazia che si sente arricchita dal dissenso. Le parole della ministra non cambieranno la sostanza della riforma, né la determinazione degli studenti. Ma contribuiscono a definire un clima. Un clima in cui il dialogo rischia di essere sostituito da etichette, e in cui il confronto, invece di migliorare le decisioni, viene relegato a scontro identitario. L’Italia ha bisogno dell’energia, della competenza e delle domande dei suoi giovani. E i giovani hanno bisogno di istituzioni che rispondano con rigore, fermezza, ma anche rispetto. Perché è da questo equilibrio che nasce la fiducia. E senza fiducia, nessuna riforma può davvero funzionare. IL BLOG SOSTENITORE OSPITA I POST SCRITTI DAI LETTORI CHE HANNO DECISO DI CONTRIBUIRE ALLA CRESCITA DE ILFATTOQUOTIDIANO.IT, SOTTOSCRIVENDO L’OFFERTA SOSTENITORE E DIVENTANDO COSÌ PARTE ATTIVA DELLA NOSTRA COMMUNITY. TRA I POST INVIATI, PETER GOMEZ E LA REDAZIONE SELEZIONERANNO E PUBBLICHERANNO QUELLI PIÙ INTERESSANTI. QUESTO BLOG NASCE DA UN’IDEA DEI LETTORI, CONTINUATE A RENDERLO IL VOSTRO SPAZIO. DIVENTARE SOSTENITORE SIGNIFICA ANCHE METTERCI LA FACCIA, LA FIRMA O L’IMPEGNO: ADERISCI ALLE NOSTRE CAMPAGNE, PENSATE PERCHÉ TU ABBIA UN RUOLO ATTIVO! SE VUOI PARTECIPARE, AL PREZZO DI “UN CAPPUCCINO ALLA SETTIMANA” POTRAI ANCHE SEGUIRE IN DIRETTA STREAMING LA RIUNIONE DI REDAZIONE DEL GIOVEDÌ – MANDANDOCI IN TEMPO REALE SUGGERIMENTI, NOTIZIE E IDEE – E ACCEDERE AL FORUM RISERVATO DOVE DISCUTERE E INTERAGIRE CON LA REDAZIONE. SCOPRI TUTTI I VANTAGGI! L'articolo Perché la risposta della ministra Bernini agli studenti che la contestano divide più della sua riforma proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Medicina
Anna Maria Bernini
Riforma Università
“Siete sempre dei poveri comunisti”, la ministra Bernini contro gli studenti di Medicina che la contestavano
Mentre cresce la polemica per il pasticcio del test filtro per Medicina e si cercano soluzioni all’italiana, a riscaldare gli animi arriva anche la risposta piccatissima della ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, a un gruppo di studenti che la contestavano, all’inizio del suo intervento ad Atreju. + “Non ce la facciamo più, con il semestre filtro rischiamo di perdere un anno”, hanno urlato i giovani, mobilitati contro la riforma del corso di laurea in Medicina voluta proprio da Bernini. La ministra ha replicato citando l’ex presidente Silvio Berlusconi: “Sapete come diceva il presidente Berlusconi? Siete sempre dei poveri comunisti. Prima di contestare fatemi parlare. Questo dimostra la vostra inutilità”. Dopo lo scambio di battute, Bernini è scesa dal palco per dialogare direttamente con gli studenti. Rivolgendosi nuovamente ai giovani, la ministra ha aggiunto: “Stavate meglio pagando 30mila euro? Ho investito 9,4 miliardi sull’università e oltre 800 milioni sulle borse di studio. Questa degli studenti è la strategia del caos: parlano ma non ascoltano. Comincio a preoccuparmi quando qualche partito politico fa loro eco”. Bernini ha poi ammesso che nei test della prova di Fisica – descritta come difficile – “c’erano due errori e nel caso della seconda domanda sbagliata, verrà riconosciuto un punto” per tutti “quindi nel compito di fisica si partirà da un punto”. La ministra ha poi annunciato che “saranno riempiti tutti i posti della graduatoria di medicina: 24mila posti saranno coperti sulla base delle valutazioni di merito perché le domande sono serie. Quella di oggi non è una sanatoria, è la naturale evoluzione di una riforma che deve aspettare di arrivare a tutte le fasi di attuazione – ha spiegato – nel momento in cui noi avremo tutti i voti prima di Natale di tutti gli studenti che hanno partecipato al primo e al secondo appello, faremo la graduatoria e sulla base della graduatoria vedremo chi entra subito, chi entro il 28″ febbraio “sconterà i suoi debiti d’esame e chi potrà scivolare sulle materie affini che sono già state indicate perché hanno potuto gratuitamente già iscriversi a delle materie affini”. “Per quanto riguarda le preoccupazioni degli studenti, io vorrei dire che è semplicemente l’evoluzione della riforma – ha poi continuato – Abbiamo fatto il primo appello, il secondo appello, compileremo la graduatoria che scorrerà e chi non ha la sufficienza nelle proprie sedi di destinazione, ciascuno ne ha indicate 10, avrà i suoi crediti formativi”. Per Bernini “il cambio di paradigma è che prima c’erano dei candidati ai test che venivano ghigliottinati fuori dai cancelli dell’università. Qui dal primo settembre abbiamo 55mila studenti che stanno studiando, formandosi e accumulando crediti formativi”. L'articolo “Siete sempre dei poveri comunisti”, la ministra Bernini contro gli studenti di Medicina che la contestavano proviene da Il Fatto Quotidiano.
Cronaca
Medicina
Anna Maria Bernini
Test Ingresso Università
Il disastro degli esami filtro a Medicina dimostra che questo metodo è sbagliato
La riforma dell’accesso ai Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia, Medicina Veterinaria e Odontoiatria in vigore da quest’anno si sta dimostrando disastrosa, come peraltro era stato previsto da tutti gli organi accademici, inclusa la Conferenza dei Rettori e il Consiglio Universitario Nazionale. La legge conteneva un tale numero di errori di prospettiva, incongruità e difetti, che non è possibile analizzarli tutti in un solo post; in questo post mi limito ad analizzare i difetti progettuali della prova di esame. Non considererò minimamente le violazioni delle norme, la pubblicazione dei quesiti in rete, etc., che non sono difetti strutturali della legge: la riforma sarebbe pessima anche in assenza di qualunque anomalia nella gestione delle prove di esame. Come è noto la riforma prevede l’accesso libero a tre corsi erogati tra settembre e ottobre: Fisica Medica, Chimica e Propedeutica Biochimica e Biologia; gli studenti hanno due possibilità di sostenere i relativi esami a novembre e dicembre, e infine coloro che sono stati promossi in tutti e tre gli esami entrano in una graduatoria che consente il proseguimento degli studi nel corso scelto, entro il limite del numero programmato (che non viene abrogato). La prima prova ha avuto un esito disastroso e i promossi nelle tre materie sono risultati circa il 10% degli iscritti, un numero molto inferiore a quello dei posti da coprire. Una catastrofe di questo genere dimostra che la modalità di esame prevista dalla riforma è inadeguata al suo scopo. Per poter assegnare ad un esame universitario la funzione aggiuntiva di prova concorsuale, le legge prevede un esame scritto, uguale in tutta Italia, con 16 domande “a completamento” (frasi nelle quali manca una parola, che lo studente deve aggiungere) e 15 quiz (“a crocette”). Questa modalità di valutazione, largamente impiegata in molti contesti, anche all’estero, testa le conoscenze dello studente su un programma ampio (31 domande sono tante) ma ad un livello di comprensione molto superficiale; poteva essere adatta per un test di ammissione, come si faceva negli anni passati, ma non corrisponde agli scopi formativi dell’università, che richiedono invece approfondimento, comprensione e capacità di ragionamento. Uno dei pochi pregi rimasti all’università italiana, che rende i nostri laureati desiderati e competitivi anche all’estero, sta proprio nel fatto che noi manteniamo una modalità di esame basata sull’interrogazione orale o scritta, nella quale al candidato è richiesto il ragionamento. Le prove di esame non erano di per sé difficili e la grande passione dello studente medio è l’esame a quiz da studiarsi sul quizzario, un elenco di tutti i quiz utilizzabili per l’esame con le rispettive risposte. A parte il fatto che nel caso presente, per fortuna, il quizzario non c’era, il punto è che nei corsi di livello universitario si spiegano ragionamenti e ipotesi scientifiche, non si dispensano rispostine a domandine, peraltro imprevedibili. E’ superfluo aggiungere che la medicina, come ogni scienza, non è fatta di domandine e rispostine, che molte domande che un medico si deve porre non hanno risposte certe e assolute, che certe risposte possono essere giuste in un contesto e sbagliate in un altro, che in molti casi la transizione tra giusto e sbagliato è graduale e non assoluta: in una parola che finalizzare un corso universitario al superamento di un quiz è un tradimento culturale della missione dell’università. Anche in quei contesti stranieri in cui l’esame a quiz è usato, il corso non è costruito sulla misura dei quiz. La prima ragione per la quale gli esami sono stati tragicamente deludenti è quindi che la modalità di esame imposta dalla riforma è completamente inadeguata alla modalità formativa universitaria e professionale: i corsi hanno cercato di insegnare allo studente a ragionare, ma la legge ha poi imposto una valutazione nozionistica, nella quale il ragionamento serviva a poco; questo ha tradito e tratto in inganno gli studenti. Spiego meglio questo concetto facendo al tempo stesso una solenne promessa alla ministra Bernini, e a tutti gli italiani, a nome mio e di tutti i colleghi docenti nei Corsi di Laurea in Medicina: a nessun paziente accadrà mai di andare da un medico, chiedergli: “dottore, cosa ho?” e sentirsi rispondere: “scriva su un pezzo di carta quattro diagnosi e io metterò una crocetta su quella che mi pare giusta”. Non accadrà mai una cosa del genere, Signora ministra, perché l’università educa il futuro medico in un modo che è completamente diverso da quello che la sua riforma pretende di valutare con esami nozionistici non solo inadeguati, ma metodologicamente estranei alla formazione che lo studente ha il diritto di ricevere. Gli studenti avrebbero avuto risultati migliori se si fossero potuti preparare per esami universitari “veri”, anche se più difficili. L'articolo Il disastro degli esami filtro a Medicina dimostra che questo metodo è sbagliato proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Tagliola Fisica per i test di Medicina, tra il 10 e il 15% la percentuale dei promossi al primo appello degli esami
Il paese che ha visto premiare solo qualche anno fa lo scienziato, Giorgio Parisi, con il Nobel per la Fisica, ha pochi studenti in grado di rispondere correttamente alle domande per il test di Medicina. È infatti tra il 10 e il 15% la percentuale dei promossi nelle tre materie al primo appello degli esami di Medicina. Un inquietante dato che emerge sulla base dei dati di alcuni atenei. Il quadro appare omogeneo, non ci sono grandi differenze territoriali sui voti. Gli esami per la seconda prova, fissata per il 10 dicembre, sono già pronti, secondo notizie in possesso all’Ansa, e questo escluderebbe la possibilità di una seconda prova più abbordabile. Quindi non c’è niente altro da fare che studiare e studiare. Se da un lato i numeri sgonfiano il grande effetto copiatura di cui si è parlato nei giorni scorsi, c’è il rischio – sarebbe la prima volta – che il numero di studenti ammessi a Medicina sia inferiore ai posti disponibili: per poter proseguire negli studi infatti bisogna aver superato tutti e tre gli esami richiesti Chimica, Biologia e Fisica, apparsa particolarmente difficile. I risultati sono stati pubblicati sul portale Universitaly, dove tutti i candidati possono consultarli inserendo le proprie credenziali. Dopo la pubblicazione, gli studenti hanno 48 ore di tempo per scegliere se confermare il punteggio ottenuto oppure rifiutarlo e ripresentarsi al secondo appello. I risultati del secondo appello saranno pubblicati entro il 23 dicembre sempre sulla piattaforma Universitaly. Gli aspiranti camici bianchi – circa 53mila – hanno affrontato tre esami – Chimica e propedeutica e biochimica, Fisica e Biologia – per poter aspirare a continuare i propri studi in Medicina immatricolandosi ufficialmente. Ogni esame, della durata di 45 minuti, era costituito da 31 domande a scelta multipla o a completamento. Per superare ciascuna prova è necessario ottenere almeno 18 punti su 30. L'articolo Tagliola Fisica per i test di Medicina, tra il 10 e il 15% la percentuale dei promossi al primo appello degli esami proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Test di medicina, gli studenti contro le commissioni d’esame: “Indifferenti”. Foto: le ricerche online di chi ha barato
“Nella mia aula due ragazzi hanno copiato l’esame cercando le risposte via web attraverso occhiali Meta verso le 12, quando le domande del test erano nei gruppi whatsapp già da una mezz’ora. Quando ce ne siamo accorti e lo abbiamo segnalato, i controllori hanno fatto spallucce”. Lo racconta al fattoquotidiano.it Alessandro, studente veneto che ha fatto il test del semestre aperto di Medicina organizzato dall’Università di Padova. Moltissime, infatti, sono state le segnalazioni arrivate durante e dopo i test che il 20 novembre hanno impegnato oltre 54 mila studenti in tutta Italia, scatenando una scia di polemiche fino alla richiesta, da parte delle associazioni studentesche, di annullare il test stesso. Restando al Nord, in uno degli atenei più importanti per i corsi in materie sanitarie, Pavia, c’è chi ha provato direttamente a denunciare una scorrettezza alla commissione durante l’esame: “Dopo aver visto una ragazza copiare da un telefono tra le gambe, mi sono alzata e sono andata verso la commissione indicandola e raccontando quanto avevo appena visto. I commissari hanno fatto spallucce dicendo che non potevano farci nulla”, racconta Elena, una degli studenti che invece di trovare scorciatoie ha studiato ben prima dell’inizio delle lezioni. Che spiega come la ragazza da lei indicata non si è accorta di nulla e ha continuato a copiare per tutto il tempo. “Sono delusa perché dicevano di voler fare le cose per bene ma nulla. Anche da parte di chi si iscrive a Medicina, perché cosa pensano di fare una volta diventati medici, di copiare un’operazione e rischiare di uccidere qualcuno? Mi sembra si stia buttando all’aria un’occasione, queste persone avrebbero dovuto essere allontanate, ma così non è stato per tanti di loro”. Per Alessio (nome di fantasia) invece, studente iscritto al corso della Federico II di Napoli, denuncia: “Almeno quattro persone del mio corso hanno scritto nelle chat di aver usato lo smartwatch per copiare le risposte alle domande, che già circolavano sul web e che alcuni studenti avevano fatto girare nelle chat chissà da dove”. A Salerno una studentessa ha evidenziato come “nell’aula fossero arrivate buste già aperte”. E quando qualche studente ha alzato la mano per fermare la procedura “la commissione ha detto che si sbagliavano”. Benché in quasi tutti gli atenei la prima segnalazione sia stata il mancato controllo degli smartphone e altre apparecchiature, che, ricordiamo, secondo le linee guida sarebbero dovute “rimanere fuori l’aula”, ciò che desta maggiore sospetto è qualcosa avvenuto la notte prima dell’esame. “Nel pomeriggio di ieri ho analizzato Google Trends e ho osservato che tra le 22:00 e le 3:00 della notte prima dell’esame sono stati cercati termini specifici che riguardano le domande del test come “Gram sintetasi“, “aminoacil tRNA sintetasi” o “Tim23”, con picchi fino a 100 ricerche praticamente in contemporanea (foto di seguito). E svelarlo al fattoquotidiano.it è Gaetano, uno degli studenti che hanno svolto l’esame al Lingotto di Torino. “Qui la vigilanza è stata piuttosto rigorosa, ma potevano essere maggiormente severi riguardo la gestione dei telefoni perché molte persone li avevano con sé e non è stato previsto un contenitore dove lasciarli, né un controllo sulla persona”. Alla Federico II di Napoli sono stati allontanati tre studenti, due ragazze e un ragazzo, su oltre 3400 partecipanti, per l’uso dello smartphone durante le prove d’esame, come precisa lo stesso ateneo campano al fattoquotidiano.it. Rimangono i dubbi su quanto affermato dalla ministra Anna Maria Bernini in merito alla caccia ai colpevoli. Difficile poter usare le chat Whatsapp o le rilevazioni della Polizia Postale delle foto attraverso gli indirizzi ip: “noi abbiamo fornito i verbali come ci è stato richiesto dal ministero”, affermano i referenti. ‹ › 1 / 4 OK_PHOTO-2025-11-20-23-03-42 "Gram negativi" ‹ › 2 / 4 OK_PHOTO-2025-11-20-23-03-41 "Tim23" ‹ › 3 / 4 OK_PHOTO-2025-11-20-23-03-41 2 "Legame ione ammonio" ‹ › 4 / 4 OK_PHOTO-2025-11-20-23-03-41 3 "Dativo" “Nella mia aula ci sono stati vari telefoni che squillavano, quindi che non sono stati lasciati, invece a noi sono stati fatti mettere negli zaini dentro l’aula, senza contare le ambiguità sull’andare in bagno. Tutto questo con pochi controlli”, afferma Leo Dimola, studente e membro dell’associazione studentesca Unione degli universitari, che ha partecipato al test di Roma, all’hotel Ergife, come tutti gli studenti degli atenei pubblici della Capitale. “C’erano molte domande a trabocchetto, di logica, al posto di domande sulle nozioni, e questo ci ha un po’ destabilizzati rispetto a come ci avevano preparato i docenti, cioè per un esame universitario vero e proprio. I professori brancolavano nel buio come noi, la contrindicazione è che mentre i docenti ci preparavano ognuno a suo modo, il test era standardizzato a livello nazionale”. E ragiona: “Bernini sta dicendo che va tutto bene ma nessuno ha interpellato direttamente gli studenti. Perché è riduttivo dare la colpa agli atenei per qualcosa che è stato calato dall’alto, dal Parlamento e dal ministero”. Ora rimane lo spettro del ricorso, come avveniva nel famoso test per il numero chiuso, mentre la ministra difende la struttura procedurale. “Ho parlato con tutti i rettori e con chi ha gestito le procedure, il modello ha funzionato perfettamente”, ha affermato Bernini rispondendo alle opposizioni che chiedevano di riferire in aula. “Solo quelli che hanno violato le regole, che si sono comportati male, che hanno portato telefonini all’interno delle aule, quando avevano regole scritte che erano state loro consegnate prima dicendo che non era possibile, avranno i compiti annullati. Il resto dei test possono ritenersi validi”. A farle eco anche la presidente della Conferenza dei rettori (CRUI), la rettrice Laura Ramacciotti: “Non c’è alcun rischio di annullamento generalizzato. Il vostro esame è valido. Rispetto alla mole di candidati, è stato riscontrato un numero di irregolarità marginale che ha portato al ritiro dell’esame già durante la prova. Inoltre, abbiamo già avviato la ricognizione sulle immagini dei compiti apparse sul web”. L'articolo Test di medicina, gli studenti contro le commissioni d’esame: “Indifferenti”. Foto: le ricerche online di chi ha barato proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Studenti Universitari
Le foto sui social, i telefoni che squillano e gli smartwatch per copiare: “I casi sono numerosi, annullate il test di medicina”
Telefoni che squillano nel bel mezzo della prova, senza alcuna conseguenza. Studenti che copiano liberamente da smartwatch e da altri dispositivi elettronici. Video e foto dei test circolati online e sui social prima della fine dell’esame. Chiacchiere non sanzionate tra candidati e suggerimenti agli studenti da parte delle commissioni. Persino un walkie-talkie infilato sotto una sciarpa. Sono solo alcune delle testimonianze e delle segnalazioni che stanno arrivando alle associazioni di categoria da parte di chi, il 20 novembre, ha sostenuto il primo appello per l’esame di ingresso alle facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria, secondo quanto previsto dalla riforma voluta dalla ministra dell’Università, Anna Maria Bernini. E per rispondere al malcontento diffuso causato dall’operato dell’esponente di Forza Italia, è già stato acquistato il dominio berninidimettiti.it: la piattaforma per chiedere il passo indietro della ministra è pronta per andare online e iniziare la raccolta firme. “Stiamo accumulando tutte le segnalazioni, numerosissime, e le prove documentali che ci stanno inviando gli studenti. Se tutto questo dovesse essere confermato c’è una sola strada: annullare il test e chiedere le dimissioni della ministra Bernini”, spiega a ilfattoquotidiano.it Alessandro Dimitrio, medico e responsabile dell’associazione NumeroGiusto. Insieme ad Anaao Giovani, l’Associazione Liberi Specializzandi, Giovani medici per l’Italia e al Comitato Domani in Salute, da anni si battono per rivendicare una corretta programmazione degli accessi a Medicina e per la difesa del Servizio sanitario nazionale. “Chiediamo l’apertura immediata di un’indagine, su tutte le sedi d’esame. Siamo già in contatto con i gruppi parlamentari per interrogare la ministra su quanto accaduto e depositare le segnalazioni”, spiega Dimitrio. Le associazioni di categoria, sostenuti dai partiti di opposizione, hanno avviato un’azione istituzionale per chiedere che Bernini riferisca alle Camere riguardo agli episodi avvenuti durante il test. “Siamo in contatto con Simona Malpezzi e Irene Manzi del Partito Democratico, e con Riccardo Ricciardi del Movimento 5 Stelle. Entro martedì verrà depositata l’interrogazione parlamentare. Mentre la piattaforma berninidimettiti.it sarà operativa a breve”. Il dominio è stato già acquistato e presto sarà online. Si tratta di un collettore nato con l’obiettivo di tenere insieme tutte le istanze del mondo universitario e della ricerca contro la ministra. Oltre a raccogliere le firme per chiedere le dimissioni di Bernini, il sito permette di scaricare materiale per fare volantinaggio nelle università, da attaccare nelle bacheche e da condividere sui social. “Vogliamo mettere la ministra di fronte a tutte le inadeguatezze della sua gestione, non solo questa assurda riforma del test d’ingresso a medicina”, spiega Dimitrio. Il ministero, dal canto suo, fa sapere ufficiosamente che sta lavorando con gli atenei per individuare i responsabili delle irregolarità, per ripristinare “il pieno rispetto delle procedure previste, incluso l’annullamento della loro prova, come prevede il regolamento”. Ma a giudicare dalla quantità di materiale raccolto dalle associazioni di categoria, sembra difficile che il ministero raggiunga tutti i candidati che hanno commesso irregolarità. “Il problema è troppo ampio – commenta ancora il responsabile di NumeroGiusto – La soluzione migliore, per salvaguardare la correttezza della procedura di selezione, è quella di annullare l’intera prova, per tutti”. Fatto che sancirebbe un eclatante fallimento per Bernini. “Questa riforma non funziona, non solo per come è pensato il test. È da mesi che evidenziamo le criticità. Con il primo esame abbiamo solo raggiunto il culmine”, conclude Dimitrio. L'articolo Le foto sui social, i telefoni che squillano e gli smartwatch per copiare: “I casi sono numerosi, annullate il test di medicina” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Anna Maria Bernini
Test Ingresso Università
Semestre filtro a Medicina, primo appello per “il nuovo test”: è uguale a quello vecchio. Proteste degli studenti
Un test cartaceo, con graduatoria nazionale unica, svolto lo stesso giorno in tutti gli Atenei, da affrontare in 45 minuti. Trentuno quesiti a risposta multipla o a completamento: +1 per ogni risposta corretta, -0,1 per quelle sbagliate e 0 punti per tutte quelle lasciate in bianco. Sono queste le modalità con le quali il 20 novembre si è svolto il primo appello per l’esame di ingresso alle facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria, secondo quanto previsto dalla riforma voluta dalla ministra dell’Università, Anna Maria Bernini. Modalità che sembrano ricalcare quasi del tutto il vecchio test di ingresso che Bernini si è tanto vantata di aver eliminato. In realtà, come denunciato da tempo da molte associazioni di categoria, lo sbarramento è soltanto rimandato: 7 studenti su 10, tra quelli che si sono iscritti questa estate, non potranno proseguire gli studi e dovranno ricostruire, in corso d’opera, la loro carriera universitaria. La misura gattopardesca del governo, infatti, prevede che il numero chiuso resti, al contrario di quanto annunciato in un primo momento. La differenza è che lo sbarramento è ora posticipato e arriva dopo che oltre 65mila studenti si sono potuti iscrivere liberamente al nuovo “semestre filtro”. Uno strano “semestre” di neanche tre mesi: iniziato il primo settembre e conclusosi il 20 novembre, con l’imbuto dei primi esami di selezione. Durante queste poche settimane, gli aspiranti camici bianchi hanno seguito corsi di chimica, fisica e biologia. Materie sulle quali vertono gli esami di sbarramento. Ma non basta superare la prova per proseguire. Solo chi rientrerà nei posti disponibili nella graduatoria nazionale potrà frequentare il secondo semestre. Un sistema complesso e con molte criticità, che rischia di penalizzare soprattutto gli studenti provenienti da contesti più difficili, accrescendo stress e disuguaglianze. Soprattutto considerando le disparità con le quali i ragazzi hanno frequentato le lezioni del primo “semestre”. Alcuni a casa, davanti al pc. Altri nelle aule, spesso accampati in spazi sovraffollati. Molti in ansia o ipercompetitivi verso i loro colleghi, con la sensazione di vivere sei mesi di limbo. E in questa incertezza lievitano i costi: tasse, libri, casa in affitto per i fuorisede. Soldi a fondo perduto, spesi dagli studenti senza neanche sapere se, di lì a pochi mesi, potranno continuare il percorso universitario e nel caso in quale città, visto che la graduatoria è nazionale. Anche per questo, mentre nelle aule si svolgevano i test, gli studenti dell’Udu (Unione degli universitari) – con la partecipazione della Rete degli studenti medi e di diverse categorie della Cgil – hanno organizzato un presidio davanti al ministero dell’Università e della Ricerca, oltreché diverse azioni in tutte le Università del Paese. Per Udu, si tratta “dell’ennesima selezione mascherata che scarica costi e incertezze sulle spalle delle famiglie, e che limita il diritto allo studio”. Nelle università sono stati affissi striscioni e distribuiti volantini. Forniscono informazioni sulle azioni legali che Udu è pronta a mettere in atto per tutelare gli studenti che affronteranno gli esami del semestre filtro e che intendono contestare “le irregolarità del nuovo sistema”. “Vogliamo ricordare alla ministra che il diritto allo studio si espande con investimenti, non con meccanismi escludenti e improvvisati – scrivono -. Gli studenti meritano un sistema trasparente, equo e davvero aperto”. I risultati degli esami saranno pubblicati entro il 3 dicembre per il primo appello e entro il 23 dicembre per il secondo, fissato per il 10 dicembre (le iscrizioni saranno aperte dal 21 novembre al 6 dicembre). Ad ogni appello, tutti gli studenti potranno decidere liberamente quanti esami sostenere – uno, due o tutti e tre – in base alla propria preparazione e disponibilità. Il voto minimo per superare ogni prova è 18/30. È prevista la lode (+1 punto). Ogni studente ha la possibilità di rinunciare alla votazione ottenuta nel primo appello e di migliorare il proprio punteggio nel secondo, per uno o più esami. Il voto della seconda prova – se positivo – sarà quello valido ai fini della carriera universitaria e della graduatoria nazionale. Se invece lo studente non supera l’esame, o se in ogni caso non ottiene uno dei posti disponibili, potrà cambiare percorso universitario, iscrivendosi a corsi di laurea affini (come farmacia o biologia). In questo caso, i crediti formativi ottenuti nel “semestre filtro” verranno mantenuti. Altrimenti, l’aspirante camice bianco potrà riprovarci l’anno dopo, fino a un massimo di tre volte: iscriversi liberamente a inizio anno, pagare le tasse, frequentare alla bell’e meglio le materie obbligatorie in aule sovraffollate – o magari a distanza – e infine rifare il test di ingresso a crocette. Che rivoluzione. L'articolo Semestre filtro a Medicina, primo appello per “il nuovo test”: è uguale a quello vecchio. Proteste degli studenti proviene da Il Fatto Quotidiano.
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