“Che fatica vedere Pippo tirare fuori i soldi… diciamo che era un po’ tirchio“.
Quando ripercorre la sua carriera e i bomber con cui ha giocato, Domenico Morfeo
non usa parole esattamente dolci per ricordare Filippo Inzaghi, con cui giocò
all’Atalanta nella stagione 1996-1997. Ma d’altronde l’ex fantasista, talento
luminoso quanto incostante, definisce il calcio “un mondo falso”, senza vere
amicizie. E nella sua intervista a La Gazzetta dello Sport racconta alcuni
sprazzi dei suoi rapporti personali.
Il primo citato è Cesare Prandelli, a cui Morfeo dedica invece un grazie: “Mi ha
fatto esordire, è stato un secondo padre. Un allenatore preparatissimo, capace,
intelligente. Il migliore mai avuto e uno dei migliori in Europa in assoluto”.
Buoni ricordi anche con Alberto Gilardino: “A Parma con Gila ci siamo divertiti.
Pensi che in allenamento non lo voleva nessuno, non segnava manco con le mani.
Poi si fece male Adriano e lui iniziò a buttarla dentro a raffica. Quanti assist
gli ho fatto…”. A proposito di Adriano, invece, Morfeo si scioglie: “Per me il
più forte mai visto. Io e Adri eravamo legatissimi“.
Il centrocampista abruzzese racconta del rapporto con l’attaccante brasiliano:
“Lo portai da me a San Benedetto dei Marsi e in un bar vedemmo dei signori
anziani che sbattevano le carte. Così mi disse ‘al primo gol che faccio
esultiamo così’. Segnò subito e festeggiammo in quel modo”. L’aneddoto che
riguarda Pippo Inzaghi, capocannoniere con 24 gol nella Serie A 1996-1997, è un
po’ diverso: “A Reggio, prima dell’ultima partita, mi disse che se lo avessi
aiutato a vincere la classifica dei cannonieri mi avrebbe dato 5 milioni di
lire. Segnò due gol e mi staccò l’assegno in spogliatoio”. Poi la stoccata
conclusiva di Morfeo: “Portai a cena tutta la squadra, sono sempre stato
generoso“.
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classifica cannonieri mi avrebbe dato 5 milioni. Segnò due gol”: il racconto di
Morfeo proviene da Il Fatto Quotidiano.