Le Nazioni Unite con il rapporto intitolato “Myanmar Opium Survey 2025
Cultivation, Production, and Implications” certificano che il Paese birmano ha
superato l’Afghanistan nella produzione mondiale di oppio, in quella che viene
definita “coltura della sopravvivenza”. “Il Myanmar si trova in un momento
critico – ha dichiarato Delphine Schantz, responsabile dell’Ufficio delle
Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC) per il Sud-est asiatico e il
Pacifico. “Questa importante espansione della coltivazione – afferma la
funzionaria – dimostra fino a che punto l’economia dell’oppio si sia ristabilita
negli ultimi anni e indica un potenziale di ulteriore crescita in futuro”.
L’Unodc ha sviluppato il dossier nell’ambito del programma che mira a tenere
sotto osservazione i Paesi più coinvolti nella produzione di stupefacenti. Si
tratta di Bolivia, Perù e Colombia, e per quel che riguarda la produzione di
papavero da oppio l’ufficio delle Nazioni Unite valuta i dati di Messico,
Afghanistan e Myanmar. Agli analisti appare evidente la connessione tra il
conflitto armato e l’aumento della produzione di oppio perchè proprio nella
regione di Sagaing, dove più forti sono gli scontri tra esercito e oppositori
dopo il golpe militare del 2021, è stata registrata la presenza di 552 ettari di
papaveri. Seguono le regioni di East Shan, dove la coltivazione è aumentata del
32 %, nel Chin (26 %) e in South Chan, che resta l’area principale con il 44% di
campi di papavero.
Sono questi i dati che spingono le Nazioni Unite a dichiarare che Myanmar ha
superato l’Afghanistan, dove il regime talebano ha imposto il divieto della
coltivazione di papavero per la produzione di oppio e l’attività è crollata del
95%. “Si stima che la produzione totale di oppio ammonterà a circa 1.010
tonnellate nel 2025, ovvero più del doppio dell’attuale livello
dell’Afghanistan”, scrivono le Nazioni Unite sul proprio sito.
Per quel che riguarda il traffico di eroina legato alla produzione di oppio le
cifre sono esplicite: secondo il rapporto nel 2025 si stima che in Myanmar siano
state consumate circa 5,8 tonnellate di eroina, per un valore di circa 64
milioni di dollari. Tra le 65 e le 116 tonnellate di eroina sono state
potenzialmente esportate, per cifre comprese tra 525 e 935 milioni di dollari.
Il valore lordo dell’intera economia degli oppiacei – compreso sia il valore del
consumo interno che le esportazioni di oppio ed eroina – in Myanmar nel 2025 è
stimato tra 641 milioni e 1,05 miliardi di dollari, pari a circa lo 0,9-1,4% del
Pil nazionale rilevato l’anno precedente. Per quel che riguarda il valore della
produzione, dalla fattoria fino all’esportazione oltre confine, varia tra 341 e
564 milioni di dollari. “Questo valore rappresenta il reddito generato dai
trafficanti dopo aver dedotto il costo dell’acquisto dell’oppio grezzo dai
coltivatori”, si legge nel dossier.
Come si diceva, gli analisti la chiamano “coltura di sopravvivenza”. Nel 2025, i
prezzi nazionali dell’oppio secco alla produzione si aggira in media sui 365
dollari al chilogrammo, più del doppio rispetto al 2019. L’Unodc stima che
l’anno scorso gli agricoltori abbiano guadagnato tra i 300 e i 487 milioni di
dollari dalla vendita dell’oppio. Ci sono poi le produzioni di droghe
sintetiche, tra cui metanfetamina e ketamina. Delphine Schantz descrive così la
situazione: “Spinti dall’intensificarsi del conflitto, dalla necessità di
sopravvivere e dal fascino dell’aumento dei prezzi, gli agricoltori sono
attratti dalla coltivazione del papavero. Se non vengono create alternative
valide, il ciclo di povertà e dipendenza dalle coltivazioni illecite non farà
che aggravarsi”.
L'articolo Il Myanmar ha superato l’Afghanistan nella produzione di oppio: per
le Nazioni Unite è la “coltura della sopravvivenza” proviene da Il Fatto
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